lunedì 21 febbraio 2011

vita da guardia


Vorrei raccontarvi un po’ con questo post quello che faccio adesso e di che cosa mi occupo e per farlo vi racconterò di una montagna e di un animale meraviglioso. La montagna in questione è il Col di Lana che molti di voi sicuramente avranno già sentito nominare perché durante la Prima Guerra Mondiale fu teatro di sanguinosissime battaglie che causarono circa 16.000 morti. Tra l’altro recentemente sono state, tramite finanziamenti CEE, ripristinate le antiche trincee che rendono l’escursione alla cima storicamente suggestiva oltre che magnifica dal punto vista paesaggistico. Chiunque salga sulla cima si rende conto dell’importanza strategico-militare che questa montagna ha avuto: infatti dalla sommità si dominano tutte le Dolomiti e le valli circostanti, per cui, in periodo di guerra, da qui si potevano controllare tutti movimenti delle truppe nemiche. Come sempre le truppe austro-ungariche, formate nella fattispecie da gente locale, dominavano dall’alto il nemico italiano che doveva conquistare questo colle. Dei 16000 morti, quasi il 90% erano appartenenti alle truppe italiane che furono massacrate soprattutto con pietre e massi. C’è una roccia chiamata “Cappello di Napoleone” dalla quale partivano gli attacchi Italiani alla cima e la valle al suo fianco in dialetto Ladino è chiamata il Valon dei Morch (dei morti con la c dolce) con un nome che è tutto un programma. Dopo la seconda guerra mondiale su questo bellissimo colle ha trovato l’habitat ideale uno degli animali più belli e fieri delle Alpi: il camoscio (rupicapra rupicapra). E’ un animale meraviglioso che corre sui pendii e sulle rocce con velocità ed agilità veramente impressionanti: riesce a compiere 2000 metri di dislivello in 15 minuti. Ha fondamentalmente abitudini gregarie che si manifestano in branchi di femmine, piccoli e giovani individui. I maschi normalmente se ne stanno da soli per poi riunirsi ai branchi di femmine durante il periodo degli amori nel mese di novembre. Essendo un animale poligamo è il maschio dominante che ha il diritto di accoppiarsi col branco di femmine attorno al quale girano spesso i maschi più giovani che, o lo sfidano per diventare loro i dominanti, oppure attendono nella speranza che qualche femmina in calore sfugga al controllo del vecchio. La popolazione di camosci viene ogni anno da noi guardie monitorata e censita per stabilire quanti capi possano essere abbattuti durante la stagione venatoria. Fino al 2002 erano censiti su questa montagna 650 camosci per cui ogni anno poteva essere prelevato un certo numero di capi con criteri selettivi (le femmine anziane oltre i 12 anni, i piccoli e i giovani con caratteristiche scadenti, i maschi di età superiore ai 7 anni). Il maschio di solito raggiunge il suo massimo del potenziale riproduttivo non quando è giovane ma dal 6° all’11° anno, per cui prelevando un individuo di 7 o più anni si favorisce il ricambio del riproduttore. Poi avvenne che a causa di una malattia parassitaria chiamata rogna sarcoptica, la popolazione fu letteralmente decimata (rimasero 60/70 capi in tutto) per cui la caccia fu immediatamente chiusa nella zona. Noi però continuavamo la nostra opera di vigilanza (perché non ci fossero atti di bracconaggio) e di censimento per monitorare la ripresa della popolazione dopo la malattia. Quella mattina di novembre del 2004 verso le 6 quando stavano iniziando a dileguarsi le tenebre io ed il mio collega eravamo già in prossimità del Cappello di Napoleone per svolgere il nostro servizio di antibracconaggio e cominciò la solita sfida fra di noi su chi riusciva per primo a scorgere col binocolo un animale: in palio c’era il solito caffé al bar del paese. Dopo un po’ sussurrai: eccolo. Spuntò dai cespugli di ontano nero a circa 500 mtri da noi un magnifico esemplare di maschio con un paio di corna sulla testa di dimensioni notevoli e con una età stimata intorno agli 8 anni (i cacciatori uccidono questi animali più che per la carne, per le corna da appendere in salotto e per il pelo che cresce ai maschi sulla schiena col quale si fabbricano quei tipici ciuffi di peli da metter sui cappelli tradizionali). Successivamente spuntò da dietro il crinale il branco di femmine che in quel periodo cominciavano ad avere i primi estri riproduttivi. Il maschio appena si accorse del branco fece una corsa e orinandosi sul ventre (per far sentire meglio i suoi feromoni) prese possesso del branco avvicinandosi a quante più femmine poteva per annusarne i genitali e capire se erano pronte per l’accoppiamento. Dopo una mezz’ora comparve quasi dal nulla lo sfidante: era un bel maschio di 4 o massimo 5 anni di età con tanta energia e voglia di riprodursi pure lui. Appena il dominante si accorse che un altro maschio si era avvicinato alle femmine comincio la battaglia: si avventò sul rivale fischiando come fanno i camosci per attirare l’attenzione, orinandosi sul ventre, rizzando il pelo sulla schiena con la testa alta con aria minacciosa per far capire al pretendente chi era che comandava. Il giovane, consapevole o forse un po’ incosciente dei propri mezzi osò sfidarlo e da li cominciò la zuffa: prima si diedero diversi colpi col collo sul fianco cercando di fare capire all’altro chi fosse il più forte; dopo qualche attimo il giovane capì che stava avendo la peggio e che se fosse stato incornato nel ventre dagli uncini del rivale ci avrebbe rimesso la vita per cui cercò di fuggire. Il dominante lo insegui sui magnifici pendii del Valon dei Morch per circa un quarto d’ora ad una velocità impressionante mentre noi osservavamo coi binocoli ammutoliti la scena a circa 500 metri di distanza. Finalmente il signore del branco dopo aver impartito la lezione al più giovane, capì che per un po’ questi non sarebbe più tornato e riprese possesso del suo harem. Quello splendido maschio si riprodusse quell’anno e i due anni successivi perché continuammo a seguirlo nel periodo degli amori. Poi improvvisamente, il terzo anno non lo trovammo più. Era stato ucciso di frodo? Molto probabilmente si ed ancora una volta i bracconieri l’avevano fatta franca, Resta il fatto che grazie al suo apporto la popolazione di camosci è tornata a salire: ora siamo intorno ai 250 capi per cui da quest’anno sul Col di Lana i cacciatori possono di nuovo abbattere regolarmente 5 maschi, 5 femmine e 5 giovani di 1 anno.
Spero di essere riuscito a trasmettervi in parte le emozione provate in quei momenti. Se vi sono piaciute vi consiglio la lettura di un romanzo breve (meno di cento pagine): “Il peso della farfalla” di Erri De Luca uno scrittore alpinista originario di Napoli ma che vive da anni in Trentino.

7 commenti:

valeria ha detto...

Mi pare di capire che la "vita da guardia" è una gran bella vita!
Almeno per quanto riguarda le meravigliose scene che la natura sa offrire. Sì, ci hai trasmesso benissimo le emozioni provate: tenero il povero camoscio giovane e temerario, ma immagino anche la trepidazione nel seguire le vicende del maschio ripopolatore e la malinconia per non averlo più rivisto...
Penso che le sconfitte contro i bracconieri siano diffuse perchè avranno tempi e strategie difficilmente contrastabili. O riuscite a "beccarne" qualcuno? Quali sono le procedure, in tal caso, e le pene?

claudio ha detto...

Bellisssima storia Andrea, ti invidio sempre di più!
Magnifici i camosci, veri principi delle vette. E non credo sia facilissimo vederli. A proposito di abilità alpinistiche (ricordando anche i tuoi trascorsi di climber) guarda un po' come si arrampicano (su una diga!!!) anche i loro cugini stambecchi: è per me un filmato notevole che rende bene l'idea di cosa sia la vera arrampicata libera!
http://www.youtube.com/watch?v=UkI1GRSn6nc
Spero che le sanzioni per i cacciatori di frodo siano almeno più pesanti di quelle per i pescatori. Al lago di Garda ad esempio i cosiddetti prof si rendono autori di stragi pressoché impunite sotto gli occhi di tutti.

Massimo F. ha detto...

Su le dentate scintillanti vette, salta il camoscio ... :-)

Bellissimo racconto, Signor Ranger.

Roberto ha detto...

Max .... per favore non propinarci le peggio cose della letteratura italiana :-)

gaggio ha detto...

Vale è vero che spesso i bracconieri la fanno franca ma è anche vero che, grazie soprattutto alla nostra passione e al nostro spirito di sacrificio qualcuno lo becchiamo e questo serve molto da deterrente. Il bracconaggio (cattura di animali selvatici in periodo di chiusura, con mezzi non consentiti, cattura di specie protette o non cacciabili ecc...) quando non vi sono violazioni in merito alla legge sulle armi (armi contraffatte, non denunciate, modifica di armi con silenziatori, mancanza di porto d'armi ecc.. nei casi sopracitati è previsto l'arresto in flagranza) sono dei reati contravvenzionali, per cui è il GIP che decide l'ammontare dell'ammenda, oblata la quale il reo non ha ulteriori conseguenze. Di solito le ammende sono di diverse migliaia di Euro e comunque a chi incappa in questo tipo di reato normalmente viene ritirato dalla Questura il porto d'armi. Non credere comunque che il nostro servizio sia così agevole: alla mattina ci si alza prestissimo perchè gli animali sono avvistabili più facilmente all'alba, frequentemente ci tocca fare delle lunghe scarpinate al buio o in mezzo alla neve, altre volte stiamo ore al freddo a volte anche di notte ad aspettare infruttuosamente che succeda qualcosa e magari senti sparare nella vale vicina a ore di cammino..... credimi che, nonostante il luogo ove si lavora sia molto bello, i sacrifici e le fatiche sono tante, ma ti assicuro che quando qualcuno viene preso la soddisfazione è immensa e facciamo festa. Claudio i camosci e gli altri animali selvatici sono avvistabili, basta essere nel posto giusto, all'ora giusta, coi mezzi adatti per vederli e magari sapere anche dove guardare. Io prima di iniziare questo lavoro animali non ne vedevo, ora dopo diversi anni ci ho fatto un po' l'occhio e pur non essendo bravo come certi colleghi con più anzianità di servizio o come certi cacciatori, so dove trovarli e ti assicuro che se volessi (non fa parte della mia indole e dei miei principi) l'animale saprei dove andarlo a prendere. A proposito nel gruppo montuoso della Marmolada abbiamo una colonia di stambecchi (specie particolarmente protetta) che, prima dell'arrivo della rogna era di 800 capi circa, ora dopo sei anni sta di nuovo crescendo e il censimento dell'anno scorso ci ha permesso di dire che ora sono circa 200 in lento ma di nuovo costante aumento. La differenza di comportamento fra il camoscio e lo stambecco è enorme: lo stambecco predilige le zone rocciose e normalmente a quote superiori, mentre il camoscio si trova più a suo agio sui prati anche ripidissimi. Sulle rocce il camoscio si muove di agilità e potenza, mentre lo stambecco che di solito pesa il triplo con delle corna enormi, si muove con piccoli spostamenti per controbilanciare il peso del trofeo che lo porterebbe a fargli perdere l'equilibrio in situazioni che per qualsiasi altro essere vivente sarebbero veramente precarie.
Magari in un prosimo post se volete vi racconto di altri animali meravigliosi che popolano le nostre montagne......

valeria ha detto...

Magari, Andrea: siamo TUTTI interessatissimi.
Già questo post detiene il primato dell' interesse...
Infatti quello che fai è per me (noi) assolutamente inusuale: una vita quantomeno fuori dal comune :-)
In genere, stiamo tutti a vario titolo dietro a delle scrivanie e pensare a te che scorrazzi per prati e monti all' aria pura è rasserenante... Capisco perfettamente comunque che non siano tutte rose e fiori: ma c'è qualcosa, nella vita, che lo sia?

valeria ha detto...

Ho messo l' 11° commento al post musicale...
BUONA SERATA!
N.B. Andrea, il tuo arrivo ha vivacizzato il blog: sono proprio soddisfatta :-)