Nel 1977, quando uscì nelle sale italiane StarWars, la fantascienza era relegata nei cinema d'essai e anche in televisione, quando non era negli spazi dei programmi per ragazzi, veniva dietro allo sport e persino ai pettegolezzi su attori e cantanti.
Star Wars cambiò le cose, la percezione della fantascienza e contribuì a far arrivare in Italia anche una serie di grande successo negli Stati Uniti, con tre stagioni sul finire degli anni sessanta: Star Trek.
Il successo di entrambi è stato tale che ha arricchito i rispettivi ideatori che ne hanno venduto i diritti alle maggiori compagnie cinematografiche in cambio di decine di milioni che renderanno la vita facile a loro , ai loro figli, ai figli dei loro figli ed oltre.
Entrambi i programmi hanno avuto, ognuno nel suo ambito, continuazioni di successo, dando anche vita a quelli che si chiamano "spin off", cioè programmi derivati da quello iniziale che prendono in esame la vita e le azioni di personaggi marginali o appena abbozzati nella sceneggiatura principale.
Così è stato per Star Wars e, sotto un certo profilo, è stato per Star Trek che ha cercato inizialmente di dare un orientamento temporale alla storia.
Però adesso la voglia, direi l'avidità, di sfruttare il filone ha ecceduto, dando luogo a continue intersezioni di nuove serie, destinate a chiudersi presto e a non lasciare traccia ma, anzi, a compromettere la bellezza del ricordo di quella iniziale.
In ultimo è uscito o, meglio, è in corso di trasmissione, "Star Trek Picard" che narra la vicenda di un Picard fortemente invecchiato e con la patetica riesumazione di altri personaggi di "Star Trek Nex Generation", ugualmente (e spesso malamente) invecchiati come Numero Uno (Jonathan Frakes nella parte di William Rykard) o la dottoressa di bordo Beverly Cruscher che ricordavo come una bella donna dai capelli rossi e che appare come probabilmente è oggi l'attrice che la interpreta, come una anziana signora più adatta a sfornare torte di mele che a viaggiare per lo spazio.
Paradossalmente il personaggio che sembre conservato meglio è Wolfe, il klingoniano capo della sicurezza, che può giovarsi di un abbondante trucco che maschera l'invecchiamento dell'attore che lo interpreta.
Star Trek Picard mi sembra rappresenti il simbolo dei tempi moderni, con una generazione che non vuole lasciare, e ripete, stancamente, sempre se stessa, in un crepuscolo senza gloria, sottolineato dalla mancanza di colori vivaci e dalla prevalenze di ombre e oscurità nella pellicola giunta venerdì al suo terzo episodio.
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