domenica 14 novembre 2021

Wilbur Smith

Una delle prime notizie che ho ascoltato questa mattina dopo aver acceso la radio, è stata la morte di Wilbur Smith, il grande romanziere Rodhesiano che, da Il Destino del Leone in poi, per almeno quaranta anni ha scritto romanzi di pura avventura, senza ... avventurarsi in tesi sociologiche e senza pretesa alcuna di "lanciare messaggi".

Divertimento puro.

Ed è stato meritatamente premiato, al punto che, negli ultimi anni, i suoi romanzi hanno acquistato una periodicità semestrale grazie al fatto che, presumibilmente, Wilbur Smith ci metteva solo qualche idea e la firma, ma il lavoro pesante lo facevano scrittori il cui nome appariva come coautore (David Churchill, Tom Harper e altri).

Da un paio di settimane in libreria è uscito un nuovo romanzo che è nella mia lista degli acquisti e non mi stupirei se nei prossimi mesi uscissero altri romanzi postumi, magari con la scusa di una elaborazione di appunti ritrovati o manoscritti mai revisionati, un po' come è accaduto con altri autori, ultimo dei quali Michael Chricton.

Non mi meraviglierei e non mi dispiacerebbe, perchè anche se gli ultimi romanzi non brillano per originalità, è sempre piacevole (e riposante) trascorrere qualche ora in compagnia di personaggi disegnati con nitidezza e dei quali sono evidente le virtù e i difetti, senza zone d'ombra.

Sono ventate di vita, contrapposta alla muffa che spesso traspare da scritti problematici, dubbiosi, con tante zone sfumate.

Con Wilbur Smith, almeno, sappiamo che se uno subisce un torto dopo qualche centinaio di pagine, quel torto sarà vendicato, come è giusto che sia e come sarebbe bello vedere anche nella vita reale.

Sicuramente i romanzi iniziali, dal già citato Il Destino del Leone, Come il mare, Sulla rotta degli squali, Un'aquila nel cielo, Una Vena d'odio, Cacciatori di diamanti e le serie sui Courtney e sui Ballantines, sono i migliori della produzione, ma anche gli ultimi, in collaborazione, riescono ancora a ricreare quel clima di avventura, facendomi ritrovare lo stesso piacere che, da ragazzo, provavo leggendo le immortali vicende di Yanez e Sandokan nei romanzi del nostro Emilio Salgari.

Quindi un pensiero riconoscente a Wilbur Smith che mi ha permesso di trascorre tante ore fluttuando in un mondo di fantasia e dai contorni piacevolmente netti.

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