Ci risiamo.
Qualcuno ha avuto l'ideona di cambiare le frequenze di trasmissione della televisione e noi cittadini dobbiamo spendere soldi nostri per cambiare il televisore o acquistare un decoder.
Tranne coloro che avessero acquistato un televisore di "nuova generazione" dal 2018 in poi.
Ma, dicono i megafoni del potere, il governo elargisce 100 euro come incentivo a chi rottama il suo vecchio televisore.
Già e il resto della cifra?
Ho visto che i televisori, scaratando quelli da 200 euro che non mi danno alcuna affidabilità e quelli super accessoriati, hanno una media intorno ai 5-600 euro.
In pratica, anche ammettendo che tutti riuscissero a rientrare nel plafond dei cento euro, ne dovrebbero aggiungere altri 400 per cambiare un televisore che ancora funzionerebbe.
Allora i megafoni del potere ricordano che si possono acquistare i decoder che costano intorno ai 50 euro, sempre media, senza alcun contributo.
Ma perchè dovrei comunque spendere e impilare l'ennesimo aggeggio elettronico, quando tutto funziona a dovere ?
Capirei se, volendo rimodulare e riassegnare le frequenze, il governo disponesse il riordino, con la totalità dei costi a proprio carico o, meglio ancora, a carico delle società che beneficeranno delle nuove linee disponibili.
Nel nostro caso le società telefoniche che, già, conseguono corposi guadagni.
Probabilmente però la pressione delle società telefoniche è più forte degli urlatori presenti nelle associazioni dei consumatori, in questa circostanza completamente assenti.
Per me, abituato ad utilizzare un bene fino alla sua totale consunzione, è irritante dove mettere le mani su qualcosa che funziona, spendendo anche del mio.
E per fortuna che "La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme" (art. 47 cost.).
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