domenica 25 dicembre 2011




Ci sono parole che fan vivere / E sono parole innocenti / La parola calore la parola fiducia / Giustizia amore e la parola libertà / La parola figlio e la parola gentilezza / Certi nomi di fiori certi nomi di frutti / La parola coraggio la parola scoprire / E la parola fratello e la parola compagno / E certi nomi di luoghi e paesi / E certi nomi di donne e d' amici.
(Paul Eluard)


A tutti, il mio BUON NATALE!

sabato 24 dicembre 2011

Buon Natale

Come ci ha, con la consueta precisione ed arguzia illustrato Massimo, da anni ed anni non abbiamo un bianco Natale.
In compenso questo Natale è l’ultimo prima di un anno al verde … ;-)
Quindi spero che tutti noi lo si possa godere al meglio, con i propri affetti, ricordi e speranze.
Poi il 2012, l’anno dei Maya …, sarà quel che sarà.
Magari non sarà così brutto come lo dipingono.
Buon Natale !

mercoledì 21 dicembre 2011

Il Natale e la neve




Accolgo l'invito di Claudio per un post di argomento meteo sul Natale:


...


Natale con la neve: è il sogno un po’ di tutti: anche quelli che odiano la neve la accettano per un solo giorno all’anno: il Natale.
Sarà colpa della pubblicità sempre più ossessionante, delle cartoline natalizie e soprattutto dei film ambientati nel periodo natalizio (tutti immancabilmente pieni di neve), ma Natale senza la dama bianca non sembra neppure un Natale.
Eppure avere un Natale con la neve sembra una maledizione per noi.
Da noi in inverno nevica, l’inverno padano è molto simile, quasi uguale a quello dell’Europa Centrale (e molto più freddo, ad esempio, dell’inverno tipico dell’Europa occidentale atlantica), in ogni altra ricorrenza invernale (che so, Capodanno, Befana, S.Antonio,ecc.) i ricordi di nevicate antiche o recenti si sprecano, ma il Natale fa eccezione.
Sembra proprio che il dio della meteo abbia deciso che in Italia, anzi in Pianura Padana, anzi in Emilia-Romagna può nevicare indifferentemente in qualsiasi giorno dell’inverno, tranne che per Natale.
L’ultima nevicata natalizia vera risale all’ormai lontano 1963.
Grande inverno quell’inverno, col Bologna F.C. lanciato verso lo scudetto, con una nevicata epocale di più di 60 cm. fra il 14 e il 18 dicembre ed il bis, di ulteriori 30 cm. proprio fra il 24 e il 25.
Dopo di allora, però, più nulla.
A dire il vero nel 1984 nevicò la mattina del 24, ma si trattò solo di una spolverata ed entro sera la neve era già sciolta.
Nel 1990 cadde qualche fiocco di neve addirittura nelle prime ore della mattina del 25, quando era ancora buio, ma fu veramente ben poca roba e praticamente non attaccò.
Nel 1991 ci fu una bella nevicata di qualche centimetro il 23/12, ma era l’antivigilia: non la si può considerare una nevicata natalizia.
Per il resto, nient’altro.
E dire che tutte le altre ricorrenze delle feste natalizie sono sempre state generose di neve.
Qualche esempio ?
Per Santo Stefano ci furono almeno tre ottime nevicate di svariati centimetri nel 1980-1993-2001
Il 31 gennaio nevicò nel 1973, nel 1979 (immensa quella nevicata di quasi 40 cm.), nel 1985 (spolverata), ed ancora nel 1995 e 1996
Per Capodanno abbiamo le grandi nevicate del 1971 e 1979 (anche se, a dire il vero, iniziarono nella serata del giorno 1) e quelle più recenti del 1994 , 2006 e 2009

Ed infine, la Befana: generosissima di neve (la cagadeinna d’la vecia, si diceva una volta): inutile fare l’elenco.
E allora perché S.Stefano,S.Silvestro,Capodanno,Befana sì e Natale no ??
Mistero.
E pensare che coloro che probabilmente hanno inventato il Natale con la neve, vale a dire gli Americani, la neve natalizia ce l’hanno immancabilmente tutti gli anni.
E non è che il loro clima sia poi così diverso dal nostro: certo, molti stati degli USA d’inverno sono delle autentiche ghiacciaie, ma in moltissimi altri (tutti gli stati del sud) l’inverno è molto più caldo che da noi, ma la neve a Natale non manca mai.
Un esempio ? Pochi anni fa, nel 2004 a Brownsville, la città più meridionale del Texas, ai confini col Messico, a soli 25,5° di latitudine nord, ci fu una eccezionale nevicata di quasi 20 cm. proprio la notte di Natale.
La neve in quei posti (oltretutto sul livello del mare, bagnati dalle calde acque del Golfo del Messico) è rarissima, con tempi di ritorno addirittura secolari (nella vicina Galveston, dove caddero 11 cm, era dal 1895 che non nevicava così).
Quindi un evento che succede una sola volta in un secolo quando sceglie di capitare ?
Ma la notte di Natale, perbacco !
Forse la differenza con noi è tutta qui.

domenica 11 dicembre 2011

Così si gioca solo in Paradiso

Esagero, ovviamente, perchè il Paradiso appartiene a quella squadra che abbiamo amato da bambini e di cui tutti noi ricordiamo la felicità che ci regalò quel 7 giugno 1964 conquistando lo scudetto, l'ultimo, contro l'Inter (che "odio" dalla nascita :-) nello spareggio di Roma.
Però era da tempo che non vedevo un Bologna così tonico, concentrato, ben messo in campo.
Anche giovedì sera, contro la Juventus (che "odio" dalla maggiore età :-), le "riserve" avevano disputato una partita eccellente, ma il campionato è un'altra cosa.
Il Milan (che mi è simpatico da sempre a parte il periodo di Benetti dopo che spaccò Liguori) ha un organico e una struttura societaria di gran lunga superiore al Bologna.
Eppure abbiamo giocato alla pari.
Tutti bravi, ma permettetemi di sottolineare la prova di Crespo e Raggi che dopo aver giocato 120 minuti più recupero giovedì sera, hanno sopportato altri 96 minuti senza sbavature.
Finalmente una bella partita con il Bologna protagonista.
Se Pioli saprà tenere concentrati i calciatori anche con le "piccole", potremmo anche cambiare le prospettive funebri di qualche commento addietro (vero, Claudio ? :-).

martedì 6 dicembre 2011

La stagione degli auguri

Quasi in contemporanea con l'apertura della stagione sciistica (che oggi vedo un po' a rischio visto che la neve non si vede) inizia la stagione degli auguri.
Le “luminarie” sono state accese a Bologna il 25 novembre e il clima natalizio, di questo come di tutti i dicembre che io ricordi, già pervade anche il frettoloso e indaffarato passante.
E' un rito, quindi, non di maniera, bensì sincero, quello di iniziare il “nostro” periodo degli auguri con Valeria, perchè come il Natale, anche il compleanno, quando arriva, arriva.
Buon compleanno, Valeria :-)

giovedì 1 dicembre 2011

Un nuovo pc

Cari compagni sono veramente emozionato perché sto usando per la prima volta il mio nuovo I mac appena acquistato e sto pubblicando questo post usando ovviamente "safari" e non il solito Explorer. Vi terrò informati come funziona........... a presto

giovedì 17 novembre 2011

Mi dispiace molto aver offeso la sensibilità di qualcuno con il mio ultimo intervento. Non era assolutamente mia intenzione; se lo rileggete viene espressa un'opinione che può anche non essere condivisa ed infatti è stata criticata da chi non era d'accordo. Per rifarmi vi mando un link
http://corrierealpi.gelocal.it/cronaca/2011/11/17/news/cacciatori-in-manette-sono-stati-sorpresi-col-fucile-artigianale-1.1678122

Ciao

lunedì 14 novembre 2011

Questo blog è una potenza

"Perchè i marciapiedi, dove ci sono, non sono curati (veggasi davanti all'Istituto per ciechi Cavazza !!!) ?"

Questa mattina, passando per via Castiglione, davanti al Cavazza, ho constatato che un piccolo tratto di marciapiede era stato asfaltato.
In serata un altro piccolo tratto.
Se continuano così e riparano tutto il marciapiede il prossimo obiettivo saranno i "portoghesi" che circolano negli autobus a spese nostre ... :-)

18 novembre: tutto il marciapiede dalla porta a Pino è stato rifatto ... parola grossa ... hanno gettato asfalto, con la solita (pessima) tecnica di lasciare l'apertura in corrispondenza degli indicatori del percorso per ciechi. Con il risultato che pioggia, neve e ghiaccio li trasformeranno prima della prossima estate in buche. Ma intanto il marciapiede è praticabile.

sabato 12 novembre 2011

La Caduta

cari amici ho atteso per lungo tempo questo giorno poichè credo che sia un bene per il paese tutto. Ma ora che l'evento sta per compiersi in un momento tragico della nostra storia patria mi viene in mente questa favoletta che tutti conoscete ma che ripropongo per una riflessione:
Le rane, abituate a girare liberamente nei loro stagni, con gran chiasso domandarono a Giove un re che con la forza reprimesse la maniera sregolata di vivere. Il padre degli dèi rise e diede loro un piccolo travicello che, appena gettato, atterrì con il suo tonfo e con il movimento improvviso dell'acqua la pavida genia. Le rane rimasero immerse nel pantano per un bel pò di tempo; quand'ecco che una, senza fare rumore, tira su la testa dallo stagno e dopo avere esaminato il re, chiama fuori tutte le altre. Quelle, lasciato ogni timore, a gara si precipitano nuotando e in massa, sfacciatamente, saltano sopra il pezzo di legno. Dopo averlo insozzato con ogni tipo di oltraggio, inviarono un'ambasceria a Giove per avere un altro re, perché quello che era stato dato era una nullità.

Allora Giove mandò loro un serpente che con i suoi denti aguzzi cominciò ad afferrarle a una a una. Incapaci di difendersi, le rane cercano invano di sfuggire alla morte; la paura toglie loro la voce. Infine, di nascosto, affidano a Mercurio l'incarico di pregare Giove che le soccorra nella calamità. Ma il dio risponde: "Poiché non avete voluto sopportare il vostro bene, rassegnatevi a sopportare questo male". "Anche voi, cittadini", disse Esopo, "tollerate questo male, perché non ne venga uno maggiore".
Sarà contento il mio amico/collega Massimo

un saluto a tutti

sabato 5 novembre 2011

Perchè, Bologna ?


Bologna sarebbe una bellissima città.
Nonostante tutto è cominciata ad entrare nel circuito delle città d'arte e lo possiamo constatare tutti i giorni nel vedere il nostro centro storico meta di plotoni di turisti stranieri.
E allora ...
Perchè l'illuminazione pubblica periferica (tra l'altro dove non ci sono marciapiedi) viene spenta quando al mattino è ancora buio (intorno alle 6, alle 7 quando c'era l'ora legale) così che non si vedono le buche laterali visto che non viene curata la manutenzione delle strade ?
Perchè i marcipiedi, dove ci sono, non sono curati (veggasi davanti all'Istituto per ciechi Cavazza !!!) ?
Perchè rovinano una bella, larga via come Via Marconi, con corsie e pensilline per un civis che non vedrà mai la luce ?
Perchè la polizia municipale si limita alle multe contro gli automobilisti e motociclisti e non si vede mai un vigile urbano che interrompa l'abituale questua di una strana fauna che popola i vicoli del centro (tre volte in duecento metri ieri intorno alle 14 !!!) ?
Perchè chi, anche per motivi apparentemente nobilissimi, raccoglie firme e offerte deve importunare i passanti che, se vogliono firmare o donare, lo farebbero, in piena libertà, alla vista dei manifesti e del banchetto, mentre quando viene loro chiesto con arrogante insistenza vi si rifiutano giustamente ?
Perchè i proprietari di cani minuscoli usano guinzagli chilometrici, soprattutto nei portici affollati, tanto da far inciampare le persone e non chiedono neppure scusa, anzi sbuffano seccati quando devono avvolgere il guinzaglio per farci passare ?
Perchè se vado in un ufficio pubblico sento ogni dialetto (da Roma in giù) ma non quello bolognese ?
Perchè il quotidiano della nostra città deve essere costretto a pubblicare lettere come quella riprodotta (7 giugno 2011) e che trascrivo:
"“Possibile che una città così bella puzzi in modo vergognoso ? Ho soggiornato tre giorni a Bologna, tre giorni di nausea. E’ normale che per andare al museo civico, bellissimo, occorra tapparsi il naso ? Pipì ovunque, un odore terribile. Così anche in via Castiglione, via Ugo Bassi, via San Felice, E gente ubriaca, a petto nudo, anche fuori dell’Università (l’ho visitata al mattino). Vomito, spazzatura e soprattutto pipì in ogni angolo ... e le Torri pendenti di fianco a piazza Maggiore ? Allagate, che schifo ! E mendicanti ovunque ... ce n’è persino uno che va in giro, in centro, con un topo sul braccio ! Avete palazzi e chiese meravigliose, la più bella biblioteca che io abbia mai visto ma, detto tra noi, non ci tornerei.” ?

domenica 30 ottobre 2011

Spes ultima Dea

Il Bologna non entusiasma, gioca male, ma comincia ad avere fortuna.
Vincere due partite contro due concorrenti pur giocando peggio di loro per larga parte dell'incontro può dare morale.
La squadra è scadente, ma se i giocatori continueranno a dare il 100% delle loro capacità, forse riusciamo a trovarne tre peggio di noi.
Intanto essere in classifica davanti all'Inter ... non ha prezzo !!! :-)))

domenica 23 ottobre 2011

Pensiero laterale

Nei giorni scorsi ho partecipato ad un corso (aziendale) nel quale, tra altri aspetti, si è evocato il cosiddetto "pensiero laterale", cioè quel tipo di soluzione "fuori dalle righe" a volte necessaria per assumere decisioni.
Tra i vari momenti, anche la classica serie di indovinelli la cui soluzione andava individuata con il "pensiero laterale".
Il tutto era finalizzato a fornire un metodo o, almeno, degli spunti, ciò non toglie che vi siano anche dei testi divertenti e per me il più simpatico, la cui soluzione è stata peraltro individuata da quasi tutti, era questo:
"Un signore abita al decimo piano di un palazzo.
Tutti i giorni, quando esce di casa, prende l'ascensore al decimo piano e scende fino al pianterreno.
Quando invece rientra in casa, sale con l'ascensore dal pianterreno fino al settimo piano e sale il resto delle scale a piedi per raggiungere il suo appartamento.
Quel signore non è superstizioso, non è uno sportivo e odia salire le scale a piedi. Come mai allora si comporta cosi?".
Con internet la soluzione è facilissima, ma senza richiede un minimo di fantasia che, poi, altro non è che il "pensiero laterale" che, da che mondo è mondo, ha sempre consentito all'Umanità di darsi quella spinta in più per crescere che la sola razionalità non può dare.
Anche se poi la soluzione è logica.
E anche questa considerazione è una scelta di campo ...

P.S.: Per bieca scaramanzia non ho scritto sulla vittoria del Bologna contro il Novara. Spero di mantenere il "silenzio stampa" anche dopo la partita contro la Lazio di stasera e così via fino a maggio ...

domenica 9 ottobre 2011

Censimento:una inutile e costosa schedatura

Sono tornato dalla montagna ed ho cercato di compilare rapidamente il questionario sul web del censimento: il sito non è raggiungibile.
Così occupo il tempo che vi avrei dedicato, per scrivere due righe contro questa ennesima vessazione del Moloch stato verso i cittadini.
Leggo, infatti, che chi non compila il questionario è passibile di sanzione da 200 a 2000 (e spiccioli) euro.
Ma anche chi lo consegna "errato".
Ma come, non è ammesso l'errore ?
E poi leggo che devono compilarlo anche gli immigrati, ma solo quelli regolari, gli illegali no.
Così finisce a ramengo l'unica utilità di questa liturgia: individuare quanti e dove sono gli stranieri illegalmente residenti in Italia.
Una volta il questionario era compilato alla presenza di un incaricato che girava casa per casa in modo da compilare accuratamente lo stato della nazione.
Oggi, presumo per risparmiare, i questionari sono arrivati via posta e possono essere restituiti agli uffici postali o nei comuni, ma anche compilati via web (se il sito funzionasse ...).
Ma a leggere le domande, l'impressione è che tutti, ma prorpio tutti, i dati richiesti sono reperibili incrociando in via informatica le sin troppe banche dati che spiano la nostra esistenza.
Allora perchè spendere seicento milioni di euro, ma fossero anche seicento euro, perchè sprecarli in questo modo ?
Per un ossequio al passato ?
E, poi, non siamo già abbastanza spiati e schedati persino nei nostri conti correnti ?

domenica 2 ottobre 2011

Prosegue la striscia perdente del Bologna

Udinese batte Bologna due a zero.
Meritatamente.
Con una costanza meritevole di ben altra causa il Bologna incassa altri due goals e si mantiene in media: due subiti a partita.
Con altrettanta costanza il duo Guaraldi-Setti colleziona l'ennesima sconfitta e mantiene vergine la colonna delle vittorie da quando sono divenuti presidente e vice del Bologna.
Sui giocatori, nulla da dire.
Si sono impegnati, non è colpa loro se sono mediocri e li hanno assemblati nella stessa squadra.
Le critiche al tecnico del precedente post sono confermate.
Manca un'idea di gioco, una tattica, un modulo.
Abbiamo due settimane per trovarne uno, ma dubito che Bisoli possa farcela.
Guaraldi e Setti se non vogliono essere ricordati come la dirigenza che non vinse mai una partita, devono mettere mano al portafogli e chiedere a Delio Rossi, finchè è libero, se vuole prendere a mano la patata bollente (se si rfiutasse sarebbe come un pronostico di retrocessione).
Naturalmente ho scritto questo post dopo aver mangiato alcuni cioccolatini ... per addolcire lo scritto ... :-)

domenica 25 settembre 2011

Ottimismo fuori luogo

Venerdì e sabato sono stato, per lavoro, a Torino, rientrando solo verso le 19 di ieri a casa.
Per fortuna il tassista non era interessato al Bologna, per cui, arrivato a casa, ho potuto guardare la partita, che avevo programmato in registrazione, senza conoscere il risultato, come se fosse in diretta.
Doppia amarezza.
Perdere e perdere contro l'Inter che è la squadra a me meno gradita (eufemismo).
Leggo poi oggi sul Carlino articoli intonati all'ottimismo per la prova della squadra.
Mi pare un ottimismo fuori luogo.
E' vero che, a differenza che contro Fiorentina e soprattutto Lecce, come a Torino contro la Juve, i giocatori hanno tirato fuori gli attributi, ma senza "l'aiutino" di una espulsione (ieri contro di noi) non bastano.
Manca la visione di gioco, mancano le idee, mancano gli schemi, oltre a mancare tecnica e fortuna.
Non può portare risultati affidare la palla ora a Morleo, ora a Diamanti, ora a Ramirez perchè corrano avanti saltando uno, due, tre avversari, finiscano sul fondo e poi mettano la palla in mezzo all'area sperando che qualcuno la incroci di testa o di piede mandandola dentro.
Perez e Mudingai sono bravissimi a contrastare l'avversario, ma quando c'è da "vedere" il gioco sono una frana.
La difesa ha subito otto goals, una media di due a partita (continuando così alla fine saranno 76 !!!).
Di Vaio è l'ombra di se stesso e poichè non può essere diventato improvvisamente un brocco, è evidentemente bloccato da troppe responsabilità: qualche giornata di panchina non potrebbe fare altro che bene sia a lui che ad Acquafresca giocare da titolare fisso.
Abbiamo poi una serie di infortuni che rendono l'infermeria del Bologna stipata come quella del Milan, senza però averne i ricambi per quantità e tanto meno per qualità.
Segno di una fortuna che, dopo averci sorriso per tre anni sorreggendoci in serie A, pare ci abbia voltato le spalle.
A proposito di fortuna.
Da quando sono diventati presidente e vice, Guaraldi e Setti non hanno vinto una sola partita, le hanno perse tutte tranne i due pareggi con il Parma, la penultima del campionato 2010-2011, a maggio scorso, e con la Juve domenica scorsa.
Napoleone, quando gli caldeggiavano la nomina a generale di ufficiali del suo esercito, diceva sempre: d'accordo è bravo, ma è ANCHE fortunato ?
Napoleone sapeva che la fortuna ha una alta percentuale nei successi e negli insuccessi della vita.
Guaraldi e Setti forse saranno bravi, sicuramente non sono fortunati.
Napoleone non li avrebbe mai fatti generali.

martedì 20 settembre 2011

‎20 settembre 1870: riunione di Roma all'Italia. Secondo me la più importante festività civile del nostro Popolo, dovremmo festeggiarla come i Francesi fanno col 14 luglio. Invece molti Italiani non sanno nemmeno di che cosa si stia parlando: la festività fu soppressa dall'ex-socialista ed ateo Mussolini nel 1929, col Concordato, su espressa richiesta del card.Gasparri. Io, comunque, festeggio.
W l'Italia
http://www.youtube.com/watch?v=ufwwxeOmeD8&feature=share

domenica 18 settembre 2011

Sofferenza rossoblu

Perdere a Firenze ci poteva stare.
Perdere in casa contro il Lecce, no.
Nessuna attenuante, contro questo Bologna persino il Lecce sembrava il Milan.
E nei prossimi otto giorni avremo: Juventus, Inter e Palermo (non ricordo se in questa sequenza) per cui non è infondato il timore di ritrovarsi a zero punti dopo cinque giornate.
Ho visto una squadra abulica, senza gioco, senza tecniche individuali (a parte Diamanti e Ramirez almeno per le due palle due che l'uruguagio ha toccato) ma soprattutto senza carattere.
La difesa ferma, con due cariatidi in attesa della pensione.
Di Vaio che è l'ombra di quello visto negli ultimi tre anni, anche lui ormai con il tragurado della pensione.
L'allenatore ?
Ma l'avete visto prima dell'inizio che deambulava in campo da solo, quando avrebbe dovuto caricare e istruire i giocatori ?
Aveva l'espressione del perdente nato e dopo il secondo goal non si agitava, non urlava, ma guardava perso il campo con i troppo caritatevoli i commentatori che dicevano che "rifletteva" mentre a me sembrava più la faccia di un pugile suonato che non sa dove andare.
Ma non è colpa loro ma di quelle due dozzine di signori che si sono messi assieme per gestire il Bologna.
Non si pretende che si mettano a spendere e spandere come possono fare solo Berlusconi, Moratti e Agnelli, ma che almeno sappiano scegliere i giocatori, pur risparmiando, come fanno i Pozzo, i Zamparini, anche i Lotito e i Preziosi.
Intanto l'Atalanta, partita a meno sette, è già a meno due.
Questo anno la vedo molto dura.
La sofferenza rossoblu sarà ancora maggiore ...

domenica 11 settembre 2011

11 settembre


Non posso evitare di proporre un ricordo di quell'11 settembre 2001, con l'attentato a New York e Washington. Nel rispetto delle sensibilità di ciascuno evito il merito della questione e mi limito a ricordarne l'orrore. Un pensiero alle vittime di quei massacri la cui memoria può essere onorata ricordando e agendo perchè un tale evento non accada mai più.

mercoledì 31 agosto 2011

Che la terra sia loro lieve



Cari compagni vorrei scrivere qualcosa sui due eroi del Soccorso Alpino morti per salvare la vita a due alpinisti tedeschi in difficoltà sulla parete nord del Pelmo ma ogni parola che provo a trovare mi sembra banale ed inadatta a descrivere il sacrificio di questi due soccorritori volontari per cui vi mando il link della notizia. http://www.libero-news.it/news/811629/Frana-uccide-due-soccorritori-E--tragedia-sulle-Dolomiti.html

martedì 30 agosto 2011

I furbi e i fessi

Il Governo ieri ha varato in forma "definitiva" l'ennesima manovra nell'ennesima forma "definitiva". Qualche genio, tra i presenti all'incontro di Arcore, ma lì i genii abbondano, come è noto, ha avuto la simpatica idea di sostituire l'iniqua supertassa sui poverini cha guadagnano più di 90.000 e 150.000 euro con un graziosa manovretta sulle pensioni di anzianità colpendo coloro che hanno pagato di tasca propria il riscatto laurea ed hanno prestato servizio nelle forze armate (le nostre non sono tasche di italiani evidentemente per il nostro premier). Che dire! Mi viene in mente solo questo vecchio ma sempre attuale pezzo di Prezzolini che riproduco non senza l'avvertenza che io mi sento appartenere più che mai alla categoria dei fessi.... In alternativa in piazza con i forconi..

A presto amici

Capitolo I – Dei furbi e dei fessi [modifica]I cittadini italiani si dividono in due categorie: i furbi e i fessi.
Non c'è una definizione di fesso. Però: se uno paga il biglietto intero in ferrovia; non entra gratis a teatro; non ha un commendatore zio, amico della moglie e potente sulla magistratura, nella pubblica istruzione, ecc.; non è massone o gesuita; dichiara all'agente delle imposte il suo vero reddito; mantiene la parola data anche a costo di perderci, ecc. – questi è un fesso.
I furbi non usano mai parole chiare. I fessi qualche volta.
Non bisogna confondere il furbo con l'intelligente. L'intelligente è spesso un fesso anche lui.
Il furbo è sempre in un posto che si è meritato non per le sue capacità, ma per la sua abilità a fingere di averle.
Colui che sa è un fesso. Colui che riesce senza sapere è un furbo.
Segni distintivi del furbo: pelliccia, automobile, teatro, restaurant, donne.
I fessi hanno dei principi. I furbi soltanto dei fini.
Dovere: è quella parola che si trova nelle orazioni solenni dei furbi quando vogliono che i fessi marcino per loro.
L'Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l'Italia sono i furbi che non fanno nulla, spendono e se la godono.
Il fesso, in generale, è stupido. Se non fosse stupido, avrebbe cacciato via i furbi da parecchio tempo.
Il fesso, in generale, è incolto per stupidaggine. Se non fosse stupido, capirebbe il valore della cultura per cacciare i furbi.
Ci sono fessi intelligenti e colti, che vorrebbero mandare via i furbi. Ma non possono: 1) perché sono fessi; 2) perché gli altri fessi sono stupidi e incolti, e non li capiscono.
Per andare avanti ci sono due sistemi. Uno è buono, ma l'altro è migliore. Il primo è leccare i furbi. Ma riesce meglio il secondo che consiste nel far loro paura: 1) perché non c'è furbo che non abbia qualche marachella da nascondere; 2) perché non c'è furbo che non preferisca il quieto vivere alla lotta, e l'associazione con altri briganti alla guerra contro questi.
Il fesso si interessa al problema della produzione della ricchezza. Il furbo sopratutto a quello della distribuzione.
L'Italiano ha un tale culto per la furbizia, che arriva persino all'ammirazione di chi se ne serve a suo danno. Il furbo è in alto in Italia non soltanto per la propria furbizia, ma per la reverenza che l'italiano in generale ha della furbizia stessa, alla quale principalmente fa appello per la riscossa e per la vendetta. Nella famiglia, nella scuola, nelle carriere, l'esempio e la dottrina corrente – che non si trova nei libri – insegnano i sistemi della furbizia. La vittima si lamenta della furbizia che l'ha colpita, ma in cuor suo si ripromette di imparare la lezione per un'altra occasione. La diffidenza degli umili che si riscontra in quasi tutta l'Italia, è appunto l'effetto di un secolare dominio dei furbi, contro i quali la corbelleria dei più si è andata corazzando di una corteccia di silenzio e di ottuso sospetto, non sufficiente, però, a porli al riparo delle sempre nuove scaltrezze di quelli.
L'Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l'Italia sono i furbi, che non fanno nulla, spendono e se la godono

lunedì 29 agosto 2011

Domenica senza pallone

Nella nostra infanzia una giovanissima Rita Pavone si chiedeva perchè la domenica la si lasciava sempre sola per andare a vedere la partita di pallone.
Da allora molte cose sono cambiate.
La partita di pallone non si gioca più solo alla domenica, ma anche al sabato, all’ora di pranzo della domenica, magari al lunedì o al venerdì, mentre nei giorni centrali della settimana è il turno delle coppe europee che una volta erano così poche che ogni volta diventavano un evento.
Che io preferisca il vecchio sistema al nuovo è ovvio, ma sarebbe assurdo combattere contro i mulini a vento.
Purtroppo domenica scorsa, mentre ci accingevamo a gustarci la prima di campionato con il posticipo serale di Bologna-Roma, l’Italia è rimasta senza pallone, con gli stadi desolatamente vuoti.
I calciatori hanno scioperato.
Due gli argomenti che hanno provocato la rottura tra le parti.
Il trattamento ai “fuori rosa” e la ventilata addizionale irpef.
Che i calciatori scioperino fa sorridere amaro.
Ma ne hanno diritto perchè, stoltamente, quando hanno trasformato le società di calcio in spa (e poi rincarato la dose con l’ammissione in borsa e la possibilità della finalità di lucro) i calciatori, anche quelli più pagati, sono a tutti gli effetti lavoratori dipendenti, con un loro contratto collettivo e con tutti i diritti del caso.
Si potrebbe dire che fanno la bella vita, ma anche che hanno una carriera limitata nel tempo e che non tutti guadagnano le iperboliche cifre che leggiamo sui giornali per i migliori.
Resta il fatto che la resistenza delle società è tardiva e destinata ad essere sconfitta.
Se, infatti, i contratti dei calciatori prevedono la retribuzione fondata su una cifra netta, di diritto ogni alterazione delle aliquote fiscali deve essere posta in capo alle società.
Peggio per loro se hanno accettato tali condizioni, come è stato peggio per l’industria italiana (e per tutta la nostra economia) quando Agnelli, nei primi anni settanta, calò le braghe davanti alla triplice sindacale.
Pacta sunt servanda.
Diverso il discorso dei “fuori rosa”.
Un lavoratore dipendente non può interferire sull’organizzazione aziendale, in questo caso sulla formazione e sugli allenamenti.
Se poi consideriamo quanto siano svelti di lingua certi “campioni”, non si può negare alle società il diritto di esercitare il potere disciplinare, come in qualsiasi azienda.
Sarebbe quindi giusto se le società pagassero l’eventuale addizionale irpef (che potrebbe anche non esserci più nel testo definitivo), ma conservassero la possibilità di gestire i “fuori rosa”.
Scommettiamo però che si accorderanno sul contrario ?

Comunque sia, come ad ogni inizio Campionato:
FORZA BOLOGNA !

domenica 14 agosto 2011

Feriae Augusti

Sono al computer da trasferta e quindi poche parole: Buon Ferragosto.
E, come scrisse Massimo lo scorso anno, dal 16 si comincerà a pensare al Natale ... :-)

sabato 16 luglio 2011

la fine di un'era


******

Con la missione di Atlantis STS 135, attualmente in corso, si chiude l’era degli Space Shuttle, esattamente a 30 anni dal suo inizio (12 aprile 1981)

Lo Shuttle ha rappresentato un’evoluzione fondamentale nell’astronautica, in quanto si è passati dalle più o meno rudimentali capsule a perdere installate nell’ogiva di un missile ad un’astronave vera e propria, interamente riutilizzabile: insomma, un mezzo di trasporto con la stessa identica dignità di tutti gli altri mezzi di trasporto costruiti dall’uomo per muoversi sulla superficie terrestre e sull’acqua, nell’aria e sotto l’acqua….

La storia dei mezzi di trasporto è caratterizzata dalla continua, costante evoluzione della macchina, sempre più perfetta, efficace e sofisticata; non si è mai verificata nemmeno una stasi, una battuta d’arresto nello sviluppo tecnologico, figuriamoci addirittura un’involuzione !!

Invece è esattamente quello che succedendo in campo spaziale.

L’amministrazione Obama è in pieno marasma per quanto riguarda il settore spaziale: senza idee, senza programmi, senza lo straccio di un piano concreto e credibile per il futuro.

Ad essere sinceri non è tutta colpa di Obama: il danno lo aveva già fatto l’amministrazione Bush quando decise di abbandonare il programma Shuttle (era prevista la costruzione degli shuttle di nuova generazione, i c.d. “Shuttle-C”) per tornare ai razzi a perdere con le capsule nell’ogiva: un salto all’indietro di ben 40 anni !!

Ma almeno, nelle intenzioni di Bush c’era il ritorno sulla Luna: il nuovo programma spaziale varato dalla sua amministrazione, denominato “Constellation” prevedeva la costruzione di razzi e capsule del tutto simili ai mitici “Saturno” e “Apollo” per poter tornare sul ns.satellite (cosa che lo shuttle non era in grado di fare)..

Purtroppo però il programma era partito male, con finanziamenti troppo scarsi per un obiettivo così ambizioso e poi il fatto di abbandonare la sofisticata tecnologia degli Shuttle per tornare indietro di 40 anni era piaciuto a pochi: c’era poco entusiasmo (e tante critiche) negli ambienti della Nasa..

Così, all’arrivo di Obama, la Nasa era già in piena crisi: di idee e di finanziamenti.

A questo punto sarebbe stata necessaria una decisione politica forte e vigorosa per lanciare definitivamente il programma verso il suo ambizioso obiettivo, proprio come fece Kennedy nel suo famoso discorso nel 1961 quando annunciò la decisione di andare sulla Luna.

Ma non siamo più negli anni ’60, è tramontata da un pezzo l’entusiastica, positivista fiducia nei progressi della tecnologia che caratterizzava quel decennio, non c’è più la guerra fredda, non c’è più l’URSS con cui competere, non c’è più Kennedy.

C’è soltanto un’amministrazione senza più idee, in pieno marasma, con ben altre priorità che non l’esplorazione spaziale.

Tutti i programmi spaziali prima o poi finiscono, ma vengono sempre sostituiti da nuovi programmi più ambiziosi ed evoluti:

dopo la capsule Mercury ci furono le Gemini, dopo le Gemini gli Apollo, dopo gli Apollo gli Shuttle (e la Stazione Spaziale), ma dopo gli Shuttle non c’è più nulla.

Di fatto il programma spaziale americano “manned” (da non confondere con l’”unmanned” che –almeno quello- gode ancora di ottima salute) sembra virtualmente cessato.

O meglio, è cessato quello pubblico, governativo: d’ora in poi lo sviluppo del programma, anche se sempre sotto la supervisione della Nasa, è demandato ai privati

Sono da tempo già nate numerose agenzie spaziali private, che, esattamente come le compagnie aeree, si occuperanno del trasporto di persone e materiali da e per la stazione spaziale.

Contrariamente alle compagnie aeree, però, queste nuove agenzie progettano, sviluppano e costruiscono anche le proprie navi spaziali.

E’ questa l’unica speranza che ci rimane per lo sviluppo futuro dell’astronautica “manned”.

Ma i privati sono ancora agli inizi, bisogna di fatto ricominciare la storia dell’astronautica da capo; passeranno molti anni prima che possano raggiungere un livello paragonabile a quello della Nasa dell’era Shuttle.

E poi i privati debbono rigorosamente rispondere ad una logica commerciale, di profitti e perdite: debbono avere dei ritorni economici, non possono certo permettersi bilanci in perdita per periodo troppo lunghi.

Così, addio sogni ambiziosi, addio ritorno sulla Luna (per non parlare di Marte): tutto quello che ci si aspetta è continuare a viaggiare in orbita bassa e sarà già un miracolo se la stessa ISS (la Stazione Spaziale) riuscirà a sopravvivere senza quella manutenzione che soltanto un veicolo come lo Shuttle poteva permettere.

Sembra quasi di essere tornati all’era dello Sputnik, ma senza i sogni, le speranze e la fiducia di quegli anni.


venerdì 8 luglio 2011

cenni storici di un ragguardevole POF


Cari amici,
rispondo all’ invito di Giando e scrivo questo post, sperando non vi siano gli errori che, con l’ età che avanza, per noi del Galvani, sono sicuramente collegati a minor vista e attenzione, entrambe vieppiù mancanti, non ad altro… A dire la verità, un’ acca di troppo, immediatamente addebitata ai motivi di cui sopra, è stata però per me oggetto di accurata indagine: “sarà vicinissima alla a, nella tastiera, mi sono detta”. Invece no, è lontanissima :-)!
Vabbè, chissà se questo scherzo lo avete capito, magari no, ma io, da “prof”, mi sono divertita…
A proposito, visto che il post di Cesco "destra e sinistra" è andato pressoché deserto, mentre io speravo di potere fare sfoggio di commenti ad hoc, non rinuncio a dirvi che, a seguito di -anomala- indagine del commissario di italiano su chi provenisse da un classico e mia risposta affermativa al reiterato appello solo dopo ben tre formulazioni della medesima domanda, sono stata incastrata nella sottocommissione di correzione dei temi! Solo uno studente aveva svolto la traccia “Destra o sinistra” e da quel momento è diventato il mio beniamino. Per la cronaca: gli abbiamo assegnato il punteggio finale in assoluto maggiore, 95/100! Dopo avere fatto, obtorto collo, un’ abbuffata di “bulimia” e di Andy Warhol, mi ha assai gratificato avere contribuito a premiare l’ originalità …
Piuttosto, siamo sicuri che la curva gaussiana c’ entri qualcosa? Per me, no. E sono certa che Massa mi darebbe (come sempre) ragione…
A proposito, visto che il nostro comune denominatore è un illustre Liceo, vi erudisco su alcune curiosità

La storia dell’ attuale Liceo L.Galvani si può far iniziare nel 1551 anno in cui i Gesuiti istituirono a Bologna due classi in modesti locali accanto alla piccola Chiesa Santa Lucia, che era stato il primo nucleo della presenza dell’ Ordine in città.
I collegi dei Gesuiti costituivano una realtà educativa fra le più qualificate in Italia e rispondevano a programmi di studio attentamente elaborati; la loro egemonia culturale nel settore educativo pre-universitario si espresse nel Seicento, quando ebbero la direzione del collegio dei nobili e del Collegio dei Cittadini (borghesi).
Nel 1752, usufruendo dei lasciti di Mons. Zambeccari, venne costituita la Biblioteca che, prima in città, concesse libero accesso a tutti gli studiosi.
Nel 1773 l’ Ordine fu soppresso e i suoi beni passarono ai Barnabiti che continuarono nell’ educazione dei giovani. L’ 11 febbraio 1860 nacque a Bologna il primo Liceo con sede nel “Palazzo delle Scuole”, che attualmente ospita la Biblioteca dell’ Archiginnasio.
Le leggi del 1860 tolsero ai Barnabiti chiese e scuole e, in clima di laicizzazione della cultura e dell’ istruzione scolastica, nell’ edificio si trasferì il primo Liceo-Ginnasio Statale bolognese che assorbì il Ginnasio “Guinizzelli” e prese il nome di Liceo Ginnasio Luigi Galvani
Il Liceo Galvani è stata la scuola di Carducci, Panzacchi, Don Olinto Marella, Della Volpe, Arcangeli,Baccelli, Pasolini

Beh, non male, che ne dite?
Ho trovato queste notizie nel POF del Liceo
POF, per la cronaca, significa Piano dell’ Offerta Formativa ovvero è il documento costitutivo dell’ identità culturale e progettuale di ogni scuola, in cui vengono esposte tutte le attività e i servizi offerti nell’ ambito della propria autonomia.
Nel Liceo Minghetti, antico antagonista sul territorio, non v’è alcun cenno storico. Il che la dice lunga su come debba essere risolto l’ eterno conflitto sulla superiorità dell’ uno o dell’altro…

Comunque, con le scuole, nell’ a.s. 2010-2011 ho chiuso! Si riprenderà a settembre…
La mia maturità si è svolta brillantemente e poiché non abbiamo bocciato nessuno posso non temere ricorsi al TAR… Senonchè, la sera prima dell’ultimo giorno, avevo 38,7 ! Sì, a causa di infiammazione a un dente del giudizio mai nato… Finito l’ incubo, ne è così iniziato un altro: quello dell’ antibiotico, con me che mi aggiravo per casa avvolta da un pile!
Pile, ragazzi, PILE.
Sono a terra, però ho deciso di partire, per assaporare le qualità rigeneratrici dell’ acqua su cui tutti (o quasi) concordiamo.
I proponimenti per l’ a.s. 2011-2012?
Molte letture: comincio da subito.
Minor senso del dovere e maggior senso del divertimento.

In quest'ultimo, includerei un incontro con gli amici del Blog: l’ anno scorso eravamo in cinque, il prox saremo sicuramente almeno dieci
Cominciamo a pensare di fissare una data, che ne dite?
N.B. La partecipazione è sottoposta a un duplice requisito: essere iscritti come blogger in questo blog e avere scritto almeno un post!

Baci e buona estate

Vale

domenica 3 luglio 2011

LATOK I: impresa in corso



In un periodo in cui lo sport in Italia non riesce più di tanto ad interessarmi, vedi soprattutto gli scandali del calcio, la pochezza del basket attuale, il ciclismo sempre nel sospetto del doping, trovo comunque qualcosa da segnalare e perché no seguire con interesse e soprattutto ammirazione, nel mondo dell’alpinismo, che Andrea ben conosce per averlo praticato e di cui io, come già scritto in passato, ho fatto materia di letture approfondite sui classici e più controversi libri. Per presentare degnamente l’impresa cito parte di un articolo del giornalista e scrittore di storie di montagna Giorgio Spreafico:

Quando Jim Donini, Michael Kennedy, Jeff e George Lowe si arrampicarono per la prima volta lassù in stile alpino, anzi in stile capsula, tentarono qualcosa che come pietre di paragone forse (e non è detto) aveva soltanto il Changabang di Pete Boardman e Joe Tasker o l’Ogre di Doug Scott e Chris Bonington. Semplicemente impossibile immaginare qualcosa di più complicato, di più difficile sul piano squisitamente tecnico, e a una quota del genere poi. Come non bastasse, nessuna cordata era mai rimasta prima in parete per ventisei giorni filati avendo con sé cibo solo per quattordici, un po’ per la scelta di non mollare e un po’ per il fatto che a non mollare, e ciascuna per una settimana, erano state anche due spaventose bufere. «Sopravvivenza non scontata» ammise tornando devastato al campo base Donini, al quale una frase del genere era stata ispirata prima solo da un’altra montagna molto ma molto più famosa: il Cerro Torre. Quella squadra straordinaria schierava il meglio che il Nuovo Mondo potesse esprimere in una stagione memorabile del verticale. Gente visionaria capace di appendersi ai palloncini della sua fantasia e di credere possibile il più folle dei sogni, gente però anche concreta proprio come concreti sono il ghiaccio e la roccia, capace anche di mettersi alle spalle cento durissimi tiri di corda prima di rassegnarsi. Epica la scalata, epica la ritirata lanciata a duecento metri dalla vetta, con più solo le energie per tentare di salvarsi. Era il luglio del 1978 e se non sembra ieri è perché da allora è scivolata via una giovane vita. La montagna era il Latok 1, 7145 metri alti e magnifici sul ghiacciaio Choktoi, Karakorum, Pakistan. Una cima scovata grazie a una vecchia foto dei pionieri Eric Shipton e Bill Tillman. La via? La meravigliosa e infinita cresta Nord. Sono passati trentatré anni, ma la montagna e la sua linea magica naturalmente sono sempre lì. La prima, salita una volta soltanto: dal versante Sud, blitz della squadra giapponese di Naoki Takada nell’estate del ’79. La seconda, la cresta, passata indenne attraverso il tiro incrociato e l’assedio di non meno di venti spedizioni. Ci ha provato invano la meglio gioventù alpinistica di mezzo mondo e di più generazioni, ma il risultato non è cambiato. Tutti respinti: altri americani, e poi francesi, polacchi, austriaci, canadesi, norvegesi, inglesi, neozelandesi, argentini, giapponesi. Di più: nessuno è riuscito di salire più in alto della prima cordata, il che già di suo è stupefacente visti i vertiginosi progressi conosciuti da tecnica di scalata e materiali. Mancavano giusto gli italiani, all’appello, ma è arrivato anche il loro momento, e per la squadra che in gran segreto si è coagulata attorno al progetto muovendo da quattro diverse vallate alpine l’aria si è fatta elettrica. E’ stato Ermanno Salvaterra, il trentino indiscusso re del Cerro Torre, uno che sceglie le sue pareti come farebbe un cercatore d’oro, anzi di diamanti, ad essere folgorato da quel nuovo bagliore qualche mese fa (…)

Questa spedizione al Latok, nata “di nascosto” e dall’esito tutt’altro che scontato, comunque difficilmente finirà sulle pagine dei giornali, ma rappresenta lo “sport” (estremo) allo stato più puro. Per questo la seguirò, come seguo Salvaterra da tempo nel suo blog (da cui ho copiato il pezzo di Spreafico) augurandomi che possa riuscire nel duro compito.

Vi terrò aggiornati.

Telefilm specchio della società

Per evitare di trasformare il blog in un lungo necrologio, tanto è naturale che vedremo morire molti dei personaggi che hanno segnato la nostra infanzia e adolescenza, non commemorerò Peter Falk, il Tenente Colombo, deceduto la settimana scorsa.
Anche perchè la continua riproposizione dei suoi telefilm (a braccio direi che siamo ad una dozzina di passaggi ...) lo rende più vivo che mai ... nel nostro immaginario.
Prendo invece spunto da una trasmissione radiofonica di questa mattina (non ricordo il titolo, ore 8,30 circa su Radio Uno) nella quale si proponeva la tesi dei telefilm come specchio della società, più e meglio dei film e della letteratura.
Naturalmente a sostenerlo era un "esperto" del settore che, come ogni oste, dichiara che il suo vino è il migliore.
Ma qualcosa di vero c'è e credo lo possiamo verificare grazie a Fox Retro che, da circa un anno, su Sky propone le vecchie serie di telefilm: Attenti a quei due (Tony Curtis e Roger Moore), Arsenio Lupin, Charlie's Angels, Hazzard, Happy Days, Colombo e tanti altri.
Come non notare la differenza tra il linguaggio di allora e quello dei telefilm odierni sicuramente più sboccati, spesso senza alcuna connessione con la storia ?
E le stesse scene di violenza sono rappresentate con discrezione, per quanto essenziale alla trama, mentre oggi vediamo telefilm, che pure sono piacevoli come CSI, indulgere un po' troppo nella rappresentazione visiva dell'autopsia.
Possibile che una simile decadenza alla perdita di valori della società contemporanea, alla scomparsa della percezione del Bene e del Male, ad una tendenza nichilista che avendo portato a relitivizzare tutto, manca di coscienza del limite al proprio piacere ed interesse.
Spero di sbagliarmi, ma la vicenda emersa la settimana scorsa di quel ragazzo che - dichiarando di non sapere perchè l'avesse fatto - ha ucciso l'amico e, dopo averla legata al letto e torturata, la sorella di lui e sua ex fidanzata, mi sembra tratta, pari pari, da Criminal Minds.

domenica 26 giugno 2011

Destra e sinistra

Uno dei temi della maturità 2011 riguardava il rapporto tra destra e sinistra con una riflessione attraverso le vicende degli anni settanta.
Anni formidabili secondo qualcuno, anni di piombo per la Storia.
Anni comunque indimenticabili, quelli della nostra adolescenza, per noi.
I maturandi che hanno scelto quella traccia – pare una esigua minoranza – hanno illustri predecessori che si sonocimentati nel tema e cito Bobbio sul versante sinistro e Veneziani su quello destro.
Bobbio e morto, Veneziani, nostro coetaneo, è vivo e vegeto ed
ha commentato il tema , allineandosi, lui che solitamente è una voce stonata, ad una pletora di personaggi che ritengono superata, finita la distinzione tra destra e sinistra.
Che ne pensate ?
E' ancora attuale una distinzione tra destra e sinistra ?

domenica 19 giugno 2011

Vacanze..................







Carissimi compagni sono appena tornato da una settimana di vacanza trascorsa nell'isola di Ventotene, famosa per svariati motivi: perchè durante il fascismo vi furono mandati in confino i dissidenti al regime, perchè qui è nata l'idea tramite il famoso documento di Altiero Spinelli noto come "la carta di Ventotene" della Comunità Europea, ma nota oggi soprattutto nel mondo della subacquea per le splendide immersioni che vi si possono fare in un mare ricchissimo di fauna soprattutto perchè protetto. Ho fatto praticamente una full immersion nello splendido mondo sottomarino del Mediterraneo che a grandi profondità è a mio avviso più colorato, bello ed interessante dei tanto decantati e di moda mari caldi, meta ormai anche questi, del turismo di massa. Certo che per vedere cose belle nel mare nostrum bisogna scendere a profondità veramente impegnative degne di subacquei esperti. Vi domanderete come mai un appassionato da sempre di montagne come me abbia potuto fare questo cambiamento. Da ragazzo quando abitavo a Bologna ogni fine settimana si partiva con gli amici alla conquista di qualche parete; ora che vivo sotto le più belle pareti del mondo e che la montagna la frequento per lavoro, quando vado in vacanza stacco completamente dall'ambiente in cui sono abituato vivere e mi dedico all'esplorazione a fini ricreativi del blu profondo. Il gusto dell'avventura, della scoperta dell'ignoto, del contatto con un ambiente difficile e la valutazione delle proprie capacità sono comunque aspetti comuni di queste due attività ludiche meravigliose. Ho conseguito il primo brevetto che mi abilitava ascendere fino a 18 mt nel 2001, nel 2002 quello di secondo grado (32 mt) e due anni fa quello di terzo grado (guida subacquea) col quale posso accompagnare in acqua persone di livello inferiore al mio e scendere fin dove mi è consentito dalle leggi fisiche con subacquei di pari livello o superiori. In questa vacanza ho avuto la fortuna di incontrare un gruppo di sub esperti coi quali ho fatto delle immersioni veramente meravigliose a profondità notevoli per la subacquea ricreativa. Per farvi capire che cosa significhi andare sott'acqua vi voglio far leggere alcune considerazioni fatte da un istruttore bravissimo titolare di un diving center sull'Argentario.















“C'è qualcosa di profondo, intimo che ci lega al mondo sommerso e che provoca malessere nel stargli lontano. Qualcosa che coinvolge i nostri sensi quasi rigenerati ed amplificati dal contatto con l'acqua; una scoperta, a volte una sensazione ancestrale dimenticata che ci accompagna fino alla superficie.
E' il benessere che pervade, è l'aumento della pressione su tutto il corpo, o forse la tridimensionalità dei movimenti; certo la netta percezione dei nostri confini, dove finisce la nostra essenza ed inizia tutto ciò che ci circonda.
Sarà la densità dell'acqua che trasmette le vibrazioni vitali più velocemente, plasmandoci in maniera profonda ma dinamica a tutto ciò che è animato ed inanimato. O ci invia segnali di ritorno come nei nostri vicini delfini.
Ma soprattutto ciò che è vivo, che pulsa lo percepiamo prima, meglio, in maniera più viscerale. Già il nostro respiro vedendolo ci trasmette la vita. E' viaggiare in una dimensione senza tempo, come un film che regala l'intimità delle nostre emozioni. E liberarle ci fa crescere ed apprezzare le diversità negli altri quale miniera importantissima di preziosa ed incontrollabile energia.
L'unica certezza è il suo richiamo, e come una dolce melodia ci rapisce regalando ogni volta un fotogramma in più della nostra verità.”
Max










Riallacciandomi al post precedente ed ai suoi commenti anch'io sicuramente andrò in pensione molto avanti negli anni e spero di essere in grado fino alla fine dei miei giorni lavorativi di arrampicarmi dove arrivano i camosci, sperando che cambi presto anche l'attuale incompetente Amministrazione Provinciale che ultimamente non ci lascia lavorare molto bene. Valeria, proprio perchè sono stato in ferie, non so molto dell'orso da te citato; tieni comunque presente che variazioni nel pelo sono normali come sono normali anche se rari fenomeni di albinismo dovuti ad un gene recessivo presente in tutti gli animali. Comunque se c'è qualcosa di veramente interessante ti terrò informata.





domenica 12 giugno 2011

Pensione a settanta anni

Per tutti, uomini e donne, con abolizione della pensione per anzianità (i famosi quaranta + uno).
E' la proposta del presidente dei giovani industriali, formulata al convegno di Santa Margherita Ligure.
Noi abbiamo 54/55 anni ed abbiamo iniziato a lavorare in una epoca in cui calcolando i 35 anni di anzianità necessari per arrivare alla pensione, adesso saremmo in lista di (breve) attesa.
Se venisse accolta la proposta suddetta, avremmo invece ancora una quindicina di anni di attività.
Cosa ne pensate ?

giovedì 2 giugno 2011

Millennium in versione cinematografica

Il mese scorso sky on demand ha messo a disposizione la versione cinematografica della trilogia Millennium tratta dai romanzi di Stieg Larsson.
Ieri ho terminato di guardare il terzo film, tratto dal terzo romanzo.
Un breve riepilogo per chi non c’era.
Uno (o sono già due ?) anni fa, Claudio ci suggerì la lettura della trilogia di Larsson.
Non la conoscevo e, nonostante di solito non segua i consigli altrui ma acquisti i libri in base alla mia ispirazione, avendo già avuto modo di conoscere la narrativa gialla svedese, soprattutto con Mankell e il suo Commissario Wallander, comprai il primo volume della trilogia: Uomini che odiano le donne.
Un tomo di oltre 600 pagine che, peraltro, ho letto con piacere e senza sforzo.
Bravo Claudio, ho pensato, ottimo suggerimento.
Ho così acquistato gli altri due volumi : La ragazza che giocava con il fuoco e La regina dei castelli di carta.
Sono rimasto deluso.
Scaduti nella morbosità sessuale, contorti, più il secondo del terzo e, con macabra battuta, si potrebbe dire che Larsson, pur morto giovane, poteva “terminare” quando ha scritto la parola “fine” al primo volume.
La trilogia cinematografica ha accentuato la mia impressione, coinvolgendo anche il primo episodio.
Pellicola scura, una trama fondata sulle perversioni sessuali cui viene dato grande risalto sin dal primo episodio, una recitazione cupa, praticamente priva di ironia o di una qualsivoglia battuta di spirito.
L’attrice che interpreta la Salander somiglia troppo a quelle ragazze dai capelli unti (e lasciamo stare il resto) che chiedono l’elemosina agli angoli delle strade solo perchè tentano due passi di danza, credendosi Shakira nel waka-waka, al suono di una chitarra stonata, quindi non mi ispira alcuna simpatia.
L’attore protagonista, che interpreta il giornalista Blomqvist, mi sembra legnoso e inespressivo.
Ne abbiamo già parlato, ma se la Svezia è quella triste e debosciata che appare dai romanzi e dai loro film e telefilm (l’estate scorsa trasmisero l’intera serie televisiva del Commissario Wallander e l’ambientazione e i contenuti erano analoghi !) penso che non abbia davanti un futuro cui guardare con ottimismo e capisco il perchè sia una delle nazioni con il più alto numero di suicidi.

martedì 24 maggio 2011

Talebani

Da Il Resto del Carlino online di oggi:

"New York, 24 maggio 2011 - Fumare oggi una sigaretta a Madison Square, a New York, può costare fino a 50 dollari di multa. E’ entrata infatti in vigore la nuova legge approvata lo scorso febbraio dal Consiglio comunale, che ha esteso il divieto di fumo ai 1.700 parchi della città, alle zone pedonali della città, come Times Square, e lungo i 22,5 chilometri di spiaggia. Nella Grande Mela è in vigore dal 2003 il divieto di fumo nei bar e nei ristoranti, così come sui luoghi di lavoro.

Per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle nuove norme, il dipartimento della Sanità ha annunciato il lancio di una campagna in televisione, sulla metropolitana e sui media. In prima fila il sindaco Michael Bloomberg, ex fumatore diventato un nemico implacabile della sigaretta: a suo dire, gli spazi pubblici saranno da subito “più piacevoli, più sani, più appropriati”.

“I fumatori passivo corrono un grande rischio e diminuire l’esposizione dei newyorkesi al fumo è un passo importante per rendere la nostra città una città in migliore stato di salute”, ha aggiunto Bloomberg. La sigaretta è responsabile di un terzo dei decessi evitabili in città, secondo il sindaco."


E' un comportamento civile non fumare nei luoghi chiusi e privi degli idonei aspiratori, ma all'aperto ...

Questa mattina, durante la trasmissione radiofonica "Istruzioni per l'uso" in onda su RadioUno tra le sei e le sette, hanno anche detto che, sempre a New York, in certi condomìni è vietato fumare anche nel proprio appartamento.

Francamente mi sembra che gli ecoambientalisti stiano sbroccando a tutto andare ...

lunedì 23 maggio 2011

Salvi, ma senza gloria

Il Bologna, nonostante le gufate di Merola, giocherà un’altra stagione in serie A.
Per uno che, a neppure otto anni di età, fu emotivamente coinvolto dallo scudetto del 1964 (con tutta la storia del “doping”, la morte del Presidente dopo un litigio con Moratti, lo spareggio ...) la permanenza in serie A del Bologna (una delle squadre più titolate d’Italia, direi quinta o sesta dopo Juventus, Milan, Inter e Genoa, alla pari con il Torino con il quale la differenza dovrebbe farla lo scudetto del 1927, vinto dal Toro, revocato però mai assegnato al Bologna come invece accadde per quello del 2006 revocato alla Juve e assegnato a tavolino all’Inter arrivata terza sul campo) non può suscitare entusiasmi.
Alla Catalano si può dire comunque che è meglio giocare in serie A che in serie B, ma giocare come ?
Leggo sul Carlino che le sei sconfitte e due pareggi degli ultimi due mesi di campionato, a Bologna ormai salvo, sono costate tre milioni e trecentomila euro per via dei bonus attribuiti in base alla classifica finale.
Posso capire che le vicende societarie (cinque presidente in nove mesi !!!) abbiamo influenzato negativamente una volta raggiunto l’ obiettivo (?!?) della salvezza.
Ma la “ciliegina”della sconfitta in casa, per quattro a zero, nell’ultima giornata di ieri, contro l’ultima e già retrocessa, rovina quanto di bello fatto nel corso dei mesi precedenti.
Salvi, ma senza gloria.
E insistono nella cooperativa dei proprietari, quando tutti sanno che ogni società, anche di calcio, funziona quando a comandare è uno e uno solo.
San Massimo (Zanetti), pensaci tu !

martedì 10 maggio 2011

AMARCORD "bala a panirein anni '70"











Carissimi, era un po’ di tempo che volevo pubblicare questo post relativo allo sport che più di tutti mi ha appassionato e che ho praticato fino a due anni fa prima come giocatore, poi come allenatore (io preferisco essere definito istruttore) di categorie giovanili. Credo, come si evince dal titolo, che il dialetto bolognese, anche se a me piace pensarlo di più come una lingua in questo momento storico di autonomie locali, sia l’unico che contempli la traduzione letterale della parola americana basketball. Tale termine nacque ancora, mi raccontava mio padre, quando le V nere giocavano nella chiesa sconsacrata di S. Lucia e temo che pochissimi giovani conoscano, in quanto l’uso del dialetto si è perso già con al nostra generazione (io lo parlavo solo coi miei nonni materni). Cominciai ad andare al palasport che non si chiamava ancora Paladozza né aveva ancora il soprannome di “Madison” nei primi anni 60 con mio padre che mi trasmise la sua passione (lui seguì la Virtus fin dai primi anni del dopoguerra quando giocavano ancora in Sala Borsa) per questo sport stupendo fin da bambino. Amarcord anni 70: i tempi del Ginnasio, del Liceo, dei concerti rock, dei concerti jazz che tanto mi appassionavano e soprattutto gli anni di esplosione a livello nazionale del movimento cestistico, quando nella nostra città i ragazzini andavano più volentieri al campetto col pallone n7 anziché n5 e quando avevano grande risonanza soprattutto cittadina i derbies Virus-Fortitudo. Nella prima foto ho voluto ricordare 3 grandi campioni dello sport cittadino, Giacomino da Medicina (grande bandiera rossoblu anni 60 e 70), John “Kociss Fultz” (mitico americano e idolo delle ragazzine per la sua avvenenza ingaggiato dalle V nere che cercavano di tornare nell’empireo del basket nazionale dopo aver disputato lo spareggio per non retrocedere) e ultimo ma non da meno l’unico giocatore che ho sempre invidiato alla Fortitudo Gary “Baron” Schull vera anima di una rivale brutta sporca e cattiva ma che ahimé, proprio grazie alla grinta di questo inarrivabile campione, troppo spesso ci faceva ingoiare polvere nei troppi derbies in cui partivamo da favoriti. I derbies erano un vero evento e si doveva arrivare ore prima al palazzo per accaparrarsi un posto a sedere (c’erano pochi posti numerati) e come ho detto prima le due compagini cittadine si equivalevano per cui le partite erano delle vere e proprie battaglie e se succedeva a noi virtussini di perdere il derby, venivamo presi per i fondelli fino al derby successivo, anche perché le velleità di classifica della Virtus erano sulla carta più ambiziose di quelle della Fortitudo che, quando riusciva a battere i cugini in entrambe le stracittadine, era per i suoi tifosi come se avesse vinto il campionato. A fine anni 90 e primi anni 2000 i derbies assunsero importanza ben maggiore e determinarono in quegli anni non più la supremazia cittadina ma quella nazionale e in un paio di stagioni anche quella europea facendo diventare Bologna “Basket City”. Tornado ai mitici anni 70 Kociss era un realizzatore nonché cecchino eccezionale (aveva infatti delle medie realizzative incredibili grazie ad una tecnica inimitabile); il Barone invece era un difensore, rimbalzista e realizzatore incontenibile: insomma un giocatore totale che riusciva soprattutto grazie alla sua indomita grinta a trascinare i compagni, che non erano certo dei fenomeni, ad ottenere dei risultati imprevisti battendo tante volte anche le grandi squadre del campionato. In quegli anni come vi dicevo, per assistere al derby i tifosi arrivavano al palazzo subito dopo pranzo e passavano 3-4 ore all’interno in attesa che iniziasse il riscaldamento prepartita dei giocatori; da quel momento in poi era veramente uno spasso con le tifoserie che si prendevano in giro, per altro molto accesamente ma senza mai eccedere creando un clima di tensione inimmaginabile. Spesso accadeva che per ingannare l’attesa dei tifosi prima della partita principale si giocassero alcune partite dei cinni dei settori giovanili. Accadde che prima di un derby, per altro vinto dalla Virtus, si giocasse il derby dei cinni ed io in V^ ginnasio avevo la maglia con la V nera sul petto e per di più giocavo con lo stesso numero di Kociss……. Insomma entrammo in campo per giocare una partita sentitissima anche per noi giovani di allora e quando cominciò, dentro il palazzo c’erano già 4000 persone che assistevano al nostro incontro non passivamente, ma facendo un tifo indiavolato perché identificavano in noi giovani le reciproche fazioni della battaglia cui dopo avrebbero assistito. Anche a livello giovanile le due compagini erano estremamente equilibrate ma quel giorno, traditi forse dall’emozione, i miei compagni giocarono un primo tempo ignobile e finimmo sotto di 20 punti col sottoscritto tenuto fino a quel momento in panchina. Nel secondo tempo il coach finalmente mi diede fiducia e mi fece scendere in campo: l’idea di giocare davanti ad un palazzo ormai pieno (5000 ed oltre) mi faceva tremare letteralmente le ginocchia dall’emozione: sedici anni sono pochi e non si è ancora maturi per sopportare certe responsabilità. Comunque scesi in campo con grande determinazione; alla seconda o terza azione ricevetti la palla e feci scoccare dall’angolo uno dei miei migliori tiri (anch’io sono sempre stato un discreto tiratore): ciuff (only net)….. avevo segnato. Il palazzo esplose, il parquet tremò per alcuni secondi e c'era un frastuono inimmaginabile: io mi galvanizzai ed in trance agonistica giocai una partita memorabile; questa mia sicurezza rinfrancò anche i miei compagni e grazie ad alcuni miei canestri ed al nostro buon gioco di squadra ritrovato riuscimmo a recuperare fino a pareggiare l’incontro a pochi minuti dalla fine. Poi, pagando un po’ lo sforzo fatto per rimontare, concedemmo qualcosa di troppo nel finale e finimmo per perdere di due punti dimostrando comunque orgoglio nel non voler soccombere di netto agli avversari davanti a cotanto pubblico.
Scusate se ho annoiato qualcuno ma volevo farvi partecipi di questo che è uno dei più bei ricordi che ho di quegli anni.








lunedì 9 maggio 2011

Vent'anni dopo ... allo stadio

Ieri sono andato allo stadio a vedere Bologna-Parma.
Erano venti anni (più o meno) che non ci andavo e mi limitavo a guardare le partite per televisione.
L’ultima volta fu ... un altro pareggio, un Bologna-Vicenza vista, più o meno dalla stessa visuale, con mio padre, prima che i problemi di vista gli impedissero anche questo piacere.
Devo dire che mi è sembrato di non aver mai smesso di andarci.
Lo stadio di Bologna è un piccolo gioiello.
Non capisco proprio, se non sotto un profilo essenzialmente speculativo, chi vorrebbe costruirne uno nuovo: non ne abbiamo bisogno.
Il prato verde sembra perfetto e la visuale è ugualmente ottimale.
Da qualunque posizione si può vedere bene il campo.
L’ambiente, il “sapore” di una partita di calcio vista dal vivo è sicuramente più gradevole delle partite viste da casa, anche in compagnia degli amici.
Sicuramente a favorire questa impressione era la giornata, splendida: dubito avrei avuto la medesima sensazione durante una delle tante domenica di pioggia o neve dell’inverno scorso.
Ho incontrato alcune persone di mia conoscenza, tra le quali, seduto nella fila davanti ad appena due poltroncine di distanza, un fratello del nostro Massimo, Francesco che mi ha detto di aver conservato la passione per il Bologna.
Il sistema dei posti numerati e dell’acquisto dei biglietti in prevendita mi sembra funzionale (sono arrivato alle 14.40-14.45, praticamente poco prima dell’inizio della partita) mentre mi sembrano eccessivi ben quattro controlli agli accessi (al momento in cui si entra allo stadio, con biglietto e carta di identità in mano; poco prima del tornello, quindi il tornello e infine prima di salire nel settore).
L’uscita è abbastanza veloce.
Insomma, tutti gli elementi di contorno, comodità, ambiente, meteo, hanno segnato un bel “più” a favore della gradevolezza del pomeriggio domenicale allo stadio.
Purtroppo la partita non è stata all’altezza dello stadio e del clima.
Il Bologna è irriconoscibile rispetto alla squadra che ci diede l’immensa soddisfazione di battere la Juve a Torino e i giocatori (anche del Parma, peraltro) sembravano appena dimessi dal Cottolengo.
A metà del secondo tempo, a sostituzioni già completate, mezza squadra si tastava cosce e ginocchia e zoppicava.
Non è questa la sede per una analisi tecnica e, quindi, chiudo domandandomi se vale la pena tornare allo stadio.
La risposta è comunque “”.
Certo l’abbonamento è altra cosa e francamente una squadra così non merita il sacrificio (economico e “fisico” in inverno) dell’abbonamento (cioè di un impegno costante, a domeniche alterne, per 19 partite da settembre a maggio!) anche se la speranza di tornare a vedere un Bologna quanto meno decoroso, non morirà mai.
Ma l’ambiente dello stadio in una giornata di sole primaverile è sempre piacevole e, indipendentemente dal risultato, salutare.
Ci tornerò e qualcosa mi dice che tornerò presto anche al Gianni Falchi ...

venerdì 6 maggio 2011

Registro delle opposizioni

Questo potrebbe essere definito un “post di servizio”, anche se immagino, considerata la natura e la storia degli interlocutori, siate già a conoscenza del ... servizio.
Pubblicità telefonica.
Da alcuni mesi è in vigore il cosiddetto “registro delle opposizioni” per chi non vuole più ricevere telefonate con un interlocutore che, a tutti i costi, vuole farti il favore di farti risparmiare.
Non avevo intenzione di iscrivermi, perchè meno “registro” i miei dati in qualsivoglia elenco, più mi ritengo libero nonostante tutta la marea di controlli cui siamo sottoposti.
Ma anche perchè in passato ebbi modo di apprezzare i prodotti di un paio di aziende vinicole friulane che avevano fatto una telefonata pubblicitaria.
Ma un mesetto fa la situazione era divenuta intollerabile.
Tornando a casa constatavo che durante la giornata arrivavano almeno quattro o cinque telefonate e la coda proseguiva anche fino alle nove di sera.
Avevo preso l’abitudine di non rispondere quando appariva “chiamata anonima” o “numero privato”.
Ma anche il “nemico” si è fatto furbo e adesso appariva il numero chiamante.
Così mi sono deciso: www.registrodelleopposizioni.it e ho seguito la procedura indicata.
Avevo molti dubbi sull’efficacia, ma mi devo ricredere.
Nel giro di due giorni (le indicazioni parlavano entro quindici giorni, perchè le aziende devono organizzarsi per raccogliere i dati ogni quindici giorni) sono cessate del tutto le telefonate pubblicitarie.
Stop alla pubblicità indesiderata, anche se ho dovuto “registrarmi” in un pubblico registro, sia pur delle opposizioni, facendo un altro passo all’interno del grande fratello contemporaneo.

venerdì 29 aprile 2011

Diritto al tempo libero e ricerca della felicità

Avete letto che la corte di cassazione ha negato l'esistenza di un diritto al tempo libero, ritenendolo un diritto immaginario ?
Il caso è finito alla corte di cassazione per la testardaggine di un utente che reclamava dalla Telecom un danno per non aver fornito adeguata assistenza per la linea adsl, compromettendo quindi l’utilizzo del suo “diritto” al tempo libero.
Se la pretesa del cittadino appare anche a me eccessiva nel caso specifico, la decisione di negare un diritto al tempo libero mi sembra rappresenti una pericolosa involuzione e un passo indietro rispetto anche al famoso “8+8+8” (8 ore di lavoro, 8 di riposo e 8 per se stessi) del secolo scorso.
Eppure già nel 1776, con la Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti d’America si riconosceva uno scopo nella ricerca della felicità … :
Noi riteniamo che sono per se stesse evidenti queste verità: che tutti gli uomini sono creati eguali; che essi sono dal Creatore dotati di certi inalienabili diritti, che tra questi diritti sono la Vita, la Libertà, e la ricerca della Felicità; che per garantire questi diritti sono istituiti tra gli uomini governi che derivano i loro giusti poteri dal consenso dei governati; che ogni qualvolta una qualsiasi forma di governo tende a negare questi fini, il popolo ha diritto di mutarla o abolirla e di istituire un nuovo governo fondato su tali principi e di organizzarne i poteri nella forma che sembri al popolo meglio atta a procurare la sua Sicurezza e la sua Felicità. “.
Non vi pare un concetto sempreverde ?

mercoledì 20 aprile 2011

AUGURI....




Cogliendo l’occasione degli Auguri per la Pasqua imminente, ne approfitto per proporvi un brano di uno scrittore che mi è caro, Gianrico Carofiglio, tratto dal libro le Perfezioni provvisorie:

…Cara giovane amica voglio essere molto franco con te: non deve essere affatto divertente venir fuori da quel posto così comodo e caldo e le modalità potrebbero essere decisamente imbarazzanti. Purtroppo è un passaggio inevitabile: abbandonare i posti comodi e caldi è l'unico modo per vedere le cose più interessanti.
Imparerai presto a giocare, ma a un certo punto, diventata grande, continuare a farlo sembrerà una cosa inopportuna, da bambini appunto.

Quando arriverà quel momento ti prego di ricordare questa massima: non smettere di giocare perchè si diventa vecchi; si diventa vecchi perchè si smette di giocare. Non essere mai del tutto soddisfatta, non essere mai del tutto a tuo agio. Un filosofo importante diceva che la forma più alta di moralità è non sentirsi mai a casa, nemmeno a casa propria.

In tutta la vita dirai molte bugie agli altri, non c'è modo di evitarlo. Sforzati però di dirne il meno possibile a te stessa. Mentire a se stessi è il principio di molte cose non buone.

Gli uomini e le donne si dividono in stupidi e intelligenti, pigri e intraprendenti. Se ti è possibile cerca di essere pigra e intelligente, perchè si tratta della categoria più interessante, quella in cui ci si diverte di più. Ma che ti riesca o meno di diventare pigra e intelligente (a proposito: una delle buone notizie è che pigri e intelligenti si può diventare), guardati comunque dai cretini intraprendenti.
Sono i più pericolosi, purtroppo sono molti.

BUONA PASQUA a tutti voi !

giovedì 14 aprile 2011

All Blacks


Quel che ha detto Andrea nel suo post è sacrosanto, ma sono sempre più convinto che un motivo del perché tutti gli altri sport di squadra abbiano tifosi più "educati" sia anche nella diffusione planetaria senza paragoni del calcio stesso e del suo indotto. Per un tifoso di basket ce ne saranno migliaia nel calcio: vedete anche voi che se si prendono tot persone a caso è facile che siano tutte ok, se sono mille volte tante i cretini ci scappano per forza. Poi la cultura dello sport, ad esempio, anglosassone è tutt'altra, non c'è dubbio. Io sono da anni assolutamente per il rugby, che seguo costantemente attraverso le telecronache di Sky e devo dire che lì la sportività è ai massimi livelli: sugli spalti e soprattutto in campo (anche perché trattandosi di uno sport di una durezza pazzesca sarebbe la fine se i giocatori trascendessero ai livelli di certe reazioni che vediamo magari la domenica negli stadi). L'arbitro è rispettato come in nessun altro sport e addirittura solo il capitano può rivolgersi a lui per delle precisazioni. Le azioni di meta sono decise nei casi dubbi dal TMO (television match officer) un arbitro aggiunto che rivedendo l'azione dubbia da varie angolazioni riferisce all'arbitro capo la decisione da prendere. E finisce lì, anche nei casi dubbi (e ce ne sono) nessuno recrimina mai. La massima espressione del rugby sono a pieno titolo gli All Blacks, la nazionale della Nuova Zelanda. In quel paese si vive per il rugby, i ragazzini lo giocano come da noi il calcio, e da sempre sfornano campioni inarrivabili per competenza tecnica e fantasia. Hanno un solo tabù: quello della Coppa del mondo. Hanno vinto la prima edizione in casa nel 1987 e da allora non si sono più ripetuti. Ogni volta si presentano come strafavoriti, dominano gli anni precedenti la Coppa con delle squadre pazzesche, poi toppano. Ricordate il '95 in Sudafrica? Allora c'era un certo Lomu negli All Blacks che sembrava inarrestabile. Ma persero. (Guardate il bellissimo film Invictus di Clint Eastwood su quella Coppa, su Mandela, su cosa significò per il Sudafrica, a proposito di razzismo). E persero nel '99 in semifinale dalla Francia una partita impossibile da perdere, sempre con Lomu in campo. Nel 2003 avevano ridicolizzato nel Tri Nations durante l'estate Australia e Sudafrica, le altre due superpotenze della palla ovale, le uniche che ogni tanto li battono. Ma in semifinale l'Australia ebbe la meglio contro ogni logica. Pensate quello che vuol dire per il popolo neozelandese questa serie di sconfitte, per loro sono veri e propri lutti nazionali! Nel 2007 non potevano perdere, avevano una squadra mostruosa con i due (tuttora) giocatori più forti del mondo: il mediano di apertura Carter e il capitano Richie McCaw, tre volte eletto giocatore più forte del mondo. Durante il secondo tempo del quarto di finale contro la Francia (squadra comunque validissima e storica bestia nera degli All Blacks) con la partita in equilibrio, né l'arbitro né il giudice di linea rilevano un evidente, incredibile passaggio in avanti (nel rugby è un fallo) dei francesi che così riescono a spuntarla contro ogni pronostico. Un'ingiustizia pazzesca. Ma nessun giocatore né lo staff tecnico recriminò mai su quell'episodio che distrusse il morale a una nazione intera. Non dico a distanza di tempo, ma nemmeno a caldo, alla fine della partita, l'allenatore dei neozelandesi, con sulle spalle tutto il peso dell'enorme delusione dell'intera Nuova Zelanda, disse una parola contro l'arbitro che aveva così clamorosamente sbagliato. Né un giocatore si lamentò di quella decisione. Anche questa è sportività: saper perdere, anche ai massimi livelli, senza recriminazioni. Anni luce da tutti i nostri "processi del lunedì"...
A novembre quest'anno ci sono di nuovo i mondiali e si svolgono di nuovo in Nuova Zelanda dopo 24 anni. Io li seguirò tutte le mattine, tiferò Italia con simpatia, ma soprattutto tiferò All Blacks. Perché se lo meritano.