giovedì 20 giugno 2013

E' severamente vietato parlare all'autista

Una volta gli autisti degli autobus bolognesi (e i controllori sempre presenti) vestivano rigorosamente in divisa.
Un adesivo avvisava i passeggeri che "è severamente vietato parlare all'autista" che doveva concentrarsi sulla guida, sulle strade, sulle fermate, nel rispetto di orari, del traffico, della incolumità dei passeggeri.
Solo timidamente qualcuno azzardava chiedere una informazione che l'autista forniva con competenza alla prima sosta.
Oggi tutto è cambiato.
Ogni autista si veste come gli pare e parla allegramente con i passeggeri che conosceo e quando manca un interlocutore è attaccato costantemente a quello strumento del demonio che è il telefono cellulare.
Litigando con mogli, mariti, fidanzate/i, amici, broker e organizzando partite di calcetto e cene.
Tutto rigorosamente coram populo.
Così capita che ci si dimentica una fermata e quando si realizza che ci si doveva fermare, ecco l'inchiodata dalla quale si salvano solo coloro che stanno attenti al percorso oppure quando si è stipati come sardine.
E che dire della scarsa conoscenza persino della vicinanza delle fermate della linea che si sta guidando a luoghi noti ?
Per forza, quasi non si sente più un autista con la parlata bolognese !
E dove sono finiti i controllori ?
Eppure dicono che i dipendenti pubblici (e quelli comunali in particolare) siano legioni.
Perchè in almeno tre anni di frequentazione di autobus ho visto solo tre o quattro volte salire i controllori ?
Perchè il più delle volte sono l'unico a timbrare il biglietto ?
Forse sono l'unico bolognese privo di abbonamento ?
Scommettiamo che se privatizzassimo i trasporti, ci sarebbe maggiore controllo e il servizio oltre a migliorare la qualità, sarebbe anche in attivo ?

sabato 1 giugno 2013

L'anno senza estate (1816)

Nei giorni scorsi ho ascoltato per radio un servizio nel quale si riportava l'opinione di uno scienziato francese, secondo il quale si stanno ricreando le stesse condizioni che portarono, nel 1816, ad una estate fredda, anche con la neve.
Tale anno sarebbe ricordato come "l'anno senza estate" e tali fenomeni persistenti di maltempo, che provocarono enormi danni all'agricoltura soprattutto nel Nord Est dell' America, furono poi attribuiti alle polveri delle eruzioni di un vulcano indonesiano (Tambora, credo) che filtravano i raggi del sole, facendo arrivare sulla Terra molto meno calore.
Non mi sembra di ricordare, però, eruzioni vulcaniche tali da produrre simili effetti negli ultimi anni e, forse, anche la citata opinione dello scienziato francese rientra tra i catastrofismi sparati a raglio, giusto per avere un titolo sui giornali per qualche giorno (ed anche io ci sono cascato, ma almeno non metto il nome dello scienziato anche perchè me lo sono già dimenticato :-).
Comunque la non estate del 1816 ebbe almeno due aspetti positivi.
Alcuni giovani inglesi, chiusi in un castello svizzero a causa del maltempo, per passare il tempo decisero di competere tra loro su un racconto/romanzo gotico.
Tra questi ci fu Mary Shelley che "vinse" con il suo Frankestein.
Ma ancora più importante per la Storia del Mondo fu la conseguenza in America della carestia che seguì la mancata estate del 1816.
Con mandrie decimate e raccolti distrutti, molti Americani del Nord Est cercarono una nuova fortuna verso i territori dell'Ovest.
Iniziò così la Conquista del West, quella splendida epopea raccontata in decine di film  e che, storicamente, portanto nel giro di appena settanta anni alla civilizzazione delle immense praterie centrali, fino a conquistare i territori sul pacifico, creò gli Stati Uniti d'America come li conosciamo oggi.
Non tutto il male vien per nuocere.