
Vedo che si è finiti a parlare un po' della caccia e vorrei scrivere qualcosa per chiarire come la penso. Premesso che io non ho mai cacciato e mai penso lo farò a questo punto della mia vita, anche perché non mi appassionerebbe la caccia fatta qui da noi ad animali per lo più immessi e comunque, diciamolo, "indifesi". Parlerò dunque di "caccia grossa". La prima cosa che mi viene in mente è che bisogna distinguere fra la caccia fatta come si deve, diciamo pure "sportivamente", e lo sparare indiscrimintamente a tutto ciò che si muove. Sono un pescatore (d'estate) e noi pescatori abbiamo la possibilità di scegliere se trattenere o meno le prede (il "catch and release" è ormai diffusissimo anche in Italia per tutelare il patrimonio ittico autoctono), i cacciatori non hanno questa scelta. Entra quindi in gioco il concetto di caccia di selezione, mirata all'abbattimento di un certo numero di esemplari affinché gli altri possano vivere meglio. Così è nelle montagne di Andrea e così è ad esempio nelle grandi riserve africane. Qundo andai io in Botswana la popolazione di elefanti si aggirava sui quarantamila esemplari. E' ovvio che bisognava limitarli per quanto il territorio sia vasto. Se guardate in internet è possibile consultare i siti delle grandi organizzazioni di safari nell'Africa subequatoriale: al cacciatore americano o europeo che sia vengono in pratica venduti sulle licenze di caccia un certo numero di capi (che poi sarà il professionista che lo accompagna a scegliere) a un prezzo che non si può certo definire alla portata di tutti. Parliamo di decine di migliaia di dollari, insomma una cosa da ricconi. Ma questo afflusso di capitali è assolutamente una delle principali fonti di guadagno per i nativi di quelle zone altrimenti privi di tutte le opportunità della società civile. L'industria africana della caccia che viaggia parallelamente a quella del turismo nei parchi, è forse ancora più redditizia date le cifre che muove. Naturalmente la cosa deve essere fatta con un occhio di riguardo alla salvaguardia delle specie: il rinoceronte nero credo non sia cacciabile e anche quello bianco deve avere numeri bassissimi e costi spropositati. Non ci sono invece per gli anni a venire problemi per gli altri quattro "big five": elefante, leone, leopardo e bufalo. Così come per le innumerevoli specie di antilopi, gli ippopotami e tutto quanto potete vedere in qualsiasi documentario di National Geographic. Ora, qualcuno obietterà, ma perché sparare a quei bellissimi animali e che gusto c'è poi con i fucili potentissimi del giorno d'oggi? Alla prima obiezione ho già risposto sopra, sul fatto poi che qualcuno pensi che sia una cosa facile aggiungerò alcune considerazioni. Intanto sì, è vero, se sparo a un leone a 180 metri di distanza su terreno aperto mirando con l'ottica, l'unico problema l'ho avuto qualche giorno prima al campo base a registrare il mirino e dovrò tutt'al più correggere l'alzo e tenere conto del vento. (La distanza che ho citato comunque è bassa, tenete presente che il "record mondiale" accreditato ad uno "sniper" è di un soldato alleato durante la prima guerra afgana contro un talebano da oltre 2000 metri! E non è come nei film dove si vede solo una macchia di sangue magari sulla fronte del cattivo: a quella distanza il proiettile entra in caduta sopra la testa e della testa non rimane nulla. Non lo possono fare vedere così nei film). Ma tornando al leone, diversa cosa è se lo si bracca da vicino su terreno accidentato, magari erba alta o altissima e alberi dove il suo mimetismo è davvero impressionante. Certo c'è con voi il ph, il professional hunter, con un fucile ancora più grosso del vostro, perché nel 2011 nessuno va più da solo dietro a questi animali. Una volta c'era chi lo faceva. Non parliamo poi se il leone è leggermente ferito o se è antropofago. Quando il leone vi carica raggiunge la velocità di 80 chilometri all'ora e viene avanti a balzi di 20 metri. Se siete fortunati e lo vedete che vi carica da almeno 100 metri avete il tempo di sparargli solo due volte e la seconda volta è già a una ventina di metri... Credo che sia abbastanza sportivo fatto così o no? Anche perché se vi trema la mano non è come la lepre o il cervo che vi sfugge, ma diventa doloroso assai. Apro una parentesi per una similitudine con un'altra cosa che è a mio avviso più barbara della caccia: la corrida. Anche lì sento la gente esultare quando il toro ferisce il matador e ci può stare. Anche se il toro muore solo pochi minuti dopo che l'uomo comincia a "giocarci" e riceve tutte ferite a caldo (un po' come quando si fa a pugni e non si sente male al momento) quindi tenuto conto che il resto della sua vita è stato nei pascoli più belli, coccolato e ben nutrito, mi fa molto ma molto meno pena dei manzi macellati in batteria. Il guaio è che la corrida da un sacco di tempo (un secolo?) viene taroccata. Picadores e banderilleros che dovrebbero solo correggere i difetti di carica del toro per permettere al matador l'esecuzione delle faenas più classiche non fanno che brutalizzargli collo e schiena. Alla fine il matador per non saper di storie pianta la spada in un punto qualsiasi del collo e, siccome conosce bene la fisica degli spostamenti del toro, così "barando" non rischia neppure. Ma le regole non sarebbero quelle e se ogni tanto ci scappa il ferito o il morto è per un evento sfortunato, tipo una ventata o un inciampo, non certo perché il matador espone il petto "recibiendo" il toro come facevano una volta. E' come viene fatta la cosa che fa la differenza. E tornando alla caccia, per me, se uno ha il coraggio di esporsi in prima persona, a piedi, in un ambiente assolutamente ostile, beh tanto di cappello, io preferisco fare foto, parlarne e leggerne. Leggere di quegli uomini come Alexsander Siemel, l'ultimo "tigrero" (tigre in sudamerica è il giaguaro) l'avventuriero lituano che visse in Brasile nel Pantanal imparando e tramandando l'antica arte della caccia al giaguaro con la zagaglia (lì oltre al coraggio ci vuole pure la forza) e soprattutto Jim Corbett, per il quale dovrei scrivere troppo: per chi non lo conosce un precursore della salvaguardia dell'ambiente e del suo grande amico/nemico, la tigre. "Nemico" perché dal 1907 al 1938 fu chiamato ad abbattere 9 tigri (più tre leopardi) che avevano ucciso circa 1200 esseri umani! Fa parte della storia dell'India. I suoi libri autobiografici sono eccezionali. Siete mai andati per funghi, magari nelle montagne dove lavora Andrea, o anche qui da noi? E' per dare un'idea dell'ambiente delle colline alle pendici dell'Himalaya, fatto di fitte foreste attraversate da sentieri e fiumi alimentati delle nevi perenni. Ogni tanto un villaggio. E tutti chiusi in casa per settimane perché magari in quel periodo un tiranno dalla pelle a strisce impone un coprifuoco che mai nessun'altra autorità riuscirebbe a far rispettare. In giro ci siete solo voi e lui che vi cercate nella foresta dove si vede a pochi passi e sta venendo buio...
Ma questa è un'altra storia.
15 commenti:
molto interssante il tuo post.
complimenti.
Io però odio la caccia e l'abolirei dappertutto. Non m'importa niente della selezione, nè degli introiti che può fornire ai paesi africani.
In sunto, Claudio: la caccia grossa ti attira, ma non hai il fegato di praticarla :-)
C’è comunque una stranezza in questo tuo pensiero.
Ho un carissimo amico amante dell’ Africa. Ci sarà stato almeno venti volte e si è sciroppato interminabili safari fotografici, anche notturni, solo per vedere i suoi adorati animali per un solo secondo. Il suo amore è talmente forte da averlo portato gradatamente a escludere la carne dalla sua tavola, tanto che da qualche anno è diventato totalmente vegetariano
Pur non condividendo la sua scelta, che mi sembra quasi maniacale, avverto che questa dovrebbe essere la logica conseguenza per chi ama e dice di amare tanto gli animali...
Insomma, trovo che il suo sia un atteggiamento coerente: se amo gli animali, non posso cacciarli ma men che meno posso ammirare i cacciatori sia pur di caccia grossa...
La pena poi che suscita un animale ammazzato in corrida o macellato o cacciato è difficilmente graduabile: l' unica differenza potrebbe essere che dobbiamo mangiare quindi uccidere per altri motivi può essere considerato, ma solo sotto il profilo morale, più truculento...
A parte la caccia, su cui ognuno ha il suo rispettabilissimo parere, il problema è che l'uomo è già intervenuto pesantemente nell'ambiente alterandolo in molti casi quindi la selezione è indispensabile altrimenti fra poco potrebbe essere impossibile fare una passeggiata in campagna senza doversi guardare dai cinghiali per esempio, che non sono pericolosissimi ma...
Dei paesi africani in effetti non importa mai molto a nessuno :-)
Ecco, il cinghiale, ad es., è un animale che non amo....:-)
Ci accavalliamo nei post!
Non ci vedo incoerenza: per esempio io rilascio a volte i pesci, li amo, ho contribuito a immissioni, ma non mi nego una cena di pesce. Molti cacciatori che ho conosciuto amano e rispettano gli animali più di tanti non cacciatori che per esempio abbandonano i cani d'estate in autostrada.
Io apprezzo il coraggio di certe persone comunque, soprattutto di chi fa cose che io non so se farei mai: se anche per assurdo odiassi la montagna, ammirerei comunque gente come Messner o Salvaterra o Simone Moro.
Visto che siamo "in diretta" ora vado a vedere in tv Operazione Walkyria, un film di guerra sull'attentato a Hitler che non mi era dispiaciuto affatto.
A presto
Su questo tema sono agli antipodi rispetto a chi, solitamente, condivido le impostazioni. Sono favorevolissimo alla caccia. In Italia. E non solo per limitare la proliferazione di animali talvolta dannosi e comunque tali se in numero eccessivo, ma anche concettualmente come attività propria e connaturata dell'Uomo. E' un modo per avvicinarsi alla natura e ai suoi pericoli. Il cacciatore ama l'ambiente, probabilmente molto più di quelli che fanno caciara ad ogni inizio della stagione venatoria, perchè in quell'ambibente agisce e trova il suo completamento e senza di esso non esisterebbe. Ma la caccia è utile anche alla formazione dei bambini, ad insegnare loro a difendersi dai pericoli ed a non aver paura di farlo, pensando che ci sia sempre qualcun altro che li debba proteggere e combattere al posto loro. La caccia, una volta, ormai non più, era anche un momento di grande intimità dei padri verso i figli, un momento educativo, di formazione, di crescita, di maturazione. Per essere le sette del mattino ... mi fermo qui. Anzi, no. Aggiungo che io non caccio. Mi disturba la burocrazia che ha avviluppato la "concessione" della licenza (contesto anche questo) , ma se non ci fossero tutti quegli ostacoli probabilmente supererei la mia proverbiale pigrizia e qualche domenica all'anno la passerei a caccia. :-)
Premesso che io non sono assolutamente contrario alla caccia in quanto tale e soprattutto quando è fatta obiettivi di non depauperamento del patrimonio faunistico (numero limitato di capi da abbattere dopo un adeguato censimento o comunque stima della popolazione) anche perché contiene in qualche maniera l’espansione degli animali selvatici (soprattutto gli ungulati) che in questi ultimi anni è stata veramente eccessiva causando a volte anche problemi seri soprattutto con gli investimenti stradali (cervi e caprioli) e prevenendone le malattie; per quello invece che riguarda l’etica venatoria purtroppo devo dare ragione a coloro che sono contrari alla caccia per la mentalità assolutamente negativa e distruttiva che hanno molti cacciatori che non riescono nemmeno a godere del capo appena ucciso che pensano già al successivo solo per il gusto di uccidere. Molte volte succede anche che quando si presenta la preda in posizione non ottimale (di testa o di culo e non a bandiera come dovrebbe essere) molti vengono presi dalla frenesia e non sono in grado di trattenere il dito e sparano anche se non sono sicuri di uccidere l’animale che magari va a morire lontano senza la possibilità di essere recuperato. Per fortuna non sono tutti così però se pensate che molti cacciatori abbattono un cervo di due quintali solo per le corna da appendere in salotto vendendo a pochissimo prezzo la carne tra l’altro ottima capite che etica non ce n’è in questa gente. La caccia non è assolutamente uno sport: anche se gli animali avessero il fucile per difendersi non sarebbe uno sport lo stesso, sarebbe una guerra: infatti Claudio la caccia grossa da te descritta è una guerra dove anche chi ha il fucile rischia come chi non ce l’ha. Il più grande cacciatore che io conosca come conoscenza del territorio, degli animali, delle loro abitudini ecc… non ne ha mai ucciso uno in quanto la sua arma è una splendida Canon con teleobbiettivo. si alza prestissimo alla mattina ed è riuscito a catturare delle immagini assolutamente incredibili e la tecnica e la tattica usata è la stessa di un cacciatore col fucile. Comunque se uno va in montagna e si abbatte un animale per mangiarselo e magari per mostrare anche il trofeo non ci trovo nulla di moralmente disdicevole, sempre che lo faccia nel rispetto delle norme, però Cesco ci sono anche altri modi di vivere la natura e di comunicare il sapere tra padre e figlio che quello di uccidere molte volte solo per il gusto di farlo. Poi è vero che uno che si abbatte un camoscio di 35 kg in alta montagna, se lo carica sulla schiena e se lo porta a valle, oppure uno che abbatte un cervo e se lo trascina fino ad una strada, la sua preda se l’è guadagnata ed infatti andare a caccia è una attività lecita; tra l’altro la carne di cervo e di camoscio è veramente ottima da mangiare e soprattutto è molto più salubre di quella di un manzo allevato e magari pompato con anabolizzanti.
Andrea comunque se è vero che molti cacciatori non hanno etica però moltissimi ce l'hanno eccome, quindi questo non è un argomento valido per chi dice di abolire la caccia: allora aboliamo il calcio (e tanti altri sport) perché ci sono tifosi imbecilli? Poi mi sembra che non regga il paragone con la guerra, è un po' esagerato. Vogliamo dire un leale duello? Questo sempre IMHO naturalmente. D'accordo sulle foto, infatti anche quello che per me è stato il più grande cacciatore di tutti i tempi, Corbett appunto, negli anni della maturità abbandonò infine l'express per la macchina fotografica e la cinepresa.
Sì, ci sono molti momenti che possono consentire momenti di intimità tra padre e figlio, ma ognuno ha le sue motivazioni e, da sempre, i padri hanno portato a caccia i figli, proprio per dare loro una lezione di vita, per educarli all'uso corretto delle armi e a non avere paura. Poi, sul comportamento, condivido appieno quel che ha scritto Claudio, In ogni settore ci sono quelli che tracimano e non possiamo certo imporre altri divieti ed obblighi solo per quelli.
Claudio e Max, nessuno nei commenti precedenti ha mai sostenuto l' equazione "caccia= non etica"!
Inoltre, è totalmente assurdo mettere sullo stesso piano sport come il calcio (in cui si tira a una palla)o la caccia ( in cui si tira a un essere vivente): quello che nel primo può essere una deviazione alla regola (il facinoroso), nel secondo, per la sua stessa natura intrinseca, può essere la regola(il facinoroso)...con qualche deviazione (il cacciatore "serio")!
E visto che questa mattina ho tempo e voglia di disquisire, vi dirò che sul cacciatore "serio" ci sarebbe da ricominciare a discutere proprio perchè parlare di caccia in relazione a situazioni "pre-settore primario" ha un senso (forse anche una valenza educativa..), in epoca di "quarto settore" direi che la scena si capovolge totalmente, con buona pace di Max, a cui sto velatamente dando dell' arcaico...:-)
Alla fine di queste varie disquisizioni,però, l' intervento semplice ma efficace di un compagno che, come sapete, trovo "grandioso"...mi appare sempre più equilibrato...
Chi è il compagno?
Vi rimando al primo commento!
Baci a tutti :-)
Ragazzi credetemi la CACCIA NON PUO’ ESSERE UNO SPORT perchè non ne ha i requisiti per esserlo.
È una attività ripeto che non condanno in quanto tale, ma che a causa del comportamento sconsiderato di troppi (1 è già troppo), viene additata dalla pubblica opinione come immorale. Volete che non lo sappia che esistono cacciatori equilibrati, corretti che amano veramente la natura e che fanno di tutto per salvaguardarla? Vi potrei citare l’esempio di un cacciatore che ha seguito un piccolo appena nato di camoscio che aveva una malformazione alle corna e che, dopo che questo aveva raggiunto l’età giusta (7anni) per essere preso, gli ha sparato. Per fare un abbattimento del genere quell’animale è stato seguito, valutato, rimirato, considerato molte decine di volte dal cacciatore il quale, per fare ciò, doveva, ogni volta che voleva controllare la sua futura preda, farsi diverse ore di cammino senza mai sparare. Purtroppo avere un’arma in mano può causare delle modificazioni nel comportamento delle persone meno equilibrate che sono troppe volte prese da delirio di onnipotenza (in fondo il fucile è un prolungamento del pene, ma non voglio addentrarmi in discorsi psicanalitici) e molte volte succede che il cacciatore quando ha l’animale nella croce della carabina, anche se non può, perché magari la caccia a quella specie in quel momento è chiusa, non sa trattenersi e spara diventando immediatamente un bracconiere. Le armi non sono buone o cattive di per sé, sono solo dei pezzi di ferro, dipende l’uso che ne viene fatto. Troppo spesso succede che i cacciatori che le usano non si rendono perfettamente conto di quello che hanno in mano e allora succedono gli incidenti sulla caccia (2 morti nella appena conclusa stagione venatoria in provincia di Belluno). Particolare attenzione infatti nel nostro servizio la dedichiamo proprio alla sicurezza e personalmente cerco di essere inflessibile quando trovo un cacciatore con l’arma carica vicino a strade o case. C’è un altro aspetto che non mi piace del mondo dei cacciatori del quale faccio parte anche se su barricate opposte ed è l’invidia che hanno uno verso l’altro. Tornando a quel cacciatore che aveva abbattuto quel camoscio col trofeo malformato e proprio per questo unico, molti altri avevano detto di aver visto quell’animale e che gli era stato portato via; tutte cattiverie ed invidie: nessuno lo sapeva di questo camoscio, perché coloro che esprimevano questo non avevano né le gambe, né la voglia di far fatica, né la conoscenza, né la pazienza per fare un abbattimento del genere. Infatti io ero salito col cacciatore in questione su quella montagna due anni prima dell’abbattimento perché questi voleva avere da me un parere sulla probabile età dell’animale: infatti due anni dopo gli ha sparato. Cesco volevo dirti che le regole ci devono essere in un’attività come quella venatoria e che non sono mai abbastanza proprio per la tutela della natura e dell’incolumità dei cittadini: purtroppo invece in questi ultimi anni, dato che i cacciatori votano e fanno votare (sono pochi ma sono una lobby molto potente) si è assistito ad una progressiva deregulation per cui per noi è sempre più difficile beccare chi sbaglia: sarebbe come se spostassero il limite di velocità nei centri abitati da 50 a 100 km/h e ti costringessero a fare servizio col solito autovelox.
Ora vi saluto perchè devo preparami per andare in servizio (pomeridiano-serale).
Valeria, io sono arcaico e me ne vanto ! :-)
Proprio per questo lamia concezione della caccia è esattamente quella che si poteva avere negli anni sessanta, prima di tutte le fisime animaliste e ambientaliste.
Non posso che condividere le osservazioni di Andrea che, però, applicate in tutti i campi porterebbero ad una espansionetotalizzante di divieti e obblighi.
Poichè l'Uomo, per natura, ha una sua coscienza ed un suo modo di comportarsi non vedo perchè, per il comportamento di pochi, si debba proibire a tutti l'esercizio di una attività che è propria dell'Uomo.
Senza considerare che il pericolo (nell'uso delle armi come nella guida di auto veloci o in ogni attività che possa creare un rischio al prossimo) arriva non da chi usa con prudenza e coscienza quegli strumenti, consapevole della loro potenziale pericolosità, ma da chi, indipendentemente dalle autorizzazioni, li usa e basta. Così che troviamo gente senza patente guidare auto potentissime e criminali possedere armi che sono vietate ai cittadini onesti, reando quindi una disparità a tutto danno della collettività.
Comepotete notare il mio è un discorso che trascende la caccia per entrare in un ambito più ampio che può essere rappresentato dalla contrapposizione: vietare vs.libertà individuale.
Caccia? No grazie! Sono rimasta basita di fronte a talune argomentazioni (di Claudio e Massimo, tanto per non creare malintesi con altri) che mi son parse abbarbicate su ragnatele risalennti ad ere giurassiche:ancora nel 21° secolo si trova una qualsivoglia giustificazione a questa disumana attività? Ma scusa Massimo, i legami tra padri e figli si creano ammazzando esseri viventi? No, non ci sto, non mi piace discutere e la mia vis polemica si è addormentata da parecchio tempo ma ho letto frasi che nemmeno posso capire facciano parte del bagaglio culturale di persone come noi, ci è stata insegnata l'umanità e il rispetto per ogni creatura vivente, sia umana o non umana, cosa cambia? Io mi batto da anni contro gli allevamenti intensivi, vera e propria vergogna di questa società, mi batto per gli animali sfruttati nei circhi, nelle saghe popolari, per i tori torturati e uccisi nelle corride, per cani e gatti utilizzati nell'accattonaggio, per tutte le creature vivisezionate in nome di un falso concetto di ricerca, per quelle abbandonate, uccise... e come potrei anche solo lontanamente considerare "normale" l'attività venatoria? A parte Andrea, chi di voi ha un compagno di vita non umano? Io ho un cane, Kira, da 8 anni e 4 gatti raccolti dalla strada, di cui due completamente ciechi, ma non crediate, non sono una gattara o cagnara o qualsivoglia "ara" e non ne ho i tratti secondo certa tradizione iconografica, sono una persona normalissima, con un aspetto normale, con un lavoro normale... ma ho un valore immenso che mi accompagna da sempre: infinito rispetto per gli esseri viventi, animali o uomini che siano. Cerco di essere coerente, limitando al massimo l'utilizzo di carne, salvo situazioni in cui diventerei sgradevole non adattandomi ad un menù, ma non mi pesa perché ogni volta che in autostrada vedo passare un camion stracolmo di esseri vivi, voglio poter dire che io non sono responsabile del loro destino, figuriamoci se, detto tutto questo, posso accettare le vostre argomentazioni figlie di un modo di pensare, scusatemi ragazzi, così antropocentrico da piacere ad un gesuita!
Ciò detto, Vi voglio bene sempre e comunque ma d'ora in poi eviterò di leggere post su caccia et similia, perché mi si avvelena lievemente il sangue!
Cara Katia, il mondo è bello perchè è vario e ognuno la pensa a modo suo. Confermo tutto quello che ho scritto che, tra l'altro, è parte inscindibile del nostro essere Uomini, della nostra Tradizione e di quella Storia che ci ha portato a vivere nel mondo migliore possibile, nel quale anche gli animali ricevono cura e affetto proprio perchè siamo riusciti a superare il momento del bisogno. Concettualmente sono un cacciatore e se non occupo qualche domenica per tale esercizio è perchè, nonostante tutto, continuo a rispettare le leggi che mi impongono delle restrizioni (che comunque considero vessatorie e lesive della mia libertà e individualità) al porto e uso delle armi, quindi anche all'esercizio della caccia. Non vedo, poi, cosa ci sia di male nell'essere "antopocentirici", cioè nel voler porre l'Uomo al centro dell'interesse. Cosa stiamo a ricercare benessere e sicurezza se non per l'Umanità ? Quello che è da condannare è la gratuita crudeltà. Come è da condannare anche l'eccesso, ad esempio di taluni animalisti come quelli che "liberano" animali da pelliccia per farli morire di stenti nei boschi o sotto le automobili. O come quelli che si oppongono alla caccia mirata per contenere lo sviluppo numerico di taluni animali. Bisogna evitare, per convivere, il talebanismo, in un senso e in un altro. Regole sì, divieti assoluti, no.
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