domenica 28 maggio 2023

E oggi come mi vesto ?

La stagione invernale è ormai finita, ma le temperature non sembrano prendere il volo e anche le previsioni sono incerte su quando potremo mugugnare per il caldo eccessivo.

Così il problema è: come vestirsi ?

Lo scorso anno, di questi tempi, usai i vestiti "da mezza stagione" solo un paio di settimane, per passare, quasi senza soluzione di continuità, da quello invernali a quelli estivi.

Forse quest'anno le settimane saranno di più.

L'incertezza non è solo mia.

Camminando per Bologna si vedono infatti passanti ancora vestiti come Totò a Milano ed altri, soprattutto ragazzine giovani che non hanno evidentemente l'esperienza della "cervicale", che sembrano sul lungomare di Cervia e mi domando cos'altro si toglieranno ancora quando il mercurio salirà a 35 o più gradi.

Inutile quindi chiedere consiglio su come vestirsi, ognuno di noi "sente" il caldo e il freddo in modo differente dal prossimo, come ben ricordo negli anni in cui in ufficio la gestione del riscaldamento in inverno e del condizionatore in estate era oggetto di numerosi ... contrasti.

domenica 21 maggio 2023

La miniera dell'usato

Il riciclo dell'usato librario deve essere particolarmente veloce se, dopo neanche un mese dal ritrovamento di Luna,Luna di miele di cui ho già scritto, ad una nuova esplorazione del settore dedicato, ho trovato altri tre, per me preziosi, fascicoli di Urania, sempre del medesimo periodo, 1969-1975, in cui si sono formate le mie preferenze in campo fantascientifico.

Sono tre romanzi di Charles Eric Maine, autore di cui ho già scritto nel 2020 quando diedi conto di un romanzo del 1961, Il grande contagio, che sembrava la perfetta visione di quello che ci hanno obbligati a subire con il virus cinese, citando anche uno dei tre romanzi che ho riacquistato venerdì scorso, Il vampiro del mare, sconsigliabile a chi fosse molto impressionabile.

Sempre sul filone catastrofico, visione di un futuro non proprio rose e viole, gli altri due"Quelli di Kaluiki", del 1960 e "Rischio calcolato", del 1961.

Se il primo è il prototipo del giallo applicato alla fantascienza (forse qualcuno ricorderà il film con Sean Connery "Atmosfera Zero"  che è sulla stessa lunghezza d'onda), il secondo è un terribile squarcio su un futuro distopico.

Tutti da leggere.

Una ultima considerazione.

Per fortuna che esistono i collezionisti, i cui tesori vengono poi messi a disposizione di tutti, perchè l'attuale sistema di una editoria usa e getta, che per risparmiare sui costi di magazzino manda velocemente al macero le rese, ci priverà, nel futuro, di poter riassaporare il bello del passato.

domenica 14 maggio 2023

Perry Mason

E' inevitabile che i grandi classici della letteratura, in questo caso giallo-poliziesca, siano periodicamente saccheggiati da produttori e sceneggiatori in crisi di idee.

Lo abbiamo visto con Nero Wolfe nella interpretazione di Pannofino prodotto dalla Rai nel tentativo (fallito) di superare nella memoria degli spettatori il grande Nero Wolfe (e Archie Goodwin) interpretati da Tino Buazzelli e Paolo Ferrari e, adesso, lo vediamo con una produzione Sky (arrivata alla seconda stagione) che recupera un altro grande del piccolo schermo, Perry Mason.

Noi lo ricordiamo in bianco e nero, interpretato da Raymond Burr, con una appendice a colori, non all'altezzza, ma sempre godibile, dopo un ventennio (tra parentesi: chissà perchè i Perry Mason originali, in bianco e nero, non vengono trasmessi da nessuno ? Diritti ? Perdita delle "pizze" come è accaduto per il nostro "Giovanna la nonna del Corsaro Nero" ?).

Sky si è inventata la "nascita" di Perry Mason e nella prima serie, interpreta un investigatore privato che, dopo varie vicissitudini, supera l'esame da avvocato per rilevare, mortis causa, lo studio che lo aveva assunto come investigatore privato.

Idea che non è malvagia come non è male l'ambientazione anni trenta, anche con il colore della pellicola è scelto per proiettare tale immagine.

Decisamente negativa invece la trasformazione di Della Street da segretaria efficiente ma utile, come da romanzi di Gardner, per poter consentire a Perry Mason di spiegare, a fine puntata, il ragionamento e le mosse fatte per scoprire il colpevole, a protofemminista dall'ambigua identità sessuale e che sarebbe, in realtà, colei che, non potendolo fare direttamente, guida lo studio di Perry Mason: totalmente fuorviante rispetto ai romanzi.

Come totalmente fuorviante è il Paul Drake negro che è la forzatura imposta dalla cancellazione della cultura in corso e che obbliga sceneggiatori e produttori a fare continue marchette a quello che possiamo chiamare "politicamente corretto".

Peccato, perchè è facile, traendo spunto da romanzi di qualità come quelli di Erle Stanley Gardner, di Rex Stout o di Agatha Christie, realizzare un prodotto in cui la trama poliziesca, che poi è quello che mi interessa, funziona e anche bene.

domenica 7 maggio 2023

De Monarchia

Ancora una volta, in mondovisione, una cerimonia tutta inglese è stata seguita ad ogni latitudine della Terra.

Chi si tratti di un matrimonio, di un funerale o, come quella di ieri, di una incoronazione (dopo settanta anni dall'ultima) il risultato non cambia: titoli di telegiornali e, oggi di giornali e audience al massimo.

Ammetto che non ho guardato come non guardai matrimoni e funerali, non sono quelli gli spettacoli che mi coinvolgono, ma bisogna riconoscee che tutti quei cerimoniali hanno un che di antico e misterioso che possono attirare l'attenzione.

Come attirano l'attenzione le vicende di una Famiglia Reale che fornisce alla stampa sempre motivo di interesse e, quando non c'è nulla, si può sempre inventare una storia.

Gli Inglesi sono ovviamente coinvolti in prima persona, il Re, la Monarchia, è quanto di meglio possa esserci per rappresentare l'Unità di un Popolo e di una Nazione, posto che c'è sempre qualche bastian contrario che trova in queste occasioni motivo per strappare un trafiletto sui giornali o una inquadratura in televisione.

Posso anche capire i sudditi del Commonwealth e, al limite, anche gli Americani, bambinoni come sempre, ai quali le storie di re e regine sono gradite quanto quelle di Rambo.

Ma noi Italiani ?

Perchè audience così alte ?

Ai posteri l'ardua senenza.

domenica 30 aprile 2023

Un tuffo nelle origini della mia fantascienza

Nella mia settimanale esplorazione delle librerie, venerdì ho trovato un volumetto (chiamarlo libro è eccessivo, era definita "rivista") che mi ha riportato alla prima adolescenza, quando incontrai la fantascienza e ne fui rapito.

Era il 1969, marzo/aprile, dopo pochi mesi l'Uomo sarebbe sceso sulla Luna in una memorabile nottata fatta di appisolamenti nella poltrona dell'hotel dove ero in vacanza con i miei, visioni di film in bianco e nero ma sempre affascinanti e cronache di miti della televisione come Tito Stagno e Ruggero Orlando.

Come d'abitudine sin da piccoli, quando oggetto degli scambi e dei prestiti erano i fumetti, un mio amico di infanzia mi aveva prestato un volumetto della serie "Urania", la rivista della Mondadori che trattava di fantascienza.

Non sapevo cosa fosse la fantascienza o forse non collegavo il termine a quel tipo di letteratura che, pure, avevo letto nei romanzi, adattati per ragazzi, di Verne, Wells e anche Salgari che scrisse un po' di tutto.

Mi piacevano, ma non sapevo ancora che fosse fantascienza.

Così presi il volumetto (era "L'uomo che vendeva gli atomi" di Murray Leinster) che il mio amico mi prestava e cominciai a leggerlo.

Mi piacque e poichè avevo visto che Urania pubblicava ogni quattordici giorni, attesi la nuova uscita e comprai il mio primo "libro" di fantascienza.

Era una antologia (racconti brevi o lunghi) questa volta dedicata a Fredric Brown, celeberrimo autore di racconti, a cominciare dal mitico "La sentinella", due paginette in cui c'era praticamente tutto, come appresi successivamente.

Nel volumetto pubblicato, con data 6 aprile 1969, da Urania c'erano invece tre racconti lunghi, di cui il primo dava il titolo al libro: Luna Luna di miele.

Vidi confermate le mie aspettative sulla letteratura di fantascienza e proseguii negli acquisti (abbandonando ad un certo punto Urania) fino ad avere, oggi, una discreta collezione di classici.

Ma quel primo libro, qualche anno dopo, lo regalai ad un altro amico che aveva appena scoperto la fantascienza e che si era messo alla caccia di tutti i vecchi volumi di Urania che poteva trovare.

Non sono mai molto felice di privarmi di un libro, ma in quella occasione quel mio amico fu tanto insistente e i vecchi volumi di Urania avevano ormai spazio solo in cantina, che, sia pur a malincuore, me ne privai.

Da alcuni anni, vedendo come tanti vecchi volumi venivano messi in vendita nelle bancarelle e nelle fiere, cominciai a cercarlo, sperando di poterne acquistare una copia.

Proprio quel volume, il nr. 511 di Urania, sembrava scomparso.

Fino a venerdì, quando lo vidi e me ne impossessai subito.

L'ho già riletto.

Ed ho ritrovato lo stesso piacere di una volta, pur nella consapevolezza della grande ingenuità di quello scritto, perchè tutti e tre i racconti, ma soprattutto il primo, Luna Luna di miele, posseggono intatto quella freschezza degli autori degli anni pioneristici della fantascienza (due racconti sono degli anni quaranta e Luna Luna di miele del 1950), il piacere della scoperta, l'anelito al viaggio spaziale, la speranza per il futuro.

Non ci sono le brutture che, oggi, sono inserite a forza in ogni trama dove bisogna rispettare le quote razziali e quant'altro costituisce il politicamente corretto.

Non ci sono parole censurate o geneticamente modificate, non ci sono protagonisti dalla sessualità ambigua o ibrida.

C'è solo il sogno dell'autore, trasferito in una vicenda che mantiene ancora oggi intatto il suo fascino.

Come dovrebbe sempre essere, ma oggi, spesso, non è più.

domenica 23 aprile 2023

L'utilità dei "ponti"

Sapete quale è la vera utilità di un "pointe" ?

Quella di misurare la nostra capacità di autocontrollo quando, guidando in una strada provinciale, incontriamo un gruppo organizzato di ciclisti che rallentano il traffico, senza curarsi di pedalare in fila indiana e occupando la corsia per intero quando si alternano come battistrada.


domenica 16 aprile 2023

Risparmio o tranquillità ?

Per quasi un mese sono stato impegnato con il passaggio, effettuato per la prima volta, ad una differente Compagnia telefonica per fisso, internet e wifi di casa.

A parte l'esito finale (navigazione, segnale e potenza come da pubblicità e costo come da accordi) ho attraversato un girone infernale in cui non vi è stata alcuna soluzione di continuità tra l'improvvisazione e la superficialità delle risposte di call center (unico riferimento) nella fase contrattuale (dove hanno sbagliato tutto quello che potevano sbagliare, dal cognome al numero di telefono da migrare) e nella fase di attivazione.

Tra fatte e ricevute credo siano state una ventina le telefonate che ho dovuto sostenere.

Vale la pena, per un risparmio in denaro e per una maggiore efficienza del prodotto, di sottoporsi a tale tortura ?

Non ho la risposta, anche perchè adesso sono soddisfatto del prodotto, ma non mi offrirò più per tali cambi e probabilmente, tornando indietro, declinerei anche l'interessante risparmio ottenuto.

domenica 9 aprile 2023

Lasagne o tortellini ?

Ad ogni festività, si ripete il dilemma del bolognese a tavola: lasagne o tortellini ?

Ambedue sono il piatto della festa, anche se, ormai, possono essere ripetuti con maggior frequenza di una volta, quando in famiglia si preparavano manualmente i piatti della Tradizione.

Ma mettendoli in tavola troppo spesso diventerebbero piatti comuni, della quotidianeità e perderebbero il loro splendore che deriva da una eccezionalità strettamente collegata alla ricorrenza.

Così siamo di nuovo al dilemma: tortellini o lasagne ?

"Comperi", come si dice a Bologna, tanto che possiamo benissimo rispondere: tutti e due.

A Natale tortellini e a Santo Stefano lasagne, a Pasqua lasagne e il Lunedì dell'Angelo tortellini.

O viceversa.

Buona Pasqua e buon appetito.

domenica 2 aprile 2023

Il caso a volte funziona

Da un paio di mesi avevo in sospeso, per la lettura, un giallo di Carol Carnac, scrittrice che non conoscevo e che, dalle note bibliografiche di copertina, ho appreso che è lo pseudonimo di Edith Caroline Rivett, che comunque non conoscevo, nata nel 1894 e morta nel 1958.

Lo avevo comprato influenzato dalla fascetta che lo qualificava tra i clasici del giallo inglese.

Nei giorni scorsi ho letto il romanzo e mi sono riconciliato con il caso che ogni tanto mi spinge a scegliere in libreria un romanzo del tutto estraneo agli autori ed ai percorsi a me noti.

Ultimamente non ne avevo azzeccati, ma questo è un bel giallo, con una trama solida, dei personaggi ben caratterizzati, senza quelle porcherie e perversioni che ormai troviamo in quasi tutti i romanzi (non solo gialli) contemporanei.

Una scrittura fluida (grazie anche alla traduttrice, suppongo) che riporta alle trame inglesi più classiche, con l'inizio tranquillo, per arrivare ad un crescendo di colpi di scena, lasciando il lettore nell'incertezza su chi possa essere, tra i vari personaggi, il colpevole.

L'autrice, come già detto, è deceduta nel 1958, quindi i suoi romanzi della maturità, come il presente, sono ambientati nell'Inghilterra del dopo guerra e vi ho trovato numerosi richiami a quel periodo.

Dal tentativo di superare l'ostilità verso austriaci, tedeschi e italiani, definiti "ex nemici", fino ad un aspetto che mi ha fatto tornare in mente la mia insegnante di inglese delle medie che ci ricordava come gli inglesi, a differenza di noi italiani, hanno "tirato la cinghia", a lungo dopo la fine della guerra e, infatti, nel romanzo più volte si richiamano le ristrettezze economiche e il razionamento che gli inglesi subirono per parecchi anni dopo la guerra, pur avendola vinta.

Non ho trovato altri romanzi della Carnac/Rivett (neppure con l'altro pseudonimo di E.C.R. Lorac che non è altro che le iniziali del suo vero nome e Carol scritta al contrario) ma mi riservo di fare una ricerca su internet per vedere se ve ne siano altri pubblicati in Italia.


domenica 26 marzo 2023

La storia infinita

Ancora una volta siamo costretti a cambiare gli orari.

Ancora una volta non modifico l'ora dei miei orologi meccanici.

Da quasi tre anni, grazie alla pensione, posso continuare a vivere con i miei orari di sempre, anche se sono ovviamente costretto ad adeguarmi all'orario di stato per ogni appuntamento.

Ancora una volta radio e televisione tubano ricordandoci il risparmio di 200 milioni perchè "abbiamo perso un'ora di sonno, ma guadagniamo un'ora di luce".

Una fesseria (il guadagno).

Basterebbe che si rispettassero i tempi naturali del sonno, del lavoro e del tempo libero per non perdere una lira in consumi elettrici.

Le ore di luce sono sempre le stesse, siamo noi che abbiamo distorto i tempi della vita facendo orari inutilmente tardi alla sera ed essendo quindi costretti a rinviare le aperture del mattino, prolungando i tempi di lavoro fin oltre il pomeriggio per sprofondare nella sera.

Me ne accorgo al mattino, quando mi godo la città senza avere appuntamenti particolari che non siano per il caffè o per il pranzo, dove i negozi, che non siano alimentari, bar o edicole, cominciano ad aprire, i più mattinieri, alle 9 - 9,30, per poi perdere l'intera mattinata aprendo anche alle 10,30 - 11, certe categorie merceologiche (come le gelaterie) persino alle 12.

Non c'è nessun risparmio con l'ora legale.

Ma solo la volontà di piegare la Natura ad orari che non ne rispettano i tempi.

E ricordo con nostalgia quell'autunno inverno del 1973, quando, complice l'embargo arabo sul petrolio, i programmi televisivi e cinematografici terminavano improrogabilmente alle 11, per mandarci tutti a letto, nel rispetto dei tempi di una vita sana, con la scusa, anche allora, di risparmiare sull'energia.