La mattina del 24 agosto, accendendo la radio, invece della consueta musica estiva ho sentito un cronista paralre con la voce impostata agli eventi luttuosi.
Sul primo momento ho pensato che l'Isis avesse colpito in Italia o un bersaglio Italiano, invece era qualcosa di ugualmente atroce: il terremoto.
A memoria risalgo fino al 1968, al Belice, il primo terremoto con copertura nazionale, anche se negli anni precedenti la tragedia del Vajont e l'alluvione del 1966 sono ben radicati nella nostra memoria.
Dopo il Belice ricordo il Friuli del 1976, l'Irpinia del 1980, le Marche del 1997 ( o forse 1998) , l'Aquila del 2009 e il "nostro" del 2012.
Almeno sei di portata rilevante, praticamente uno ogni dieci anni.
C'è un libro di Tiziano Costa, "Epicentro Emilia Romagna", autore di e su Bologna, che ha trattato, proprio dopo il terremoto del 2012, il tema, facendo un "riassunto" di tutti i terremoti avvenuti a Bologna: mica pochi, anzi !
Segno evidente che con i terremoti hanno dovuto (i nostri Avi), dobbiamo (Noi) e dovranno (i nostri Pronipoti) convivere.
Ogni volta ricette, ogni volta siamo punto e a capo con un unico filo conduttore: la grande generosità degli Italiani.
E' evidente che non è facile dare risposte quando si è nell'immediato e bisogna cercare di salvare tutti quelli che, rimasti sotto le macerie, sono ancora in vita.
E subito dopo c'è l'emergenza degli sfollati, che hanno diritto ad avere case vere, non container provvisori per anni quando non decenni.
Poi la ricostruzione, con costi ingenti che uno stato indebitato come il nostro non può sopportare, non almeno nei tempi desiderati da quanti hanno il legittimo desiderio di riavere la loro casa.
Parallelamente c'è la necessità di prevenire, con interventi sugli immobili esistenti, per lo più vecchi, quando non antichi.
Chi paga ?
Le risposte non sono mai facili.
Non è certo fattibile obbligare i singoli proprietari a imbragare con criteri antisismici le loro case, visto i costi ingenti.
Lo stato italiano ha spesso obbligato ad interventi, a spese dei proprietari, spesso (anzi, direi, sempre) per dare lavoro a cooperative, artigiani e imprese edili.
Ma a parte il fatto che a me è sempre sembrato un abuso, una violenza del pubblico sul privato, in questo caso non si tratta di poche migliaia di euro, ma di centinaia di migliaia di euro e anche l'estensione del 65% porterebbe a spalmare il ritorno fiscale su dieci anni, ma intanto dovremmo anticiparli, tutti.
E non è che di questo stato ci si possa fidare per lunghe prospettive, potrebbe anche decidere, dopo due o tre anni, che, basta, è troppo costoso per il debito pubblico e il 65 diventa 50 o 30 o zero.
Non c'è una conclusione, credo che ognuno di noi abbia la sua ricetta e, proprio perchè siamo Italiani, saranno tutte diverse le une dalle altre esattamente com'è la risposta data ai vari terremoti che ho ricordato, se non sperare (con poche possibilità) che il terremoto di mercoldì scorso sia l'ultimo.