giovedì 15 novembre 2012

La crisi scolastica e la superstizione degli orari lunghi

Inutile precisare che la proposta di 24 ore di insegnamento frontale è per me una nefandezza, considerata l' ulteriore aggiuntiva (rispetto le attuali 18) immensa mole lavorativa che un docente italiano (perdipiù malpagato) ha (riunioni varie - consigli chiusi consigli aperti consigli per la classe consigli per handicap consigli per progetti riunioni di dipartimento riunioni per assi riunioni collegiali ecc ecc,preparazione e correzione compiti, preparazione lezioni....)...e considerato anche il fatto che le ore da noi sono di 60 minuti, mentre in buona parte di Europa si attestano tra i quarantacinque e i cinquanta minuti, e che quei sessanta minuti sono totalmente pieni, avendo a che fare con -mediamente- 25 alunni di cui "carpire" attenzione e, possibilmente, partecipazione o quanto meno silenzio... Mi piacerebbe però sapere che cosa ne pensate voi... Nel frattempo, pubblico questo scritto non troppo recente, che mi è giunto da un collega agguerrito e che mi è piaciuto parecchio!

"Da vent'anni a questa parte le ore di fiato messe sul mercato dai professori secondari sono andate spaventosamente aumentando. Specie nelle grandi città, dalle 10 a 12 ore settimanali, che erano i massimi di un tempo, si è giunti, a furia di orari normali prolungati e di classi aggiunte, alle 15, alle 20, alle 25 e anche alle 30 e più ore per settimana. Tutto ciò può sembrare ragionevole solo ai burocrati che passano 7 od 8 ore del giorno all'ufficio, seduti ad emarginare pratiche. A costoro può sembrare che i professori con le loro 20-30 ore di lezione per settimana e colle vacanze, lunghe e brevi, siano dei perditempo. Chi guarda invece alla realtà dei risultati intellettuali e morali della scuola deve riconoscere che nessuna jattura può essere più grande di questa. La merce «fiato» perde in qualità tutto ciò che guadagna in quantità. Chi ha vissuto nella scuola sa che non si può vendere impunemente fiato per 20 ore alla settimana, tanto meno per 30 ore. La scuola, a volerla fare sul serio, con intenti educativi, logora. Appena si supera un certo segno, è inevitabile che l'insegnante cerchi di perdere il tempo, pur di far passare le ore. Buona parte dell'orario viene perduto in minuti di attesa e di uscita, in appelli, in interrogazioni stracche, in compiti da farsi in scuola, ecc., ecc. Nasce una complicità dolorosa ma fatale tra insegnanti e scolari a far passare il tempo, pur di far l'orario prescritto dai regolamenti e di esaurire quelle cose senza senso che sono i programmi. La scuola diventa un locale, dove sta seduto un uomo incaricato di tenere a bada per tante ore al giorno i ragazzi dai 10 ai 18 anni di età ed un ufficio il quale rilascia alla fine del corso dei diplomi stampati. Scolari svogliati, genitori irritati di dover pagare le tasse, insegnanti malcontenti; ecco il quadro della scuola secondaria d'oggi in Italia. Non dico che la colpa di tutto ciò siano gli orari lunghi; ma certo gli orari lunghi sono l'esponente e nello stesso tempo un'aggravante di tutta una falsa concezione della missione della scuola media. Luigi Einaudi, La crisi scolastica e la superstizione degli orari lunghi, Corriere della Sera, 21 aprile 1913 " .

Che ne dite?

9 commenti:

Massimo F. ha detto...

E' un tema che più che un commento richiederebbe un secondo post: cerco di sintetizzare, anche brutalmente. Figlio di un professore so, perchè vedevo mio padre, quanto tempo sia dedicato alla scuola, anche lavorando da casa. Per non parlare delle riunioni che, oggi, penso siano molte più di una volta e dispersive per via di quel "politicamente corretto" imposto per cui devono essere osservate liturgie e formule sacre, altrimenti sono guai. Se poi consideri che fino al 2010 ho svolto anche attività di docenza interna (ovviamente sulla mia materia attinente le questioni legali societarie in rapporto con i contratti bancari) posso direttamente testimoniare come le lezioni non si improvvisino, anche se, ripetendo l'argomento, nel tempo è richiesta solo una cura per l'aggiornamento. Il problema però che mi pongo è: gli insegnanti di oggi sono (complessivamente, non posso certo giudicarli uno per uno) all'altezza del compito ? Sono anche maestri di vita ? Possono essere validi esempi ? Beh, sinceramente, i professori che vanno in piazza, occupano le scuole, dormono nelle aule nei sacchi a pelo, per me non sono esempi da imitare, non hanno quella autorevolezza che non riconoscevamo ai nostri docenti. E, ovviamente, non possono avere il rispetto dovuto all'Autorità, alla Gerarchia, se sono loro i primi a non averlo. La mia soluzione ? Privatizzare. Gli Istituti con i docenti bravi avranno studenti e avranno di che stipendiare i loro insegnanti con remunerazioni adeguate, ottenendo anche le donazioni degli ex studenti, grati per la cultura e la preparazione che verrà loro fornita.

valeria ha detto...

Quindi, mi pare di capire che l' aumento ore sarebbe a te gradito, dato che anche questa misura affosserebbe ulteriormente la scuola pubblica!
Io invece condivido lo spirito amaro dell' articolo di Einaudi, che trovo sorprendentemente (e tristemente) attuale...

Massimo F. ha detto...

Non essendo personalmente coinvolto, posso guardare al disegno generale e non sono in grado di valutare i singoli aspetti o provvedimenti delle singole categorie. Per me la scuola pubblica deve chiudere per essere sostituita da un sistema scolastico privato, fondato sui contributi degli studenti e le donazioni, quindi basato sulla capacità dei singoli istituti di attrarre finanziamenti per la qualità del servizio. Ma per me, come alcuni qui sanno, lo stato dovrebbe ritirarsi dalle nostre vite (e dalle nostre tasche !) per limitarsi a gestire la difesa interna (Forze dell'Ordine) ed esterna (Forza Armate), la giustizia (con una rivoluzione rispetto all'attuale, ovviamente) e i rapporti con gli stati esteri (diplomazia). Pochi funzionari pubblici e ben pagati per far funzionare la snella macchina amministrativa. Il resto libera concorrenza tra privati, con un quadro di regole garantite da uno stato realmente terzo e dal Mercato.

valeria ha detto...

Max, le tue non sono idee molto nuove....La storia di solito progredisce e i principi di una finanza neutrale risalgono alla fine del 700!!

Massimo F. ha detto...

Non importa che le idee siano nuove o vecchie, ma che siano buone contrapposte alle cattive, diffuse dai cattivi maestri. Magari ne riparliamo quando avremo pagato il saldo dell'imu ... ;-)

valeria ha detto...

va bene, questa tua posizione liberista è ampiamente compresa, nel senso che la ribadisci continuamente;...però, a mio parere, non puoi ridurre tutto a questo! Io avevo posto un altro problema, a cui non rispondi perchè "non ne sei in grado", così dici..
Pazienza!:-)

Massimo F. ha detto...

Valeria, le considerazioni di Einaudi (grande liberale, grande economista, artefice con De Gasperi del miracolo economico italiano degli anni cinquanta e grande, perchè discreto e non interventista, presidente della repubblica a differenza di quelli che ci sono toccati negli ultimi venti anni) mi sembrano pertinenti. L'ho scritto all'inizio del mio primo commento qual'è la mia limitata esperienza. Aggiungo che se non ci fossero tutte le fisime che tu hai elencato e che tengono occupati gli insegnanti per adempimenti "politicamente corretti", probabilmente ci sarebbe più spazio e meno costo. Io vorrei una scuola selettiva e meritocratica, anche perchè non possiamo sfornare diplomati e laureati che, poi, non trovano una collocazione adeguata che, però, legittimamente pretendono visto il titolo conseguito, rifiutando quindi lavori non corrispondenti a questo e costringendoci ad importare immigrati che rappresentano ormai una bomba pronta ad esplodere all'interno del nostro stesso territorio (immagina cosa accadrebbe in Italia, nelle nostre piazze se scoppiasse una nuova guerra tra Israele e gli arabi). Purtroppo tutto ormai è concatenato e non è possibile estrapolarlo dal contesto. E in Italia il problema dei problemi è il debito pubblico causato da una abnorme spesa pubblica. E, attenzione, neppure il tanto osannato governo dei "tecnici" è riuscito a porvi rimedio. Perchè le tasse che ci ha imposto servono solo a pagare gli interessi sui debiti, mentre il debito continua ad aumentare e continuerà finchè non si userà il bisturi sulla spesa pubblica. E la scuola non può considerarsi un capitolo a parte. Almeno finchè inciderà sul bilancio statale.

valeria ha detto...

Facile adottare misure di espansione della spesa, assai arduo tornare indietro...ma proprio dalla scuola vuoi partire?
La drastica riduzione delle spese fa ricadere l'onere del risanamento sui fruitori di servizi pubblici essenziali, quali l' istruzione, la sanità, la previdenza... Meglio puntare sulla lotta all' evasione e sul ridimensionamento dell' intervento pubblico, sì, ma "mirato", eliminando inefficienze e sprechi e aumentando la produttività della gestione amministrativa...

Massimo F. ha detto...

Ogni anno, Valeria, aumentano i proclami sui "recuperi" dall'evasione. Però l'altro giorno un trafiletto ci diceva che nel 60% dei casi le cause fiscali hanno dato ragione ai contribuenti rendendo evidente che da parte dello Sceriffo di Nottingham e dei suoi gabellieri c'è solo repressione fiscale. Il punto è che l'evasione (ed è tale anche quella che milioni di cittadini praticano quando pagano in contanti, senza ricevuta, l'artigiano che svolge il lavoretto in casa) è una autodifesa contro lo tsunami di tasse da cui siamo oppressi. Non voglio uno stato di polizia fiscale e credo che sprechi e inefficienze o l'aumento della produttività possa essere meglio conseguita dal privato che dal Moloch stato. Purtroppo tu hai proprio citato i tre capitoli di spesa maggiori del nostro bilancio: sanità, istruzione e previdenza. Per quanto ovvio non penso (nessuno lo farebbe) ad un bisturi che dall'oggi al domani sposti da una casella ad un'altra tutto, ma ad una gradualità, come poteva essere per le pensioni se si fosse approvata la riforma Berlusconi del 1994, che sposti nell'arco di un decennio dal pubblico al privato, per arrivare a regime con le nuove generazioni e l'estromissione dello stato dalla nostra vita (e dalle nostre tasche) entro trenta-quaranta anni. Nel frattempo, procedendo gradualmente a ridurre le attività dello stato, si possono gradualmente ridurre le tasse, consegnando ai cittadini sempre maggiori disponibilità personali. Prova a guardare il lordo della tua busta paga e pensa a quanto, realmente, ti viene in tasca ... ;-)