Avevo preparato questo post prima di leggere quello di Massimo. Mi dispiace se questo nuovo post si sovrappone e, in un certo qual modo, oscura quello precedente.
Noi del 1956 siamo nati con l’era spaziale (anzi, a dire il vero, siamo anche un po’ più anziani: ad.es.quando fu lanciato lo sputnik 1 il sottoscritto aveva ben un anno e nove mesi !!) ; possiamo dire di aver vissuto in diretta pressoché tutte le tappe della conquista dello spazio, fin dal primo volo di Gagarin ed avevamo solo 13 anni quando l’uomo posò il primo piede sulla Luna.
In quegli anni favolosi per uno della nostra generazione era logico pensare di riuscire a vedere, nell’arco della propria vita, lo sbarco dell’uomo su altri corpi celesti (in primis Marte), la creazione di basi permanenti sulla Luna ed anche, sicuramente, la possibilità di farsi qualche viaggetto spaziale, da turista, perlomeno in orbita terrestre.
Purtroppo le cose sono andate ben diversamente ed al giorno d’oggi ormai ho perso tutte le speranze di riuscire a vedere non solo lo sbarco umano su Marte, ma anche il ritorno dell’uomo sulla Luna.
Ma c’è una cosa, invece, che ritenevo non possibile nell’arco temporale della nostra vita e che invece potrebbe realizzarsi: la scoperta di nuovi mondi abitati.
Appurato, da molti anni, che gli altri corpi del sistema solare non ospitano forme di vita superiori, l’attenzione degli esobiologi si è rivolta verso i pianeti orbitanti attorno ad altre stelle (i c.d. esopianeti).
Per tanti anni la comunità scientifica ha ritenuto impossibile scoprire direttamente gli esopianieti (troppo lontani, troppo piccoli, troppo poco luminosi rispetto al loro sole), in quanto esistevano dei limiti imposti dalle leggi della fisica, che facevano ritenere pressoché impossibile riuscire a costruire telescopi sufficientemente grandi e potenti per poter vedere così lontano: parliamo naturalmente dei telescopi “basati a terra” (orrendo anglicismo che traduce alla lettera l’espressione anglosassone “ground based”), perché per quelli nello spazio i limiti teorici imposti dall’atmosfera terrestre non esistono.
Ma gli scienziati non facevano i conti con il progresso più vero e grande (e veramente inimmaginabile solo una trentina d’anni fa) che abbiamo avuto negli ultimi 2-3 decenni: quello delle tecnologie legate all’informatica ed alla miniaturizzazione.
Noi siamo nati e cresciuti, fino alla ns.completa maturità, nella convinzione che il grande 5 metri di Monte Palomar, inaugurato nel 1947, fosse il limite assoluto per un telescopio: i tecnici e gli scienziati dicevano che era impossibile costruirne uno più grande: non ne avevamo la tecnologia ed anche se l’avessimo avuta, l’aberrazione cromatica avrebbe vanificato i nostri sforzi (ed è effettivamente quanto successo col fallimentare 6 metri di Zelenkchushkaya, che i sovietici realizzarono nel 1976).
Ma le attuali, incredibili tecnologie stanno facendo il miracolo: dalla fine degli anni ’90 sono stati costruiti telescopi di 9-10-11 metri, con specchi sottilissimi lavorati con una precisione di pochi angstrom (!!), con specchi multipli come quelli dell’occhio di una mosca, con specchi che vengono deformati, piegati, incurvati di quelle poche decine di angstrom necessarie per combattere l’aberrazione della luce, tramite macchinari che fanno loro cambiare posizione anche per 1000 (mille) volte al secondo (!!!), regolati da sofisticati computer.
Ed ecco che dalla fine degli anni ’90 ad oggi sono stati scoperti più di 700 esopianeti ed ormai il ritmo della scoperta è quasi di un esopianeta al giorno (!!!!!).
Per ora gli esopianeti scoperti sono ancora abbastanza grandi, delle dimensioni di Giove o poco meno, oppure anche più piccoli, ma troppo vicini al loro sole e comunque inadatti ad ospitare la vita.
Ma proprio in questi giorni ho letto un articolo che parla che parla della prossima generazione di telescopi “ground based”, denominati ELT (extremely large telescopes): se ne stanno realizzando tre, di 24 – 30 ed addirittura 42 mesi (quello europeo), la cui messa in funzione è prevista prima del 2020.
Con questi telescopi, e soprattutto col 42 metri, potranno non solo essere visti agevolmente degli esopianeti di massa terrestre, ma si potrà con ogni probabilita’ anche rilevare il loro spettro e questo vuol dire che si potrà capire se stanno ospitando forme di vita o no: se, per esempio, sarà rilevato l’ossigeno biatomico O2, che può essere prodotto esclusivamente dagli esseri viventi, sapremo con certezza che su quel pianeta ci sono forme di vita. Già questo sarebbe un successo straordinario, ma da qui a riuscire a scoprire eventuali civiltà evolute non sarebbe poi così difficile, visto che finalmente sapremo dove cercare (per spiegarmi meglio faccio l’esempio del progetto SETI, col quale si cerca di captare segnali radio emessi da un’eventuale civiltà aliena: fino ad oggi il problema principale è che non si sa dove cercare; bisogna scandagliare a casaccio l’immensità dell’universo ed è come cercare un ago in un pagliaio, ma quando sapremo dove puntare con precisione i nostri radiotelescopi la situazione sarà ben diversa).
Insomma, probabilmente non riusciremo a vedere uomini su Marte e neanche sulla Luna, ma l’immagine di un bell’omino verde con antennine e naso a trombetta forse sì.
8 commenti:
Nessun problema di sovrapposizione, abbiamo scritto su due argomenti differenti ;-).
Ma sei proprio sicuro di non riuscire a vedere l'Uomo di nuovo sulla Luna o su Marte ? Io continuo a pensare che, invece, vedremo l'uno e l'altro. Ho più dubbi invece sul vedere "altri pianeti abitati". E non da semplici batteri, ma da omini verdi, con le orecchie a punta. Purtroppo temo che questo sì, che non lo vedrò se non nei miei viaggi notturni sulla Enterprise, alla ricerca di nuovi mondi e di altre civiltà ... :-)
E' il discorso che forse avevamo già toccato del fatto che mentre da un lato negli ultimi cinquant'anni c'è stato un inimmaginabile per certi versi progresso tecnologico, dall'altro lato certe "visioni" di un futuro prossimo di viaggi nello spazio sono state mancate completamente.I viaggi di Star Trek a velocità molto superiore a quella della luce sono lontanissimi a venire. Mentre le date avanzano insorabilmente: ricordate per esempio "2001 odissea nello spazio"? Il 2001 è passato da un pezzo ma noi voliamo sempre per lo più a velocità subsoniche e nessun uomo è ancora andato nemmeno su Marte!
stanotte ho tentato invano di scrivere un commento e ho capito Roberto quando mi dice di non riuscire a farlo... Ci riprovo ora, almeno per dire che trovo sensazionale la notizia che la possibilità di vedere forme di vita negli esopianeti non è fantasiosa ma "fondata"(e per questo mi fido di te, Massimo!)...
Pensando a quello che si svolge sulla terra,invece, e segnatamente nel nord Italia, segnalo a questo blog che Robi avrebbe avuto un contatto con Giando...Restiamo in attesa di evoluzioni! :-)
l'attuale andamento del programma spaziale americano, con la cancellazione di gran parte del programma "constellation", che aveva come obiettivo la Luna, fa sì che io sia molto pessimista per un ritorno dell'uomo sul nostro satellite (figuriamoci poi su Marte !!) entro i limiti biologici della nostra vita (non dimentichiamoci che stiamo viaggiando allegramente verso i 60).
Ovviamente non potremo vedere un'immagine reale di un omino verde, ma appurare che su un determinato pianeta esiste sicuramente una qualche forma di vita (e con ogni probabilità ad un certo livello evolutivo, non solo batteri ed altri organismi simili), questo, coi nuovi telescopi sarà poossibile ( questi nuovi telescopi saranno operativi entro il 2020 !!!)
Abbiamo ancora 30-40 anni di aspettativa di vita e se pensiamo a quanta strada si è fatta in 30-40 anni non me la sento di riporre nel cassetto un altro allunaggio e neppure un "ammarteggio" :-)
Vedo molto ma molto più problematico riuscire a inquadrare un omino che mi fa "ciao" con la manina attraverso un telescopio ... :-) forse perchè non credo che esista vita evoluta al di fuori della nostra Terra e se mai un giorno vi sarà, sarà perchè siamo stati noi Umani a diffonderla nel cosmo, arrivando là dove nessun uomo è mai giunto prima ;-).
notizia dell'ultima ora: l'ONU ha nominato la malese Mazlan Othman, astrofisica, titolare dell'United Nations Office for Outer Space Affairs, cioè in pratica il ministero degli Affari Spaziali dell'ONU. Nell'ambito di questo incarico è anche previsto il compito di gestire il dialogo con interlocutori alieni.
In tutta sincerità mi sembra un nuovo incarico utile solo a sperperare il denaro dei contribuenti. La Margherita Hack, spero solo nelle qualifiche professionali ... ;-), della Malesia probabilmente è stata scelta per quei delicati giochi di equilibrio degli organismi internazionali per cui noi paghiamo e le cariche sono appannaggio dei burocrati del terzo mondo. E, poi, gli alieni quando mai scenderebbero tra i pirati di Mompracem e non a Manhattan ? :-)
è chiaro che è uno dei tanti incarichi che servono solo per sperperare denaro pubblico.
E a proposito di sperpero di denaro pubblico in un organismo internazionale: il parlamento europeo di Stasburgo. 736 deputati pagati da tutti noi per non fare assolutamente niente.
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