Nella mia settimanale esplorazione delle librerie, venerdì ho trovato un volumetto (chiamarlo libro è eccessivo, era definita "rivista") che mi ha riportato alla prima adolescenza, quando incontrai la fantascienza e ne fui rapito.
Era il 1969, marzo/aprile, dopo pochi mesi l'Uomo sarebbe sceso sulla Luna in una memorabile nottata fatta di appisolamenti nella poltrona dell'hotel dove ero in vacanza con i miei, visioni di film in bianco e nero ma sempre affascinanti e cronache di miti della televisione come Tito Stagno e Ruggero Orlando.
Come d'abitudine sin da piccoli, quando oggetto degli scambi e dei prestiti erano i fumetti, un mio amico di infanzia mi aveva prestato un volumetto della serie "Urania", la rivista della Mondadori che trattava di fantascienza.
Non sapevo cosa fosse la fantascienza o forse non collegavo il termine a quel tipo di letteratura che, pure, avevo letto nei romanzi, adattati per ragazzi, di Verne, Wells e anche Salgari che scrisse un po' di tutto.
Mi piacevano, ma non sapevo ancora che fosse fantascienza.
Così presi il volumetto (era "L'uomo che vendeva gli atomi" di Murray Leinster) che il mio amico mi prestava e cominciai a leggerlo.
Mi piacque e poichè avevo visto che Urania pubblicava ogni quattordici giorni, attesi la nuova uscita e comprai il mio primo "libro" di fantascienza.
Era una antologia (racconti brevi o lunghi) questa volta dedicata a Fredric Brown, celeberrimo autore di racconti, a cominciare dal mitico "La sentinella", due paginette in cui c'era praticamente tutto, come appresi successivamente.
Nel volumetto pubblicato, con data 6 aprile 1969, da Urania c'erano invece tre racconti lunghi, di cui il primo dava il titolo al libro: Luna Luna di miele.
Vidi confermate le mie aspettative sulla letteratura di fantascienza e proseguii negli acquisti (abbandonando ad un certo punto Urania) fino ad avere, oggi, una discreta collezione di classici.
Ma quel primo libro, qualche anno dopo, lo regalai ad un altro amico che aveva appena scoperto la fantascienza e che si era messo alla caccia di tutti i vecchi volumi di Urania che poteva trovare.
Non sono mai molto felice di privarmi di un libro, ma in quella occasione quel mio amico fu tanto insistente e i vecchi volumi di Urania avevano ormai spazio solo in cantina, che, sia pur a malincuore, me ne privai.
Da alcuni anni, vedendo come tanti vecchi volumi venivano messi in vendita nelle bancarelle e nelle fiere, cominciai a cercarlo, sperando di poterne acquistare una copia.
Proprio quel volume, il nr. 511 di Urania, sembrava scomparso.
Fino a venerdì, quando lo vidi e me ne impossessai subito.
L'ho già riletto.
Ed ho ritrovato lo stesso piacere di una volta, pur nella consapevolezza della grande ingenuità di quello scritto, perchè tutti e tre i racconti, ma soprattutto il primo, Luna Luna di miele, posseggono intatto quella freschezza degli autori degli anni pioneristici della fantascienza (due racconti sono degli anni quaranta e Luna Luna di miele del 1950), il piacere della scoperta, l'anelito al viaggio spaziale, la speranza per il futuro.
Non ci sono le brutture che, oggi, sono inserite a forza in ogni trama dove bisogna rispettare le quote razziali e quant'altro costituisce il politicamente corretto.
Non ci sono parole censurate o geneticamente modificate, non ci sono protagonisti dalla sessualità ambigua o ibrida.
C'è solo il sogno dell'autore, trasferito in una vicenda che mantiene ancora oggi intatto il suo fascino.
Come dovrebbe sempre essere, ma oggi, spesso, non è più.