domenica 28 luglio 2019

Whatsapp

Venendo sollecitato da più parti, anche da alcuni del nostro piccolo microcosmo, di scaricare sul cellulare "almeno" whatsapp, ho approfittato di questi giorni di vacanza per leggere qualcosa sul prodotto.
Ho anche provato i primi passi per scaricarlo e, alla fine, ho deciso, ancora una volta, di non farlo entrare nella mia vita.
Sono venuto infatti a sapere che, una volta completata l'intallazione dell'applicazione, tutti quelli che sul loro cellulare hanno il mio numero di telefono avrebbero saputo che ero raggiungibile con tale sistema.
Non solo, ma ad un certo punto dell'intallazione mi si chiede di prestare il consenso, da parte dell'applicazione, ad entrare nella rubrica ed a individuare la località in cui mi trovo.
Lì mi sono fermato, ho negato il consenso e rinunciato a proseguire con l'intallazione.
Il metodo della perenne connessione non mi piace.
Il telefono serve per comunicare le questioni essenziali, non le cavolate, tipo la fotografia del piatto di tortellini che fra poco andrò a mangiare in una trattoria dell'appennino modenese.
Moltiplicando il piatto di tortellini per il numero di "contatti" (anche se spero non tutti così vacui") non ci sarebbe pace e sarei continuamente obbligato a rispondere, visto che io sono rimasto alla buona educazione di rispondere a chi mi chiama.
Ho, invece, scaricato le applicazioni per le due caselle di posta elettronica che ho in dotazione (una storica che conservo perché collegata a vari servizi e l'altra piu recente e pratica).
La e mail mi sembra qualcosa di più riservato, mirato, che richiede un uso più discreto e individualizzato.
Come l'sms.
Credo non sia male ripensare alla frenesia social e rivalutare i momenti di gratificante solitudine e riflessione, che aiutano anche a rallentare un ritmo altrimenti frenetico, alimentato anche dall'ossessione dell'esserci".
Molto meglio "essere" che "esserci".

sabato 20 luglio 2019

Il mio "allunaggio"

Cinquant'anni sono tanti, mezzo secolo, tante vite vissute e tanti eventi, belli e tragici da ricordare.
Cinquanta anni fa il Lem si fermava, più o meno dolcemente, sul suolo lunare e dopo sei ore il primo uomo calpestò la superficie del nostro satellite, rendendo possibile quel che fino ad allora era solo stato opera della fantasia.
Come tutti gli anni ero invacanza in montagna con i miei genitori, anche  se quel 1969 cambiammo località proprio per poter guardare la conquista della Luna.
Di quella nottata ricordo poco, le chiacchiere torrenziali di Tito Stagno e Ruggero Orlando, sconosciuti film di fantascienza trasmessi ad hoc, il fumo della sala, mio padre che mi sveglia (mi ero addormentato su una poltrona) per dirmi che stavano scendendo dal Lem.
Era l'alba del 21 luglio in Italia, sognavamo fosse l'alba della conquista dello spazio.
Invece ci siamo dovuti accontentare delle finzioni letterarie e cinematografiche, la Luna è rimasta nel suo splendido isolamento,niente "base lunare alfa", niente esplorazione "là dove nessun uomo è mai giunto prima".
Colpa nostra, risucchiati dalle tante paturnie "sociali" e dalle teorie complottiste che volevano farci credere che l'Uomo non avesse mai messo piede sulla Luna.
Vedo, però, con piacere, dalle tante iniziative assunte per celebrare questi cinquant'anni, che una fiammella dello spirito di Ulisse è rimasta in questa umanità distratta da finti profeti della bontà e dalle innovazioni tecnologiche che ci rendono sempre più soli.
Quella fiamma deve essere coltivata e potrà diventare un incendio incontenibile se si avrà il coraggio di tornare ad alzare la testa e partire verso lo spazio, con tutti i rischi del caso, ma regalandoci un nuovo Sogno per cui valga la pena di rischiare .
Si torni sulla Luna e si provi a mandare spedizioni oltre la Luna.
Si costruisca una base permanente sulla Luna, saranno soldi spesi bene comunque.
Il nostro destino non può che essere quello di superare le Colonne d'Ercole, sulla terra, sul mare e nello spazio.
 
 
 
 

domenica 14 luglio 2019

La "reconquista" della Luna

Fra una settimana celebreremo il cinquantesimo anniversario della "conquista" della Luna.
Una conquista di genere particolare, perché l'Uomo sbarcò sulla Luna, tornò a casa e continuò a guardarla dalla Terra.
Ben altre speranze, sogni, immaginazioni, mossero quelle tremule immagini in bianco e nero che ci inantarono, noi tredicenni, all'alba del 21 luglio 1969.
Il coraggio di provarci, lasciò il posto a gretti calcoli da ragionieri e a miopi visioni circoscritte al massimo al giorno dopo.
Ci sarebbe voluto lo stesso spirito dei Cortes, dei Cecil Rhodes, della Mayflower, di Ulisse e invece prevalse quello dei  don Abbondio.
Oggi, però, si assiste ad un rinnovato interesse, nuovi progetti, nuove scadenze (si parla del 2024) per tornare sulla Luna e restarci, magari con quella "base Alfa" che sa tanto di Spazio 1999, ma che, unica, potrà condurci "là dove nessun Uomo è mai giunto prima".

domenica 7 luglio 2019

Il Big One

I due forti (più del "nostro" del 2012) terremoti nel sud della California, hanno riaperto i canali per scrivere e parlare del Big One, il mitico sconvolgimento che, facendo leva sulla faglia di Sant'Andrea, dovrebbe spaccarein due la California.
La letteratura, soprattutto cinematografica, si è esercitata con molteplici visioni del Big One, tutte gradevoli alla visione anche se alcune sono decisamente infantili.
Sembra però che l'evento, anzi, l'Evento, debba accadere e questa mattina ho letto "entro il 2030".
Magari in diretta televisiva via satellite.
Nell'attesa godiamoci le immaginarie scene dei film, per la realtà possiamo aspettare.