Un collega, anziano di età, ma fresco
di assegnazione, ha colto una delle citazioni che uso di frequente e
mi ha chiesto quali
fossero i tre film che giudicavo migliori.
Poi ha detto: diciamo i cinque, tre son
pochi.
Ma anche cinque son pochi !
Me ne sono infatti venuti in mente
almeno una dozzina, anche raggruppando per “genere” .
Ho comunque provato a stilare un elenco con dolorose esclusioni e con l'escamotage del film "in rappresentanza di" e così sono stati estratti ...
Il primo (ma non è affatto detto che lo sia anche in graduatoria) è
“55 giorni a Pechino”, film contro il quale c’è un evidente
ostracismo (non trovo il dvd e non viene trasmesso da tempo in
televisione) per il suo contenuto colonialista e anticinese (qualità che per me sono tutt'altro che negative).
Eppure è un bellissimo film che
contiene una verità inconfutabile: quando gli Occidentali suonano assieme (dialogo finale tra Charlton Heston e David Niven) non
c’è spazio per nessuno.
Naturalmente sullo stesso piano potrei
mettere Zulù, il film che ha “introdotto” Michael Caine,
protagonista della vittoriosa resistenza di un plotone di soldati
Britannici durante la guerra Boera in Sudafrica, assediato da
migliaia di Zulù in una missione isolata.
Naturalmente non potevo trascurare il
genere a me più gradito che, nonostante quel che qualcuno possa
pensare, non è il “giallo”, ma il western.
La scelta e le esclusioni sono
dolorose.
Avrei potuto indicare il Leone di C’era
una volta il West, oppure I magnifici sette, ma per la quantità e
qualità nel tratteggiare l’epopea del West non posso ignorare il
binomio John Ford e John Wayne, così indicherei Rio Grande (Rio
Bravo nella versione italiana) parte della Trilogia della Cavalleria.
Gli Uccelli di Hitchcock è sicuramente un
film straordinario per la tensione che riesce a creare ed a
conservare anche dopo la parola “fine”, con ogni spettatore che
può decidere il seguito della lotta tra gli uomini e gli uccelli.
Alcuni anni fa, quando eravamo più o
meno tra le medie e il Galvani, la televisione trasmise, credo
d’estate, una serie intitolata “Frank Capra, un ottimista a
Hollywood”.
Per me fu una folgorazione.
Film anni trenta e quaranta
piacevolissimi e, soprattutto, con una filosofia di fondo che
condivido in pieno.
Negli anni (recenti) sono riuscito a
recuperare i dvd di molti film da Accadde una notte a Mr. Smith va a
Washington,fino a La vita è meravigliosa, con uno strepitoso James
Stewart (interprete anche di altri film di Frank Capra) che ha
incarnato il tipico protagonista (onesto e fortunato) di quei film.
Ecco che siamo a quattro, avendo
trascurato molti film e, soprattutto generi quali il giallo e la
fantascienza.
Allora mi prendo una licenza e l’ultimo
posto lo dichiaro ex aequo.
American Graffiti, perché la storia e
la colonna sonora hanno rappresentato uno spaccato di un’epoca che non
ho vissuto ma, probabilmente, mi sarebbe piaciuto vivere.
Il Giustiziere della Notte perché ha
rappresentato una svolta (vorrei dire reaganiana come se, con sei anni di anticipo, il film con Charles Bronson avesse intuito la grande svolta della politica americana) nei confronti della delinquenza
che sembrava dilagare e che ha rappresentato la migliore espressione
dei vari film che in Italia hanno avuto Maurizio Merli come
indiscusso protagonista.
Infine la fantascienza.
Guerre stellari ?
Star Trek ?
Ultimatum alla terra ?
Il pianeta proibito ?
Accidenti, quanta scelta.
Opto per un film che, come per Gli Uccelli,
ha un finale che ognuno può interpretare, anche se io sono convinto
che sia un finale “felice”: E la Terra prese fuoco.
Film del 1961, qulache anno prima di Star Trek,
legato ai timori del periodo con un crescendo di tensione da una
normale, normalissima vita quotidiana.
Per mia personale curiosità ho pensato
se con libri, canzoni, programmi televisivi fossi in grado di
dichiarare cinque titoli secchi.
Niente da fare.
Anche lì la lista si allunga sempre.