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Con la missione di Atlantis STS 135, attualmente in corso, si chiude l’era degli Space Shuttle, esattamente a 30 anni dal suo inizio (12 aprile 1981)
Lo Shuttle ha rappresentato un’evoluzione fondamentale nell’astronautica, in quanto si è passati dalle più o meno rudimentali capsule a perdere installate nell’ogiva di un missile ad un’astronave vera e propria, interamente riutilizzabile: insomma, un mezzo di trasporto con la stessa identica dignità di tutti gli altri mezzi di trasporto costruiti dall’uomo per muoversi sulla superficie terrestre e sull’acqua, nell’aria e sotto l’acqua….
La storia dei mezzi di trasporto è caratterizzata dalla continua, costante evoluzione della macchina, sempre più perfetta, efficace e sofisticata; non si è mai verificata nemmeno una stasi, una battuta d’arresto nello sviluppo tecnologico, figuriamoci addirittura un’involuzione !!
Invece è esattamente quello che succedendo in campo spaziale.
L’amministrazione Obama è in pieno marasma per quanto riguarda il settore spaziale: senza idee, senza programmi, senza lo straccio di un piano concreto e credibile per il futuro.
Ad essere sinceri non è tutta colpa di Obama: il danno lo aveva già fatto l’amministrazione Bush quando decise di abbandonare il programma Shuttle (era prevista la costruzione degli shuttle di nuova generazione, i c.d. “Shuttle-C”) per tornare ai razzi a perdere con le capsule nell’ogiva: un salto all’indietro di ben 40 anni !!
Ma almeno, nelle intenzioni di Bush c’era il ritorno sulla Luna: il nuovo programma spaziale varato dalla sua amministrazione, denominato “Constellation” prevedeva la costruzione di razzi e capsule del tutto simili ai mitici “Saturno” e “Apollo” per poter tornare sul ns.satellite (cosa che lo shuttle non era in grado di fare)..
Purtroppo però il programma era partito male, con finanziamenti troppo scarsi per un obiettivo così ambizioso e poi il fatto di abbandonare la sofisticata tecnologia degli Shuttle per tornare indietro di 40 anni era piaciuto a pochi: c’era poco entusiasmo (e tante critiche) negli ambienti della Nasa..
Così, all’arrivo di Obama, la Nasa era già in piena crisi: di idee e di finanziamenti.
A questo punto sarebbe stata necessaria una decisione politica forte e vigorosa per lanciare definitivamente il programma verso il suo ambizioso obiettivo, proprio come fece Kennedy nel suo famoso discorso nel 1961 quando annunciò la decisione di andare sulla Luna.
Ma non siamo più negli anni ’60, è tramontata da un pezzo l’entusiastica, positivista fiducia nei progressi della tecnologia che caratterizzava quel decennio, non c’è più la guerra fredda, non c’è più l’URSS con cui competere, non c’è più Kennedy.
C’è soltanto un’amministrazione senza più idee, in pieno marasma, con ben altre priorità che non l’esplorazione spaziale.
Tutti i programmi spaziali prima o poi finiscono, ma vengono sempre sostituiti da nuovi programmi più ambiziosi ed evoluti:
dopo la capsule Mercury ci furono le Gemini, dopo le Gemini gli Apollo, dopo gli Apollo gli Shuttle (e la Stazione Spaziale), ma dopo gli Shuttle non c’è più nulla.
Di fatto il programma spaziale americano “manned” (da non confondere con l’”unmanned” che –almeno quello- gode ancora di ottima salute) sembra virtualmente cessato.
O meglio, è cessato quello pubblico, governativo: d’ora in poi lo sviluppo del programma, anche se sempre sotto la supervisione della Nasa, è demandato ai privati
Sono da tempo già nate numerose agenzie spaziali private, che, esattamente come le compagnie aeree, si occuperanno del trasporto di persone e materiali da e per la stazione spaziale.
Contrariamente alle compagnie aeree, però, queste nuove agenzie progettano, sviluppano e costruiscono anche le proprie navi spaziali.
E’ questa l’unica speranza che ci rimane per lo sviluppo futuro dell’astronautica “manned”.
Ma i privati sono ancora agli inizi, bisogna di fatto ricominciare la storia dell’astronautica da capo; passeranno molti anni prima che possano raggiungere un livello paragonabile a quello della Nasa dell’era Shuttle.
E poi i privati debbono rigorosamente rispondere ad una logica commerciale, di profitti e perdite: debbono avere dei ritorni economici, non possono certo permettersi bilanci in perdita per periodo troppo lunghi.
Così, addio sogni ambiziosi, addio ritorno sulla Luna (per non parlare di Marte): tutto quello che ci si aspetta è continuare a viaggiare in orbita bassa e sarà già un miracolo se la stessa ISS (la Stazione Spaziale) riuscirà a sopravvivere senza quella manutenzione che soltanto un veicolo come lo Shuttle poteva permettere.
Sembra quasi di essere tornati all’era dello Sputnik, ma senza i sogni, le speranze e la fiducia di quegli anni.