domenica 10 aprile 2016

Fantascienza distopica

Nel giorni scorsi era a Bologna, per la fiera del libro, Veronica Roth, autrice della saga dei "divergenti" .
Mi sono meravigliato che l'abbiano inserita della letteratura per ragazzi, come già fecero con l'altra autrice (Suzanne Collins) di una saga simile "Hunger games".
In effetti, leggendo le cronache, sembra che fossero tanti gli adolescenti che hanno cercato di ottenere l'autografo dell'autrice, molte ragazze.
In ambedue le saghe, infatti, l'improbabile protagonista è una adolescente che combatte (letteralmente) con i suoi coetanei (o anche più anziani) proiettando sicuramente idee sbagliatissime a tante ragazze.
Non mi sembra inoltre che la saga (ben scritta, con alcune idee originali) sia propriamente adatta "ad un pubblico minorenne" che probabilmente ne recepisce solo la parte superficiale, avventurosa e non quella più profonda.
Anche se mi domando se nell'autrice ventisettenne ci fosse l'intenzione o la consapevolezza di scripere un romanzo (seguito da altri due) a pieno titolo appartenente alla fantascienza distopica.
Cioè a quel filone letterario che immagina, per esorcizzarlo, un mondo una società malvagia o, almeno, sbagliata, frutto di scelte errate e di una cieca osservanza delle leggi scritte in tempi remoti e tramandate nel tempo come immutabili.
Sia nella storia dei Divergenti che in Hunger Games, abbiamo una protagonista che si ribella e, alla fine, risulta il granello di sabbia che manda in crisi l'ingranaggio.
Non riporto altro perchè la storia (le storie) sono godibili e sono anche state riportate in film trasmessi in televisione e ogni indicazione sulla trama e la conclusione rovinerebbe il piacere della lettura e della visione.
Ma la fantascienza distopica non è un fenomeno di oggi.
Negli anni settanta furono prodotti più film che, influenzati dal clime fosco del tempo, dalla ipotesi di una guerra nucleare che avrebbe distrutto il mondo come lo si conosce, ipotizzavano quale potesse essere la società del "dopobomba".
Il film che mi piace maggiormente ricordare è "La fuga di Logan", del 1976-77, in cui veniamo a conoscenza di come l'umanità, per salvarsi, si fosse rinchiusa in città cupole, dove però doveva limitare il numero di abitanti e si era quindi dato corso ad una religione che imponeva di uccidere (ma parlavano di rigenerazione) chi raggiungeva i trenta anni.
Anche qui c'è chi si ribella e riesce a liberare l'umanità imprigionata, scoprendo che l'aria si era decontaminata.
In letteratura mi piace invece ricordare Wells con il suo "L'uomo che visse nel futuro" (e il relativo, splendido film di George Pal) dove, sempre dopo una guerra devastante, l'umanità si era divisa in due.
Chi viveva sulla terra e chi sotto terra, questi ultimi, più forti e crudeli, dominando i primi (e usandoli come schiavi).
Romanzi e film tutti che uniscono alla piacevolezza della trama, anche un monito su quale società si potrà costruire, "quando" quella che conosciamo dovrà lasciare il campo a quella che verrà dopo.

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