Per fortuna da anni non uso più l'assegno come strumento di pagamento, sennò correrei un rischio concreto di ante datare tutti quelli in emissione in questi primi giorni del 2020.
Lo vedo da come dato gli atti, sistematicamente 2019.
Credo sia un problema comune.
Per un anno abbiamo scritto 2019 e adesso, almeno all'inizio, ci è difficile scrivere 2020, perchè l'attenzione è minima all'apposizione di una data, come, almeno pe rme, le strade che percorro ogni mattina: spesso non mi ricordo quando l'ho percorsa e di alcune, dopo tutti questi anni, non conosco neppure il nome.
La forza dell'abitudine è quella che mi crea gli unici dubbi sulla scadenza del 30 giugno che dovrebbe essere, per accordi sindacali, quella finale lavorativa e iniziale da pensionato/esodato.
Non che abbiano fatto un accordo per me, ma il 30 giugno 2020 è l'ultima finestra prevista dall'accordo del 2017 all'interno del quale rientra la mia uscita.
Ed è la forza dell'abitudine quella che rende piacevole lo scorrere delle giornate, anche se so che alcuni la pensano in maniera diametralmente opposta e sono annoiati dalla quotidianeità.
Io no, spesso ho pensato quanto sarebbe bello se si potesse spingere un pulsante e si rivivesse a piacere quel o quei dati momenti, errori inclusi.
Abitudine è il pranzo di Natale, abitudine è il cenone di fine anno, abitudine è la ripresa del 7 gennaio.
Nel 2020 "cade" anche il 45° anniversario della nostra maturità e il 50° anniversario di quel 1° ottobre 1970 quando iniziammo assieme il percorso al Galvani.
Nessun commento:
Posta un commento