Traggo queste brevi ma illuminanti note da "limes" rivista di geopolitica del gruppo Editoriale l'espresso ( e così fornisco subito a Massimo il "la" per contestare in toto le affermazioni ivi contenute però lo metto in guardia contro la fallacia ad hominem ). Mi pare un modo pragmatico di guardare al problema degli immigrati, che anche noi bloggisti trattiamo spesso, che forse non aiuta a vincere le elezioni , ma ha una sua suggestione scientifica.
Questo dovrebbero fare i Grandi Statisti se sono tali vedere i problemi anche nel medio lungo periodo.
Mi si permetta ancora una riflessione "filosofica" : alcuni nostri intellettuali levano alta la loro voce: "dobbiamo difendere la nostra indentità cristiana, i valori immutabili della civiltà occidentale superiore" etc. ma si dimenticano che il primo di quei valori è l'amore per il prossimo che porta dritto dritto all'accoglienza e all'integrazione ( e coerentemente a ciò infatti si muovovono con efficacia indubbia la politica vaticana e le comunità cattoliche). Per cui come vedi Max siamo immersi in una aporia insanabile:Vorremmo cacciarli perchè insidiano la nostra preziosa identità cristiana ma proprio quell'identità ci impedisce di farlo!!
Per chi volesse approfondire il tema basta entrare nel sito di Limes.
p.s. grazie a tutti per gli auguri sono quasi guarito! Approfitto per ringraziare Claudio delle sue belle parole che ricambio e sopratutto non si offendano gli altri membri del blog se mi rivolgo direttamente a M.F per due volte in questo post ma la ragione è che lui è ancora sotto attacco, come è evidente , almeno finchè non si impegna a leggere "La ginestra"fornendoci adeguate prove e dell'avvenuta lettura e comprensione...
D.E.S.
I flussi migratori verso l'Italia. L'importanza di integrare le seconde generazioni. Il Mediterraneo come possibile area di riferimento e di sviluppo.
La sfida centrale per il futuro dell'Italia riguarda l’integrazione degli stranieri che vengono in Italia per restarci, soprattutto dei loro figli e nipoti.
Oggi vivono da noi circa 4 milioni di stranieri, di cui almeno mezzo milione clandestini. Si tratta del 6,7% della popolazione.I sei principali gruppi d’immigrati provengono da Romania, Albania, Marocco, Cina, Ucraina e Filippine.
Tendono a concentrarsi al Centro-Nord.Tutti gli indicatori, dal bassissimo tasso di fecondità delle donne italiane alle necessità di industria, agricoltura e servizi, indicano che il nostro futuro dipende dall’integrazione degli immigrati.
Soprattutto delle seconde generazioni.
Sul fronte esterno, l’origine mediterranea dei flussi principali può contribuire a riconnetterci al nostro “estero vicino” .
Il Mediterraneo sarà l’area privilegiata del nuovo sviluppo italiano, quando mai usciremo dalla crisi.
L’area euromediterranea vale sette volte il pil della Cina.
Nel nostro mare fiorisce il 71,2% del commercio estero dell’Unione Europea.
Un quinto dei traffici marittimi mondiali, in termini di tonnellate, si svolge nelle acque mediterranee.
Trascurando gli immigrati e le loro principali aree di origine - Balcani e NordAfrica – saremmo esposti alle peggiori minacce. Subire anziché organizzare la trazione della Penisola verso le sponde meridionali e orientali accentuerebbe la nostra frammentazione. Alle regioni meridionali già cedute alle mafie nostrane si sommerebbero i ghetti del Centro-Nord, facile preda delle mafie straniere.
Gli italiani del XXI secolo saranno sempre meno "bianchi e cristiani" o non saranno.
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3 commenti:
Ancora una volta mi trovo ad essere il primo a commentare, con una posizione diametralmente opposta alla tesi sostenuta nel post.
Non è la nostra "identità cristiana" che viene messa in pericolo, bensì la nostra Identità tout court.
Annullarsi per "compiacere" questi nuovi arrivati, porta a far sì che costoro ci disprezzeranno perchè i popoli primitivi hanno insito il concetto di dignità e di onore e non possono riconoscerlo in chi è disposto a rinunciare alle proprie Tradizione, ai propri costumi davanti al primo venuto.
Non solo i popoli primitivi conoscono, massimamente, il diritto della forza ben più che la forza del diritto e se noi rinunciamo ad essere severi nell'imporre l'applicazione delle nostre leggi anche nei loro confronti, non potranno che pretendere sempre di più, senza in cambio dare nulla.
E' poi decisamente opinabile che l'amore verso il prossimo inteso come da alcune organizzazioni estremiste e terzomondiste del mondo cattolico sia la reale interpretazione dell' "ama il prossimo come te stesso". Perchè trascurano il fatto che in quella frase suono due i soggetti da amare: il prossimo e ... noi stessi.
Come possiamo amare noi stessi se rinunciamo ai nostri principi, alle nostre Tradizioni nel nome di un malinteso senso di accoglienza ?
Qui non ci sono vaste praterie e terre incolte e deserte dove poter ospitare la gran massa di persone che cercano di entrare.
La nostra terra è densamente popolata e occupata e non possiamo rinunciare - anche per rispetto dei nostri Avi che tanto si sono sacrificati e di quel che dovremo lasciare ai nostri Posteri - a tutto il benessere che abbiamo conquistato negli anni, nei secoli.
Abbiamo già dato molto esportando la Civiltà là dove, senza di noi, starebbero ancora ballando intorno ad un fuoco, praticando il cannibalismo e guerre tribali (come quella - recente - tra Hutu e Tutsi (Watussi) ha dimostrato).
Abbiamo un preciso dovere di preservare le nostre conquiste e di incrementarle per c0onsegnarle a chi verrà dopo di noi.
Noi non possiamo amare il prossimo, se non amiamo noi stessi e il primo atto di amore verso noi stessi è quello di procedere sul cammino della Civiltà.
Veniamo poi al link su Limes di cui contesto la tesi a partire dalla equiparazione delle varie etnie di immigrati. Non siamo e non sono tutti uguali. Questo concetto fu esposto molto ma molto bene dal Cardinale Biffi, ancora il 30 settembre del 2000, in un intervento che ho posto a fondamento di molti miei interventi in Rete e che, per non perderlo, ho recuperato e "salvato" a questo link.
Per essere breve io l'ho più volte intitolato "selezionare l'immigrazione".
Il Cardinale Biffi ha infatti acutamente osservato come il problema dell'immigrazione e della sua integrazione sia rapportato alla quantità ma anche alla qualità degli immigrati. E fa l'esempio di immigrati che sono già predisposti ad accettare le regole, perchè tali sono anche a casa loro, immigrati che, magari, provengono da nazioni di radicata cultura cattolica (mi sembra faccia l'esempio delle Filippine) assolutamente predisposti ad integrarsi nelal nostra comunità di cui condividono già i valori religiosi. Al contrario dei musulmani che non intendono rinunciare alla loro religione, spesso in profondo contrasto con la nostra e che con arroganza pretendono di imporre le loro usanze e i loro costumi anche al di sopra delle leggi. E questo lo vediamo là dove gli stessi musulmani (e persino alcuni magistrati che danno loro ragione) pretendono di aplicare all'interno della loro comunità le loro leggi: cosa che uno stato civile non può minimamente accettare sul proprio territorio. Quindi Limes, a mio parere, sbaglia nel mettere marocchini e romeni, ucraini e cinesi, albanesi e filippini sullo stesso piano.
Noi abbiamo l'obbligo di preservare la nostra Identità, di mantenere il nostro tenore di vita e di incrementarlo, quindi dobbiamo ridurre i flussi immigratori perchè quei (pochi) che entrano non costituiscano enclaves ostili e, quindi, possano integrarsi con più facilità accettando le nostre Tradizioni e le nostre Leggi. E tra coloro che fanno domanda di entrare dobbiamo accogliere con preferenza quelli che hanno già una base comune con la nostra e sono meglio disposti ad adeguarsi, accettandolo senza riserve, il nostro sistema civile, sociale, legislativo.
Come già scrissi ieri: sono loro che, venendo a casa nostra, devono accettare il nostro modello di sviluppo e di vita, non siamo noi che dobbiamo adattarci al loro.
Quanto alle considerazioni di carattere "economicista", mi sembra siano fortemente datate.
Il nostro problema non è la mancanza di mano d'opera italiana, ma la capacità di dare dignità - e quindi rendere fruibile - anche un lavoro considerato "umile".
Questo si può ottenere con la coscienza, soprattutto in tempo di aumento della disoccupazione unita ad una tecnologia che riduce la necessità di "braccia", che non è obbligatorio, per svolgere un lavoro utile e dignitoso, farlo dietro una scrivania.
Ma anche ripristinando una scuola selezionatrice e non considerandola un diplomificio.
Non abbiamo così bisogno di mano d'opera da dover rinunciare alla nostra Identità.
Nel frattempo ... s'ode a destra uno squillo di tromba/ a sinistra risponde uno squillo/d'ambo i lati calpesto rimbomba/ di cavalli e di fanti il terren : vi scorre più impetuoso il sangue così o leggendo La Ginestra ? ;-)
C’è una bella differenza tra immigrazione dai Paesi dell’ Est europeo, immigrazione dai Paesi extracomunitari e immigrazione clandestina! Mi sembra inevitabile che un Governo debba porsi il problema dell’ immigrazione con lungimiranza, anzi, "i problemi", ed infatti rientra nei piani programmatici di quello italiano "assorbire e integrare le migrazioni interne ed esterne alla comunità europea, senza lasciarci penetrare da un senso oggi avvertibile di sconfitta e di chiusura di fronte alle difficoltà e ai rischi dell'immigrazione selvaggia e non regolata, e restando padroni in casa nostra ma fieri dell'antico spirito di accoglienza e dell'antica capacità di integrazione del nostro popolo".
Tendenzialmente, non posso non pensarla come Massimo sulla necessità di far prevalere le nostre regole e le nostre radici, anche se le richieste degli immigrati di seconda generazione, in cui si mescolano l’ orgoglio delle origini e la tensione verso condizioni di vita migliori e più sicure, non riguardano più il lavoro e la pura sopravvivenza in un territorio straniero, ma anche le esigenze culturali che spesso sono legate alla ricerca di una propria identità.
Va comunque sempre tenuto presente che siamo in Europa e, come un testo di geografia economica della De Agostini che ho tra le mani mi conferma, data la loro vicinanza geografica ma anche i flussi migratori attuali e futuri, i paesi sulla sponda meridionale del Mediterraneo sono partner importantissimi per l’Unione e negli ultimi tempi molti Paesi dell’ UE hanno cominciato a considerarli con grande interesse .
La costa sud del Mediterraneo, dal Marocco alla Siria, è l’ area emergente del mondo che in sette anni ha visto sestuplicarsi gli investimenti dall’ estero, soprattutto da Paesi vicini come Italia, Francia, e Spagna.
La posizione geografica dei Paesi del Mediterraneo è favorevole ai commerci. Al largo delle coste transita un terzo del traffico marittimo mondiale: non solo i prodotti cinesi destinati all’ UE, ma anche molte navi portacontainer che dall’ Asia puntano verso la costa atlantica degli Stati Uniti.
Per intercettare una parte di questo traffico è sorto vicino a Tangeri, in Marocco, un nuovo porto, che nel giro di alcuni anni avrà una capacità di oltre otto milioni di container all’ anno, al livello di Rotterdam e Los Angeles. Tutte le principali compagnie mondiali di navigazione e della logistica portuale si sono già “prenotate” dei terminal nel nuovo porto marocchino Tanger Med.
Nel luglio del 2008 si è svolto un vertice a Parigi che ha dato vita all’Unione per il Mediterraneo
(attiva dal 2010), ambizioso progetto di cooperazione tra i Paesi della UE (tra cui l’ Italia) e quelli che si affacciano sul mare con l’ obiettivo comune di realizzare progetti riguardanti l’ ambiente e lo sviluppo sostenibile, la crescita economica e lo sviluppo sociale, il dialogo tra le culture, la sicurezza marittima, la protezione civile e la lotta al terrorismo. Sarà inoltre avviata la realizzazione delle cd “autostrade del mare” grazie a cui tutti i porti delle due sponde del Mediterraneo saranno collegati, con indubbi vantaggi per il traffico delle merci. Siffatta cooperazione dovrebbe favorire la riduzione degli squilibri economici esistenti e, di conseguenza, un calo di flussi migratori dalla sponda sud a quella nord del Mediterraneo.
Penso che al vertice del 13 luglio 2008 fosse presente anche il nostro Presidente del Consiglio.
Nb per Massimo:
1. non so se hai visto "Hotel Rwanda", ma te lo consiglio vivamente.
2. Leopardi o Manzoni? Come a dire: tortellini o lasagne?
Una breve chiosa al commento di Valeria:
i terroristi assassini di Londra 2005 erano immigrati musulmani di seconda e terza generazione.
NB1: no, non l'ho visto, Chissà se verrà trasmesso da sky ...
NB2: con tutta la buona volontà non riesco a paragonare Leopardi ai tortellini. Al più ad un piatto di spaghetti che, per quanto buoni, non hanno gara con i tortellini o le lasagne ... :-)
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