domenica 17 aprile 2016

L'evoluzione urbanistica e architettonica di Bologna

Un altro bel contributo alla conoscenza di Bologna da parte di Tiziano Costa la cui serie, pubblicata con il Resto del Carlino ad 8,90 euro con cadenza circa mensile, occupa ormai due scaffali di una colonna della mia libreria.
Questa volta è in esame, sempre con il solito tono leggero e di facile lettura, lo sviluppo urbanistico e architettonico della città.
Dal primissimo insediamento all'incrocio dell'odierna T fino agli interventi più recenti (manca ala ripavimentazione e i lavori eseguiti in via Ugo Bassi, Rizzoli e Piazza Re Enzo).
Vediamo quindi come la "modernità" e la voglia matta di lasciare il proprio marchio sulla città abbia cambiato il volto della città che, oggi, Costa ritiene assomigliare sempre più ad una noiosa e omologata città globalista.
Se poi è vero che i "veri" bolognesi sono ormai solo un terzo della popolazione, possiamo comprendere come la "bolognesità" sia destinata a cambiare sempre più marcatamente, perdendo, forse irrimediabilmente, quelle caratteristiche che avevano fatto di Bologna una città in cui vivere bene.
Particolare nota di biasimo al sindaco socialista Zanardi che, abbattendo le torri della Mercanzia, ci ha sottratto un angolo che poteva, come rileva Costa, essere un unicum mondiale.
La raccolta dei libri di Costa, pur non essendo organico per la storia della città, rappresenta comunque un patrimonio di conoscenze e bibliografia per raccontare chi eravamo e chi siamo, e solo conoscendo chi eravamo e chi siamo, possiamo cercare di immaginare chi saremo, sperando di avere l'intelligenza di evitare, conoscendoli, gli errori del passato.

domenica 10 aprile 2016

Fantascienza distopica

Nel giorni scorsi era a Bologna, per la fiera del libro, Veronica Roth, autrice della saga dei "divergenti" .
Mi sono meravigliato che l'abbiano inserita della letteratura per ragazzi, come già fecero con l'altra autrice (Suzanne Collins) di una saga simile "Hunger games".
In effetti, leggendo le cronache, sembra che fossero tanti gli adolescenti che hanno cercato di ottenere l'autografo dell'autrice, molte ragazze.
In ambedue le saghe, infatti, l'improbabile protagonista è una adolescente che combatte (letteralmente) con i suoi coetanei (o anche più anziani) proiettando sicuramente idee sbagliatissime a tante ragazze.
Non mi sembra inoltre che la saga (ben scritta, con alcune idee originali) sia propriamente adatta "ad un pubblico minorenne" che probabilmente ne recepisce solo la parte superficiale, avventurosa e non quella più profonda.
Anche se mi domando se nell'autrice ventisettenne ci fosse l'intenzione o la consapevolezza di scripere un romanzo (seguito da altri due) a pieno titolo appartenente alla fantascienza distopica.
Cioè a quel filone letterario che immagina, per esorcizzarlo, un mondo una società malvagia o, almeno, sbagliata, frutto di scelte errate e di una cieca osservanza delle leggi scritte in tempi remoti e tramandate nel tempo come immutabili.
Sia nella storia dei Divergenti che in Hunger Games, abbiamo una protagonista che si ribella e, alla fine, risulta il granello di sabbia che manda in crisi l'ingranaggio.
Non riporto altro perchè la storia (le storie) sono godibili e sono anche state riportate in film trasmessi in televisione e ogni indicazione sulla trama e la conclusione rovinerebbe il piacere della lettura e della visione.
Ma la fantascienza distopica non è un fenomeno di oggi.
Negli anni settanta furono prodotti più film che, influenzati dal clime fosco del tempo, dalla ipotesi di una guerra nucleare che avrebbe distrutto il mondo come lo si conosce, ipotizzavano quale potesse essere la società del "dopobomba".
Il film che mi piace maggiormente ricordare è "La fuga di Logan", del 1976-77, in cui veniamo a conoscenza di come l'umanità, per salvarsi, si fosse rinchiusa in città cupole, dove però doveva limitare il numero di abitanti e si era quindi dato corso ad una religione che imponeva di uccidere (ma parlavano di rigenerazione) chi raggiungeva i trenta anni.
Anche qui c'è chi si ribella e riesce a liberare l'umanità imprigionata, scoprendo che l'aria si era decontaminata.
In letteratura mi piace invece ricordare Wells con il suo "L'uomo che visse nel futuro" (e il relativo, splendido film di George Pal) dove, sempre dopo una guerra devastante, l'umanità si era divisa in due.
Chi viveva sulla terra e chi sotto terra, questi ultimi, più forti e crudeli, dominando i primi (e usandoli come schiavi).
Romanzi e film tutti che uniscono alla piacevolezza della trama, anche un monito su quale società si potrà costruire, "quando" quella che conosciamo dovrà lasciare il campo a quella che verrà dopo.

domenica 3 aprile 2016

Prefazioni

Una volta saltavo sistematicamente le prefazioni.
Poi le ho cominciate a leggere dopo aver letto il libro (romanzo o saggio) per vedere se la mia opinione, non contaminata da un pregiudizio derivante da una opinione altrui, collimava con quella del prefatore.
Adesso mi piace leggerle esattamente nell'ordine in cui sono impaginate, ma solo per i libri "datati", cioè pubblicati tanti anni fa, quelli che si ritrovano nelle fiere del libro o da qualche libraio come Nanni.
Libri stampati negli anni cinquanta, sessanta, settanta, contengono prefazioni dalle quali si coglie lo spirito dell'epoca, le speranze, l'attesa per il futuro, le lotte e le passioni ormai archiviate e consegnate agli storici.
Ultimamente ho letto un bel ciclo di fantascienza di Roger Zelany, il ciclo di Ambra, pubblicato tra il 1978 e il 1980 dalla Libra Editrice (1967-1982) .
Le preazioni di Ugo Malaguti valgono, da sole, il prezzo dei romanzi ritrovati nel tempo (ho impiegato oltre dieci anni a completare l'intera collezione, iniziata prima ancora che mi interessassi alla fantascienza).
Con gli occhi disincantati di chi sa quello che sarebbe accaduto, ho avuto il piacere di leggere le domande e le previsioni per gli anni ottanta e novanta di un osservatore che il futuribile masticava a colazione, pranzo e cena.
E come ci si sbagliava, allora, nel pensare all'oggi !
In meglio o in peggio ?
Alla nostra età siamo portati a pensare al passato come un'età dell'oro, quando si viveva meglio, un po' come la vecchia pubblicità della Chinamartini di Calindri e Volpi (dura minga, non può durar).
Credo, invece, che se anche il futuro non è come potevamo immaginare o sperare nei nostri sogni giovanili, sia comunque un passo avanti dell'Umanità verso il progresso, verso l'evoluzione di una Civiltà, della nostra Civiltà, della Civiltà tout court.
Un esercizio utile leggersi le prefazioni dei vecchi libri, per riconciliarsi con il mondo di oggi che, con il nostro sguardo da sessantenni, sembra ci stia sfuggendo, ma è quello che abbiamo contribuito a realizzare.