Fra meno di tre ore il Bologna giocherà contro il Sassuolo.
Per radio descrivono la partita come "il derby emiliano".
Io mi ricordo quando il "derby emiliano" era quello contro il Modena o la Spal.
Bologna, Modena e Ferrara, sempre rivali, il nucleo dell'Emilia.
Poi Modena e Spal decaddero e si perdettero nei campionati minori e dopo qualche tempo in cui il Bologna era in beata solitudine regionale, apparve, illudendosi di essere Venere, dalle onde del mare il Cesena.
I romagnoli, da sempre tifosi più della Juventus che del Bologna, riuscirono a piazzare abbastanza stabilmente una squadra in serie, al punto che la cittadina venne poi premiata affiancandosi, nella denominazione della provincia, a Forlì.
Poco dopo la stagione del Parma, pompato dai soldi di Tanzi (poi venimmo a sapere che i soldi erano quelli di chi aveva creduto in Tanzi ... ma questa è un'altra storia) che divenne rapidamente la squadra emiliana meglio organizzata e con i migliori risultati, approfittando di un Bologna ampiamente decaduto, soprattutto a livello dirigenziale.
Ma anche la parabola del Parma pare essersi conclusa.
Adesso è il turno del Sassuolo, la squadra che beneficia del ruolo da presidente degli industriali del suo patron e del Carpi (per me candidato numero uno alla retrocessione).
Avrei preferito rinverdire le sfide con Modena e Spal, con Modena e Ferrara.
Mi sembra che affrontare il Sassuolo (e il Carpi) sia un declassamento, a prescindere dal risultato che potrebbe anche non sorridere al Bologna.
E continuo a sostenere che vadano cambiate le regole.
Una serie A non in base a retrocessioni e promozioni, ma in base alla storia delle società, al loro bacino di utenza, ai loro stadi, ai loro bilanci.
Solo così si potranno programmare le stagioni, senza la preoccupazione di un risultato immediato e crescere giovani calciatori che, adesso, non trovano spazio, non fanno esperienza e portano ad impoverire il patrimonio calcistico dell'Italia.