domenica 5 agosto 2012

Agosto in città

Rieccomi di ritorno.
Venti giorni di pieno relax a fare quel che più mi piace e quello in cui riesco meglio: nulla ! 
Non sono riuscito a leggere tutto quello che avrei voluto, ma ho una aggiunta: Il Giornalino di Gian Burrasca.
Tra i libri che ho trasferito nella libreria di montagna c'era anche quello e in un pomeriggio di brutto tempo ( l'unico ... purtroppo !) l'ho riletto.
Pensavo di non riuscire ad arrivare alla fine come, purtroppo, mi capita quando cerco di riprendere in mano i libri di Salgari che tanto allietarono la mia infanzia, invece risulta ancora godibilissimo.
Alcune parti (come quella della lettura del testamento del signor Venanzio o quella della trasformazione in animali feroci degli animali di una fattoria e ... di un bambino ) strappano ancora una bel sorriso.
Della serie: quando gli Autori erano veramente tali, potevano far ridere anche senza volgarità.
E domani si riprende la normale attività.
Francamente speravo di trovare la città più vuota, come negli anni scorsi, invece ho visto tra ieri e oggi ancora molte macchine in giro (e soprattutto parcheggiate ...).
Non ho comunque perso la speranza di godermi anche questo anno la mia Bologna d'agosto, magari dopo un bel, rinfrescante temporale ...


domenica 15 luglio 2012



Le vacanze incombono con il loro carico di aspettative che, forse, rappresentano il momento più piacevole, come il sabato del villaggio in cui l’aria di festa è preliminare ed essenziale alla festa stessa.
Personalmente delle vacanze ho sempre apprezzato i momenti di riposo assoluto, che non significa fare nulla, ma fare senza essere condizionati da orari e scadenze.
Non amo il mare (troppa gente, troppo caos, troppi bambini, troppe urla, troppo vento …) e quindi le mie vacanze sono orientate verso la montagna, che siano Dolomiti o, più modestamente in tempi di crisi e non apprezzando viaggiare in assenza del teletrasporto di Star Trek, Appennino.
Sin da piccolo sono stato avvicinato alla montagna quando, nel 1962, per la prima volta con i miei genitori andai a Selva di Val Gardena, che era ancora un borgo montano, con due soli alberghi (uno chiuso), le mucche che pascolavano vicino alle abitazioni, la signora presso la quale affittavamo l’appartamento che ci portava, ogni mattina, del latte appena munto ed io che speravo, ogni mattina, che fosse brutto tempo per evitare le passeggiate cui mi obbligavano i miei, preferendo giocare con i bambini del luogo o leggere qualche fumetto e, pochi anni dopo, qualche bel romanzo di Salgari o Verne.
Ho il vezzo di dire che non sono cambiato.
Vado in montagna e, disciplinatamente, se ne sono costretto, partecipo ad una escursione (a volte imprecando e neppure a voce bassa “chi me lo ha fatto fare!” … dipende dalla difficoltà e dalla fatica) ma continuo a sperare che sia brutto tempo.
Una speranza, negli ultimi anni, peraltro vana.
I libri di Salgari e Verne li ho ancora (e anche il primissimo libro che mi fu regalato: Pinocchio …) e mi piace vederli bene ordinati, anche se da anni non li prendo in mano.
Riprendo invece, periodicamente, I Promessi Sposi, un romanzo storico che certi professori non ci hanno fatto amare ed altri, invece, ci hanno proposto con la sua potente narrazione.
Un romanzo, quello di Manzoni, che mi appare, ancora oggi, godibilissimo e di grande insegnamento storico e morale.
Ma le vacanze estive non sarebbero tali se non fossero pervase da un brivido … giallo.
La Mondadori ha proposto negli ultimi mesi un’autrice a me sconosciuta: Josephine Tey.
Il suo protagonista principale è un ispettore di ScotlandYard, Alan Grant, e l’ambientazione è quella inglese della prima metà del secolo scorso.
Quindi una narrazione che richiama quella di Agatha Christie, fondata non sugli effetti speciali, ma sul ragionamento, l’indagine, le deduzioni.
Sono quattro romanzi freschi come se fossero stati scritti oggi ma depurati di tutti gli elementi considerati un obbligo dello scrittore moderno di gialli (sangue, depravazione, sesso, sparatorie).
Un’altra bella ambientazione è quella della Parigi di fine ottocento tratteggiata nei romanzi di Claude Izner, pseudonimo sotto il quale si celano le autrici, due libraie di Parigi.
Ma ci sono anche romanzi più moderni come l’ultimo di Kathy Reichs (la creatrice di “Bones”) che esce in contemporanea con l’edizione economica del penultimo romanzo “Cacciatrice di ossa” e del parallelo (televisivamente si parlerebbe di "spin off") "Virals".
Sempreverdi i romanzi di Ellis Peters, Danila Comastri Montanari, Peter Tremayne, Lindsey Davis,Candace Robb con i loro romanzi giallo-storici, mentre per tornare ai gialli tradizionali abbastanza centrati quelli di due serie di successo come l’Ispettore Barnaby (qui abbiamo veramente una base letteraria con Caroline Grahame) e di Castle che ripropone il gioco del telefilm, tra i personaggi del telefilm e quelli che nel telefilm sono citati come personaggi letterari.
In una ipotetica valigia per i libri ci stanno anche i saggi e allora, in mancanza di romanzi di fantascienza che mi abbiano particolarmente impressionato, ecco che per l’edizione Elara è uscita “Cartografia dell’inferno”, una storia di fantascienza curata da Gianfranco de Turris, apprezzato esperto, con la partecipazione del compianto Ernesto Veggetti, deceduto poco più di un anno fa.
Non si può non citare il libro del fondatore della Esselunga, Caprotti, con il suo “Falce e carrello”,da poco dissequestrato, mentre per chi non fosse già di suo turbato da istinti suicidi, il “Dopo l’Occidente” di Ida Magli può innestare una notevole dose di depressione per il futuro dell’Italia (e non solo) in chi fosse troppo euforico dopo il secondo posto agli europei di calcio e il risanamento montiano dell' economia ... :-D
Qui mi fermo, prima di esporre considerazioni che so non condivise e mi limito a proporre l'elogio dell'evasione (della narrativa di evasione, si intende ... ;-) e della lettura sana e riposante.
Buone vacanze !




lunedì 2 luglio 2012

Non è sempre Germania

Sia come locazione (il richiamo è a Berlino 2006) sia come avversario.
Così l'Italia perde malamente una finale cui era arrivata dopo un orribile girone eliminatorio e due memorabili partite nei quarti e in semifinale.
E' facile dire che Prandelli ha sbagliato nel mettere in campo giocatori stanchi (Marchisio) e acciaccati (Chiellini, Cassano, ma anche Abate) pur avendo a disposizione sostituzioni valide come Maggio (che aveva giocato benissimo la prima partita proprio contro la Spagna), Giaccherini (idem con patate), Diamanti e Giovinco.
Ma è notorio che gli allenatori si affezionano ad una formazione, anche perchè tremano al pensiero di lasciare fuori da una finale i giocatori che li hanno aiutati ad arrivare sin lì.
E sbagliano, come fece Valcareggi nel 1970 giocando la finale contro il Brasile con gli stessi che avevano fatto i supplementari contro la Germania Ovest o, ancora prima, Mondino Fabbri che nel 1966 volle far giocare un Bulgarelli acciaccato con il risultato di perdere contro la Corea, uscire dal mondiale, perdere la panca da CT e rovinare la carriera in azzurro dello stesso Giacomino.
Naturalmente se fortuna audaces iuvat, la sfortuna si accanisce su chi sbaglia e così si rompe dopo soli cinque minuti Thiago Motta (ma chi lo ha chiamato, quello ? Se proprio dobbiamo comporre una nazionale con italiani di acquisizione cerchiamo qualcuno di meglio !) appena entrato a sostituire un Montolivo che poteva ancora svolgere un ruolo positivo.
L'immagine è un regalo a Roberto: la prima pagina odierna di Libero  ... :-)))))

mercoledì 27 giugno 2012

Italia-Germania, secondo me


Ormai ci siamo, domani le squadre nazionali di Italia e Germania si affronteranno nell'ennesima sfida che suscita, sempre, emozione e passione.
Per ognuno di noi si tratta di emozioni e passioni differenti, legate ad episodi e momenti della propria vita e che se hanno nella sfida calcistica il loro momento apicale, coinvolgono in genere anche sentimenti ed episodi di vita vissuta che non hanno nulla a che vedere con il calcio.
Per me la sfida tra Italia e Germania risale, alla prima infanzia, quando con gli altri bambini (gli stessi che conosco e che frequento da cinquantadue anni) di un allora nuovo quartiere di Bologna (lo stesso in cui abito dall’età di tre anni e mezzo) giocavamo “alla guerra”.
Il nemico erano “i tedeschi” nella più classica interpretazione dei film allora in voga che alternavano soggetti bellici (seconda guerra mondiale) a western (e qui i cattivi erano e per me restano gli “indiani”, i pellerossa).
Ancora infanzia, ma in Val Gardena.
Vacanze estive in una Selva non ancora assurta a centro turistico di eccellenza.
Sì le escursioni con i genitori, ma ci divertivamo di più a giocare con i nostri coetanei del luogo … dandocele di santa ragione come, una volta, in modo sano e leale accadeva tra bambini che per fortuna non erano troppo tenuti nella bambagia.
Eravamo solo tre “italiani”: io e due fratelli genovesi, però facevamo per dieci.
Il 1966 è un anno che non dimenticherò.
L’Italia fu eliminata dalla Corea del Nord … ecco che ci avviciniamo al calcio.
I tedeschi locali e quelli di Germania (allora Ovest) esultavano e le prese in giro si sprecavano.
Ad ogni partita facevamo il tifo per la squadra che affrontava la Germania, ma solo l’Inghilterra dei fratelli Charlton, di Bobby Moore, di Banks, di “Dracula” Stiles, di Hunt, riuscì a darci soddisfazione tanto che credo la mia anglofilia di oggi, figlia di quella grande soddisfazione del 1966 quando i tedeschi rimasero con le pive nel sacco grazie agli Inglesi.
Cresciamo e arriviamo all'esame di terza media, continuamente rinviato per lo sciopero dei professori.
Si studia e si guarda il mondiale del Messico 1970 cui la squadra, affidata a Valcareggi andava da Campione d’europa 1968.
Fu l’anno della staffetta tra Mazzola e Rivera, ma anche del caso, sotto forma di appendicite, che bloccò Anastasi e portò ai mondiali Boninsegna e Prati (costringendo il CT a lasciare a casa anche Lodetti).
Fu l’anno in cui partiva titolare il blocco del Cagliari, incluso il re degli autogoal, Comunardo Niccolai, che, per fortuna, si infortunò lasciando spazio al più affidabile Rosato.
E fu l’anno di Italia-Germania 4 a 3, celebrata anche in un film.
Quella partita, vinta ai supplementari, fu il momento più alto, più ancora delle successive vittorie, più ancora dell’amarezza per la sconfitta in finale contro il Brasile.
Quella partita, per me, è LA partita, pari solo allo spareggio del 7 giugno 1964 tra Bologna e Inter.
Vincemmo.
Passiamo poi dai mondiali di Germania, deludenti, del 1974, l’Argentina (a colori) del riscatto e arriviamo a QUEL 1982.
Anno infausto che segnò la prima retrocessione del Bologna, ma anche il primo mondiale che la mia generazione abbia avuto la possibilità di vedere, vinto.
Cosa rimane del mondiale spagnolo ?
Il calcio scommesse e Pablito Rossi riabilitato appena in tempo.
Le emozionanti partite vinte contro Argentina e Brasile e la finale contro la Germania.
Chissà perché sorvoliamo sempre sulla semifinale vinta contro la Polonia …
Il rigore sbagliato da Cabrini, l’urlo di Tardelli e Zoff che solleva la coppa.
Poi ancora due squadre che si temono, ma noi che vinciamo quando conta e loro nelle “amichevoli”.
E così fu anche nel 2006, in Germania, con i panzer riunificati (e oggi sappiamo che, ancora una volta,  Andreotti aveva visto giusto dicendo che noi vogliamo così bene alla Germania che preferiremmo averne sempre due  ) .
Semifinale vinta che ci mandò direttamente in finale a consumare la vendetta contro i galletti francesi del “testone” Zidane.
Oggi, alla vigilia di un’altra Italia contro Germania, riaffiorano ricordi del passato.
Delle vicende che hanno coinvolto questi due popoli così diversi e con una storia così intrecciata.
Perché non possiamo dimenticare il nostro Risorgimentodove i tedeschi, del ramo austriaco, erano i nemici per antonomasia.
Vostra eccellenza che mi sta in cagnesco per quei pochi scherzucci di dozzina e mi gabella per antitedesco …. 

domenica 10 giugno 2012

Il piacere del calcio e il timore del terremoto

Questa mattina, nonostante i tormenti che ci assillano (tasse, Monti, sfiducia nel futuro, la Fornero, terremoti, Napolitano, imu ...)  i giornali radio hanno aperto, come prima notizia, con i campionati europei di calcio e la partita delle diciotto tra Italia e Spagna.
E' corretto ?
A me pare di sì, perchè non possiamo stare sempre in gramaglie ad aspettarci il peggio, rovinandoci la vita e, ogni tanto, dobbiamo rilassarci, sorridere e sperare nel meglio.
Non è un caso che anche i Romani (quelli Antichi e originari ...) avessero compreso le due essenze per la Felicità: panem et circenses.
Certo, chi è stato personalmente colpito dai terremoti, non avrà molto da gioire, ma probabilmente la partita della nazionale potrà rappresentare una pausa in mezzo a tanta tristezza, soprattutto se l'Italia riuscisse a vincere (non credo, ma ... Spes ultima Dea).
Tra l'altro l'informativa della commissione grandi rischi che ipotizza la probabilità di un terremoto di uguali dimensioni a "coprire" un'altra zona della nostra terra, non aiuta a guardare al futuro con fiducia.
In questo caso si ripropone un dilemma mai risolto.
Se sia meglio informare ed essere informati anche delle situazioni negative o se applicare il proverbio popolare "occhio non vede, cuore non duole".
Alcuni di voi sanno che, quando si ammalò mia madre, il medico che la operò consigliò di non dire a lei, ma neppure a mio padre, la situazione reale, perchè valutava che avrebbe potuto peggiorare la situazione per l'emotività di mia madre, mentre mio padre non avrebbe probabilmente saputo nasconderle verità.
Così feci e mi domando ancora se fu la scelta giusta.
La commissione grandi rischi, probabilmente, con il suo allarme, ha voluto sollecitare tutti quei lavori che possono essere fatti, anche in edifici "vecchi", per renderli più resistenti, quindi sicuri, dai terremoti intorno al livello 6 di magnitudine.
Mi sembra, però, che sia stata interpretata come una sorta di "terrorismo psicologico" ed abbia fatto peggio del silenzio o, meglio, di una informativa riservata che potesse portare al medesimo risultato (lavori di consolidamento) senza però ingenerare allarmismo generalizzato.
Ma adesso preferisco pensare che alle diciotto mi siederò in poltrona e mi guarderò la partita dell'Italia con una duplice speranza: vedere del bel gioco e che il risultato sorrida agli Azzurri.
Forza Italia !

martedì 29 maggio 2012

La replica

Se prima ero abbastanza coinvolto in prima persona per via dei parenti di mia moglie e dei colleghi ed amici che abitano nelle zone coinvolte, oggi lo sono stato ancora di più.
Mattinata allucinante, con continue scosse, paura fra la gente, cadute di tegole e cornicioni, qualche crepa anche a Castelfranco, un crollo a Modena città. Siamo scappati fuori dall'ufficio almeno tre volte nella mattinata; alla fine abbiamo chiuso tutto e siamo andati a casa. Ma siamo stati gli ultimi: altre banche, altri uffici erano già stati evacuati fin dalla prima scossa. Mia moglie ci ha messo 2-3 ora a tornare a Castelfranco da Modena (ca.10 km.): caos per le strade, treni fermi, corriere prese d'assalto.
Gente che usciva terrorizzata dalle case, con i bambini e molti anche con gli animali (cani, gatti, gabbie degli uccellini)
E lo stress psicologico: ogni movimento, anche casuale ed involontario, di una sedia, di una pianta, di una sedia e subito il cuore balza in gola e viene forte la tentazione di scappare fuori.
Stasera molte persone anche a Castelfranco e Modena dormiranno in macchina,
La tensione nervosa è terribile.
Scrivo queste righe di getto, sperando che ora il peggio sia veramente passato. 

lunedì 28 maggio 2012

V

Dove eravate nel 1984 ?
Chi, come noi. ha più di quaranta anni (circa ...) ricorderà sicuramente una serie che, nei ruggenti anni della crescita della televisione libera, fece ottimi ascolti e contribuì all'affermazione di Canale 5.
I Visitors, serpentoni le cui sembianze erano coperte da connotati e pelle umana creati in laboratorio, si erano presentati all’improvviso occupando, con gigantesche astronavi, il cielo delle principali città del mondo.
Seguirono due stagioni in cui imparammo a conoscere gli eroi umani, la perfida Diana, comandante dei Visitors e i Visitors “buoni” .
La serie originale era del 1983 e in Italia fu trasmessa nel 1984.
Nel 2005 negli Stati Uniti fu messo in onda un rifacimento, ancora di due stagioni, che finalmente, da venerdì scorso, è trasmesso in chiaro anche in Italia (Italia 1) dopo un passaggio su Mediaset Premium.
L’incipit è molto simile, ma in più veniamo a sapere che i Visitors da anni sono sulla Terra, a spiarci e ad infiltrarsi tra gli Umani.
I primi tre episodi (su 12) della prima stagione, seconda serie, sembrano promettere bene e non far rimpiangere l’originale.
Buona l’idea della precedente infiltrazione dei Visitors e, tutto sommato, anche quella di una “quinta colonna” già attiva e semplicemente “in sonno”.
Annotazione di … costumi.
Le divise dei Visitors, negli anni ottanta, in pieno reaganismo, erano rosse fiammanti e, credo, tutti pensassero ai perfidi Visitors come ai comunisti sovietici.
I Visitors alieni sono stati sconfitti al cinema, mentre i comunisti sono stati sconfitti sulla Terra e, adesso, non hanno proprio una divisa, ma si presentano in giacca e cravatta con un aplomb manageriale.
Vogliono forse rappresentare i nuovi Visitors come gli uomini della finanza … tipo Mario Monti ?

domenica 20 maggio 2012

Terremoto

Questa mattina alle quattro, un'anomalia: mi sono svegliato.
Di solito, infatti, ho un sonno continuo e quando mi sveglio è l'orario abituale per alzarmi.
Il tempo di svegliarsi, di realizzare che il letto oscillava e l'impressione era che oscillasse tutta la casa, che si trattava di un terremoto.
E non era ancora finito.
Poi, ascoltando la radio, hanno parlato di ventidue secondi, a me sono sembrati una eternità anche se in tutta quell'eternità non mi sono alzato per correre ... dove ?
Vicino al muro portante ?
Sotto la scrivania ?
Accanto ai muri perimetrali ?
Finito.
Allora sì che mi sono alzato per verificare se fossero caduti dei libri o oggetti.
Rassicurato, sono tornato a dormire.
Stamattina poi ho saputo che c'era stata un'altra scossa, un'ora dopo, ma non mi ha svegliato, anche se, vagamente, ho l'impressione di ricordarla, in una confusione tra realtà e immaginazione.
Sicuramente è stato il terremoto più potente e prolungato che io ricordi.
Non ho memoria del terremoto del 1976 in Friuli, sentito anche a Bologna, perchè in quel momento ero in ascensore.
Mi ricordo un altro terremoto nel 1978, studiavo diritto fallimentare con un amico e lo sentimmo chiaramente.
Ma sia nel 1976 che nel 1978 eravamo svegli e vestiti, pronti a reagire.
Sono notoriamente un appassionato dei film e telefilm di carattere catastrofico ed uno dei più noti fu proprio Terremoto (nel 1974 o giù di lì) con Charlton Heston (lì poi non si fecero mancare nulla, neppure il crollo di una diga e la successiva inondazione ... ).
Indubbiamente le catastrofi è molto meglio guardarle da uno schermo che viverle di persona ...
Dicono che la nostra zona sia "fortunata" perchè la sabbia della Pianura Padana funge da cuscinetto ed attutisce la violenza degli assestamenti delle placche terrestri.
Certo che se si considera che la scossa è tra 5.9 e 6.0 di intensità (all'Aquila fu di 6.2 e fece tutto quel disastro !) probabilmente la Pianura Padana ci è amica.
Un terremoto non si prevede, non ci sono avvertimenti, si può solo sperare di essere in un locale costruito con criterio e con materiale di qualità.
Oggi, forse, costruiscono anche edifici con caratteristiche antisismiche, ma una volta ?
Sessanta anni fa forse costruivano senza lesinare sul materiale e questo è già una garanzia.
Case ancora più antiche (penso al borgo in montagna catstalmente della fine ottocento, ma sorto in una località dove esisteva un borgo da tempi ancora più remoti) possono essere più solide per il materiale, per i criteri di costruzione, per il luogo di costruzione.
Fondamentalmente, però, il terremoto è ancora uno di quegli eventi davanti al quale comprendiamo la nostra infinita debolezza e quanto la nostra vita sia fragile e soggetta ai capricci del Fato. 



lunedì 14 maggio 2012

Fine campionato

Il Bologna ha chiuso il campionato come lo aveva iniziato: con una sconfitta.
Poco male, il pareggio sarebbe stato più giusto, ma anche con Genoa e Cagliari sarebbe stato più giusto il pareggio, ma vinse il Bologna.
Alla fine tutto si compensa e i valori reali trovano la loro giusta collocazione in classifica.
Così, dopo anni di patimenti, il Bologna è riuscito a chiudere nella parte sinistra della classifica, quella "nobile", anche se non sono stati superati i punti ottenuti con Guidolin dieci anni fa.
Resta comunque un bottino di tutto rispetto se consideriamo che abbiamo ancora una società debole e senza quel "padrone" che potrebbe fare la differenza.
Infatti questa sera Guaraldi e soci dovranno valutare l'offerta pervenuta da uno sconosciuto che vorrebbe comprare il Bologna.
Ci pensino bene e, se non ritengono di investire capitali importanti nella squadra e (fondamentale) se le informazioni sul pretendente offrono le garanzie di solidità economica (e magari anche di una sottile vena di pazzia spendereccia) vendano senza pentimenti.
La squadra invece andrà rinforzata.
Un attaccante da dodici goal a stagione.
Un regista a centrocampo per dirigere il gioco.
Un difensore centrale veloce e puntuale.
Non occorre molto, ma di qualità.
Intanto godiamoci una fine campionato finalmente gradevole.
E salutiamo con un corale ringraziamento Marco Di Vaio, senza il quale il Bologna navigherebbe nelle serie minori.
Forza Bologna !

venerdì 4 maggio 2012

Chi rifiuta il Bologna ...


Delio Rossi, allenatore esonerato della Fiorentina, è assurto agli onori delle cronache per aver avuto una reazione contro un ragazzotto impertinente che, dall'alto dei suoi milioni, non ha accettato la scelta dell'allenatore di sostituirlo.
Personalmente non riesco a biasimare Delio Rossi.
Ma non è questo l'argomento del post, perchè Delio Rossi, sia pur preventivamente e senza essere interpellato, aveva espresso il suo rifiuto ad allenare il Bologna che navigava sul fondo della classifica, preferendo attendere una chiamata dalla Fiorentina.
E' finito sì ad allenare i viola, ma è stato esonerato dopo aver vivacchiato ad un passo dalla retrocessione.
Ma non è il solo caso.
Ballardini era stato contattato dalla disperata dirigenza rossoblu e dopo aver accettato, aveva subito ritirato la disponibilità ad allenare il Bologna per preferire il Cagliari.
Cellino lo ha licenziato per giusta causa e, visto che non è stato esonerato ma licenziato, non percepisce lo stipendio.
Prima ancora, dopo una bella stagione, Malesani aveva preferito Genoa al Bologna.
Oltre ad aver condotto la squadra sull’orlo della serie “B”, è stato esonerato due volte.
Incolpevoli i due grandi abbandoni di giocatori.
Viviano, finito all'Inter, si è infortunato ad agosto ed è rientrato solo dopo sei mesi, per giocare nel Palermo abbondantemente dietro al Bologna.
Britos, colonna della difesa rossoblu, ugualmente infortunato per tre mesi ed ora vegeta sulla panchina del Napoli.
Chi abbandona o rifiuta il Bologna, quindi, non ha molta fortuna …