Dopo svariate ricerche e richieste, ho finalmente trovato "Il sogno di Roma", di Boris Johnson.Anzi, è lui che ha trovato me perchè avevo ormai rinunciato quando me lo sono trovato in bella mostra sullo scaffale dedicato alla storia di Roma e, in effetti, è una edizione del maggio 2022.
Boris Johnson, oltre ad essere pro tempore il Primo Ministro di Sua Maestà, è anche un noto latinista e grecista e avevo trovato citazioni del suo saggio (che risale al 2006) ma non avevo mai avuto la fortuna di recuperarlo in libreria.
L'attesa non è andata delusa.
La lettura del saggio di Johnson è non solo facile e piacevole per le numerose ironie che vi sono inserite e il linguaggio discorsivo (di questo credo che si debba riconoscere il merito alla traduttrice, Elisabetta Zoni, che probabilmente è riuscita a mantenere inalterato il testo rispetto all'inglese) ma anche per le idee e gli spunti che possiamo avere, anche in chiave contemporanea come la spiegazione del perchè, quello che riuscì ai Romani di uniformare un territorio vastissimo non riesce all'unione europea.
Idee e spunti che toccano anche la religione e la laicità dello stato con un parallelismo interessante tra Ottaviano Augusto e Gesù Cristo, presentato nel modo dissacrante di un inglese, probabilmente più agnostico che praticante, che conosce e cita Virgilio, Properzio e Orazio alla pari di Sant'Isaia e Giovanni Evangelista.
Ed ho avuto anche occasione di leggere come non sia capitato solo a me di rimanere deluso nel visitare un luogo storico e non trovarvi nulla o quasi che richiamasse l'evento,fondamentale, ivi accaduto.
Johnson racconta infatti di essere capitato ad Azio, dove si combattè la battaglia finale tra le truppe di Ottaviano non ancora Augusto e di Marco Antonio e Cleopatra.
Un evento fondamentale per la Storia dell'Umanità di cui, scrive, non è rimasta alcuna testimonianza che lui sia riuscito a trovare.
A me capitò la prima volta che andai in Grecia, nel 1985, per visitare non un'isola (Rodi e Creta vennero dopo) ma Atene e i luoghi storici.
Non parliamo di Salamina sulla cui isola volli mettere piede giusto per attraversare quel braccio di mare, ma pensavo che a Maratona, Platea, alle Termopili ci potesse essere qualche rilevante ricordo delle tre, fondamentali battaglie combattute per la libertà delle città greche ma, nella nostra ottica, per preservare l'Identità di tutte le terre occidentali minacciate dai persiani.
In effetti qualcosa c'era, ma a mio avviso per nulla degno dell'importanza storica di quelle battaglie.
Solo grazie all'indicazione di un pope ortodosso arrivammo ad una stele abbandonata che ricordava gli opliti ateniesi caduti a Maratona.
A Platea trovai solo l'iscrizione che citava la battaglia, su una fontanella di paese.
Qualcosa in più alle Termopili, dove c'è una statua di Leonida che quasi non si riesce (o riusciva) a fotografere a causa dei fili elettrici che rovinavano l'inquadratura.
Forse, dopo quasi quarant'anni, anche i Greci avranno cercato di valorizzare quei luoghi storici.
O forse siamo rimasti in pochi a sentire vibrare cuore e mente nel ricordo degli eventi che hanno consentito si sviluppasse la nostra Civiltà.