domenica 30 maggio 2021

Totoallenatori

Mihailovic andrà alla Lazio o resterà al Bologna ?

E se andasse via, chi potrebbe prendere il suo posto ?

Siamo arrivati al momento del totoallenatore.

Come ogni anno, finito il campionato, si spera che il Bologna riesca, per una volta nella vita, ad azzeccare una buona campagna acquisti, ma prima di tutto deve avere un condottiero in panchina.

Io preferirei restasse Mihailovic, che ha gli attributi per tenere in riga una squadra di ragazzini il cui rischio maggiore è quello di perdersi per troppa autoreferenzialità.

Solo un allenatore di polso può gestire una squadra formata in gran parte di ventenni.

Ma se Mihailovic dovesse fare la scelta (logica, per i suoi trascorsi e per il tipo di squadra che può mettere in campo) della Lazio, allora Saputo (i suoi referenti a Bologna) dovrà scegliere l'allenatore adatto.

E, per me, sarebbe Claudio Ranieri, che ha ben diretto la Sampdoria, che ha vinto la Premier con il Leicester e che ha polso e capacità di gestire anche lo spogliatoio più turbolento.

Tra i nomi che si fanno, spero non emergano i Mazzarri (un perdente ovunque e in cerca di riscatto dopo l'ultimo esonero a Torino), i Di Francesco e De Rossi (una autentica incognita, ma abbiamo già dato con Pippo Inzaghi).

Vale comunque per i dirigenti del Bologna il famoso titolo del Sole 24 ore di dieci anni fa: fate presto !

Perchè le altre squadre già fanno mercato ed hanno il loro condottiero.

domenica 23 maggio 2021

La Storia che ispira

Mi piace annotare che sembra vi sia un risveglio di interesse per la Storia Romana.

Nel giro di un paio di anni, in televisione, sono stati trasmessi almeno tre (più uno) sceneggiati (come li chiamavamo una volta) su Roma.

Dal complesso "Rome" che attraversa un periodo a cavallo della ascesa e morte di Cesare, a Romulus (gli albori, ancor prima di Romolo e Remo), fino alla recentissima Domina, impostato sulla figura di Livia Drusilla Claudia, seconda moglie di Ottaviano Augusto e madre di Tiberio.

Il "più uno" è Spartaco", l'ennesima riproposizione, sempre e sistematicamente in chiave antiromana, della rivolta degli schiavi schiacciata da Crasso e Pompeo.

Non solo sceneggiati, anche romanzi ambientati a Roma, dai gialli della bolognese Danila Comastri Montanari che narrano le inchieste del ricchissimo patrizio Publio Aurelio Stazio, amico dell'Imperatore Claudio, a quelli di Lindsay Davis centrate su un investigatore popolano e spiantato, Falco, amico del futuro imperatore Tito, figlio dell'Imperatore Vespasiano.

Fino all'ultimo, un romanzo di 720 pagine, scritto a due mani da Stefano De Bellis e Edgardo Fiorillo "Il diritto dei lupi", con un Cicerone 26enne, ambientato ai tempi di Lucio Cornelio Silla e con la trovata di una doppia storia, per due vicende che, alla fine, si congiungono.

E in libreria vedo molti altri testi, nel reparto "romanzo storici", di autori italiani e stranieri che vengono ambientati nella Roma classica.

Così come vedo con piacere un bel numero di romanzi storici ambientati tra il 1300 e il 1700 nella Venezia della Serenissima Repubblica, una pagina di Storia che, idealmente, segue per importanza quella di Roma e che viene colpevolmente sottostimata, quando non ignorata.

La Serenissima ebbe un ruolo fondamentale nella difesa della Civiltà, divenendo presto l'unico baluardo contro l'espansionismo musulmano, oltre ad aver dato vita alla prima repubblica moderna fondata sul commercio e non sugli eserciti, la cui importanza, peraltro, fu resa esplicita dalla fine di Venezia, conquistata da Napoleone e da questi ceduta all'Impero austriaco.

A dimostrazione che i Romani del "si vis pacem, para bellum", avevano perfettamente ragione.

domenica 16 maggio 2021

L'antifurto e la postura sui monopattini

Con il tentativo del bel tempo di prendere possesso del nostro clima, stanno apparendo nuovamente i famigerati monopattini.

Guardando la postura di chi li "cavalca", dritti e impettiti come se fossero issati su un manico da scopa, mi ha fatto venire in mente il filmato che segue, nel quale viene esposto un originale sistema antifurto delle biciclette ... 😈



domenica 9 maggio 2021

Dante, non solo Commedia e sonetti

Le celebrazioni in tono minore del settimo centenario della morte di Dante Alighieri, hanno visto un florilegio di saggi dedicati a quello che viene chiamato Sommo Poeta.

Noi che abbiamo fatto il classico, ben conosciamo la rilevanza che, almeno negli studi degli anni settanta, era attribuita all'Alighieri, ma temo che nel programma si sia saltato qualcosa che renderebbe molto più umana e vicina a noi, la figura del Dante poeta, filosofo e politico.

Grazie al saggio di Marcello Veneziani "Dante, nostro padre", mi è "scattata" la voglia di prendere in mano quelle opere che, nel corso degli studi, abbiamo solo conosciuto per titolo e di cui, forse, abbiamo letto una o due paginette, dal Convivio, al De vulgari eloquentia fino alla Monarchia.

Dopo tanta Commedia e qualche sonetto, il Dante scrittore in prosa è una scoperta.

Ce n'è per tutti i gusti, come il trattato del Convivio (noiosetto) o il Monarchia (che potrebbe essere un manuale di politica del Trecento).

Ma qui mi piace citare una piccola parte del De vulgari eloquentia, mi piace da bolognese e mi meraviglio che, nel più importante liceo classico di Bologna, non ricordo traccia di questa citazione.

Per Dante il volgare più armonioso non è, come si pensa, il toscano o fiorentino che, anzi, smonta con poche, sprezzanti parole, ma il bolognese:

Libro I, capitolo XV, paragrafi 2 e 3
 
"2    Diciamo allora che forse non giudicano male quanti affermano che i Bolognesi parlano la lingua più bella di tutte, dato che essi assumono nel proprio volgare qualche elemento da quanti li circondano, Imolesi, Ferraresi e Modenesi: operazione che a quanto supponiamo compie chiunque nei confronti dei propri vicini, come mostrò Sordello per la sua Mantova, confinante con Cremona, Brescia a Verona: il quale, da quell'uomo di alta eloquenza che era, abbandonò il volgare della sua patria non solo in poesia ma in qualunque forma di espressione.
 
3    Ed è così che gli abitanti della città suddetta prendono dagli Imolesi il morbido e il molle, e invece dai Ferraresi a dai Modenesi una certa chioccia asprezza che è propria dei Lombardi e che crediamo sia rimasta agli abitanti della regione in seguito alla mescolanza con gli stranieri Longobardi.
".