Noi Italiani non siamo secondi a nessuno nel produrre programmi televisivi interessanti, anche se la globalizzazione ha colpito anche da noi, peggiorando drasticamente la qualità della nostra produzione televisiva, si quella informativa che quella di svago e divertimento.
Così da anni non guardo più gli sceneggiati italiani, per vari motivi ma, in particolare, perchè hanno perso la compostezza, la dizione, la chiarezza nella recitazione che avevano inizialmente, mutuando da quelli americani una propensione all'ansiogeno e da quelli francesi una scenografia scura.
C'è, però, una alternativa ed è data da quella miniera di piccoli gioielli che è Rai Play, con le sue Teche.
In questi giorni mi sono guardato nuovamente "Lungo il fiume e sull'acqua", uno sceneggiato giallo del 1975, tratto da una idea di Francis Durbridge, a quei tempi molto in auge.
Un prodotto tutto italiano, pur se ambientato in Inghilterra, con bravissimi attori italiani di teatro (Renato De Carmine, Giampiero Albertini, Sergio Fantoni, Laura Belli, Nicoletta Machiavelli) che avevano una dizione perfetta, senza inflessioni dialettali e con una pronuncia chiare di ogni singola parola.
E' uno sceneggiato che, anche oggi, è piacevole da guardare, con una trama ingegnosa, avvincente e il classico dipanarsi della vicenda, nei tempi resi necessari da un prodotto che prevedeva di occupare cinque serate.
Sarà nostalgia, la mia ?
Certo è che con gli sceneggiati del passato (ho adesso in lista "Un certo Harry Brent") non devo sforzarmi a capire i bisbiglii della recitazione odierna, anche coperta dal rumore ambientali, voluto per dare l'impressione di realtà, ma che è solo un disturbo creato ad arte forse per coprire il vuoto di tante frasi che il copione fa dire agli attori.