Dicono che manchino artigiani, lavoratori specializzati e non, tecnici.
Poi guardo i titoli di coda di un telefilm di oggi e scorrono decine di nomi, forse un centinaio, quando nei prodotti ben più di qualità degli anni Sessanta e Settanta (penso ad esempio al Maigret con Cervi o al Nero Wolfe di Buazzelli e Ferrari) gli addetti a questo o quello erano una decina o poco più.
Il colmo è stato ieri pomeriggio, quando aspettavo il giornale radio delle 17 e, intanto, andava ad esaurimento "Tutto il calcio minuto per minuto", nella odierna versione ridotta, ridottissima, con appena una partita di serie A e quattro di serie B.
Ebbene il giornale radio è iniziato con tre minuti di ritardo perchè il conduttore, di cui non ricordo il nome e che dovrebbe essere il successore di Roberto Bortoluzzi, è stato costretto, suppongo da un diktat sindacale tradotto in norma contrattuale, a leggere i nomi, infiniti, di tutti coloro che hanno "collaborato" alla messa in onda, immancabilmente da ringraziare con nome, cognome e attività di competenza.
Ma quanti sono ?
Una volta ci arrivavano le notizie tramite un radiocronista assistito da un solo tecnico, adesso sembra che per ogni radiocronista che si spedisce allo stadio debba esserci una intera squadra di assistenti.
Mi torna in mente la barzelletta che chiede quanti (e qui ci sta la indicazione di abitanti di una città o di lavoratori di una certa categoria particolarmente invisa a chi racconta) occorrono per cambiare una lampadina ?
Con la risposta più gettonata che li indica in tre: uno che tiene la lampadina e gli altri due che lo fanno girare.
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