martedì 28 giugno 2016

Bud Spencer

Il 27 gennaio 1971 eravamo poco più che tredicenni, con Pietro che quel giorno ne compiva 14 e per festeggiare andammo al cinema.
Eravamo in quattro o cinque, c'era sicuramente anche Claudio e decidemmo per un western.
Sul giornale avevamo letto di un nuovo film "Lo chiamavano Trinità".
All'Arlecchino.
O era l'Arcobaleno ?
Fatto sta che la madre di Pietro ci accompagnò al cinema prescelto, pieno di locandine di donne discinte.
La mamma di Pietro, con grande aplomb, ci domandò: ma siete sicuri di voler vedere questo film.
Noi ci guardammo e dicemmo che no, non era quello che avevamo scelto: mi ero sbagliato, era l'altro cinema.
Infatti andammo là di volata e ci immergemmo nella sala dove le luci si stavano spegnendo.
Un western, comico.
Bellissimo.
Tornammo anche a vedere "Continuavano a chiamarlo Trinità" e poi "Altrimenti ci arrabbiamo" e tutti gli altri.
Il gigante buono, che voleva essere ladro di cavalli, nella parte di Bambino, la "mano sinistra del Diavolo",  ma a forza di pugni rendeva giustizia e divorava piatti di fagioli come una leccornia inarrivabile, era Carlo Pedersoli, Bud Spencer, che da ieri cavalca nelle praterie del cielo.
In un'epoca in cui attori e, in genere, tanti uomini dello spettacolo sono pessimi esempi anche e soprattutto quando si atteggiano a guide del popolo, i film di Bud Spencer (e Terence Hill) senza avere la pretesa di insegnare nulla a nessuno, ci facevano passare (e continuano a farci passare) due ore spensierate, in allegria e iniettando una forte dose di ottimismo e di buon umore.
Se siamo quelli che siamo oggi, a sessanta anni, lo dobbiamo anche ai suoi film, le cui colonne sonore, senza quelle pretese intellettualoidi che tanti presunti "artisti" millantano, hanno scandito parte della nostra adolescenza.

domenica 26 giugno 2016

Uscirne si può !

Comunque la si pensi, la lezione c'è stata.
Di democrazia.
Ridicoli, adesso, quelli che vorrebbero ripetere il voto che, a parti invertite, avrebbero dileggiato e insultato se una proposta identica fosse arrivata dall'altra parte.
Possiamo anche discutere di democrazia, se sia lo strumento migliore per amministrare una comunità.
Ma lo si faccia PRIMA, non dopo come alcuni pseudo intellettuali e vecchi tromboni della politica che hanno espresso riserve sul fatto che il Popolo venga chiamato al voto su "certe" questioni (e che, dovrebbero decidere loro per tutti ? E su quali basi ?).
La borsa ha perso oltre il 12%.
Neanche dopo l'11 settembre o dopo Lehman.
Chi ha risparmi può, con juicio, cominciare ad acquistare visti i prezzi stracciati di socieà con fondamentali importanti.
Magari aspetti l'esito del voto spagnolo ...
E poi voglio votare anch'io, dentro o fuori.

domenica 19 giugno 2016

Inni Nazionali

Con i campionati europei, torna la bella usanza di suonare gli Inni Nazionali.
Sono un po' la rappresentazione dell'animo di un popolo e il modo in cui vengono suonati anche di come vedono quel popolo i musicisti.
Ci sono inni "potenti" che interpretano la vocazione imperiale del popolo, come gli inni britannico, spagnolo e tedesco e anche quello russo che, come noto, ha la stessa colonna sonora di quello precedente sovietico, con parole differenti.
Poi ci sono inni come quello francese che dipinge, secondo me, perfettamente un popolo sbruffone, guascone scriverebbe Dumas, che si inventa Asterix per dimenticare di essere stato soggiogato dai Romani.
Ci sono quindi innni tristi, praticamente tutti quelli del nord europa, svedesi, danesi e, soprattutto, quello islandese, che ho ascoltato ieri prima della partita con l'Ungheria e che sembra una marcia funebre.
Non tale, però, da arrivare ad un autentico lamento che è l'inno israeliano.
E il nostro ?
Per cinquanta anni provvisorio, scelto in sostituzione della ben più solenne Marcia Reale come compromesso tra chi propendeva per la marzialità di Verdi e l'irredentismo della Leggenda del Piave (che, personalmente, avrei preferito), dipende molto da come viene suonato.
Le trasmissioni radiofoniche, da alcuni anni, iniziano alle sei del mattino (orario convenzionale, perhè in realtà le trasmissioni non si interrompono mai e già prima delle sei c'è la rassegna stampa e il gr delle 5,30) con l'Inno di Mameli.
Per un paio di anni l'Inno era suonato sotto la direzione e nell'interpretazione di Allevi, poi sostituito dalla versione suonata dalla Filarmonica di Berlino sotto la direzione di Abbado.
A me ispira molto di più il primo, più solenne, lento e significativo.
La versione di Abbado somiglia molto ad una tarantella e già mi sembra di vedere il nostro esercito marciare come tanti burattini dinoccolati alla Totò, che è poi, probabbilmente, come ci vedono i tedechi.
Poi vediamo lo spirito di squadra mentre suonano gli Inni.
Apprezzo che, finalmente, i calciatori italiani cantano con partecipazione l'inno, come i calciatori di molte altre squadre.
Ho peraltro notato che nelle nazionali che hanno immesso numerosi stranieri, questi tacciono, guardandosi intorno, consci che quello NON è il loro inno, non li rappresenta.
Venerdì pomeriggio tutti gli svedesi cantavano compresi il loro inno, tranne il negretto Olsen e lo slavo Ibrahimovic.
Anche questo aspetto dovrebbe farci riflettere.

domenica 12 giugno 2016

E la chiamano estate ...

E' ancora presto per pensare che questi giorni piovosi rappresentino l' estate (peraltro non ancora iniziata) prossima ventura.
Però, dopo un inverno che lasciava presagire altro, questo clima che consente ancora di respirare e tenere le finestre aperte è molto, ma molto piacevole.
A meno che non si debba uscire sotto il temporale.
Spes ultima Dea, comunque.
Magari avremo un'estate mite ...

domenica 5 giugno 2016

Ruit hora

Ci fu un periodo in cui conoscevo almeno due / tre candidati al consiglio comunale, provinciale e di quartiere per lista.
Oggi, prima di votare, ho dato un'occhiata alle liste e ho praticamente letto l'elenco del telefono, una lunga lista di sconosciuti.
Sì, qualche sopravvissuto che, ancora, insiste (e che, limitatamente alle liste da me prescelte, ovviamente, ho votato per solidarietà generazionale) c'è, ma mi ha fatto una certa impressione vedere un elenco di ragazzini nati negli anni ottanta e persino novanta.
Ci sarà da fidarsi ?
La mia esperienza mi dice che i più giovani hanno una preparazione culturale ... diciamo ... diversa.
Citazioni letterarie, eventi, episodi storici, sono spesso sconosciuti (lo vedo dall'espressione atona che fanno quando provo a richiamare qualcosa di un po' più concettuale di Facebook o di Twitter) e mi domando come possano adeguatamente dare spessore a quello che è, prima di tutto, un impegno ideale che necessita di un retroterra culturale e di Valori.
Probabilmente era quello che hanno sempre pensato quelli per i quali i venti anni erano già abbondantemente alle spalle, quindi non vale la pena di porsi il dubbio.
Comunque sia, l'Umanità è sempre andata avanti e dalle peggiori situazioni si è sempre ripresa.
Si riprenderà anche questa volta, magari soffrendo e patendo più che altre volte, ma si riprenderà.