Robert Harris è un romanziere che ha avuto notorietà con l'ucronico "Fatherland".
In seguito si è dedicato ai romanzi storici e così ha sfornato un bel "Pompei" che narra una storia (inventata) di un ingegnere dell'acquedotto di Pompei gli ultimi giorni prima dell'eruzione del Vesuvio.
Ma la sua opera migliore è la trilogia su Cicerone (Imperium , Conspirata e Dictator).
Il nostro prof. Silvio un giorno mi disse: tu che sei un po' reazionario, potresti approfondire Cicerone.
L'ho fatto e non me ne dispiaccio.
Cicerone fu un grande politico che ebbe la sventura di confrontarsi con tre soggetti pieni di soldi, lui che dovette sposarsi per accumulare quel denaro necessario ad iniziare.
La trilogia di Harris segue passo per passo l'ascesa, i trionfi e le sconfitte di Cicerone, finoo alla sua morte avvenuta per mano dei sicari di Antonio.
Discese e risalite, come un politico moderno, in un'eppoca in cui chi era sconfitto o riusciva a trovare rifugio in esilio, oppure veniva trovato cadavere.
Incomprensioni e ambizioni, corruzioni e fanatismi, amicizie e tradimenti.
Chissà perchè la Storia Romana non viene adeguatamente considerata come soggetto cinematografico, eppure sarebbe una miniera inesauribile.
Forse perchè ci sarebbe un solo popolo civile e tutti gli altri farebbero la figura dei barbari ?
2 commenti:
Beh una volta c'erano i famosi film "peplum" e kolossal come Ben Hur e Quo Vadis. Piuttosto ho notato che nei pochi film diciamo "d'ambiente romano" prodotti negli ultimi anni i romani effettivamente fanno sempre una pessima figura rispetto ai barbari. Ovviamente ci sono eccezioni come "Il gladiatore", pur nelle sue a volte insopportabili inesattezze storiche.
Sono i barbari che, sulla scia di Asterix, cercano di riabilitarsi riscrivendo la Storia. E' tipico di chi vuole costruirsi una sua propria, personale storia, non accettando il ruolo subordinato in cui la Storia lo ha collocato.
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