sabato 24 ottobre 2009

Influenza

O forse solo un forte raffreddore.
Sta di fatto che dopo una settimana altalenante, ieri ero quasi afono e oggi ho il classico “naso che cola”.
Spero passi presto, perché la prossima settimana si annuncia piena di scadenze personali.
Così, mentre aspetto le 18 per guardarmi il Bologna a Genova contro la Sampdoria (sperando che il risultato non mi faccia schizzare in alto il mercurio del termometro) e poiché gli occhi si rifiutano di leggere, scrivo, tanto per ravvivare il blog.
Claudio, tempo fa, ci suggerì un autore svedese che, prima di morire, ha scritto una trilogia (Millennium) piacevole (anche se ribadisco che il secondo e terzo libro sono notevolmente inferiori rispetto al primo) giudizio evidentemente diffuso se ancora oggi alla libreria Mondadori (sì, io vado lì, certo non regalo i miei soldi a Feltrinelli o alla Coop per finanziare “il nemico” :-) tutti e tre i romanzi sono tra i più venduti.
Non conoscevo la letteratura gialla scandinava, così ho pensato bene di approfondire e sono giunto, quasi subito, a Henning Mankell, autore di numerosi romanzi gialli e, soprattutto, “papà” del Commissario Wallander.
I gialli sono fatti bene, la trama esiste ed è ben congegnata, le due ore o più che si impiegano a leggerli sono ben spese, ma …
Ma anche Mankell ed anche un’altra autrice, questa volta norvegese, di cui non ricordo il nome, mi danno una strana sensazione.
La mia impressione è che, con tutti i condizionamenti, con tutti i tabù di cui la società scandinava sembra essere pervasa, stiamo leggendo letteratura decadente.
Letteratura, sia pur gialla, di nazioni ormai svuotate da ogni linfa vitale.
Tutti i personaggi sono complessi, introspettivi, hanno una sequela di problematiche, anche personali, che difficilmente li immagino ridere, divertirsi e poi andare a dormire soddisfatti.
Da appassionato di fantascienza non faccio fatica a paragonare queste ambientazioni e quelle di alcuni film in cui i “nostri” arrivano su un pianeta con menti “superiori” che però hanno perso ogni interesse alla vita, perché tutto è regolato, tutto è perfetto, tutto funziona, ma manca un dato fondamentale: la vita.
Beh … per fortuna che nei gialli, anche in quelli scandinavi, ci sono gli assassini che, almeno, un po’ di sentimento lo provocano.
Ma anche gli assassini sono complicati, sembra quasi che non sia interamente colpa loro ma di una infanzia sfigata, di una violenza subita, di qualche incidente che li ha portati ad odiare l’umanità.
In parole povere.
Trame avvincenti, ma se rappresentano lo specchio della società scandinava e, in prospettiva, quella della nostra società occidentale, aspettiamoci di estinguerci presto e di essere sottomessi da popoli più energici e con maggiore vitalità.
E se così fosse, se non arriviamo a reagire per tornare alle grandi passioni, ce lo meriteremmo.

2 commenti:

massimo p. ha detto...

Azz.... Con la nuova influenza in giro speriamo si tratti solo di un raffreddore. E poi, il Bologna FC non aiuta a guarire !!!
Comunque , auguri di rapida guarigione. Però mi raccomando, stai in casa finchè non sei guarito.
Il tuo post mette tantissima carne al fuoco: ci vorrebbero pagine intiere per rispondere come si deve.
E quindi, nell'attesa, qualche considerazione veloce.
Per quanto mi riguarda leggo solo saggistica e pochissima narrativa, ma in ogni caso la letteratura nordica contemporanea non mi entusiasma. Sono invece un cultore di letteratura norrena medievale, ma è questa è tutt'altra cosa (tra l'altro, ho proprio appena finito di leggere il canzoniere eddico).
A dire il vero, mi piace il noir (ho appena trovato a Bologna, in una bancarella, un oscar mondadori con 5 romanzi del grandissimo Raymond Chandler a soli 3 euro !! Non vedo l'ora di leggerlo)
Da come scrivi, sembra che la psicologia dei personaggi dei gialli scandinavi assomigli un po' a quella dei protagonisti del noir, ma sono le cause di tale "alienazione" ad essere completamente diverse.
E poi, i veri noir sono ambientati negli anni '40 e '50, anni di "boom" (ovviamente dopo la guerra), di grandi speranze, di grande vigore, ottimismo e progresso in tutto il mondo occidentale.
Ma oggi è tutto molto diverso.
Gli altri popoli, i popoli del "sud del mondo" (come si usa dire) sono ben più vigorosi e vitali. Popoli giovanissimi (nel senso di età media delle persone), che ci stanno letteralmente invadendo (non ammetto repliche: E' UN'INVASIONE e chiunque la nega è palesemente in malafede)
E con l'invasione, arrivano culture estranee, aliene, ma terribilmente vivaci, potenti, impenetrabili, non assimilabili, che stanno lentamente distruggendo la nostra.

Massimo F. ha detto...

No, il Bologna non aiuta, purtroppo :-(
Nonostante ciò forse è solo raffreddore e oggi va molto meglio.
D'accordissimo con quel che che scrivi. Gli "alieni" sono già tra noi, a milioni e, come sempre, le stalle sono state chiuse troppo tardi, in questo caso quando molti, troppi sono entrati. Il tema lo si ritrova anche nei gialli che cito. I primi sono datati ai primi anni novanta e lo stesso protagonista si interroga sulla immigrazione che sta subendo la sua Svezia. Leggendo il prosieguo e le cronache dei giorni nostri mi sembra che là abbiano dato la risposta sbagliata, quella dell'accoglienza a tutti i costi.