domenica 15 luglio 2012



Le vacanze incombono con il loro carico di aspettative che, forse, rappresentano il momento più piacevole, come il sabato del villaggio in cui l’aria di festa è preliminare ed essenziale alla festa stessa.
Personalmente delle vacanze ho sempre apprezzato i momenti di riposo assoluto, che non significa fare nulla, ma fare senza essere condizionati da orari e scadenze.
Non amo il mare (troppa gente, troppo caos, troppi bambini, troppe urla, troppo vento …) e quindi le mie vacanze sono orientate verso la montagna, che siano Dolomiti o, più modestamente in tempi di crisi e non apprezzando viaggiare in assenza del teletrasporto di Star Trek, Appennino.
Sin da piccolo sono stato avvicinato alla montagna quando, nel 1962, per la prima volta con i miei genitori andai a Selva di Val Gardena, che era ancora un borgo montano, con due soli alberghi (uno chiuso), le mucche che pascolavano vicino alle abitazioni, la signora presso la quale affittavamo l’appartamento che ci portava, ogni mattina, del latte appena munto ed io che speravo, ogni mattina, che fosse brutto tempo per evitare le passeggiate cui mi obbligavano i miei, preferendo giocare con i bambini del luogo o leggere qualche fumetto e, pochi anni dopo, qualche bel romanzo di Salgari o Verne.
Ho il vezzo di dire che non sono cambiato.
Vado in montagna e, disciplinatamente, se ne sono costretto, partecipo ad una escursione (a volte imprecando e neppure a voce bassa “chi me lo ha fatto fare!” … dipende dalla difficoltà e dalla fatica) ma continuo a sperare che sia brutto tempo.
Una speranza, negli ultimi anni, peraltro vana.
I libri di Salgari e Verne li ho ancora (e anche il primissimo libro che mi fu regalato: Pinocchio …) e mi piace vederli bene ordinati, anche se da anni non li prendo in mano.
Riprendo invece, periodicamente, I Promessi Sposi, un romanzo storico che certi professori non ci hanno fatto amare ed altri, invece, ci hanno proposto con la sua potente narrazione.
Un romanzo, quello di Manzoni, che mi appare, ancora oggi, godibilissimo e di grande insegnamento storico e morale.
Ma le vacanze estive non sarebbero tali se non fossero pervase da un brivido … giallo.
La Mondadori ha proposto negli ultimi mesi un’autrice a me sconosciuta: Josephine Tey.
Il suo protagonista principale è un ispettore di ScotlandYard, Alan Grant, e l’ambientazione è quella inglese della prima metà del secolo scorso.
Quindi una narrazione che richiama quella di Agatha Christie, fondata non sugli effetti speciali, ma sul ragionamento, l’indagine, le deduzioni.
Sono quattro romanzi freschi come se fossero stati scritti oggi ma depurati di tutti gli elementi considerati un obbligo dello scrittore moderno di gialli (sangue, depravazione, sesso, sparatorie).
Un’altra bella ambientazione è quella della Parigi di fine ottocento tratteggiata nei romanzi di Claude Izner, pseudonimo sotto il quale si celano le autrici, due libraie di Parigi.
Ma ci sono anche romanzi più moderni come l’ultimo di Kathy Reichs (la creatrice di “Bones”) che esce in contemporanea con l’edizione economica del penultimo romanzo “Cacciatrice di ossa” e del parallelo (televisivamente si parlerebbe di "spin off") "Virals".
Sempreverdi i romanzi di Ellis Peters, Danila Comastri Montanari, Peter Tremayne, Lindsey Davis,Candace Robb con i loro romanzi giallo-storici, mentre per tornare ai gialli tradizionali abbastanza centrati quelli di due serie di successo come l’Ispettore Barnaby (qui abbiamo veramente una base letteraria con Caroline Grahame) e di Castle che ripropone il gioco del telefilm, tra i personaggi del telefilm e quelli che nel telefilm sono citati come personaggi letterari.
In una ipotetica valigia per i libri ci stanno anche i saggi e allora, in mancanza di romanzi di fantascienza che mi abbiano particolarmente impressionato, ecco che per l’edizione Elara è uscita “Cartografia dell’inferno”, una storia di fantascienza curata da Gianfranco de Turris, apprezzato esperto, con la partecipazione del compianto Ernesto Veggetti, deceduto poco più di un anno fa.
Non si può non citare il libro del fondatore della Esselunga, Caprotti, con il suo “Falce e carrello”,da poco dissequestrato, mentre per chi non fosse già di suo turbato da istinti suicidi, il “Dopo l’Occidente” di Ida Magli può innestare una notevole dose di depressione per il futuro dell’Italia (e non solo) in chi fosse troppo euforico dopo il secondo posto agli europei di calcio e il risanamento montiano dell' economia ... :-D
Qui mi fermo, prima di esporre considerazioni che so non condivise e mi limito a proporre l'elogio dell'evasione (della narrativa di evasione, si intende ... ;-) e della lettura sana e riposante.
Buone vacanze !




lunedì 2 luglio 2012

Non è sempre Germania

Sia come locazione (il richiamo è a Berlino 2006) sia come avversario.
Così l'Italia perde malamente una finale cui era arrivata dopo un orribile girone eliminatorio e due memorabili partite nei quarti e in semifinale.
E' facile dire che Prandelli ha sbagliato nel mettere in campo giocatori stanchi (Marchisio) e acciaccati (Chiellini, Cassano, ma anche Abate) pur avendo a disposizione sostituzioni valide come Maggio (che aveva giocato benissimo la prima partita proprio contro la Spagna), Giaccherini (idem con patate), Diamanti e Giovinco.
Ma è notorio che gli allenatori si affezionano ad una formazione, anche perchè tremano al pensiero di lasciare fuori da una finale i giocatori che li hanno aiutati ad arrivare sin lì.
E sbagliano, come fece Valcareggi nel 1970 giocando la finale contro il Brasile con gli stessi che avevano fatto i supplementari contro la Germania Ovest o, ancora prima, Mondino Fabbri che nel 1966 volle far giocare un Bulgarelli acciaccato con il risultato di perdere contro la Corea, uscire dal mondiale, perdere la panca da CT e rovinare la carriera in azzurro dello stesso Giacomino.
Naturalmente se fortuna audaces iuvat, la sfortuna si accanisce su chi sbaglia e così si rompe dopo soli cinque minuti Thiago Motta (ma chi lo ha chiamato, quello ? Se proprio dobbiamo comporre una nazionale con italiani di acquisizione cerchiamo qualcuno di meglio !) appena entrato a sostituire un Montolivo che poteva ancora svolgere un ruolo positivo.
L'immagine è un regalo a Roberto: la prima pagina odierna di Libero  ... :-)))))