


Carissimi sono appena ritornato lo scorso week end dal corso di purtroppo soli tre giorni il cui tema era ecologia e gestione dei grandi carnivori europei (orso, lince, lupo) tenuto da docenti di fama internazionale presso la sede C.F.S della Foresta di Tarvisio e proprio in quella sede ho appreso la fine fatta dal nostro (inteso come bellunesi) amico Dino. Intanto che cosa vuol dire gestire e perché è necessario farlo quando si parla di grandi carnivori. Le risposte sono molteplici: prima di tutto bisogna cercare di conoscere meglio questi animali che, a causa della loro rarità ed elusività, sono pochissimo noti da un punto di vista biologico ed etologico; in secondo luogo perché sono specie particolarmente protette dalla Legge che fino a pochi anni fa erano a rischio di estinzione a causa della caccia di frodo e delle esche avvelenate che venivano distribuite allo scopo di eliminarli in quanto considerati dannosi; possono inoltre essere degli animali che diventando troppo confidenti creano problemi agli insediamenti umani in particolar modo agli animali allevati. Obiettivo della gestione, trattandosi di specie protette, è quello di preservarli e fare in modo che la loro popolazione tenda all’accrescimento fino ad arrivare alla stabilità, anche se i risultati saranno visibili fra diversi anni se non decenni. L’importanza e la difficoltà della gestione di queste specie sono enfatizzate in un ambiente fortemente antropizzato come le Alpi, molto diverso dai vasti territori scandinavi o canadesi. I mezzi attraverso i quali si fa la gestione sono ad esempio il continuo monitoraggio sulla effettiva presenza di questi animali attraverso il rilevamento di passaggio che va dalla verifica delle impronte, all’impiego di foto-trappole fino al repertamento e l’analisi di campioni biologici (feci, resti di pasti dai quali estrarre saliva) dai quali, tramite analisi genetiche, risalire all’identità degli individui. Altro sistema di gestione è quello della cattura (tramite trappole, appositi lacci, fucili narcotizzanti, ecc.) ed il successivo rilascio dell’animale opportunamente munito di radio-collare satellitare per studiarne gli spostamenti ed il comportamento (tenete presente che questi animali si spostano dalla Slovenia fino alla Germania senza difficoltà percorrendo anche 50 km a notte). In alcuni stati alpini come la Slovenia, l’Austria, la Germania e la Svizzera è pure ammesso come metodo di gestione l’abbattimento di quegli animali problematici che, divenuti troppo confidenti con l’uomo, tendono a privilegiare nelle loro predazioni gli animali domestici. La motivazione che viene data a questo tipo di abbattimenti è quella di calmare psicologicamente gli allevatori prevenendo la caccia di frodo od ancora peggio la distribuzione di esche avvelenate affermando che è meglio sacrificare un individuo per salvare la popolazione. Altri sostengono che è meglio lasciar fare alla natura il suo corso: in questa maniera però si concede spazio anche a chi, e sono tanti, considera questi animali una minaccia. In Trentino alcuni anni fa è stata catturata un’orsa (Jurka) problematica che si stava specializzando nella predazione delle vacche al pascolo ed è stata rinchiusa in una gabbia dove viene ammirata da migliaia di turisti; io non riuscirei mai a tollerare la vista di questo animale nato e vissuto libero che nevroticamente cammina avanti ed indietro in uno spazio limitato: onestamente penso che quel giorno che le hanno sparato il narcotico era meglio se le sparavano piombo. Premesso questo l’orso Dino (M5) era stato catturato la scorsa primavera in Valsugana (TN) e rilasciato dopo essere stato munito di radio-collare sprovvisto del meccanismo di sgancio automatico dopo un certo periodo (drop off) perché i trentini pensavano di poterlo ricatturare in ogni momento per cambiargli il collare quando si fosse reso necessario. In realtà successe che dopo poco il meccanismo di trasmissione degli impulsi radio del collare si ruppe e di fatto si persero i contatti con l’animale che era ripassato dalla nostra provincia (verifica attraverso il DNA raccolto dalle feci) probabilmente per tornarsene verso est. A metà marzo in Slovenia fu notata la presenza di un orso dal comportamento anomalo (sbatteva continuamente la testa contro gli alberi, tremava, si contorceva ecc.) e decisero di abbatterlo perché temevano fosse affetto da rabbia. In realtà quell’orso era Dino che era tormentato dal collare che non potendosi allargare, essendo nel frattempo l’animale cresciuto di dimensioni, gli dava dei grossi problemi: si era infatti incarnito con infezioni ed immagino dolori tremendi (ho visto a prova di quanto dico le foto del collo dell’animale abbattuto). Gli amministratori trentini, appena appresa la notizia dell’abbattimento di Dino hanno fatto una conferenza stampa nella quale criticavano gli abbattimenti come metodo di gestione non sapendo che la causa della morte dell’animale era stato il comportamento anomalo causato dal loro pacchiano errore. Successivamente vi sono state altre conferenze stampa della nostra Provincia, dell’ufficio faunistico sloveno e del CFS dove veniva spiegato al pubblico il perché dell’abbattimento di un animale tanto prezioso e la contrarietà di questi enti all’utilizzo di metodi “invasivi” di gestione come l’uso di radio-collari senza drop off. In realtà noi non utilizziamo radio-collari perché abbiamo notoriamente molti meno fondi a disposizione dei Trentini. È nata una polemica politico-gestionale che sta ancora in questi giorni tenendo banco sui giornali con la richiesta del nostro Presidente all’ente sloveno di riavere le spoglie di Dino da imbalsamare e creare con queste un museo dedicato all’orso. Comunque la buona notizia di questi giorni è che due orsi stanno attualmente scorrazzando sul nostro territorio. Uno è stato identificato nella zona di S.Vito di Cadore ed è un esemplare già presente l’anno scorso di circa 200 Kg di peso che ha probabilmente passato il letargo da noi, l’altro sembra un individuo nuovo di 150 kg che è stato fotografato tramite foto-trappola in Val di Zoldo dal mio collega che aveva già fotografato Dino l’anno scorso. Data l’abilità e la professionalità di questo mio collega, il Presidente ha deciso di chiamare il nuovo orso col nome della guardia che è stato capace più di tutti di fotografare questi animali cioè Cesare. Quindi state tranquilli, Dino non c’è più ma speriamo che dietro questi giovani maschi in dispersione sul nostro territorio possa arrivare presto anche una femmina e partorire i primi orsacchiotti bellunesi. Allego ancora una foto di Dino dell’anno scorso che tanto ha sensibilizzato l’opinione pubblica sulle sorti della sua specie, una foto di Jurka ed un’altra bella immagine di orso bruno europeo.
1 commento:
Dato l' errore grossolano, penso che veramente Dino meriti un Museo dedicato a lui; e speriamo meglio per Cesare: il mio tifo è comunque assicurato!
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