domenica 26 giugno 2011

Destra e sinistra

Uno dei temi della maturità 2011 riguardava il rapporto tra destra e sinistra con una riflessione attraverso le vicende degli anni settanta.
Anni formidabili secondo qualcuno, anni di piombo per la Storia.
Anni comunque indimenticabili, quelli della nostra adolescenza, per noi.
I maturandi che hanno scelto quella traccia – pare una esigua minoranza – hanno illustri predecessori che si sonocimentati nel tema e cito Bobbio sul versante sinistro e Veneziani su quello destro.
Bobbio e morto, Veneziani, nostro coetaneo, è vivo e vegeto ed
ha commentato il tema , allineandosi, lui che solitamente è una voce stonata, ad una pletora di personaggi che ritengono superata, finita la distinzione tra destra e sinistra.
Che ne pensate ?
E' ancora attuale una distinzione tra destra e sinistra ?

domenica 19 giugno 2011

Vacanze..................







Carissimi compagni sono appena tornato da una settimana di vacanza trascorsa nell'isola di Ventotene, famosa per svariati motivi: perchè durante il fascismo vi furono mandati in confino i dissidenti al regime, perchè qui è nata l'idea tramite il famoso documento di Altiero Spinelli noto come "la carta di Ventotene" della Comunità Europea, ma nota oggi soprattutto nel mondo della subacquea per le splendide immersioni che vi si possono fare in un mare ricchissimo di fauna soprattutto perchè protetto. Ho fatto praticamente una full immersion nello splendido mondo sottomarino del Mediterraneo che a grandi profondità è a mio avviso più colorato, bello ed interessante dei tanto decantati e di moda mari caldi, meta ormai anche questi, del turismo di massa. Certo che per vedere cose belle nel mare nostrum bisogna scendere a profondità veramente impegnative degne di subacquei esperti. Vi domanderete come mai un appassionato da sempre di montagne come me abbia potuto fare questo cambiamento. Da ragazzo quando abitavo a Bologna ogni fine settimana si partiva con gli amici alla conquista di qualche parete; ora che vivo sotto le più belle pareti del mondo e che la montagna la frequento per lavoro, quando vado in vacanza stacco completamente dall'ambiente in cui sono abituato vivere e mi dedico all'esplorazione a fini ricreativi del blu profondo. Il gusto dell'avventura, della scoperta dell'ignoto, del contatto con un ambiente difficile e la valutazione delle proprie capacità sono comunque aspetti comuni di queste due attività ludiche meravigliose. Ho conseguito il primo brevetto che mi abilitava ascendere fino a 18 mt nel 2001, nel 2002 quello di secondo grado (32 mt) e due anni fa quello di terzo grado (guida subacquea) col quale posso accompagnare in acqua persone di livello inferiore al mio e scendere fin dove mi è consentito dalle leggi fisiche con subacquei di pari livello o superiori. In questa vacanza ho avuto la fortuna di incontrare un gruppo di sub esperti coi quali ho fatto delle immersioni veramente meravigliose a profondità notevoli per la subacquea ricreativa. Per farvi capire che cosa significhi andare sott'acqua vi voglio far leggere alcune considerazioni fatte da un istruttore bravissimo titolare di un diving center sull'Argentario.















“C'è qualcosa di profondo, intimo che ci lega al mondo sommerso e che provoca malessere nel stargli lontano. Qualcosa che coinvolge i nostri sensi quasi rigenerati ed amplificati dal contatto con l'acqua; una scoperta, a volte una sensazione ancestrale dimenticata che ci accompagna fino alla superficie.
E' il benessere che pervade, è l'aumento della pressione su tutto il corpo, o forse la tridimensionalità dei movimenti; certo la netta percezione dei nostri confini, dove finisce la nostra essenza ed inizia tutto ciò che ci circonda.
Sarà la densità dell'acqua che trasmette le vibrazioni vitali più velocemente, plasmandoci in maniera profonda ma dinamica a tutto ciò che è animato ed inanimato. O ci invia segnali di ritorno come nei nostri vicini delfini.
Ma soprattutto ciò che è vivo, che pulsa lo percepiamo prima, meglio, in maniera più viscerale. Già il nostro respiro vedendolo ci trasmette la vita. E' viaggiare in una dimensione senza tempo, come un film che regala l'intimità delle nostre emozioni. E liberarle ci fa crescere ed apprezzare le diversità negli altri quale miniera importantissima di preziosa ed incontrollabile energia.
L'unica certezza è il suo richiamo, e come una dolce melodia ci rapisce regalando ogni volta un fotogramma in più della nostra verità.”
Max










Riallacciandomi al post precedente ed ai suoi commenti anch'io sicuramente andrò in pensione molto avanti negli anni e spero di essere in grado fino alla fine dei miei giorni lavorativi di arrampicarmi dove arrivano i camosci, sperando che cambi presto anche l'attuale incompetente Amministrazione Provinciale che ultimamente non ci lascia lavorare molto bene. Valeria, proprio perchè sono stato in ferie, non so molto dell'orso da te citato; tieni comunque presente che variazioni nel pelo sono normali come sono normali anche se rari fenomeni di albinismo dovuti ad un gene recessivo presente in tutti gli animali. Comunque se c'è qualcosa di veramente interessante ti terrò informata.





domenica 12 giugno 2011

Pensione a settanta anni

Per tutti, uomini e donne, con abolizione della pensione per anzianità (i famosi quaranta + uno).
E' la proposta del presidente dei giovani industriali, formulata al convegno di Santa Margherita Ligure.
Noi abbiamo 54/55 anni ed abbiamo iniziato a lavorare in una epoca in cui calcolando i 35 anni di anzianità necessari per arrivare alla pensione, adesso saremmo in lista di (breve) attesa.
Se venisse accolta la proposta suddetta, avremmo invece ancora una quindicina di anni di attività.
Cosa ne pensate ?

giovedì 2 giugno 2011

Millennium in versione cinematografica

Il mese scorso sky on demand ha messo a disposizione la versione cinematografica della trilogia Millennium tratta dai romanzi di Stieg Larsson.
Ieri ho terminato di guardare il terzo film, tratto dal terzo romanzo.
Un breve riepilogo per chi non c’era.
Uno (o sono già due ?) anni fa, Claudio ci suggerì la lettura della trilogia di Larsson.
Non la conoscevo e, nonostante di solito non segua i consigli altrui ma acquisti i libri in base alla mia ispirazione, avendo già avuto modo di conoscere la narrativa gialla svedese, soprattutto con Mankell e il suo Commissario Wallander, comprai il primo volume della trilogia: Uomini che odiano le donne.
Un tomo di oltre 600 pagine che, peraltro, ho letto con piacere e senza sforzo.
Bravo Claudio, ho pensato, ottimo suggerimento.
Ho così acquistato gli altri due volumi : La ragazza che giocava con il fuoco e La regina dei castelli di carta.
Sono rimasto deluso.
Scaduti nella morbosità sessuale, contorti, più il secondo del terzo e, con macabra battuta, si potrebbe dire che Larsson, pur morto giovane, poteva “terminare” quando ha scritto la parola “fine” al primo volume.
La trilogia cinematografica ha accentuato la mia impressione, coinvolgendo anche il primo episodio.
Pellicola scura, una trama fondata sulle perversioni sessuali cui viene dato grande risalto sin dal primo episodio, una recitazione cupa, praticamente priva di ironia o di una qualsivoglia battuta di spirito.
L’attrice che interpreta la Salander somiglia troppo a quelle ragazze dai capelli unti (e lasciamo stare il resto) che chiedono l’elemosina agli angoli delle strade solo perchè tentano due passi di danza, credendosi Shakira nel waka-waka, al suono di una chitarra stonata, quindi non mi ispira alcuna simpatia.
L’attore protagonista, che interpreta il giornalista Blomqvist, mi sembra legnoso e inespressivo.
Ne abbiamo già parlato, ma se la Svezia è quella triste e debosciata che appare dai romanzi e dai loro film e telefilm (l’estate scorsa trasmisero l’intera serie televisiva del Commissario Wallander e l’ambientazione e i contenuti erano analoghi !) penso che non abbia davanti un futuro cui guardare con ottimismo e capisco il perchè sia una delle nazioni con il più alto numero di suicidi.

martedì 24 maggio 2011

Talebani

Da Il Resto del Carlino online di oggi:

"New York, 24 maggio 2011 - Fumare oggi una sigaretta a Madison Square, a New York, può costare fino a 50 dollari di multa. E’ entrata infatti in vigore la nuova legge approvata lo scorso febbraio dal Consiglio comunale, che ha esteso il divieto di fumo ai 1.700 parchi della città, alle zone pedonali della città, come Times Square, e lungo i 22,5 chilometri di spiaggia. Nella Grande Mela è in vigore dal 2003 il divieto di fumo nei bar e nei ristoranti, così come sui luoghi di lavoro.

Per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle nuove norme, il dipartimento della Sanità ha annunciato il lancio di una campagna in televisione, sulla metropolitana e sui media. In prima fila il sindaco Michael Bloomberg, ex fumatore diventato un nemico implacabile della sigaretta: a suo dire, gli spazi pubblici saranno da subito “più piacevoli, più sani, più appropriati”.

“I fumatori passivo corrono un grande rischio e diminuire l’esposizione dei newyorkesi al fumo è un passo importante per rendere la nostra città una città in migliore stato di salute”, ha aggiunto Bloomberg. La sigaretta è responsabile di un terzo dei decessi evitabili in città, secondo il sindaco."


E' un comportamento civile non fumare nei luoghi chiusi e privi degli idonei aspiratori, ma all'aperto ...

Questa mattina, durante la trasmissione radiofonica "Istruzioni per l'uso" in onda su RadioUno tra le sei e le sette, hanno anche detto che, sempre a New York, in certi condomìni è vietato fumare anche nel proprio appartamento.

Francamente mi sembra che gli ecoambientalisti stiano sbroccando a tutto andare ...

lunedì 23 maggio 2011

Salvi, ma senza gloria

Il Bologna, nonostante le gufate di Merola, giocherà un’altra stagione in serie A.
Per uno che, a neppure otto anni di età, fu emotivamente coinvolto dallo scudetto del 1964 (con tutta la storia del “doping”, la morte del Presidente dopo un litigio con Moratti, lo spareggio ...) la permanenza in serie A del Bologna (una delle squadre più titolate d’Italia, direi quinta o sesta dopo Juventus, Milan, Inter e Genoa, alla pari con il Torino con il quale la differenza dovrebbe farla lo scudetto del 1927, vinto dal Toro, revocato però mai assegnato al Bologna come invece accadde per quello del 2006 revocato alla Juve e assegnato a tavolino all’Inter arrivata terza sul campo) non può suscitare entusiasmi.
Alla Catalano si può dire comunque che è meglio giocare in serie A che in serie B, ma giocare come ?
Leggo sul Carlino che le sei sconfitte e due pareggi degli ultimi due mesi di campionato, a Bologna ormai salvo, sono costate tre milioni e trecentomila euro per via dei bonus attribuiti in base alla classifica finale.
Posso capire che le vicende societarie (cinque presidente in nove mesi !!!) abbiamo influenzato negativamente una volta raggiunto l’ obiettivo (?!?) della salvezza.
Ma la “ciliegina”della sconfitta in casa, per quattro a zero, nell’ultima giornata di ieri, contro l’ultima e già retrocessa, rovina quanto di bello fatto nel corso dei mesi precedenti.
Salvi, ma senza gloria.
E insistono nella cooperativa dei proprietari, quando tutti sanno che ogni società, anche di calcio, funziona quando a comandare è uno e uno solo.
San Massimo (Zanetti), pensaci tu !

martedì 10 maggio 2011

AMARCORD "bala a panirein anni '70"











Carissimi, era un po’ di tempo che volevo pubblicare questo post relativo allo sport che più di tutti mi ha appassionato e che ho praticato fino a due anni fa prima come giocatore, poi come allenatore (io preferisco essere definito istruttore) di categorie giovanili. Credo, come si evince dal titolo, che il dialetto bolognese, anche se a me piace pensarlo di più come una lingua in questo momento storico di autonomie locali, sia l’unico che contempli la traduzione letterale della parola americana basketball. Tale termine nacque ancora, mi raccontava mio padre, quando le V nere giocavano nella chiesa sconsacrata di S. Lucia e temo che pochissimi giovani conoscano, in quanto l’uso del dialetto si è perso già con al nostra generazione (io lo parlavo solo coi miei nonni materni). Cominciai ad andare al palasport che non si chiamava ancora Paladozza né aveva ancora il soprannome di “Madison” nei primi anni 60 con mio padre che mi trasmise la sua passione (lui seguì la Virtus fin dai primi anni del dopoguerra quando giocavano ancora in Sala Borsa) per questo sport stupendo fin da bambino. Amarcord anni 70: i tempi del Ginnasio, del Liceo, dei concerti rock, dei concerti jazz che tanto mi appassionavano e soprattutto gli anni di esplosione a livello nazionale del movimento cestistico, quando nella nostra città i ragazzini andavano più volentieri al campetto col pallone n7 anziché n5 e quando avevano grande risonanza soprattutto cittadina i derbies Virus-Fortitudo. Nella prima foto ho voluto ricordare 3 grandi campioni dello sport cittadino, Giacomino da Medicina (grande bandiera rossoblu anni 60 e 70), John “Kociss Fultz” (mitico americano e idolo delle ragazzine per la sua avvenenza ingaggiato dalle V nere che cercavano di tornare nell’empireo del basket nazionale dopo aver disputato lo spareggio per non retrocedere) e ultimo ma non da meno l’unico giocatore che ho sempre invidiato alla Fortitudo Gary “Baron” Schull vera anima di una rivale brutta sporca e cattiva ma che ahimé, proprio grazie alla grinta di questo inarrivabile campione, troppo spesso ci faceva ingoiare polvere nei troppi derbies in cui partivamo da favoriti. I derbies erano un vero evento e si doveva arrivare ore prima al palazzo per accaparrarsi un posto a sedere (c’erano pochi posti numerati) e come ho detto prima le due compagini cittadine si equivalevano per cui le partite erano delle vere e proprie battaglie e se succedeva a noi virtussini di perdere il derby, venivamo presi per i fondelli fino al derby successivo, anche perché le velleità di classifica della Virtus erano sulla carta più ambiziose di quelle della Fortitudo che, quando riusciva a battere i cugini in entrambe le stracittadine, era per i suoi tifosi come se avesse vinto il campionato. A fine anni 90 e primi anni 2000 i derbies assunsero importanza ben maggiore e determinarono in quegli anni non più la supremazia cittadina ma quella nazionale e in un paio di stagioni anche quella europea facendo diventare Bologna “Basket City”. Tornado ai mitici anni 70 Kociss era un realizzatore nonché cecchino eccezionale (aveva infatti delle medie realizzative incredibili grazie ad una tecnica inimitabile); il Barone invece era un difensore, rimbalzista e realizzatore incontenibile: insomma un giocatore totale che riusciva soprattutto grazie alla sua indomita grinta a trascinare i compagni, che non erano certo dei fenomeni, ad ottenere dei risultati imprevisti battendo tante volte anche le grandi squadre del campionato. In quegli anni come vi dicevo, per assistere al derby i tifosi arrivavano al palazzo subito dopo pranzo e passavano 3-4 ore all’interno in attesa che iniziasse il riscaldamento prepartita dei giocatori; da quel momento in poi era veramente uno spasso con le tifoserie che si prendevano in giro, per altro molto accesamente ma senza mai eccedere creando un clima di tensione inimmaginabile. Spesso accadeva che per ingannare l’attesa dei tifosi prima della partita principale si giocassero alcune partite dei cinni dei settori giovanili. Accadde che prima di un derby, per altro vinto dalla Virtus, si giocasse il derby dei cinni ed io in V^ ginnasio avevo la maglia con la V nera sul petto e per di più giocavo con lo stesso numero di Kociss……. Insomma entrammo in campo per giocare una partita sentitissima anche per noi giovani di allora e quando cominciò, dentro il palazzo c’erano già 4000 persone che assistevano al nostro incontro non passivamente, ma facendo un tifo indiavolato perché identificavano in noi giovani le reciproche fazioni della battaglia cui dopo avrebbero assistito. Anche a livello giovanile le due compagini erano estremamente equilibrate ma quel giorno, traditi forse dall’emozione, i miei compagni giocarono un primo tempo ignobile e finimmo sotto di 20 punti col sottoscritto tenuto fino a quel momento in panchina. Nel secondo tempo il coach finalmente mi diede fiducia e mi fece scendere in campo: l’idea di giocare davanti ad un palazzo ormai pieno (5000 ed oltre) mi faceva tremare letteralmente le ginocchia dall’emozione: sedici anni sono pochi e non si è ancora maturi per sopportare certe responsabilità. Comunque scesi in campo con grande determinazione; alla seconda o terza azione ricevetti la palla e feci scoccare dall’angolo uno dei miei migliori tiri (anch’io sono sempre stato un discreto tiratore): ciuff (only net)….. avevo segnato. Il palazzo esplose, il parquet tremò per alcuni secondi e c'era un frastuono inimmaginabile: io mi galvanizzai ed in trance agonistica giocai una partita memorabile; questa mia sicurezza rinfrancò anche i miei compagni e grazie ad alcuni miei canestri ed al nostro buon gioco di squadra ritrovato riuscimmo a recuperare fino a pareggiare l’incontro a pochi minuti dalla fine. Poi, pagando un po’ lo sforzo fatto per rimontare, concedemmo qualcosa di troppo nel finale e finimmo per perdere di due punti dimostrando comunque orgoglio nel non voler soccombere di netto agli avversari davanti a cotanto pubblico.
Scusate se ho annoiato qualcuno ma volevo farvi partecipi di questo che è uno dei più bei ricordi che ho di quegli anni.








lunedì 9 maggio 2011

Vent'anni dopo ... allo stadio

Ieri sono andato allo stadio a vedere Bologna-Parma.
Erano venti anni (più o meno) che non ci andavo e mi limitavo a guardare le partite per televisione.
L’ultima volta fu ... un altro pareggio, un Bologna-Vicenza vista, più o meno dalla stessa visuale, con mio padre, prima che i problemi di vista gli impedissero anche questo piacere.
Devo dire che mi è sembrato di non aver mai smesso di andarci.
Lo stadio di Bologna è un piccolo gioiello.
Non capisco proprio, se non sotto un profilo essenzialmente speculativo, chi vorrebbe costruirne uno nuovo: non ne abbiamo bisogno.
Il prato verde sembra perfetto e la visuale è ugualmente ottimale.
Da qualunque posizione si può vedere bene il campo.
L’ambiente, il “sapore” di una partita di calcio vista dal vivo è sicuramente più gradevole delle partite viste da casa, anche in compagnia degli amici.
Sicuramente a favorire questa impressione era la giornata, splendida: dubito avrei avuto la medesima sensazione durante una delle tante domenica di pioggia o neve dell’inverno scorso.
Ho incontrato alcune persone di mia conoscenza, tra le quali, seduto nella fila davanti ad appena due poltroncine di distanza, un fratello del nostro Massimo, Francesco che mi ha detto di aver conservato la passione per il Bologna.
Il sistema dei posti numerati e dell’acquisto dei biglietti in prevendita mi sembra funzionale (sono arrivato alle 14.40-14.45, praticamente poco prima dell’inizio della partita) mentre mi sembrano eccessivi ben quattro controlli agli accessi (al momento in cui si entra allo stadio, con biglietto e carta di identità in mano; poco prima del tornello, quindi il tornello e infine prima di salire nel settore).
L’uscita è abbastanza veloce.
Insomma, tutti gli elementi di contorno, comodità, ambiente, meteo, hanno segnato un bel “più” a favore della gradevolezza del pomeriggio domenicale allo stadio.
Purtroppo la partita non è stata all’altezza dello stadio e del clima.
Il Bologna è irriconoscibile rispetto alla squadra che ci diede l’immensa soddisfazione di battere la Juve a Torino e i giocatori (anche del Parma, peraltro) sembravano appena dimessi dal Cottolengo.
A metà del secondo tempo, a sostituzioni già completate, mezza squadra si tastava cosce e ginocchia e zoppicava.
Non è questa la sede per una analisi tecnica e, quindi, chiudo domandandomi se vale la pena tornare allo stadio.
La risposta è comunque “”.
Certo l’abbonamento è altra cosa e francamente una squadra così non merita il sacrificio (economico e “fisico” in inverno) dell’abbonamento (cioè di un impegno costante, a domeniche alterne, per 19 partite da settembre a maggio!) anche se la speranza di tornare a vedere un Bologna quanto meno decoroso, non morirà mai.
Ma l’ambiente dello stadio in una giornata di sole primaverile è sempre piacevole e, indipendentemente dal risultato, salutare.
Ci tornerò e qualcosa mi dice che tornerò presto anche al Gianni Falchi ...

venerdì 6 maggio 2011

Registro delle opposizioni

Questo potrebbe essere definito un “post di servizio”, anche se immagino, considerata la natura e la storia degli interlocutori, siate già a conoscenza del ... servizio.
Pubblicità telefonica.
Da alcuni mesi è in vigore il cosiddetto “registro delle opposizioni” per chi non vuole più ricevere telefonate con un interlocutore che, a tutti i costi, vuole farti il favore di farti risparmiare.
Non avevo intenzione di iscrivermi, perchè meno “registro” i miei dati in qualsivoglia elenco, più mi ritengo libero nonostante tutta la marea di controlli cui siamo sottoposti.
Ma anche perchè in passato ebbi modo di apprezzare i prodotti di un paio di aziende vinicole friulane che avevano fatto una telefonata pubblicitaria.
Ma un mesetto fa la situazione era divenuta intollerabile.
Tornando a casa constatavo che durante la giornata arrivavano almeno quattro o cinque telefonate e la coda proseguiva anche fino alle nove di sera.
Avevo preso l’abitudine di non rispondere quando appariva “chiamata anonima” o “numero privato”.
Ma anche il “nemico” si è fatto furbo e adesso appariva il numero chiamante.
Così mi sono deciso: www.registrodelleopposizioni.it e ho seguito la procedura indicata.
Avevo molti dubbi sull’efficacia, ma mi devo ricredere.
Nel giro di due giorni (le indicazioni parlavano entro quindici giorni, perchè le aziende devono organizzarsi per raccogliere i dati ogni quindici giorni) sono cessate del tutto le telefonate pubblicitarie.
Stop alla pubblicità indesiderata, anche se ho dovuto “registrarmi” in un pubblico registro, sia pur delle opposizioni, facendo un altro passo all’interno del grande fratello contemporaneo.

venerdì 29 aprile 2011

Diritto al tempo libero e ricerca della felicità

Avete letto che la corte di cassazione ha negato l'esistenza di un diritto al tempo libero, ritenendolo un diritto immaginario ?
Il caso è finito alla corte di cassazione per la testardaggine di un utente che reclamava dalla Telecom un danno per non aver fornito adeguata assistenza per la linea adsl, compromettendo quindi l’utilizzo del suo “diritto” al tempo libero.
Se la pretesa del cittadino appare anche a me eccessiva nel caso specifico, la decisione di negare un diritto al tempo libero mi sembra rappresenti una pericolosa involuzione e un passo indietro rispetto anche al famoso “8+8+8” (8 ore di lavoro, 8 di riposo e 8 per se stessi) del secolo scorso.
Eppure già nel 1776, con la Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti d’America si riconosceva uno scopo nella ricerca della felicità … :
Noi riteniamo che sono per se stesse evidenti queste verità: che tutti gli uomini sono creati eguali; che essi sono dal Creatore dotati di certi inalienabili diritti, che tra questi diritti sono la Vita, la Libertà, e la ricerca della Felicità; che per garantire questi diritti sono istituiti tra gli uomini governi che derivano i loro giusti poteri dal consenso dei governati; che ogni qualvolta una qualsiasi forma di governo tende a negare questi fini, il popolo ha diritto di mutarla o abolirla e di istituire un nuovo governo fondato su tali principi e di organizzarne i poteri nella forma che sembri al popolo meglio atta a procurare la sua Sicurezza e la sua Felicità. “.
Non vi pare un concetto sempreverde ?