domenica 9 maggio 2021

Dante, non solo Commedia e sonetti

Le celebrazioni in tono minore del settimo centenario della morte di Dante Alighieri, hanno visto un florilegio di saggi dedicati a quello che viene chiamato Sommo Poeta.

Noi che abbiamo fatto il classico, ben conosciamo la rilevanza che, almeno negli studi degli anni settanta, era attribuita all'Alighieri, ma temo che nel programma si sia saltato qualcosa che renderebbe molto più umana e vicina a noi, la figura del Dante poeta, filosofo e politico.

Grazie al saggio di Marcello Veneziani "Dante, nostro padre", mi è "scattata" la voglia di prendere in mano quelle opere che, nel corso degli studi, abbiamo solo conosciuto per titolo e di cui, forse, abbiamo letto una o due paginette, dal Convivio, al De vulgari eloquentia fino alla Monarchia.

Dopo tanta Commedia e qualche sonetto, il Dante scrittore in prosa è una scoperta.

Ce n'è per tutti i gusti, come il trattato del Convivio (noiosetto) o il Monarchia (che potrebbe essere un manuale di politica del Trecento).

Ma qui mi piace citare una piccola parte del De vulgari eloquentia, mi piace da bolognese e mi meraviglio che, nel più importante liceo classico di Bologna, non ricordo traccia di questa citazione.

Per Dante il volgare più armonioso non è, come si pensa, il toscano o fiorentino che, anzi, smonta con poche, sprezzanti parole, ma il bolognese:

Libro I, capitolo XV, paragrafi 2 e 3
 
"2    Diciamo allora che forse non giudicano male quanti affermano che i Bolognesi parlano la lingua più bella di tutte, dato che essi assumono nel proprio volgare qualche elemento da quanti li circondano, Imolesi, Ferraresi e Modenesi: operazione che a quanto supponiamo compie chiunque nei confronti dei propri vicini, come mostrò Sordello per la sua Mantova, confinante con Cremona, Brescia a Verona: il quale, da quell'uomo di alta eloquenza che era, abbandonò il volgare della sua patria non solo in poesia ma in qualunque forma di espressione.
 
3    Ed è così che gli abitanti della città suddetta prendono dagli Imolesi il morbido e il molle, e invece dai Ferraresi a dai Modenesi una certa chioccia asprezza che è propria dei Lombardi e che crediamo sia rimasta agli abitanti della regione in seguito alla mescolanza con gli stranieri Longobardi.
".

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