domenica 28 giugno 2020

William Negri

Continua, inesorabile, l'addio ai miti di una infanzia felice.
E' infatti morto, dopo una lunga malattia, William Negri, il portiere del Bologna dello scudetto.
Mi ricordo che Negri aveva l'abitudine di portare un berrettino da baseball, per ripararsi dal riflesso del sole e quel berrettino divenne per molti di noi bambini un accessorio assolutamente necessario quando ci "toccava" giocare in porta, anche se si giocava all'ombra.
Negri non ebbe una carriera lunga e fortunata come altri portieri, ma rappresentò un baluardo che dava garanzie e fiducia a tutta la difesa e fu un elemento essenziale per lo scudetto del 1964.
Con la scomparsa di Negri, restano con noi solo in due (Fogli e il capitano Pavinato) di quella squadra, tre se contiamo anche Capra che, partito titolare, fu poi relegato al ruolo di riserva per la "esplosizone" di Furlanis, ma che comunque giocò lo spareggio del 7 giugno 1964, sostituendo Pascutti c'è chi dice per un infortunio dell'ala sinistra, chi per geniale scelta tecnica di Bernardini.
Qualcuno in più con le riserve (mi sembra di aver letto di Rado, il secondo portiere, Cimpiel, terzo portiere, Lorenzini e Corradi).

mercoledì 17 giugno 2020

Noi, invece, c'eravamo

"Che a suoi figli narrandole un giorno, dovrà dir sospirando: io non c'era; che la santa vittrice bandiera salutata quel dì non avrà" (Manzoni, Marzo 1821).
Noi, invece, c'eravamo quel giorno, anzi quella notte del 17 giugno 1970 quando una partita di calcio riscattò anni di dileggio e di sudditanza psicologica.
Erano i Campionati del Mondo di calcio in un Messico che aveva già ospitato nel 1968 le Olimpiadi.
L'Italia arrivava dai mondiali inglesi del 1966 con la umiliante sconfitta contro la Corea del Nord, mentre alla Germania ancora bruciava la sconfitta contro l'Inghilterra.
Noi per il riscatto, la Germania per affermare una supremazia che solo quello che consideravano un inganno aveva loro sottratto quattro anni prima.
Ci incontrammo in semifinale.
Fu epica.
Io (noi) eravamo impegnati negli esami di terza media.
Impegnati ... poco, perchè c'era lo sciopero dei professori che li aveva bloccati e che ci consentì di guardare le partite anche se si giocavano a tarda ora (poi gli esami furono ridotti alla sola prova scritta di italiano per tutti, latino per chi voleva essere ammesso al classico e ad un orale con contorno di prova di educazione fisica).
Ricordo la televisione in bianco e nero, neanche lontanamente immaginabile per chi è abituato alla qualità delle immagini di oggi.
Ricordo le pause, il caldo, il gelato mangiato con mio padre e la felicità finale.
Italia Germania 4 a 3 e diventammo "grandi".

domenica 14 giugno 2020

Con il virus cinese abbiamo imparato a stare in coda

Il proverbio dice: non tutto il male vien per nuocere.
E' l'antesignano popolare della tanto osannata "resilienza" che da alcuni anni ci hanno propinato in ogni corso aziendale.
Beh, la saggezza popolare, ancora una volta, ha visto giusto.
Da quando c'è il virus cinese, noi Italiani, sempre poco propensi a metterci in fila, siamo ordinatamente e rispettosamente in coda quando entriamo nei supermercati, nei negozi ed ovunque ci sia richiesto di farlo con ordine e rispettando il numero di ingressi previsto per evitare contagi.
Di questo virus cinese credo sia da archiviare al più presto ogni cosa (anche l'obbligo delle "mascherine") ma non questa bella novità che ci vede rispettare, senza tentare furbizie, chi è pacificamente e serenamente in coda prima di noi, venendo a nostra volta rispettati da chi è arrivato dopo.
Ho molti dubbi, ma spero che non sia un fuoco fatuo.

domenica 7 giugno 2020

7 giugno 1964

Oggi il fascicolo sportivo del Resto del Carlino ricorda, con una intervista a Romagno Fogli, l'anniversario del mitico spareggio del 7 giugno 1964, quando il Bologna conquistò il suo ultimo scudetto, battendo senza se e senza ma l'Inter, dopo una stagione che avremmo dovuto vincere senza storie, ma che fu inquinata dalla vicenda del doping, costringendo il Bologna ad affermare la sua superiorità in uno spareggio a Roma.
La fotografia, scansionata dalla pagina del Carlino, a scanso di equivoci, è quella della squadra tipo di quella stagione, non della partita scudetto quando, con una geniale mossa tattica, Bernardini lascò fuori Ezio Pascutti, inserendo Capra.
Una giornata memorabile.
Forza Bologna, sempre !

martedì 2 giugno 2020

Il Dragone nello spazio

In questi giorni (che dico giorni: settimane, mesi...) in cui la drammatica l'emergenza Covid (sanitaria prima ed ora economica) ha monopolizzato tutta l'informazione può sembrare strano parlare di imprese spaziali: quanta differenza con gli anni '60 in cui ogni impresa spaziale, anche la più modesta  occupava le prime pagine dei giornali e veniva data come notizia d'apertura nei TG !
Ma l'impresa della Dragon  della Space X è stata veramente epocale.
Negli anni '50, '60 e primissimi '70 era tutto epocale in quanto ogni impresa spaziale o quasi rappresentava una primizia. Poi venne la lunga crisi della seconda metà degli anni '70 quando per ben 6 anni nessuna astronauta USA tornò nello spazio e la luna venne presto dimenticata.
Ma nel 1981, con il lancio del primo Shuttle lo spazio si riprese per qualche tempo un posto di primo piano negli organi d'informazione. Ed era più che giusto: un aereo spaziale, un'astronave vera e propria, non un razzo a perdere con una capsula più o meno angusta che non poteva essere riutilizzata nel viaggio successivo.
Ma anche gli splendidi shuttle dopo un po' divennero routine e i loro lanci non facevano più notizia tranne, purtroppo quanto si verificarono i due terribili incidenti mortali del Challenger e del Columbia.
 E poi venne la decisione di abbandonare quelle splendide astronavi e ritornare ai razzi a perdere: decisione forse discutibile, ma con un obiettivo grandioso: tornare finalmente sulla Luna.  Ed invece ci pensò l'amministrazione Obama a cancellare anche questo sogno: niente più shuttle e neanche più ritorno sulla Luna, se gli USA volevano continuare a volare nello spazio dovevano pensarci le società spaziali private che a quei tempi erano ancora alle prime armi.
C'era da mettersi le mani nei capelli di fronte a una simile decisione.
Ma alla fine le società private ce l'hanno fatta. La più veloce di loro (ma ce ne sono altre in dirittura d'arrivo) facente capo al geniale Elon Musk è riuscita nell'impresa dopo 9 anni di duro lavoro.
L'astronave sembra uscita dai migliori film di fantascienza: è vero, pare una capsula del tutto simile ai razzi a perdere delle missioni americane anni 60 e a quelle russe della veterana Soyuz tuttora in servizio, ma non è così: intanto è tutta riutilizzabile: il razzo, dopo aver sganciato la capsula in orbita è atterrato dolcemente e con precisione millimetrica nella stazione a terra. L'astronave, poi, al suo interno è ultramoderna, fantascientifica  con due schermi touch screen con sfondo blu: niente leve, manopole, pulsanti. E le tute spaziali ? veramente fantastiche, incredibili, lontane anni luce dai pesanti scafandri a cui siamo abituati e che ancora si utilizzano nei lanci delle Soyuz. sembrano uscite dai migliori film di fantascienza (ed in effetti ho letto che Elon Musk per il loro design ha ingaggiato un noto stilista).
Il futuro dello spazio sembra essere veramente sempre più in mano alle imprese private.