Ancora una volta mi permetto di sottoporvi il mio pensiero su un argomento di carattere politico generale che ugualmente posterò nel mio blog personale generalista.
Questa volta lo spunto è venuto dalla odierna giornata festiva, 2 giugno.
Approfittando della giornata infrasettimanale di vacanza, ho continuato a mettere mano nel riordinare carte, librerie e cantina.
Come al solito ho acceso la radio, come sempre su radio uno (solo in montagna, quando guido, ascolto radio 24 perchè non riesco a captare radio uno) .
Un fiume di parole, un'orgia di retorica celebrante il 2 giugno, in memoria del referendum che portò l'Italia alla repubblica e, arbitrariamente, come “Festa delle Forze Armate” che io mi ricordo molto più appropriatamente fissata, una volta, al 4 novembre.
L'europarlamentare leghista Matteo Salvini ha proposto l'abolizione del 2 giugno e, se la memoria non mi inganna, in effetti il 2 giugno, alla fine degli anni settanta, fu ricompreso tra le “ex” festività.
La proposta di Salvini non mi lascia indifferente per una serie di motivi.
Innanzitutto perchè trova sempre più credito la denuncia che il famigerato referendum istituzionale del 2 giugno 1946 sia stato soggetto a brogli a favore della repubblica ai danni della monarchia destinata alla sconfitta comunque avessero votato gli Italiani.
Se così fosse, oggi al Quirinale dovrebbe risiedere un Savoia e avremmo un re, Vittorio Emanuele IV: nulla di esaltante (anzi ...) ma sempre meglio di un comunista (anche se il mio candidato come Re d'Italia resta Silvio Berlusconi …).
Non che la questione istituzionale sia essenziale, ma mi sembra un po' ipocrita festeggiare un qualcosa sorto da un probabile imbroglio.
Del resto anche sui plebisciti che annessero l'Emilia e il Veneto al Regno di Sardegna creando quindi il Regno d'Italia, cioè quella Unità di cui, con la solita roboante retorica, si è già iniziato a festeggiare il 150° anniversario, crescono le interpretazioni che ne denunciano i possibili brogli ed è singolare che sulle celebrazioni che maggiormente impegnano l'inutile oratoria dei politici cali il dubbio dell'imbroglio o della manipolazione storica.
Forse è quel che si merita una Nazione, altrimenti gloriosa, che meriterebbe non una pletora di festività nazionali, per ognuna delle quali si ripetono i soliti pistolotti retorici, ma una e una sola giornata che sia autentica Festa Nazionale, unificante e sentita come accade negli Stati Uniti il 4 luglio o in Francia il 14 dello stesso mese.
Poi liberi tutti di celebrare le ricorrenze che maggiormente rappresentano i loro sentimenti di parte.
Nella recente storia d'Italia la data che maggiormente potrebbe rappresentare tale Unità è il 4 novembre, in memoria dell'unica Vittoria delle nostre Forze Armate in una grande guerra e del ricongiungimento alla Madre Patria di Trento, Trieste e Istria.
Ma, forse, sarebbe meglio che, anche per chiarire quali sono le nostre radici, la Festa Nazionale unica e legittima, sia il 21 aprile, Natali di Roma.
4 novembre o 21 aprile, purchè si decida di fissare una e una sola Festa Nazionale, perchè la quantità debordante danneggia il significato e l'impatto del richiamo.
Questa volta lo spunto è venuto dalla odierna giornata festiva, 2 giugno.
Approfittando della giornata infrasettimanale di vacanza, ho continuato a mettere mano nel riordinare carte, librerie e cantina.
Come al solito ho acceso la radio, come sempre su radio uno (solo in montagna, quando guido, ascolto radio 24 perchè non riesco a captare radio uno) .
Un fiume di parole, un'orgia di retorica celebrante il 2 giugno, in memoria del referendum che portò l'Italia alla repubblica e, arbitrariamente, come “Festa delle Forze Armate” che io mi ricordo molto più appropriatamente fissata, una volta, al 4 novembre.
L'europarlamentare leghista Matteo Salvini ha proposto l'abolizione del 2 giugno e, se la memoria non mi inganna, in effetti il 2 giugno, alla fine degli anni settanta, fu ricompreso tra le “ex” festività.
La proposta di Salvini non mi lascia indifferente per una serie di motivi.
Innanzitutto perchè trova sempre più credito la denuncia che il famigerato referendum istituzionale del 2 giugno 1946 sia stato soggetto a brogli a favore della repubblica ai danni della monarchia destinata alla sconfitta comunque avessero votato gli Italiani.
Se così fosse, oggi al Quirinale dovrebbe risiedere un Savoia e avremmo un re, Vittorio Emanuele IV: nulla di esaltante (anzi ...) ma sempre meglio di un comunista (anche se il mio candidato come Re d'Italia resta Silvio Berlusconi …).
Non che la questione istituzionale sia essenziale, ma mi sembra un po' ipocrita festeggiare un qualcosa sorto da un probabile imbroglio.
Del resto anche sui plebisciti che annessero l'Emilia e il Veneto al Regno di Sardegna creando quindi il Regno d'Italia, cioè quella Unità di cui, con la solita roboante retorica, si è già iniziato a festeggiare il 150° anniversario, crescono le interpretazioni che ne denunciano i possibili brogli ed è singolare che sulle celebrazioni che maggiormente impegnano l'inutile oratoria dei politici cali il dubbio dell'imbroglio o della manipolazione storica.
Forse è quel che si merita una Nazione, altrimenti gloriosa, che meriterebbe non una pletora di festività nazionali, per ognuna delle quali si ripetono i soliti pistolotti retorici, ma una e una sola giornata che sia autentica Festa Nazionale, unificante e sentita come accade negli Stati Uniti il 4 luglio o in Francia il 14 dello stesso mese.
Poi liberi tutti di celebrare le ricorrenze che maggiormente rappresentano i loro sentimenti di parte.
Nella recente storia d'Italia la data che maggiormente potrebbe rappresentare tale Unità è il 4 novembre, in memoria dell'unica Vittoria delle nostre Forze Armate in una grande guerra e del ricongiungimento alla Madre Patria di Trento, Trieste e Istria.
Ma, forse, sarebbe meglio che, anche per chiarire quali sono le nostre radici, la Festa Nazionale unica e legittima, sia il 21 aprile, Natali di Roma.
4 novembre o 21 aprile, purchè si decida di fissare una e una sola Festa Nazionale, perchè la quantità debordante danneggia il significato e l'impatto del richiamo.
8 commenti:
Massimo, generalmente seguendo il tuo blog sono d'accordo con te, ma quando mi parli di monarchia, di Berlusconi come tuo candidato, capisco che stai solo provocando. Se anche come sembra fu truccato il referendum, beh hanno fatto bene. Trovo anacronistico che nel 2010 anche un paese come l'Inghilterra, che, mi obietterai, quando noi (Romani) eravamo grandi loro si tingevano la faccia (questo mezzo anacoluto mi è uscito proprio bene!), ripeto nel 2010 abbia una regina. Cosa mai conterà da un secolo a questa parte la monarchia in Inghilterra? Certo, rappresenta la tradizione e quell'unità di sentimenti che ha il popolo inglese verso la corona come un qualcosa che unisce oltre ciò che noi italiani possiamo immaginare. Quei valori che li rendono per certi versi mooolto più democratici di noi, più civili anche. E che li ha fatti resistere nei secoli a tempeste come Napoleone e Hitler (qui noi occidentali moderni dovremmo ogni giorno rendere omaggio a quello statista di ferro che fu Winston Churchill, vero salvatore della democrazia in Europa).
DIverso il discorso sulle annessioni di Veneto ed Emila, ma qui certamente tu e Massimo P. siete più ferrati di me come momento storico.
Per concludere: sono assolutamente d'accordo sul 4 novembre per ovvi motivi; sul 25 aprile sorvoliamo...; e anche il 21 aprile che tu proponi lo lascio a Totti e c.
Io proprio non mi identifico con Roma, con buona pace di Scipione l'Africano, il romano che ho più ammirato per la strategia in guerra ma soprattutto per la lungimiranza e la grandezza in pace.
Attendo con curiosità le risposte di tutti gli altri/e del blog a questo tuo "provocatorio" intervento.
Ciao
Ebbene, sì. Sapendo che sono letto da molti di sinistra che hanno travasi di bile ad ogni apparizione di Berlusconi, mi piace esaltarne la figura ben oltre quello che realmente penso anche solo per il gusto di immaginarmi il travaso di bile degli antiberlusconiani in s.p.e. :-). Sulla monarchia, ancorchè non mi sia mai posto la questione, non concordo. Credo che un re possa rappresentare l'unità nazionale molto più di una figura come quella del nostro presidente (e qui non parlo dell'attuale - anche se io non potrò mai riconoscermi in un comunista - ma della figura istituzionale, per le modalità con le quali viene eletto, inevitabilmente una maggioranza di parte). Più onesta la posizione americana che elegge un presidente che è, in uno, capo dello stato e dell'esecutivo. Insomma un "re a termine" e non ereditario.
Ma il post riguardava, come hai ben compreso, una critica a questo proliferare di festività "nazionali", nessuna delle quali è però realmente rappresentativa e, come dovrebbe essere "unica". Mi domando: come può una Nazione avere tre o quattro "feste nazionali" in ognuna delle quali si formulano i soliti interventi retorici ? Non sarebbe più incisiva una e una sola ?
Ce ne sarebbe da scrivere sull’argomento, ma lo spazio ed il tempo sono tiranni e bisogna cercare di sintetizzare il più possibile.
Fino a qualche anno fa, quando la festa del 2 giugno era abolita, mi sembrava assurdo che la nostra festa nazionale (caso unico, penso, in tutto il pianeta) celebrasse una disastrosa sconfitta (oltre che una colossale menzogna: quella della resistenza che, così come ce l’hanno propinata per anni, non è mai esistita, ma è stata solamente una sanguinosa guerra civile con cui una precisa fazione politica ha cercato con le armi di conquistare il potere ed instaurare un regime dittatoriale di tipo sovietico).
Perlomeno, adesso che e’ stata ripristinata, la festa del 2 giugno e’ un po’ piu’ presentabile del 25 aprile.
Il referendum del 1946 fu un colossale broglio ? Ma lo sanno anche i sassi !!
L’Italia doveva diventare una repubblica e la commedia del referendum e’ servita solo per dare una parvenza di legalita’ ad una decisione gia’ abbondantemente presa da tutte le parti politiche.
Per quanto riguarda il referendum del 1859 sull’annessione delle legazioni e dei ducati nello stato sabaudo, lasciamo perdere: le consultazioni elettorali di quel periodo storico non sono neanche lontanamente paragonabili a quelle attuali, alla moderna concezione di democrazia, con la gran massa della popolazione totalmente analfabeta, che nemmeno si rendeva conto di quello che stava succedendo (e che, comunque, non aveva diritto di voto).
Del resto, che si cosa si poteva fare: rimanere nel fatiscente, ridicolo Stato della Chiesa, che comunque era ormai in stato avanzato di decomposizione ? O che, so, proclamare unilateralmente l’indipendenza del libero Comune Bolognese ?
Non c’erano alternative: o il Regno di Sardegna o…..il Regno di Sardegna.
In ritardo, ohibò! Ma, come volevasi dimostrare, mi hanno nominato alla maturità quindi ho dovuto digerire la notizia...
Assolutamente come FESTA NAZIONALE voto il 2 giugno, che congloba tutte le feste precedenti e che rappresenta la vera unità d' Italia! L' Unità e la DEMOCRAZIA, con suffragio finalmente universale... Brogli? In questo unico caso, il fine giustifica i mezzi.... :-)
La mia contrarietà al 2 giugno non è per quello che ricorda, del resto anche i francesi hanno una festa nazionale che si riferisce ad un episodio ben più recente e sanguinoso rispetto alla formazione del loro stato nazionale, ma a come viene gestito. I pistolotti di vecchi tromboni che fino al novembre 1989 erano "internazionalisti" e della Nazione Italia non gliene importava nulla, la retorica e, soprattutto, la fotocopia con altre celebrazioni di parte. Sappiamo tutti che la storia è costruita sulla violenza e spesso sull'imbroglio e che "il fine giustifica i mezzi" è lo strumento abituale di governo, per cui non mi scandalizzo più di tanto. Al prossimo giro saranno i monarchici a rendere pan per focaccia ai repubblicani :-)
Per il resto più che una democrazia a me la nostra sembra una oclocrazia (ricordate Polibio ?) ;-)
Polibio non si addentrava nell' ulteriore prosieguo, ma tu pensa: e se invece di Berlusconi il candidato monarca fosse Bersani?
Bersani ? Al massimo amministratore di condominio ... ;-). Comunque Polibio lo interpreto come un circolo continuo: monarchia-tirannia; aristocrazia-oligarchia; democrazia-oclocrazia e poi di nuovo monarchia-tirannia e via discorrendo. Ma forse ti ho dato una impressione, sbagliata, di essere monarchico. Non mi interessa la forma istituzionale, purchè chi viene eletto (da noi, il Popolo Sovrano) possa governare senza lacci e lacciuoli. Certo non mi riconosco in questa repubblica dove un anziano signore che aveva elogiato l'invasione in Ungheria, apparteneva ad un partito internazionalista da cui ha preso le distanze non per sua decisione ma solo perchè quella ideologia è crollata sotto un muro e la "grande" Urss si è sfaldata, oggi intona sermoni retorici sulla "Patria" e sulla Nazione, salvo poi, da ministro degli interni (dove fece tanto bene da essere poi sostituito da ROSA RUSSO IERVOLINO !!!) , essere firmatario, con la sua compagna Turco, di una delle peggiori e più permissive leggi sull'immigrazione ... :-)
Che dire?
Mi hai convinto pienamente prima ancora di parlare.....
:-)
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