Sta di fatto che dopo una settimana altalenante, ieri ero quasi afono e oggi ho il classico “naso che cola”.
Spero passi presto, perché la prossima settimana si annuncia piena di scadenze personali.
Così, mentre aspetto le 18 per guardarmi il Bologna a Genova contro la Sampdoria (sperando che il risultato non mi faccia schizzare in alto il mercurio del termometro) e poiché gli occhi si rifiutano di leggere, scrivo, tanto per ravvivare il blog.
Claudio, tempo fa, ci suggerì un autore svedese che, prima di morire, ha scritto una trilogia (Millennium) piacevole (anche se ribadisco che il secondo e terzo libro sono notevolmente inferiori rispetto al primo) giudizio evidentemente diffuso se ancora oggi alla libreria Mondadori (sì, io vado lì, certo non regalo i miei soldi a Feltrinelli o alla Coop per finanziare “il nemico” :-) tutti e tre i romanzi sono tra i più venduti.
Non conoscevo la letteratura gialla scandinava, così ho pensato bene di approfondire e sono giunto, quasi subito, a Henning Mankell, autore di numerosi romanzi gialli e, soprattutto, “papà” del Commissario Wallander.
I gialli sono fatti bene, la trama esiste ed è ben congegnata, le due ore o più che si impiegano a leggerli sono ben spese, ma …
Ma anche Mankell ed anche un’altra autrice, questa volta norvegese, di cui non ricordo il nome, mi danno una strana sensazione.
La mia impressione è che, con tutti i condizionamenti, con tutti i tabù di cui la società scandinava sembra essere pervasa, stiamo leggendo letteratura decadente.
Letteratura, sia pur gialla, di nazioni ormai svuotate da ogni linfa vitale.
Tutti i personaggi sono complessi, introspettivi, hanno una sequela di problematiche, anche personali, che difficilmente li immagino ridere, divertirsi e poi andare a dormire soddisfatti.
Da appassionato di fantascienza non faccio fatica a paragonare queste ambientazioni e quelle di alcuni film in cui i “nostri” arrivano su un pianeta con menti “superiori” che però hanno perso ogni interesse alla vita, perché tutto è regolato, tutto è perfetto, tutto funziona, ma manca un dato fondamentale: la vita.
Beh … per fortuna che nei gialli, anche in quelli scandinavi, ci sono gli assassini che, almeno, un po’ di sentimento lo provocano.
Ma anche gli assassini sono complicati, sembra quasi che non sia interamente colpa loro ma di una infanzia sfigata, di una violenza subita, di qualche incidente che li ha portati ad odiare l’umanità.
In parole povere.
Trame avvincenti, ma se rappresentano lo specchio della società scandinava e, in prospettiva, quella della nostra società occidentale, aspettiamoci di estinguerci presto e di essere sottomessi da popoli più energici e con maggiore vitalità.
E se così fosse, se non arriviamo a reagire per tornare alle grandi passioni, ce lo meriteremmo.