Normalmente evito romanzi, saggi e film incensati dalla critica e con articoli elogiativi di presentazione.
A volte però ci casco e, nel caso di Michel Houellebecq, ci sono cascato una seconda volta dopo Sottomissione che ho già avuto modo di commentare.
Oggi si tratta del suo ultimo romanzo, "Serotonina" presentato come la "geniale" anticipazione della rivolta dei gilet gialli.
Se qualcuno però si aspetta di trovare un qualcosa che possa lontanamente essere paragonata alla rivolta dei francesi contro la boria altezzosa del loro attuale presidente (che peraltro hanno scelto loro, votandolo e quindi si meritano ciò che hanno) deve leggersi oltre duecento pagine per avere un paio di capitoli dedicati ad una improbabile rivolta degli agricoltari.
Per il resto è la storia di un fallimento più virtuale che reale, che poi è la scusa per tante descrizioni volgari e per nulla erotiche.
Anche in Sottomissione c'erano cadute di stile e volgarità che nulla avevano a che dire con la trama del romanzo, in Serotonina ve ne sono molte di più ma, almeno, l'abiezione in cui cade il protagonista che si crogiola nel suo autoreferenziale fallimento giustifica (in parte) la loro presenza.
Houellebecq mi sembra un autore decisamente sopravvalutato e ben ammanicato tra gli editori che riescono a pubblicizzarlo in modo tale da convincere persino un incredulo incallito come me a comprarlo, una seconda volta di troppo.