Scrivo prima di pranzo e della partita, così da essere più leggero di di stomaco e di ... umore.
Anche perchè torno a scrivere della Svezia, attraverso i suoi autori gialli.
Ho registrato, tramite Sky On demand, gli episodi di una breve serie tratta da un personaggio inventato da Liza Marklund, una delle più note scrittrici di gialli della scuderia scandinava.
In questa serie la protagonista è Annika Bengstrom, giornalista d'assalto.
Le vicende sono tutte riferite a crimini seriali, stupri, violenze.
Come per Stieg Larsson, la storia sarebbe ben costruita, ma il romanzo (e la sua trasposizione televisiva) potrebbe benissimo essere ampiamente ridotto se si rinunciasse ad indugiare sui comportamenti perversi che delineano un ambiente squallido e triste.
Anche quello famigliare della giornalista non sembra particolarmente allegro.
Il marito che la tradisce con una collega.
Lei che si vendica denunciando la fedifraga per presunti e inesistenti utilizzi impropri di denaro pubblico, la seprazione, i figli contesi ...
E la collega giornalista, già rivoluzionaria marxista, che si ricorda a memoria le frasi di Mao ed oggi, invecchiata male, beve un po' troppo.
E il direttore che la vorrebbe lanciare perchè intravvede delle potenzialità, ma lei preferisce continuare a fare la "giornalista sul campo" così che la redazione finisce nelle mani dello stereotipo del rampantino.
Sarà veramente così la vita in Svezia ?
Perchè se è così, allora è veramente squallida, priva di Valori e di una Stella Polare che sia diversa dallo stanco trascinarsi dalla culla alla tomba.
Un trascinarsi che forse non trova acuti perchè non ci sono possibilità di emergere, tutto è stato massificato e garantito per cui che uno si dia da fare, si ingegni o resti a dormire, magari imbottendosi di droghe (ancorchè "leggere" e per "uso personale" ...) non porta alcuna differenza e allora anche chi avrebbe i numeri, lascia perdere.
E' il Valore del Merito che viene meno.
E' una società che si avvia ad un inevitabile declino, sempre più veloce, con una deriva che è morale e valoriale prima ancora che economico e politico, fino al suo collasso definitivo.
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