domenica 28 dicembre 2008

Due Signori della "vecchia" televisione dei nostri anni

Nei nostri ultimi commenti affiora il tema della televisione di qualità, sollecitato dal post di Massimo, e allora vi propongo questo "articolo" nel quale mi sono casualmente imbattuto su 2 personaggi che ricordo bene (Il secondo U.Gregoretti è ancora vivente) e che personalmente ho amato . Rappresentanti di un tempo nel quale la tv era una cosa seria, le citazioni latine erano vivaddio "corrette", si rideva in maniera intelligente, gli attori recitavano e i cantanti cantavano, e lo sapevano fare, insomma un'età dell'oro per un mezzo che ha contribuito non poco al nostro bagaglio formativo.

Nanni Loy nel ricordo di Ugo Gregoretti
Data di pubblicazione: 15.08.2005

Autore:

"Tagliente ma affettuoso così ha svelato i nostri tic". Due testimoni e protagonisti di un’Italia migliore, ironica e colta, profonda e sorridente, generosa e garbata. Da la Repubblica del 14 agosto 2005

Due signori. Tutt’e due comunisti "aristocratici" (il personaggio che rievochiamo lo era di nascita e il nostro intervistato prima di accettare la tessera del Pci si chiese candidamente: «Come posso io che possiedo 200 cravatte?», sentendosi rispondere che poteva dal momento che il poeta Aragon ne possedeva il doppio). E grandi innovatori televisivi. Tre cose in comune tra Nanni Loy e Ugo Gregoretti. Un’altra è Fregene, cara ai cinematografari, dove il 21 agosto di dieci anni fa Loy fu colto da infarto e Gregoretti, con la compagna di Nanni Elvira, fu il primo a tentare invano di soccorrerlo. Ugo Gregoretti (classe 1930, cinque anni meno di Loy) ricorda l’amico cominciando dall’episodio che ne fece un personaggio popolarissimo. E svelando un altro punto di contatto.

Nanni Loy
«L’ho conosciuto dopo aver fatto il mio primo film nel ‘61, I nuovi angeli. Venni "scoperto" in virtù di una rubrica che tenevo in tv, Controfagotto. Sull’onda del suo successo e della novità che rappresentava il produttore Alfredo Bini mi propose di fare un film. Mi trovai così promosso regista di cinema, e conobbi Nanni. Di lì a poco Angelo Guglielmi reduce da Londra con sotto il braccio il "format" - si direbbe oggi - della candid camera propose a me Specchio segreto. Risposi che sarei stato troppo riconoscibile per via di Controfagotto, mentre la formula si fondava proprio sulla irriconoscibilità del "provocatore". Venne allora in mente a entrambi Nanni, che accettò circondandosi di collaboratori di talento come Giorgio Arlorio e Fernando Morandi».
Ha rivelato un retroscena...
«Non l’ho mai raccontato. Evidentemente però l’affinità elettiva tra noi due è rimasta tanto legata a quel fatto che ancora oggi, con mia frustrazione, c’è chi incontrandomi mi dice: lei ha fatto tante belle cose ma nessuna ha eguagliato quel cornetto intinto nel cappuccino degli altri. E, non vorrei apparire irriverente, quando Nanni morì e fu allestita la camera ardente in Campidoglio, mentre scendevo la scalinata incrociai una donnetta che mi disse a bruciapelo: ma come, lei non era morto?».
Avete entrambi riversato nella televisione lo spirito, la sensibilità della commedia cinematografica italiana.
«Lui certamente, veniva da quel cinema. Io ero un redattore, anzi un praticante del telegiornale che sognava di diventare regista di cinema e aveva un occhio di riguardo per la commedia all’italiana. Il mio Controfagotto conteneva materiali equivalenti. E perfino quando ho girato Apollon sull’occupazione di una tipografia gli operai romani che recitavano se stessi erano di scuola sordiana. In Nanni c’erano già molte esperienze, in me la contaminazione da giornalistino televisivo che applicava i moduli della commedia ai suoi "pezzi". Impostavo le interviste come se fossero sketch, parenti poveri di un film».
Il modello di Specchio segreto e la successiva evoluzione (o involuzione?) della formula candid camera nella tv italiana.
«Specchio segreto si avvalse subito di una componente non so se già presente nella sperimentazione anglosassone anteriore: autori e sceneggiatori che venivano dal cinema, Nanni per primo. E di una comicità, di un umorismo che andavano oltre l’invenzione di gag e rimandavano a uno spaccato antropologico e sociale. Uno spessore mai visto prima, né tantomeno dopo. Pensi ai livelli di stupidità di oggi e agli abissi di faciloneria provocatoria ma stolta, vacua. La forza e la classe di Nanni erano nel non essere mai offensivo pur essendo così pungente. Un meccanico autocontenimento faceva sì che quando si avvicinava troppo al confine della presa per il culo scattassero la pietas, la simpatia, l’indulgenza affettuosa verso il malcapitato. Tra i molti primati di Specchio segreto - oltre a quello cronologico e a quello qualitativo nel far tesoro sia del cinema civile e di denuncia che della commedia all’italiana, nel farsi ritratto di un paese con le sue contraddizioni e tic e con la sua straordinaria varietà umana - ce n’è anche un altro. Si scoprì lì la famosa "liberatoria": cioè, dopo aver "incastrato" le persone a loro insaputa, bisognava ottenere il permesso per andare in onda. E il bello è che i rifiuti furono pochissimi, la stragrande maggioranza si fidava e firmava al volo».
Va di moda rimpiangere la Rai di Bernabei. Ma è vero che quella tv così governativa, prudente, bacchettona, consentiva spazi anticonformisti come Specchio segreto.
«Più che "di Bernabei" parlerei di Rai monopolio. Sentivamo la responsabilità del nostro ruolo. Sia pure sotto il tallone di ferro della censura democristiana eravamo severamente invitati a fare le cose bene e a scoprire dove stesse di casa l’araba fenice dello specifico televisivo. Contribuirono pochi registi cinematografici che, come Mario Soldati, portarono la spregiudicatezza del cinema nell’inchiesta televisiva. Miei maestri sono stati i tecnici, sia i vecchi tecnici della radio che i nuovi che dal cinema erano passati alla tv optando per il posto fisso, e poi quel grande radiocronista che era Vittorio Veltroni: l’abilità era quella di costruire delle immagini sonore, ciò che ignorava la tradizione del documentario cinematografico italiano che disprezzava la tv. Inventammo le inchieste televisive aggiungendo con le voci lo spessore mancante al documentarismo "artistico". Le cose erano insomma più belle perché ogni dettaglio era teso a una qualità anche estetica. Con la fine del monopolio questo è finito. E dico che ha contribuito a renderci più perspicaci proprio la censura. Una ginnastica, una palestra. Studiare come assestare il cazzotto passando attraverso le sue maglie. Uno strumento pedagogico».
Ragionamento un po’ insidioso, non le pare?
«Io rimpiango la disciplina. So che oggi vediamo solo imbruttimento mentre allora c’era un’estetica. E la censura è stata come un’istitutrice, formativa. Nelle mani di chi ha il potere di scegliere, oggi del tutto incapace, potrebbe essere strumento di rieducazione: una bella censura a Maria De Filippi non sarebbe cosa sana?».

5 commenti:

Massimo F. ha detto...

Gregoretti e Loy. Legati indissolubilmente alle loro prime trasmissioni, Controfagotto e Specchio segreto. Mi ricordo che quando si sono ambedue spostati sui temi "impegnati" (cioè di propaganda) fecero flop. Loy rimarrà famoso per l'episodio della brioche nel caffelatte che penso sia stata girata proprio a Bologna. Immaginate di andare al bar e uno, a fianco, inzuppasse la sua brioche nel vostro caffè ...

valeria ha detto...

Caro Robi, sono molto dispiaciuta di dirti che non amo affatto Nanni Loy e che quando c'erano le sue candid camera cambiavo canale...D'altra parte, uno che con duecento cravatte (e il paragone con Aragon non fa che peggiorare la situazione...)si iscrive al Pci e si permette pure di fare ironia ...io lo trovo talmente incoerente da non tollerarlo...!La brioche, poi, nel caffè di un altro io la trovo semplicemente demenziale....
Sai che sono una reazionaria, molto molto peggio di Massimo, e che mi dispiace dover qualificarmi come tale visto che in realtà il mio pensiero è liberale...ma a tutto c' è un limite!
Baci

Roberto ha detto...

Cari blogger "commentatori" Massimo e Valeria, ho l'impressione che il senso del mio post sia stato male interpretato. Temevo che la lettura dello stesso si arenasse alla parola "comunisti" e così è stato, mi pare di desumere dai vostri commenti.
Vale: il possesore delle 200 cravatte era Gregoretti e non Nanni Loy! Non che cambi molto ma mi fa pensare che disgustata dalla parola summenzionata tu non abbia completato la lettura. Che peraltro voleva solo essere un modesto contributo al dibattito sulla televisione (che a mio giudizio, all'epoca, era fatta da persone e intellettuali "di sostanza") e non alimentare improprie polemiche a sfondo politico.
Non mi resta che sperare nei successivi interventi:cercasi "Liberals" disperatamente.
Buon 2009 a tutti NOI

valeria ha detto...

Caro Robi,
subito dopo avere scritto (di getto) il commento, ho letto che le cravatte erano di Gregoretti, ma i due soggetti in questione venivano pure scambiati sicchè…il dato non mi pare molto rilevante(:-))
E, comunque, Loy era comunista dalla nascita…ma soprattutto mi ha dato sempre l' idea (magari sbagliata)di essere quel genere di soggetto che voleva sbalordire a tutti i costi: anche copiando, ad esempio, la sua candid camera da uno spettacolo,(ovviamente)…
americano!
Quanto alle "improprie" polemiche, nessuna polemica è impropria e, dato che cerchi liberal disperatamente, ti faccio notare che anche "variare" letture è liberal … Difficilmente potrò osannare i miracoli di una televisione passata, se questi miracoli sono rappresentati da Loy: che tra l’altro prendeva in giro la gente! Nell’articolo che pubblichi questa "presa" in giro viene definita garbata, elegante, buona, ma a mio parere nessuna presa in giro lo è…
Con questo, non è certamente meglio la tv della de filippi!
Quanto alla censura, la nostra Costituzione l’abolì nel 48 : lasciamola stare dove stava……Giusto Gregoretti poteva dire una cosa del genere….(n.d.r.: sto "esagerando" apposta!)
Piuttosto, io rimpiango altra tv, ad esempio quei meravigliosi sceneggiati: David Copperfield, La Cittadella, Giamburrasca, La freccia nera, I promessi sposi, L’ Odissea…..
Ho trovato comunque molto interessante il tuo post, perché, quantomeno, mi ha fatto venire voglia di intervenire, anche se, a tuo dire, impropriamente…Di sicuro, non con la competenza che sarebbe adeguata…D'altra parte, più so più so di non sapere....e non vorrei dovere stare sempre zitta!!!
Ciao ciao:-)

Massimo F. ha detto...

Caro Roberto, Loy e Gregoretti non piacevano a tutti e negli anni successivi non è un mistero che si siano messi a fare trasmissioni di sempre più sbilanciate ideologicamente, tanto che anche il tentativo di riesumare Specchio Segreto fu un flop.
Ma la loro presenza in televisione dimostra come la vecchia televisione fosse tutt'altro che censoria.
E proporre la censura per la De Filippi (che peraltro non guardo mai) anche se è una battuta (ma si sa: ridendo castigat mores) non testimonia a favore di Gregoretti e immagino che una televisione con i palinsesti scelti da Gregoretti non sarebbe certo nelle mie corde.
E neppure una televisione tanto "liberal" :-)