martedì 30 agosto 2011

I furbi e i fessi

Il Governo ieri ha varato in forma "definitiva" l'ennesima manovra nell'ennesima forma "definitiva". Qualche genio, tra i presenti all'incontro di Arcore, ma lì i genii abbondano, come è noto, ha avuto la simpatica idea di sostituire l'iniqua supertassa sui poverini cha guadagnano più di 90.000 e 150.000 euro con un graziosa manovretta sulle pensioni di anzianità colpendo coloro che hanno pagato di tasca propria il riscatto laurea ed hanno prestato servizio nelle forze armate (le nostre non sono tasche di italiani evidentemente per il nostro premier). Che dire! Mi viene in mente solo questo vecchio ma sempre attuale pezzo di Prezzolini che riproduco non senza l'avvertenza che io mi sento appartenere più che mai alla categoria dei fessi.... In alternativa in piazza con i forconi..

A presto amici

Capitolo I – Dei furbi e dei fessi [modifica]I cittadini italiani si dividono in due categorie: i furbi e i fessi.
Non c'è una definizione di fesso. Però: se uno paga il biglietto intero in ferrovia; non entra gratis a teatro; non ha un commendatore zio, amico della moglie e potente sulla magistratura, nella pubblica istruzione, ecc.; non è massone o gesuita; dichiara all'agente delle imposte il suo vero reddito; mantiene la parola data anche a costo di perderci, ecc. – questi è un fesso.
I furbi non usano mai parole chiare. I fessi qualche volta.
Non bisogna confondere il furbo con l'intelligente. L'intelligente è spesso un fesso anche lui.
Il furbo è sempre in un posto che si è meritato non per le sue capacità, ma per la sua abilità a fingere di averle.
Colui che sa è un fesso. Colui che riesce senza sapere è un furbo.
Segni distintivi del furbo: pelliccia, automobile, teatro, restaurant, donne.
I fessi hanno dei principi. I furbi soltanto dei fini.
Dovere: è quella parola che si trova nelle orazioni solenni dei furbi quando vogliono che i fessi marcino per loro.
L'Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l'Italia sono i furbi che non fanno nulla, spendono e se la godono.
Il fesso, in generale, è stupido. Se non fosse stupido, avrebbe cacciato via i furbi da parecchio tempo.
Il fesso, in generale, è incolto per stupidaggine. Se non fosse stupido, capirebbe il valore della cultura per cacciare i furbi.
Ci sono fessi intelligenti e colti, che vorrebbero mandare via i furbi. Ma non possono: 1) perché sono fessi; 2) perché gli altri fessi sono stupidi e incolti, e non li capiscono.
Per andare avanti ci sono due sistemi. Uno è buono, ma l'altro è migliore. Il primo è leccare i furbi. Ma riesce meglio il secondo che consiste nel far loro paura: 1) perché non c'è furbo che non abbia qualche marachella da nascondere; 2) perché non c'è furbo che non preferisca il quieto vivere alla lotta, e l'associazione con altri briganti alla guerra contro questi.
Il fesso si interessa al problema della produzione della ricchezza. Il furbo sopratutto a quello della distribuzione.
L'Italiano ha un tale culto per la furbizia, che arriva persino all'ammirazione di chi se ne serve a suo danno. Il furbo è in alto in Italia non soltanto per la propria furbizia, ma per la reverenza che l'italiano in generale ha della furbizia stessa, alla quale principalmente fa appello per la riscossa e per la vendetta. Nella famiglia, nella scuola, nelle carriere, l'esempio e la dottrina corrente – che non si trova nei libri – insegnano i sistemi della furbizia. La vittima si lamenta della furbizia che l'ha colpita, ma in cuor suo si ripromette di imparare la lezione per un'altra occasione. La diffidenza degli umili che si riscontra in quasi tutta l'Italia, è appunto l'effetto di un secolare dominio dei furbi, contro i quali la corbelleria dei più si è andata corazzando di una corteccia di silenzio e di ottuso sospetto, non sufficiente, però, a porli al riparo delle sempre nuove scaltrezze di quelli.
L'Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l'Italia sono i furbi, che non fanno nulla, spendono e se la godono

4 commenti:

Massimo F. ha detto...

Avendo raccolto oggi lo sfogo di Roberto, immaginavo che lo avrei trovato anche tradotto nel blog. :-)
Naturalmente non sono d'accordo, considero le proposte di Arcore migliorative rispetto a quanto scritto da Tremonti e ampiamente più rassicuranti rispetto a qualsiasi manovra possa uscire dalle opposizioni che sanno solo parlare di tasse, patrimoniale, ici et similia.
Per me le tasse sono il Male Assoluto del nostro bilancio, pubblico e privato.
Le tasse alimentano il debito pubblico lasciatoci in eredità dalla prima repubblica che esplose, pro bono pacis, dall'avvento al potere dei socialisti e con i comunisti a dettar leggi in alcune regioni ed enti locali, coprendo il tutto con le periodiche svalutazioni finalizzate a incentivare esportazione e produzione e con il passaggio dell'imposizione fiscale dal 25% neanche degli anni cinquanta all'attuale 46% abbondante.
E' evidente che se uno ha soldi in tasca, è più propenso a spenderli.
Lo stato non fa eccezione, soprattutto quando deve accontentare categorie di ogni sorta che rappresentano bacini elettorali e farlo in accordo con chi ugualmente è portatori di analoghi interessi per altri settori.
Abbiamo tutti visto lo spettacolo del “giù le mani” dal proprio settore: tagliate gli altri che sono meno importanti.
Se quel che è uscito da Arcore fosse il testo definitivo, sarebbe un passo verso la giusta direzione perchè si è modificata la manovra, riducendo le imposizioni fiscali e aumentando i tagli strutturali nella spesa pubblica.
Intendiamoci: è solo una questione di impostazione, ma è già un imboccare la strada giusta.
Ci vuole comunque ben altro per mettersi in carreggiata.
Poi che i colpiti non ne siano soddisfatti è lapalissiano.
Anche io ho riscattato la laurea e svolto il servizio militare e non mi piace, ovvio, anche se, come penso fosse chiaro dal post del 12 giugno scorso e successivi commenti, sono propenso a proseguire fino ai 65 (e oltre) … se l'azienda non mi pensionerà a forza prima (e adesso sarà molto più difficile).
Ma non possiamo ragionare in termini personali, bensì generali.
Guardiamola anche dal punto di vista della pensione che sarà comunque incrementata con quegli anni che abbiamo recuperato, perchè anche se il montante non era l'obiettivo di chi ha riscattato, esiste anche quello (e magari una pensione più consistente non ci farà schifo ...).
Del resto sono convinto che sia una politica dei piccoli passi per arrivare al più presto alla pensione per tutti a 65 anni, che non si riesce ad ottenere con un semplice tratto di penna viste le resistenze che provoca, con successivi incrementi in relazione all'aspettativa di vita.
E i tagli non possono finire qui, perchè abbiamo da recuperare 1900 miliardi di euro in spesa pubblica consolidata … l'importante è non aumentare le tasse (neanche per “gli altri” …) perchè servirebbe solo a fornire il carburante per la spesa pubblica, rimandando un problema di un anno o due, impoverendoci tutti nell'attesa della manovra successiva.

gaggio ha detto...

Non credo che quello di Roberto sia solamente uno sfogo; penso anzi sia quello che pensa sulla desolante realtà attuale la parte del Paese onesta che ha sempre pagato le tasse fino all'ultimo centesimo contrapposta ad una parte che non ha mai pagato. E' insomma la contrapposizione alla quale stiamo assistendo da quando è entrato in politica lo psiconano tra legalità ed illegalità. Credo veramente che se continua su questa strada questo governo di corrotti ed incapaci indurrà veramente la gente, quando non avrà più di che sopravvivere, a scendere in piazza con i forconi. Sono anche stufo di sentire dire tutte le corbellerie (mi verrebbe da dire un'altra parola ma sto cercando di contenermi) sui dipendenti della Pubblica Amministrazione sobillate da quella bella persona del mini ministro Brunetta (aveva ragione De Andrè a proposito dei nani). E' ora di cominciare a far pagare chi non ha mai pagato. Chissà che lo stop del calcio non induca veramente la gente a pensare di più.....

Roberto ha detto...

Caro Max, non voglio assolutamente replicare alla tua analisi di ampio raggio sulla manovra. Ci sarebbe molto da dire , ma come sai non finiremmo più di avvilupparci sulla sterile polemica.Resto al tema questo provvedimento è profondamente iniquo:è stato voluto da Sacconi sembra con il placet di Bonanni preferendolo a varie alternative invise alla lega ed anche tu se solo per un attimo ti togliessi il velo da fondamentalista berlusconiano te ne accorgeresti immediatamente. qui non si tratta di colpire una casta con liberalizzazioni o altro chi ha riscattato ha versato pecunia sonante allo stato e ora lo stato ti dice io ti fotto e mi tengo pure i soldi.Poi ricordati che le tasse non sono certo una cosa gradevole ma il bilancio come tutti bilanci del mondo è fatto di spese e di entrate!! mi capisci!!quando le cose si mettono male non puoi agire solo sulla spesa.Inoltre questa classe dirigente non si è minimamente ridotta nessuno dei suoi ampi privilegi. Tutto nella manovra è rinviato palesemente alla prossima legislatura. Per ora può bastare.

Massimo F. ha detto...

Comprensibile la rabbia di chi potrebbe venire toccato, ma accadrebbe qualunque provvedimento fosse preso e ci sarebbe sempre qualcuno che griderebbe all'iniquità. La politica è l'arte del possibile e se non si riesce, con un colpo di spada, a fare tutto e subito per riportare la spesa pubblica a livelli tollerabili, è necessario farlo a piccoli passi. E, attenzione, non sto parlando della specifica questione, perchè credo sia un errore guardare al particolare e non al quadro generale. Basta infatti chiedere alle dipendenti pubbliche cosa ne pensano della pensione a 65 anni o cosa ne pensano le dipendenti private che sanno benissimo che anche per loro arriverà tale "traguardo" e molto prima del 2028. Ma è un provvedimento inevitabile, come lo sono tanti altri che, strutturalmente, dovranno abbattere la spesa pubblica. Sono perfettamente convinto che ci vorrebbe molto di più (il che creerebbe tensioni inevitabili) ma meno male che Silvio c'è :-), perchè persegue un principio (pur applicato con tante falle e compromessi che anche a me infastidiscono) che lo porta a percorrere tutte le strade pur di evitare di ricorrere ai vecchi sistemi di tasse patrimoniali, una tantum, sulla casa, sui redditi ... Gli altri, infatti, come risulta dal florilegio di dichiarazioni che fanno fulcro sul "devono pagare" (gli altri, sempre) invece che sul "riduciamo le spese", saprebbero solo inventarsi nuove gabelle o aumentare le esistenti, anche quando sono "dotati" di qualche centimetro di altezza in più, fornendo così al debito pubblico quel carburante utile solo ad alimentarlo e rinviando di qualche mese o di qualche anno la sua soluzione. Nascondere la testa sotto la sabbia non serve a nulla. E' il debito pubblico che deve essere tagliato e per farlo occorre fare cassa (ma senza tasse, bensì vendendo, come farebbe qualsiasi famiglia, i propri beni) e chiudere le falle rappresentate dai capitoli di spesa generosamente aperte durante la prima repubblica a favore di questa o quella categoria.