domenica 29 aprile 2012

Matematicamente salvi !

Con la vittoria contro il Genoa per tre a due e la sconfitta del Lecce in casa, il Bologna è matematicamente salvo con tre giornate di anticipo.
Nessuno di noi lo avrebbe creduto possibile dopo le prime cinque, terribili partite in cui racimolammo solo un miserrimo punticino (sia pur contro la Juve).
Il prossimo 5 maggio al Dall'Ara ci sarà l'assemblea dei Soci Fondatori dell'Associazione Futuro Rosso Blu (la Associazione dei tifosi che ha una minima parte delle azioni della società) e sarà sicuramente più una festa che una assemblea sociale.
Il Bologna dovrà rinforzare la squadra (ma tutti dicono sempre così ...) tenendo d'occhio il bilancio.
Ramirez e Mudingay potrebbero essere venduti se ci tenessimo Diamanti e Perez (che ritengo più affidabili e continui ... Mudingay più che altro perchè svirgola troppi palloni ed ha pure la pretesa di dribblare favorendo gli avversari ...).
Poi serve una punta che faccia goal perchè Di Vaio mi sembra ormai giunto all'ammainabandiera.
Servirà un regista a centrocampo, a meno che non pensino di poter riciclarvi Garics che ha visione del gioco e piedi buoni.
La soddisfazione maggiore del campionato ?
Battere l'Inter a Milano per tre a zero ... non ha prezzo !

sabato 28 aprile 2012

Come abbiamo fatto a sopravvivere ?


Ne Il Giornale di oggi c’era un articolo che riprendeva e commentava questa vecchia “cartolina” che ha girato in rete in passato, ma che credo sia tuttora validissima.
Ognuno può integrarla come vuole in base ai propri ricordi e sentimenti (anche io ho fatto le mie aggiunte …).

Come abbiamo fatto a sopravvivere noi bambini degli anni cinquanta, sessanta e settanta ? 

- Da bambini andavamo in auto che non avevano cinture di sicurezza né airbag.
- Viaggiare nella parte posteriore di un furgone aperto era una passeggiata speciale e ancora ne serbiamo il ricordo
-  La vespa e la lambretta dell’amico di papà erano prese d’assalto e lui, inorgoglito, ci portava in giro … in tre o quattro sul sedile.
- Le nostre culle erano dipinte con colori vivacissimi, con pitture a base di piombo.
- Non avevamo chiusure di sicurezza per i bambini nelle confezioni dei medicinali, nei bagni, alle porte.
- Quando andavamo in bicicletta (e poi con il cinquantino o il "125") non portavamo il casco.
- Bevevamo l’acqua dal tubo del giardino, invece che dalla bottiglia dell’acqua minerale.
- Trascorrevamo ore ed ore costruendoci carretti a rotelle ed i fortunati che avevano strade in discesa si lanciavano e, a metà corsa, ricordavano di non avere freni. Dopo vari scontri contro i cespugli, imparammo a risolvere il problema. Si, noi ci scontravamo con cespugli, non con auto!
- Uscivamo a giocare con l’unico obbligo di rientrare prima del tramonto.
- Dopo cena, d’estate, andavamo a giocare al buio, con pile elettriche sempre mezze scariche, anche fino a mezzanotte.
- La scuola durava fino a mezzogiorno o poco più, arrivavamo a casa per pranzo. Non avevamo cellulari... cosicché nessuno poteva rintracciarci. Impensabile.
- Ci tagliavamo, ci rompevamo un osso, perdevamo un dente, ma non c’era alcuna denuncia per questi incidenti. La colpa non era di nessuno se non di noi stessi.
- Mangiavamo biscotti, pane e burro e la Nutella era per i giorni di festa, bevevamo bibite zuccherate e non avevamo mai problemi di soprappeso, perché stavamo sempre in giro a giocare.
- Condividevamo una bibita in quattro, bevendo dalla stessa bottiglia e nessuno moriva per questo.
- Non avevamo Playstation, Xbox, Videogames, televisione via cavo con 99 canali, videoregistratori, dolby surround, cellulari personali, computers, chat su Internet e neppure social networks, ma avevamo AMICI (e anche NEMICI) in carne ed ossa!
- Uscivamo, montavamo in bicicletta o camminavamo fino a casa dell’amico, suonavamo il campanello o semplicemente entravamo senza bussare e lui era li e uscivamo a giocare.
- Si! Lì fuori!, Nel mondo crudele! Senza un guardiano! Dove gli orchi c’erano, ma non ottenevano la cercata pubblicità e si bloccava l’effetto emulazione. Come abbiamo fatto?
-          Facevamo giochi con bastoni e palline da tennis, si formavano delle squadre per giocare una partita; non tutti venivano scelti per giocare e gli scartati non subivano alcuna delusione che si trasformava in trauma.
- Alcuni studenti non erano brillanti come altri e quando perdevano un anno lo ripetevano. Nessuno andava dallo psicologo, dallo psicopedagogo nessuno soffriva di dislessia né di problemi di attenzione né di iperattività; semplicemente ripeteva ed aveva una seconda opportunità.Nessun genitore che ricorresse al TAR per trasformare la bocciatura in promozione o che aggredisse i professori per aver rifilato una insufficienza.
- Avevamo libertà, fallimenti, successi, responsabilità, vittorie e sconfitte...ed imparavamo a gestirli.
-         La grande domanda è: Come abbiamo fatto a sopravvivere senza tutto quello che circonda i bambini di oggi ?
-         Come abbiamo fatto noi bambini degli anni cinquanta, sessanta, settanta a  sopravvivere ? Eppure siamo ancora tutti qui …


Prendiamoci un momento di pausa. E ritorniamo a quei tempi.
Forse capiremo quel che c’è di sbagliato nella nostra società così “sazia e disperata”.

domenica 22 aprile 2012

Nomen omen

Leggo che la scuola media Dante Alighieri, con la scusa che, formalmente, non avesse alcun nome, verrà intitolata dalla giunta comunale a Fabrizio De Andrè.
Io non sono un esperto di musica e, con tutto il rispetto per De Andrè, al momento, di lui ricordo solo la deliziosa biondina che ha avuto come moglie, mi sembra comunque che una scuola dovrebbe, anche nel nome, identificare la nostra storia culturale.
Semmai una scuola "De Andrè" poteva aggiungersi a "Dante Alighieri", non sostituirlo, quasi a voler cancellare le nostre radici.
E fosse stato almeno bolognese !
Al limite avrei compreso maggiormente l'intitolazione della scuola a Giacomo Bulgarelli !
Spero che la decisione della giunta non sia la prona conseguenza  ai reiterati attacchi mondialisti contro il nostro Sommo Poeta, reo (?) di essere, a loro avviso, islamofobo, xenofobo e omofobo !

sabato 14 aprile 2012

Nero Wolfe da Buazzelli a Pannofino, da New York a Roma


Avete guardato il nuovo Nero Wolfe ?
Io ho visto per ora solo il primo episodio ed ho registrato il secondo, trasmesso giovedì scorso.
Nostalgia del "nostro" Nero Wolfe interpretato da Tino Buazzelli e ambientato, come nei romanzi di Rex Stout, a New York e non in una improbabile Roma anni cinquanta ?
Nel 1969 l’attesa del Nero Wolfe televisivo era alta perché era, dopo il Maigret di Gino Cervi, il primo tentativo italiano di realizzare una versione televisiva di un grande giallo straniero, il primo americano che fosse predisposto in salsa italiana.
Il successo fu immediato.
Tino Buazzelli era un Nero Wolfe corposo e credibile, mentre Paolo Ferrari rappresentava in pieno l’ironico, scanzonato e donnaiolo Archie Goodwin.
Gli stessi personaggi di “contorno”, a cominciare da uno spassosissimo Pupo de Luca nei panni del cuoco Fritz e da un più che convincente ispettore Cramer interpretato da Renzo Palmer, contribuirono a rendere gli sceneggiati tanti piccoli capolavori del genere.
Una recitazione professionale e una dizione che nulla lasciava alle inflessioni regionali, tanto da rendere l’ambientazione newyorkese perfettamente credibile, soprattutto con una sigla di apertura che, nelle immagini e nel sottofondo musicale, evocava la New York che immaginavamo.
La trama, poi, non si discuteva.
Una perfetta attinenza ai romanzi era la ciliegina sulla torta di uno sceneggiato che, come per tanti (tutti ?) quelli dell’epoca, è godibilissimo anche oggi con il fascino che a noi (almeno a me) suscita sempre il bianco e nero.
Cosa è rimasto nel nuovo Nero Wolfe interpretato da Pannofino e Sermonti nel ruolo di Goodwin ?
E’ rimasta la trama, solida e intrigante.
E basta.
Pannofino merita, comunque, un bravo superiore agli altri, perché ha dato spessore al suo Nero Wolfe, pur apparendo sin troppo attivo e non avendo una “stazza” tale da sovrastare (come Buazzelli e come si immagina il Nero Wolfe dei romanzi) gli interlocutori (diciamo che Pannofino appare piuttosto basso …), mentre Sermonti sembra il fratello sfigato dell’Archie Goodwin dei romanzi e anche di quello mirabilmente rappresentato da Paolo Ferrari.
Ma, almeno, i due protagonisti non hanno quasi nessuna inflessione dilettale.
Che dire invece delle caricature dei comprimari, anche del commissario di polizia che somiglia ad un incrocio tra Montalbano e il maresciallo Quagliarulo ?
E l’investigatore privato italiano, molto sbruffone e altrettanto fifone ?
E cosa c’entra la giornalista (che temo si ripresenterà sempre uguale nei prossimi episodi in una sorta di "politicamente corretto" impensabile per Nero Wolfe) ?
Ma, soprattutto, perché inventarsi uno scontro tra Wolfe e l’FBI per giustificare un improbabile trasferimento dell’investigatore in Italia ?
Trasferimento che gli appassionati di Rex Stout, che inventò il suo investigatore di origine montenegrina e nuovo cittadino degli Stati Uniti fedele alla sua patria di elezione ed alle sue leggi e istituzioni, sanno essere completamente fuori da ogni categoria del possibile.
L’idea di rifare il Nero Wolfe è meritoria e non possiamo essere legati ai grandi sceneggiati del passato (per fortuna possiamo vederli e rivederli a piacimento in dvd !), ma cambiare l’ambientazione, che è parte della storia, e colorare con i dialetti regionali una storia nata per New York, rappresenta un azzardo che, stando al primo episodio, non è andato a buon fine.

sabato 7 aprile 2012

Buona Pasqua

Ieri, prima di partire per la montagna (vento intenso), discutevo con un collega.
Eravamo entrambi d'accordo che Pasqua, pur essendo la principale ricorrenza del calendario cristiano, è percepita come minore rispetto al Natale come impatto e anche come sentimento.
Lui sosteneva che era perchè l'industria del regalo e delle vacanze, trattandosi di un periodo più breve, non aveva quelle opportunità che offre il Natale.
A me, invece, pur condividendo l'importanza del valore economico di queste festività, piace pensare che sia perchè, a differenza del Natale, Pasqua è una festa di derivazione ebraica e non appartiene alle nostre radici che sono pagano-romane e pagano-celtiche.
Comunque la pensiate, buona Pasqua a tutti voi.