Provo sentimenti contrastanti nei confronti degli agit prop, tutti ragazzi intorno ai venti anni, che per strada, insaccati nelle pettorine dell'Unicef, di Amnesty, dell'Unhcr, Save the children etc., mi bloccano sistematicamente con una allegria e un buonumore finto per chiedere firme e contributi, dopo aver detto che volevano "solo" parlare.
Da un lato mi disturba, poichè credo nel rispetto e apprezzo moltissimo i Testimoni di Geova che, pure, hanno il loro banchettino con le loro riviste, ma non ti fermano, non ti chiedono nulla, sono lì, disponibili a parlarti se solo tu formuli una domanda.
Situazione ben diversa dove gli addetti delle organizzazioni cosiddetta "umanitarie" adottano una tattica asfissiante, soprattutto se passi per una via del centro due o tre volte in una giornata e diventi una "faccia nota".
La prima reazione è quella di mandarli a quel paese, poi subentra il rispetto che noi abbiamo, anche se a loro sembra mancare e si pensa al fatto che quei ragazzi difficilmente credono in quello che dicono, ma si prestano a fare quello che, in tanti film americani, era "l'uomo sandwich" che girava per le strade (ma senza fermare nessuno !) con due cartelli attaccati davanti e dietro per pubblicizzare qualche prodotto o negozio, in cambio di pochi centesimi.
Probabilmente anche quei ragazzi ottengono un contributo, per ogni firma che riescono ad ottenere (non l'ho mai chiesto perchè mi sembrerebbe irridente nei loro confronti).
In genere, quindi, rispondo o con una battuta (a Save the children dico sempre che sono iscritto al club di Erode ...) e, più seriamente, che non sono disponibile a fornire generalità e firma per strada.
Cercando sempre di essere cortese ... ma che fatica !