lunedì 20 luglio 2009

21 luglio 1969:il primo Uomo sulla Luna

Quaranta anni fa l’Uomo compì una impresa che resterà impressa per sempre in chi, quel giorno, c’era: un piede umano calpestò, per la prima volta, il suolo lunare.
Io non avevo ancora compiuto 13 anni ed ero, come tanti, appassionato della vicenda astronautica che si confondeva obbligatoriamente con i racconti di fantascienza che già da alcuni anni avevo cominciato ad apprezzare per il tramite di Urania.
La copertura, oggi si direbbe “mediatica”, fu completa e ricorderò sempre il duetto di Tito Stagno in studio con Ruggero Orlando da “Nuova” (sì, diceva proprio così) York.
Nomi divenuti oggi mitici e che si vanno ad aggiungere a tanti altri pionieri della nostra televisione.
Ero in montagna, per la precisione a Santa Caterina Valfurva.
Naturalmente con i miei genitori.
I moti studenteschi erano arrivati ancora attutiti in una Italia ancora del benessere, mentre i moti operai, con i devastanti scioperi generali organizzati dalla triplice e che avrebbero distrutto la nostra economia, erano ancora allo stato di minaccia.
Ma quel luglio 1969 eravamo tutti con la testa sulla … Luna.
Le vacanze scorrevano abitualmente in montagna e poi al mare, ma la parte migliore io l’ho sempre considerata quella a casa, a Bologna, con le interminabili partite con gli amici, nei giochi di società da tavolo, all’ombra di qualche albero o direttamente all’interno del vicino bosco durante le calde ore del giorno e a calcio, più sul tardi, quando cominciava a scendere il sole.
Quel 21 luglio eravamo in montagna.
In molti testi leggerete che l’Uomo è sceso per la prima volta sulla Luna il 20 luglio e non il 21 luglio 1969.
Questioni di fuso orario, per l’Italia era il 21 luglio.
Quel 20 luglio era trascorso nell’attesa.
Qualche giorno prima era partito l’Apollo 11, la missione che aveva come obiettivo il raggiungere la Luna, scendere, risalire e tornare a casa.
Tre astronauti a bordo del Columbia: Neil Armstrong, “Buzz” Aldrin e Michael Collins.
Due soli avrebbero avuto il privilegio di scendere con il modulo di esplorazione lunare, il LEM, denominato “Eagle”.
Così avvenne.
Già nel tardo pomeriggio del 20 luglio era programmata la discesa sulla Luna e mio padre ed io eravamo assieme a molti altri ospiti dell’albergo in sala televisione aspettando il momento sognato, temuto, immaginato.
Si susseguirono però i rinvii, a dimostrazione della delicatezza e della rischiosità di una impresa nella quale il Presidente Richard Nixon aveva giocato molto anche dell’autorevolezza degli Stati Uniti nel mondo, perché la discesa sulla Luna era l’epilogo di una “gara” lunga 12 anni con l’Unione Sovietica.
Che la missione Apollo 11 avesse un sapore decisamente fantascientifico lo dimostra anche come, per ingannare l’attesa, la televisione mettesse in onda alcuni film del genere, tra i quali mi ricordo “Il risveglio del dinosauro”.
Poco alla volta la sala si svuota.
Mia madre era già andata a dormire da tempo.
Ad un certo punto, mi ero addormentato, sento scuotermi.
Era mio padre che mi diceva: stanno atterrando (o forse usò il termine “allunando” …).
Era già, in Italia, la mattina del 21 luglio, ancora il 20 luglio per gli Stati Uniti.
Il Lem allunò nel Mare della Tranquillità.
Armstrong e Aldrin fecero la prima passeggiata lunare dell’Umanità.
Celebre la frase di Armstrong, il primo uomo in assoluto sulla Luna, che posando il piede disse: “Questo è un piccolo passo per uomo ma è un grande passo per l'Umanità”.
Ripartirono e ritornarono sani e salvi.
Mi ricordo di aver letto tanti articoli e libri celebrativi e critici.
In particolare alcuni critici sostenevano che, con la discesa dell’Uomo sulla Luna e la conoscenza scientifica del nostro satellite, si sarebbe persa tanta poesia che, nei millenni, era stata motivo di leggenda, di arte, di letteratura o anche, più semplicemente, di tante belle serate romantiche trascorse, tra un uomo e una donna, guardando la Luna e le stelle.
Credo che quei critici fossero completamente fuori strada.
La Luna ha conservato intatto il suo fascino misterioso, nonostante le successive missioni (tra le quali mi piace ricordare la “incompiuta” dell’Apollo 13 con la vicenda dell’equipaggio che rientrava a Terra, senza aver potuto toccare la Luna, per un guasto alla navicella e grazie alla riserva di aria del Lem) o forse perché, ad un certo punto, i costi erano talmente alti che la Nasa fu costretta e terminare l’invio di uomini sulla Luna per dedicarsi al progetto dello Shuttle.
Un progetto dal quale l’Uomo torna a partire per la Luna, per mettervi radici.
La Nasa, infatti, ha già inviato sonde intorno all’antica Selene per determinare la miglior località ove costruire la prima Base Lunare permanente dell’Uomo, prevista per il 2020 (ma non sarebbe più evocativo il 21 luglio 2019, nel cinquantesimo del primo passo ?).
Base Alfa , come in Spazio 1999 oppure semplicemente “Base Luna” come in Ufo ?
Comunque sia, come in Star Trek lo spazio resta la nostra “ultima frontiera”, che ci fa sognare e ci fa paura.
Ma ci fa anche pensare al grande cammino dell’Umanità e a quanto ancora, i nostri nipoti e pronipoti potranno fare e realizzare, perché tale è il destino dell’Uomo.
E mi piace chiudere questo breve ricordo dello sbarco sulla Luna, con il messaggio che Armstrong e Aldrin hanno lasciato, con una targa fissata nella parte inferiore del Lem rimasto sul nostro satellite e che sicuramente resiste al tempo: “Qui uomini del pianeta Terra per la prima volta scesero sul suolo lunare - luglio 1969 A.D. – Siamo venuti in pace in nome di tutta l'Umanità”.

3 commenti:

claudio ha detto...

Bellissima la tua rievocazione Massimo. Eh sì, noi "c'eravamo", ed è un ricordo, un'emozione che non si potrà mai cancellare.
Buon proseguimento ferie!

massimo p. ha detto...

Per dire la mia su questo argomento dovrei scrivere un libro: come Massimo ben sa, risale agli anni ’60 la mia passione per l’astronomia e l’astronautica, sempre coltivata in tutti questi anni, anche se ultimamente un poco trascurata.
Mi limito quindi a fare alcune considerazioni sullo sviluppo dell’astronautica dopo quel famoso allunaggio di 40 anni fa.
La conquista della Luna fu uno sforzo immenso per l’epoca, forse per giunta superiore alle reali possibilità tecnologiche di quegli anni, reso possibile solo da una grandissima volontà politica di più amministrazioni americane.
Dopo quel primo sbarco, raggiunto l’obiettivo primario (vale a dire giungere per primi sulla Luna, battendo il grande rivale sovietico) l’interesse dell’opinione pubblica, dei mass media e (quel che è peggio) della classe politica americana ebbe un autentico crollo verticale, al punto da costringere la NASA a cancellare, per mancanza di fondi, le ultime 4 missioni lunari in programma.
La grande crisi, non solo economica, ma anche morale e di prestigio, che si abbatté sugli USA (oltre che sul resto del mondo occidentale) negli anni ’70 fece il resto, con un drastico ridimensionamento nei finanziamenti per le imprese spaziali, ritenute ormai di importanza non primaria e a subirne la spese fu il programma Space Shuttle, che all’inizio era ben più imponente di quanto poi realizzato.
Nonostante tutto, lo Space Shuttle ha rappresentato un notevole passo in avanti, col passaggio dalle ancora rudimentali capsule a perdere al vero concetto di “astronave”, com’è nella mente di tutti, vale a dire un veicolo in grado partire da terra, volare nello spazio e poi tornare tutto intero, per poi venire riutilizzato, come un normalissimo aereo di linea.
Purtroppo lo Space Shuttle aveva un limite: non poteva volare oltre l’orbita terrestre e così, dopo aver raggiunto la Luna, siamo tornati entro l’orbita terrestre rimanendoci per ben 40 anni.
Mi viene sempre in mente quello che scrisse un giornalista specializzato quando, nel 1998, volò sullo Shuttle John Glenn, il primo astronauta americano ad entrare in orbita nel febbraio 1962 (attenzione, non il primo americano nello spazio, che fu invece Alan Shepard nel maggio 1961 con un volo suborbitale): “se nel 1962 avessero detto a John Glenn che quando sarebbe tornato nello spazio 36 anni dopo tutto quello che la NASA avrebbe potuto offrirgli sarebbero state alcune orbite attorno alla Terra proprio come Glenn aveva appena fatto con la sua rudimentale capsula Mercury, nessuno ci avrebbe creduto”.
Quindi, per poter tornare ad uscire dall’orbita terrestre e poter puntare nuovamente verso la Luna e, in prospettiva ancora più futura, verso Marte, nel 2004 l’amministrazione Bush ha varato un programma (chiamato Orion) che abbandona gli Space Shuttle e ritorna alle capsule a perdere, che saranno per giunta pressoché identiche alle vecchie Apollo (solo un poco più grandi e ovviamente molto più evolute dal punto di vista tecnologico).
Insomma, per tornare sulla Luna siamo tornati indietro di 40 anni, abbandonando di fatto tutto quello che è stato fatto nel frattempo.
E’ come se si fosse detto: OK, ricominciamo da capo, da dove avevamo smesso nel dicembre 1972, quando l’ultimo Apollo (il n.17) partì dalla Luna lasciandovi questa targa:
“Qui gli uomini completarono la prima esplorazione della Luna – dicembre 1972 a.d. – Possa lo spirito di pace col quale venimmo riflettersi nella vita di tutta l’umanità”

Massimo F. ha detto...

La mia era anche una "provocazione" per Massimo, ben conoscendo la sua passione ed ero certo che qualche ulteriore elemento lo avrebbe messo a nostra disposizione :-)))
Sì, Claudio, noi c'eravamo e credo che tanti eventi che, allora, ci sembrarono quasi "normali" ora sono un patrimonio di conoscenza da trasmettere a chi non c'era, perchè ognuno di noi potrà dire ai posteri "io c'era" ;-).
E ora io "ci risono", a casa e lunedì al lavoro (ho già proposto un attovagliamento a Roberto ...).
A presto.