sabato 10 ottobre 2009

Il Regno del Nord, di Arrigo Petacco

Nonostante questo mese sia per me pieno di impegni, sono riuscito a leggere il libro di cui propongo la copertina.
Arrigo Petacco, con la consueta maestria di scrittore di storia più che di storico, ha raccontato una parte del nostro Risorgimento che abbiamo tutti studiato, ma che poco abbiamo approfondito.
Il Regno del Nord, dalla Valle d’Aosta all’Istria e Dalmazia.
E, poi, un Regno del Centro e un Regno del Sud, con Roma e poche terre intorno lasciate al Papa che, però, sarebbe diventato il “Presidente Onorario” di tale Confederazione Italica.
Lo chiama il sogno di Cavour, che non si realizzò per colpa di Garibaldi (e degli Inglesi, of course …).
E se fosse più attuale di tante “riforme” pensate in oscure aule universitarie e che non vedranno mai la luce ?

7 commenti:

valeria ha detto...

Argomento troppo complesso, ma se vuoi chiarire meglio, seguo volentieri.... Anche se mi aspetto un tempestivo intervento di Massimo P. in materia, possibilmente con piede aggiustato...
Buona domenica!

Massimo F. ha detto...

Magari dopo pranzo (o subito prima) adesso esco per fare colazione e comprare i giornali. Buona domenica anche a te.

Massimo F. ha detto...

Il Regno del Nord, dunque, una pagina poco conosciuta della nostra Storia Risorgimentale che ci dice quanto conti, nella opinione comune, la versione che, di comodo, viene fornita sui fatti del passato, anche recente (ogni riferimento alla santificazione della “resistenza” è ovviamente voluto … :-).
Cavour passò alla storia come “il fine tessitore” dell’Unità d’Italia ma Petacco ci svela che parlava malissimo l’italiano, scriveva in francese e, quando non poteva parlare in francese, preferiva esprimersi in piemontese.
E piemontese era la sua visione, fedele a Casa Savoia, cui voleva annettere le ricche regioni del Nord Italia, magari con un pensierino alla guida effettiva di una Confederazione nominalmente a presidenza “onoraria” del Papa.
Come sarebbe stato un “Regno del Nord”, con Piemonte, Lombardia e Veneto a fare da traino e senza il problema derivante dalla “piemontesizzazione” del Sud e la necessità di gestire le secolari problematiche di quelle terre ?
Sicuramente uno stato più coeso, piccolo, probabilmente bene amministrato come lo era il Lombardo Veneto sotto l’Austria e il Piemonte stesso.
Un piccolo stato ricco e, per tale ragione, forte, forse una Svizzera bis.
Avrebbe potuto il Regno del Nord trainare anche il resto dell’Italia ?
Forse le regioni centrali (Emilia e Toscana) sarebbero state col tempo attratte dal Nord e il divario con il resto dello Stivale sarebbe aumentato, ma forse anche il Sud, dovendo trovare in se stesso la forza per crescere e competere, avrebbe fatto emergere nel proprio popolo le capacità per scuotersi di dosso cattive amministrazioni e baronie di sangue e di malavita.
Ovvio che questa è mera speculazione, perché la Storia fu diversa e manca la controprova che se Cavour avesse realizzato il suo sogno ora staremmo tutti meglio.
Però adesso, a quasi 150 anni da quella unità che poi tanto tale non sembra essere mai stata (se non forse sotto il Fascismo e durante le partite ai mondiali della Nazionale di calcio) si torna a discutere di federalismo, per ora solo fiscale, ma con qualche propaggine amministrativa (penso alle graduatorie dei precari che, Valeria mi corregga se sbaglio, pur bocciate dal tar – ancora magistrati che interferiscono con l’attività di governo … ;-) – sono un primo passo per radicare sul territorio precari di quel territorio, favorendo la “prima scelta” per la graduatoria e collocando in coda chi si propone in altre province, provenendo da altre province ).
Ecco che il modello del “sogno di Cavour”, potrebbe avere – aggiornato – una sua validità.
Soprattutto oggi che, purtroppo, ci stiamo avviando a far parte di un gigantesco Moloch, l’europa unita, che potrebbe però avere come unico beneficio, quello di essere composta da un numero di piccole patrie superiore a quello degli stati che ne fanno parte.
Insomma se mai l’europa unita potrà avere un ruolo positivo (e ne dubito fortemente), questo potrebbe essere la valorizzazione delle identità locali e in tale ambito, perché non farci stare anche una Italia Federale ?
Magari, sempre con l’europa unita, si potrebbe riaprire il discorso per l’Istria e la Dalmazia, terre con storia e cultura italiana, slavizzate (nomen omen … ) a forza solo nel dopoguerra … :-)

massimo p. ha detto...

vengo chiamato in causa da valeria, ma sono esperto soprattutto di storia medievale e della tarda antichità. Oltretutto, tra gli altri periodi storici, il risorgimento è uno di quelli che mi appassiona di meno.
Vorrei solo far notare una cosa che non è mai stata evidenziata come dovrebbe: l'"impresa" di garibaldi ha fatto sparire uno stato unitario che durava, ininterrottamente, da quasi ottocento anni: il regno dell'Italia del sud (nel corso dei secoli ha cambiato più volte nome, ma di fatto ha mantenuto uniti tutta l'attuale Italia Meridionale, l'Abruzzo/Molise e la Sicilia).
Tutti gli storici hanno smpre scritto che la storia d'Italia è fortemente anomala rispetto a quella degli altri stati europei, in quanto è mancata quella fase, iniziata grosso modo dal XIV secolo, caratterizzata dalla fine del dualismo tipicamente medievale fra papato ed impero e dalla nascita, a volte graduale, a volte impetuosa e prorompente, delle grandi monarchie nazionali.
Questa fase è totalmente mancata all'Italia (e nascerebbe da qui, secondo alcuni, la totale mancanza di sentimento nazionale, di amor di patria del nostro popolo).
In realtà ciò è vero sono per il Nord ed il Centro, ma il Sud ha avuto una storia di stato unitario perefettamente paragonabile a quella delle altre nazioni europee fin da quando i cavalieri Normanni unificarono, fra XI e XII secolo, quel territorio, ancora diviso in ducati e principati di origine longobarda, bizantina ed araba.
In poche parole, l'impresa di garibaldi fu una proditoria conquista d'uno stato unitario,indipendente, vecchio di quasi un millennio, il cui popolo manco si sognava, a parte qualche sparuto idealista, di desiderare di far parte di una fantomatica Italia unita.
E il fenomeno del brigantaggio, sempre trattato sbrigativemente e con un senso di fastidio (oserei dire di disagio) dai libri di storia delle scuole?
Dopo la conquista di un territorio, di una nazione, da parte di una potenza straniera è sempre normale la formazione di un movimento di resistenza da parte di alcuni elementi della popolazione sottomessa, proprio come nell'Italia post 8 settembre '43 (del resto, i tedeschi chiamavano i partigiani "banditen").
Il brigantaggio fu il disperato tentativo, da parte dei meridionali, dopo la perdita della loro indipendenza, di opporsi all'assimilazione da parte del paese conquistatore.
Tutto sommato, da un punto di vista storico, sarebbe più logico un movimento indipendentista meridionale, piuttosto che settentrionale.

Massimo F. ha detto...

Le conquiste costano. E' per questo, Massimo, che c'è insofferenza al Nord verso uno stato unitario che non ha dato i risultati che (qualcuno) sperava. Soprattutto nel dopo guerra è stato un continuo trasferimento di risorse dal Nord al Sud, senza risultato alcuno e questo, a lungo andare, ha disturbato. Certo è che il Regno delle Due Sicilie è crollato miseramente sotto i colpi di un pugno di avventurieri, tali ancorchè appoggiati dall'Inghilterra, quindi non mi sembra fosse tanto solido. Sarebbe interessante un post dedicato ad un "colto cazzeggio" sul "perchè" in Italia non si è verificato quel che accadde altrove con la formazione di uno stato nazionale. Anche la Germania, comunque, fu unita da uno degli stati che la componeva, la Prussia e nello stesso periodo della acquisizione piemontese del resto dell'Italia ...

claudio ha detto...

Post interessantissimo, ma come sempre sono qui di fretta al giornale: fra parentesi Petacco scrive da anni per il Carlino e se da un lato lo apprezzo per la chiarezza dall'altro l'ho trovato spesso impreciso e approssimativo (negli articoli almeno) su cose che conoscevo a fondo. Sui movimenti indipendentisti meridionali: la storia di Salvatore Giuliano merita una rilettura attenta in attesa della scadenza del segreto di Stato, nel 2017 credo...
A presto

Massimo F. ha detto...

Claudio ha messo il dito sulla piaga: il tempo. E' incredibile come le opportunità di oggi ci riempiano le giornate di appuntamenti. Per fortuna nel 2017 potremo discutere con calma visto che, più o meno, saremo tutti pensionati al bar ... :-)))