mercoledì 27 giugno 2012

Italia-Germania, secondo me


Ormai ci siamo, domani le squadre nazionali di Italia e Germania si affronteranno nell'ennesima sfida che suscita, sempre, emozione e passione.
Per ognuno di noi si tratta di emozioni e passioni differenti, legate ad episodi e momenti della propria vita e che se hanno nella sfida calcistica il loro momento apicale, coinvolgono in genere anche sentimenti ed episodi di vita vissuta che non hanno nulla a che vedere con il calcio.
Per me la sfida tra Italia e Germania risale, alla prima infanzia, quando con gli altri bambini (gli stessi che conosco e che frequento da cinquantadue anni) di un allora nuovo quartiere di Bologna (lo stesso in cui abito dall’età di tre anni e mezzo) giocavamo “alla guerra”.
Il nemico erano “i tedeschi” nella più classica interpretazione dei film allora in voga che alternavano soggetti bellici (seconda guerra mondiale) a western (e qui i cattivi erano e per me restano gli “indiani”, i pellerossa).
Ancora infanzia, ma in Val Gardena.
Vacanze estive in una Selva non ancora assurta a centro turistico di eccellenza.
Sì le escursioni con i genitori, ma ci divertivamo di più a giocare con i nostri coetanei del luogo … dandocele di santa ragione come, una volta, in modo sano e leale accadeva tra bambini che per fortuna non erano troppo tenuti nella bambagia.
Eravamo solo tre “italiani”: io e due fratelli genovesi, però facevamo per dieci.
Il 1966 è un anno che non dimenticherò.
L’Italia fu eliminata dalla Corea del Nord … ecco che ci avviciniamo al calcio.
I tedeschi locali e quelli di Germania (allora Ovest) esultavano e le prese in giro si sprecavano.
Ad ogni partita facevamo il tifo per la squadra che affrontava la Germania, ma solo l’Inghilterra dei fratelli Charlton, di Bobby Moore, di Banks, di “Dracula” Stiles, di Hunt, riuscì a darci soddisfazione tanto che credo la mia anglofilia di oggi, figlia di quella grande soddisfazione del 1966 quando i tedeschi rimasero con le pive nel sacco grazie agli Inglesi.
Cresciamo e arriviamo all'esame di terza media, continuamente rinviato per lo sciopero dei professori.
Si studia e si guarda il mondiale del Messico 1970 cui la squadra, affidata a Valcareggi andava da Campione d’europa 1968.
Fu l’anno della staffetta tra Mazzola e Rivera, ma anche del caso, sotto forma di appendicite, che bloccò Anastasi e portò ai mondiali Boninsegna e Prati (costringendo il CT a lasciare a casa anche Lodetti).
Fu l’anno in cui partiva titolare il blocco del Cagliari, incluso il re degli autogoal, Comunardo Niccolai, che, per fortuna, si infortunò lasciando spazio al più affidabile Rosato.
E fu l’anno di Italia-Germania 4 a 3, celebrata anche in un film.
Quella partita, vinta ai supplementari, fu il momento più alto, più ancora delle successive vittorie, più ancora dell’amarezza per la sconfitta in finale contro il Brasile.
Quella partita, per me, è LA partita, pari solo allo spareggio del 7 giugno 1964 tra Bologna e Inter.
Vincemmo.
Passiamo poi dai mondiali di Germania, deludenti, del 1974, l’Argentina (a colori) del riscatto e arriviamo a QUEL 1982.
Anno infausto che segnò la prima retrocessione del Bologna, ma anche il primo mondiale che la mia generazione abbia avuto la possibilità di vedere, vinto.
Cosa rimane del mondiale spagnolo ?
Il calcio scommesse e Pablito Rossi riabilitato appena in tempo.
Le emozionanti partite vinte contro Argentina e Brasile e la finale contro la Germania.
Chissà perché sorvoliamo sempre sulla semifinale vinta contro la Polonia …
Il rigore sbagliato da Cabrini, l’urlo di Tardelli e Zoff che solleva la coppa.
Poi ancora due squadre che si temono, ma noi che vinciamo quando conta e loro nelle “amichevoli”.
E così fu anche nel 2006, in Germania, con i panzer riunificati (e oggi sappiamo che, ancora una volta,  Andreotti aveva visto giusto dicendo che noi vogliamo così bene alla Germania che preferiremmo averne sempre due  ) .
Semifinale vinta che ci mandò direttamente in finale a consumare la vendetta contro i galletti francesi del “testone” Zidane.
Oggi, alla vigilia di un’altra Italia contro Germania, riaffiorano ricordi del passato.
Delle vicende che hanno coinvolto questi due popoli così diversi e con una storia così intrecciata.
Perché non possiamo dimenticare il nostro Risorgimentodove i tedeschi, del ramo austriaco, erano i nemici per antonomasia.
Vostra eccellenza che mi sta in cagnesco per quei pochi scherzucci di dozzina e mi gabella per antitedesco …. 

domenica 10 giugno 2012

Il piacere del calcio e il timore del terremoto

Questa mattina, nonostante i tormenti che ci assillano (tasse, Monti, sfiducia nel futuro, la Fornero, terremoti, Napolitano, imu ...)  i giornali radio hanno aperto, come prima notizia, con i campionati europei di calcio e la partita delle diciotto tra Italia e Spagna.
E' corretto ?
A me pare di sì, perchè non possiamo stare sempre in gramaglie ad aspettarci il peggio, rovinandoci la vita e, ogni tanto, dobbiamo rilassarci, sorridere e sperare nel meglio.
Non è un caso che anche i Romani (quelli Antichi e originari ...) avessero compreso le due essenze per la Felicità: panem et circenses.
Certo, chi è stato personalmente colpito dai terremoti, non avrà molto da gioire, ma probabilmente la partita della nazionale potrà rappresentare una pausa in mezzo a tanta tristezza, soprattutto se l'Italia riuscisse a vincere (non credo, ma ... Spes ultima Dea).
Tra l'altro l'informativa della commissione grandi rischi che ipotizza la probabilità di un terremoto di uguali dimensioni a "coprire" un'altra zona della nostra terra, non aiuta a guardare al futuro con fiducia.
In questo caso si ripropone un dilemma mai risolto.
Se sia meglio informare ed essere informati anche delle situazioni negative o se applicare il proverbio popolare "occhio non vede, cuore non duole".
Alcuni di voi sanno che, quando si ammalò mia madre, il medico che la operò consigliò di non dire a lei, ma neppure a mio padre, la situazione reale, perchè valutava che avrebbe potuto peggiorare la situazione per l'emotività di mia madre, mentre mio padre non avrebbe probabilmente saputo nasconderle verità.
Così feci e mi domando ancora se fu la scelta giusta.
La commissione grandi rischi, probabilmente, con il suo allarme, ha voluto sollecitare tutti quei lavori che possono essere fatti, anche in edifici "vecchi", per renderli più resistenti, quindi sicuri, dai terremoti intorno al livello 6 di magnitudine.
Mi sembra, però, che sia stata interpretata come una sorta di "terrorismo psicologico" ed abbia fatto peggio del silenzio o, meglio, di una informativa riservata che potesse portare al medesimo risultato (lavori di consolidamento) senza però ingenerare allarmismo generalizzato.
Ma adesso preferisco pensare che alle diciotto mi siederò in poltrona e mi guarderò la partita dell'Italia con una duplice speranza: vedere del bel gioco e che il risultato sorrida agli Azzurri.
Forza Italia !