domenica 24 novembre 2024

Gli Inglesi lo fanno meglio

Parlo del Giallo, del racconto o del telefilm seriale poliziesco, ovviamente.

E' una riflessione che mi è venuta guardando la programmazione dei vari canali ospitati da Sky sul satellite (comprensivo delle reti generaliste).

Il Giallo inglese ha sempre una marcia in più rispetto a quello francese (dove i protagonisti manifestano una finta esuberanza giovanilistica e femminista), a quello tedesco (tetragono, ma che faticaccia lavorare in Polizei !), a quello scandinavo (una totale deriva woke), a quello americano (troppo aggressivo, violento, basato sugli effetti speciali e sull'azione invece che sul ragionamento e la deduzione di una sana investigazione) e persino a quello italiano che, una volta, rappresentava in pieno il carattere nazionale (pensiamo solo alle splendide interpretazioni nel Nero Wolfe di Buazzelli e Ferrari o all'Ubaldo Lay del Tenente Sheridan o, ancora, al miglior Maigret degli schermi: Gino Cervi) ma oggi è ridotto a trame interrotte troppo da deviazioni intimiste e introspettive ed è malamente recitato tramite sussurri, spesso meno comprensibili persino dei soporiferi borbottii di Prodi.

Ultimamente si sono affacciati anche prodotti del nuovissimo mondo, australiani e neozelandesi, che hanno un po' dell'inglese e un po' troppo dell'americano, probabilmente affineranno lo stile e potrebbero diventare i prodotti del futuro.

Ma il Giallo inglese, per ora, è il numero uno, purtroppo viene prodotto in pochi episodi per stagione, a differenza degli americani che ne sfornano una ventina e più per ogni stagione e questo è indice di quel che già è accaduto per altri generi, con la mancanza di finanziamenti, anche i prodotti più accurati devono essere centellinati per evitare di sprecare denaro.


domenica 17 novembre 2024

Rai Play

Rai Play è il canale Rai per potersi guardare trasmissioni scegliendo, tra molte opzioni, al punto da potersi programmare una serata.

Ci sono autentiche pregiate edizioni, come tutte le stagioni di Spazio 1999 e tante trasmissioni degli anni sessanta e settanta (da Nero Wolfe a Sheridan, dalla Freccia Nera a Giamburrasca) ma anche più recenti e in corso.

Mi sono quindi scaricato ed ho cominciato a guardare quattro prodotti polizieschi, tre del 2024 e uno del 2003 e seguenti per tre stagioni in totale.

Non c'è gara.

Il prodotto del 2003 è tuttora gradevole, con una trama solida e interpreti di spessore e adatti al ruolo.

Si tratta di "Nebbie e delitti", la serie ambientata a Ferrara (televisivamente, perchè quella cartacea è ambientata a Parma) tratta dai romanzi di Valerio Varesi, con protagonista il Commissario Soneri, interpretato in televisione da Luca Barbareschi.

Un'ora e mezzo che non induce al sonno.

I tre prodotti contemporanei sono Brennero, Kostas e Stucky.

Brennero è da salvare, a parte i dialoghi sussurrati e il vizio di inserire protagonisti con sfighe (in questo caso l'ispettore di polizia è senza una gamba) la trama è interessante e i personaggi con i loro interpreti, credibili.

Ma Kostas e Stucky, ambedue tratti da romanzi di un autore greco il primo e italiano il secondo, mi sembrano la caricatura del telefilm poliziesco.

Interpreti bravi come Battiston e Fresi, catapultati in un ruolo che non si addice alle loro corde, rendono grottesca la figura del commissario, più il Clouseau di Sellers o lo Juve di De Funes che il Maigret di Cervi.

Ma soprattutto il lentissimo dipanarsi della trama, probabilmente per voler raggiungere un minutaggio ed un numero di episodi compatibili con la spesa, concilia il sonno che, infatti, mi ha colpito puntualmente in tutte le quattro occasioni in cui mi sono cimentato nel tentativo di guardare i primi due episodi di entrambi i programmi.

Magari, se i produttori contemporanei, senza andare a ripassare i classici degli anni sessanta e settanta, facessero un ripasso anche solo su programmi più recenti come Nebbie e delitti, riuscirebbero a presentare prodotti che non siano sostitutivi della rilassante camomilla serale.

domenica 10 novembre 2024

Protagonisti tristi e dimessi

Un nuovo telefilm poliziesco si è affacciato sugli schermi di Giallo: Van der Valk.

Produzione e ambientazione olandese è la tipica squadra omicidi, composta con il bilancino del farmacista (uomo bianco, immigrato nord africano, donna lesbica, medico legale burbero, superiore donna ligia ai regolamenti ...) ma con trame (circa 90 minuti di prodotto) interessanti.

Sennonchè non c'è un solo pèrsonaggio, tra quelli ricorrenti, allegro e burlone.

Hanno tutti problemi pregressi, sfighe in atto e in divenire.

Ma perchè ?

Non possono, visto che la trama poliziesca la sanno imbastire ed è l'unica cosa che conta, proporci il giallo e gli investigatori che richiamino i Derrick di una volta, di cui non si sapeva neppure se avessero necessità fisiologiche, tanto erano integrati nella trama ?

domenica 3 novembre 2024

Anni 90: ancora happy days ?

Incuriosito da alcuni commenti letti su X, contrariamente alle mie consolidate abitudini che mi portano a guardare in diretta solo un telegiornale e le partite di calcio e poi, registrati, solo film e telefilm western, di fantascienza e polizieschi, ho guardato il primo episodio (e quindi tutti gli altri sette) di una serie sulla nascita e i primi passi degli 883, vista, credo, attraverso gli occhi di uno dei due, Max Pezzali.

Gli 883 non mi sono mai particolarmente interessati, non ricordavo una sola loro canzone tranne quella che dà il titolo alla serie "Hanno ucciso l'Uomo Ragno" e non posso che confermare la mia sostanziale indifferenza a quel tipo di musica.

Ma, c'è un ma, i commentatori su X non avevano affatto torto quando scrivevano della ambientazione che ricreava, a loro parere, il clima di quegli anni.

E in effetti quella è la parte migliore e, dal mio punto di vista, più accattivante della serie.

Due, tre anni presi in esame (direi dal 1991 al 1993) con la vicenda di quei due ragazzi che sarebbero diventati gli 883 e sullo sfondo tutto il resto.

Con personaggi poi divenuti celebri, verso i quali suppongo si sia indirizzata anche la simpatia o l'antipatia di Pezzali.

Ad esempio la figura di Claudio Cecchetto che mi sembra così caricaturale da farmi supporre che tra i due non corra buon sangue.

Ma soprattutto una gioventù ancora non contaminata dall'eccesso tecnologico (il telefono cellulare appare solo di sfuggita alla fine della serie) e che ancora si ritrova fisicamente in un ambiente come quello di una sala giochi, ancorchè, se corrispondente alla realtà, già molto volgare nelle espressioni che si manifesta nella serie con un linguaggio particolarmente, ripetutamente sboccato anche a tavola con i propri genitori (cosa per noi adolescenti anni 60 e 70, inconcepibile).

Una gioventù che, a differenza della nostra, cominciava a ridere di meno, ad avere meno ambizioni o, meglio, ad avere ambizioni molto differenti rispetto a quelle che avevamo noi.

Una gioventù che sognava meno, o, almeno, diversamente da noi.

E non credo che quando ripercorranno gli anni duemila, il primo e il secondo decennio, troveremo nuovamente quello spirito che ha caratterizzato la gioventù degli anni sessanta, settanta e, in parte, ottanta.