Da una settimana siamo in rosso.
Avremmo dovuto respirare nuovamente da oggi dopo due settimane di arancione "rinforzato", prima però siamo stati passati, solo come provincia, in rosso e quindi con scadenza 21 marzo e, adesso, tutta la regione è finita in rosso con scadenza 28 marzo e tornerà in rosso (probabile che resti rossa senza soluzione di continuità) nel fine settimana lungo di Pasqua.
Praticamente, con marginali correzioni, siamo nelle condizioni di un anno fa, quando, il 16 marzo, iniziai, controvoglia, il lavoro da casa.
La città era vuota.
I bar chiusi, non facevano neppure il servizio di asporto (e quella fu la ragione determinante per iniziare il lavoro da casa: non c'era un posto dove andare a pranzo).
La mia impressione, da antico appassionato di fantascienza, era di vivere in una citta fantasma, del dopo bomba.
Un "sentire", per me, anche molto suggestivo.
Quest'anno è diverso.
Intanto sono aperte anche le librerie a differenza di un anno fa.
Sono praticamente vuote ed è bellissimo passare tra gli scaffali, con la possibilità di soffermarsi a guardare i vari titoli in presentazione senza sentire sul collo l'alito affannato di chi ci segue.
Per strada ci sono passanti, molti (un "molti" relativo però) ragazzi che non hanno scuola, ma sembra più una giornata di agosto che da film catastrofico.
Nella zona del mercato tra Drapperie, Marchesana, Pescherie Vecchie, si passa bene, senza sgomitare, non si fanno troppe code.
Gli unici che si "assembrano" (per usare un termine abusato e che adesso per me assume un significato positivo) sono quelli in coda per il pesce.
E possiamo ammirare piazza Maggiore nel suo massimo splendore.
Alla fine c'è del buono anche nella Bologna in rosso.
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