Nella mia costante ricerca per completare le vecchie collane della Libra, ho trovato questo gioiellino "Il cittadino dello spazio" di Raymend F. Jones, nella abitualmente scorrevole traduzione di Ugo Malaguti, romanzo anni cinquanta da cui fu (liberamente) tratto il celeberrimo film omonimo (per la verità il romanzo, ho visto nella seconda di copertina, era ed è intitolato in inglese "This Island Earth").
L'ho letto in un fiato, come mi capita ormai sempre più raramente.
Avevo apprezzato il film (che ogni tanto viene riproposto più p meno alle due di notte ...) che, pur con gli "effetti speciali" della metà degli anni cinquanta, era riuscito a creare, venti anni prima, il clima avventuroso ed epico che poi abbiamo ritrovato in Guerre Stellari.
Devo però dire che il romanzo, per come è strutturato, mi piace di più e mi dice anche di più.
Il film ovviamente risente della necessità di adattare la storia alle meno di due ore della pellicola, solo a leggere il romanzo io ne ho impiegate il doppio.
Ma è nello svolgimento della trama e nella caratterizzazione dei personaggi e della situazione che il romanzo mi ha dato più soddisfazione.
Intanto il finale ... positivo nel romanzo, meno, molto meno nel film ed a me piace SOLO l'happy end, nei film come nei romanzi (e nella vita ...).
Poi, a parte alcuni personaggi cui è stato cambiato il nome e il destino (proprio vero: nomen omen ...) l'impostazione della vicenda che nel romanzo vede i Metaluniani nella parte dei "buoni", che non costringono nessuno e non occupano abusivamente la Terra (gli Zaghoriani, ovviamente, sono "cattivi" tanto nel film quanto nel romanzo).
Ma nel film mi sembra che si sia perduto non tanto l'orgoglio per la "nostra" Umanità, quanto il significato di una lotta, anche apparentemente impossibile, per la Libertà che, invece, nel romanzo mi sembra molto esplicita con gli scienziati "pacifisti" che accettano di sostenere la guerra stellare e plurigenerazionale di Metaluna.
E non riesco ad impedirmi di pensare che dopo cinquantadue anni (il romanzo è del 1952) , avremmo ancora bisogno di quello spirito combattivo che fece superare ai nostri padri e nonni momenti terribili e che oggi mi sembra persono in una sdolcinata melassa di parole.