domenica 23 maggio 2021

La Storia che ispira

Mi piace annotare che sembra vi sia un risveglio di interesse per la Storia Romana.

Nel giro di un paio di anni, in televisione, sono stati trasmessi almeno tre (più uno) sceneggiati (come li chiamavamo una volta) su Roma.

Dal complesso "Rome" che attraversa un periodo a cavallo della ascesa e morte di Cesare, a Romulus (gli albori, ancor prima di Romolo e Remo), fino alla recentissima Domina, impostato sulla figura di Livia Drusilla Claudia, seconda moglie di Ottaviano Augusto e madre di Tiberio.

Il "più uno" è Spartaco", l'ennesima riproposizione, sempre e sistematicamente in chiave antiromana, della rivolta degli schiavi schiacciata da Crasso e Pompeo.

Non solo sceneggiati, anche romanzi ambientati a Roma, dai gialli della bolognese Danila Comastri Montanari che narrano le inchieste del ricchissimo patrizio Publio Aurelio Stazio, amico dell'Imperatore Claudio, a quelli di Lindsay Davis centrate su un investigatore popolano e spiantato, Falco, amico del futuro imperatore Tito, figlio dell'Imperatore Vespasiano.

Fino all'ultimo, un romanzo di 720 pagine, scritto a due mani da Stefano De Bellis e Edgardo Fiorillo "Il diritto dei lupi", con un Cicerone 26enne, ambientato ai tempi di Lucio Cornelio Silla e con la trovata di una doppia storia, per due vicende che, alla fine, si congiungono.

E in libreria vedo molti altri testi, nel reparto "romanzo storici", di autori italiani e stranieri che vengono ambientati nella Roma classica.

Così come vedo con piacere un bel numero di romanzi storici ambientati tra il 1300 e il 1700 nella Venezia della Serenissima Repubblica, una pagina di Storia che, idealmente, segue per importanza quella di Roma e che viene colpevolmente sottostimata, quando non ignorata.

La Serenissima ebbe un ruolo fondamentale nella difesa della Civiltà, divenendo presto l'unico baluardo contro l'espansionismo musulmano, oltre ad aver dato vita alla prima repubblica moderna fondata sul commercio e non sugli eserciti, la cui importanza, peraltro, fu resa esplicita dalla fine di Venezia, conquistata da Napoleone e da questi ceduta all'Impero austriaco.

A dimostrazione che i Romani del "si vis pacem, para bellum", avevano perfettamente ragione.

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