domenica 26 febbraio 2023

Riconciliarsi con la televisione

Ogni tanto capita che escano film o sceneggiati che riconciliano con il prodotto cinematografico o televisivo.

Mi è capitato, per il cinema, con American Graffiti e poi con Ritorno al futuro e, adesso, in campo televisivo mi capita con Yellowstone, la cui nuova stagione andrà in onda su Sky Atlantic da mercoledì 1° marzo.

E sono curioso di come la porteranno avanti.

Fino ad ora darei un bel 9, solo perchè non attribuisco mai il massimo dei voti a niente ed a nessuno, perchè non esiste la perfezione.

Yellowstone è un cosiddetto western moderno, ambientato ai giorni nostri e narra degli eredi di una dinastia che, trasferitasi nel Montana durante la Conquista del West (ne è stato fatto un prequel intitolato 1883 i cui episodi sono tutti disponibili su Paramount+) si è assestata in una valle e ha ingrandito le sue attività, superando difficoltà di ogni genere (altro prequel intitolato 1923 è in corso sempre su Paramount+).

Oggi, il ranch, ma soprattutto le terre di Yellowstone, sono ambite dagli speculatori che rappresenterebbero il progresso ed è bellissima la frase, in una stagione precedente, del protagonista (il patriarca interpretato da Kevin Costner) che, candidato alla carica di governatore, si oppone agli speculatori arrivati dall'est, dicendo che se i cittadini vogliono il progresso (rappresentato dagli speculatori) allora non devono votare per lui, perchè lui rappresenta l'opposto del progresso, il muro contro il quale gli speculatori andranno a sbattere.

Una epica che richiama la lotta del Bene contro il Male, della Tradizione contro la presunta innovazione.

Yellowstone non è una serie di buoni sentimenti, ma di Valori forti che possono anche sembrare violenti, ma rappresentano l'essenza del progresso, quello vero, dell'Umanità che non potrà mai proseguire se si recidono le Radici di una appartenenza e di una Storia.

domenica 19 febbraio 2023

L'invasione degli scrittori

Quando entro il libreria, mi sento molto come l'asino di Buridano, tanta è l'offerta, in parte rinnovata ogni settimana, tra la quale poter scegliere.

Solitamente vado sul sicuro, ho una cinquantina di autori che per me sono una garanzia e ogni tanto ne aggiungo qualcuno che sostituisce chi, ormai, non scrive più.

Le aggiunte sono sempre a seguito di una fortunata scelta o di un consiglio appropriato.

Sono anche abbonato ad una rubrica/rivista che ogni settimana propone due, tre recensioni di gialli, oltre ad un paio di bollettini di fantascienza.

Vedo che mi sono proposti autori del tutto sconosciuti, purtroppo spesso è una fregatura, come gli ultimi due di cui ho letto i romanzi gialli (si fa per dire ...) ambientati a Venezia ed a Modena.

E sono proprio questi "romanzi" che mi inducono a simpatizzare con la famosa frase di Fruttero&Lucentini che, a chi contestava loro di pubblicare su Urania solo autori angloamericani, risposero che un disco volante poteva scendere nelle campagne inglesi o nelle praterie americane ma "a Lucca, mai !".

Fortunatamente ci sono altri autori italiani che riabilitano la categoria, ma credo che l'inganno stia nella quantità, in pubblicazioni senza editing, spesso auto pubblicazioni (autopubblicarsi in solitaria un libro costa un centinaio di euro per la prima copia e circa cinque euro per ogni copia successiva, con cinquemila euro uno stampa mille volumi e ... hai voglia regalarli con dedica a chi si conosce !) che vanno ad ingolfare il mercato, abbassando il livello della narrativa.

Vale sempre la pena di provare se un qualcosa nel volume che si ha per le mani ispira una maggior fiducia, ma spesso, sempre più spesso, anche nella semplice scelta di un bel romanzo giallo o di fantascienza da leggere, vale il proverbio popolare per cui chi lascia la via vecchia per la nuova, sa quello che lascia ma non sa quello che trova.

domenica 12 febbraio 2023

L'eccesso di invasività delle app

Ogni tanto mi capita di ricevere sul telefono cellulare, un avviso con il quale una app mi "chiede" l'accesso per poter svolgere qualche funzione assolutamente imperdibile, ma di cui non ho mai avuto necessità.

Ogni volta mando avanti e, ogni volta, vengo avvisato che per procedere la app chiedeva l'accesso alla mia rubrica telefonica, alle immagini e a tutto il resto che era archiviato nel dispositivo.

Ogni volta nego l'accesso e continuo ad usare felicemente il telefono in tutte le sue funzioni a me utili.

Per quanto si sprechino quintali di carta per far sottoscrivere le dichiarazioni "privacy", ecco che la nostra legittima riservatezza può essere messa in pericolo da una semplice distrazione, fretta, stanchezza di ricevere avvisi e voglia quindi di far cessare tale inoltro.

Solo dopo, chi ha accettato tutto, dice "ma io non ho niente da nascondere".

Non è questione di nascondere qualcosa, ma di riservare a se stessi uno spazio di intimità che non sia alla portata del prossimo.

E più tale spazio è grande (come, ad esempio, comprare per quanto possibile usando i contanti, così che le società che gestiscano le carte private non possano venire a sapere cosa ci interessa e quindi quale tipo di pubblicità inviarci) tanto più si espande la nostra Libertà e con essa il nostro Benessere.

Che poi è ciò che conta.

domenica 5 febbraio 2023

Il magazzino perduto

Nei giorni scorsi mi sono "scontrato" per due volte con una caratteristica di oggi: la mancanza di magazzino.

Una volta (e non parlo di tanti anni fa) si entrava in un negozio e si chiedeva il prodotto.

Il commesso andava sul retro e arrivava anche con la varianti del prodotto.

Avevano una scorta, un magazzino, ben fornito.

Oggi, che si tratti di un dopo barba o di una batteria per sostuirne una esaurita, la risposta più gettonata è: dobbiamo ordinarla.

Questo ha, come conseguenza, la difficoltà a trovare pezzi di ricambio per prodotti datati, ma ancora perfettamente in grado di svolgere il compito cui sono destinati (un videoregistratore, una aspirapolvere, una centralina per il controllo da remoto del riscaldamento).

Certamente la mancanza di magazzino deriva da esigenze di presentare bilanci meno appesantiti, ma diventa anche un modo per incentivare un certo consumismo, il peggiore, quello che "butta via", per sostituire con il modello più recente, che differisce anche di poco da quello precedente e con il quale, però non ha compatibilità.