Nei romanzi di fantascienza una denuncia è costante: l'alienazione che deriva dall'abuso delle funzioni che macchine e computer mettono a disposizione per migliorare la nostra vita.
Ultimamente ho letto le modalità di uso delle mobike di Bologna ed ho deciso di non fruirne.
Intanto dovrei "scaricare una app" e già questa sarebbe una intrusione nella mia sfera privata perché comporta l'autorizzazione all'accesso a dati personali.
Dovrei quindi sottoscrivere un abbonamento o scegliere il pagamento a consumo (con cauzione immediata) comunicando, ovviamente i dati della mia carta di credito che, così, entrerebbero in una banca dati disponibile per ogni nerd malintenzionato.
Infine sarei alla mercè della "lettura ottica" tramite il telefono per sbloccare e bloccare la bicicletta, lasciarla solo negli "appositi spazi", il tutto senza mai poter interagire con un essere umano.
No, grazie, preferisco andare a piedi o usare i mezzi pubblici, la mia vespa (che il prossimo anno compirà venti anni di onorato servizio) o la mia automobile.
Le "app" mi sembrano la nuova frontiera della disumanizzazione dei rapporti interpersonali.
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